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A Curno STRADAFACENDO  a Dergamo pitturano la piazza.








Di cosa parliamo in questa pagina.
Sembra ormai senza freni la corsa del Pd alla autodistruzione in un maldestro susseguirsi di proposte, dal cambio di nome allo scioglimento ( con l'intermezzo grottesco della " battaglia delle cene"). Proposte che hanno in comune il tentativo di rimuovere ed esorcizzare le cause e i processi che hanno portato al 4 marzo.
La sindaca Gamba nel consiglio comunale del 20 luglio u.s. « Conclude il proprio intervento specificando che d’ora in poi non si risponderà più alle lamentele dei cittadini sui social. E' prassi ormai postare lamentele o segnalazioni su "Sei di Curno some sarebbe più corretto, all’ amministrazione" Esiste peraltro anche uno specifico numero verde dell'Arca».
Negli ultimi mesi la questione dei migranti è al centro dell'attenzione mediatica. E lo è – si badi bene –anche quando si spendono parole, tempi televisivi, articoli di giornale per ricordare che i problemi dell'Italia sono ben altri (disoccupazione, precariato, debito pubblico) e troppa attenzione sui migranti serve solo a distrarci da ciò che la politica non vuole (o non può) affrontare o risolvere.



































PD, PROVE DI SCOMPARSA
CI SPERANO IN TROPPI MA RESTERANNO DELUSI



Sembra ormai senza freni la corsa del Pd alla autodistruzione in un maldestro susseguirsi di proposte, dal cambio di nome allo scioglimento ( con l'intermezzo grottesco della " battaglia delle cene"). Proposte che hanno in comune il tentativo di rimuovere ed esorcizzare le cause e i processi che hanno portato al 4 marzo.
Cause e processi di breve e di lungo periodo, che rinviano agli errori di una politica ma anche alle radicali trasformazioni che hanno stravolto l'orizzonte in cui sono cresciute le democrazie del Novecento. L'orizzonte in cui aveva preso corpo il processo stesso di costruzione dell'Europa.
Sono temi largamente assenti nel dibattito interno al Pd e in questo scenario ogni proposta appare quasi surreale. Mutare il nome di un partito o ipotizzarne lo scioglimento per rifondarlo sono vie che hanno un senso alto — drammaticamente alto — se sono connesse a un progetto riconoscibile, a una sfida per il futuro: appaiono prive di senso, invece, se sono un escamotage per non riflettere a fondo sulle proprie responsabilità. Se sono puro maquillage, una tardiva caricatura dei processi che erano stati avviati con lo scioglimento del Pci e poi, più tardi, con la difficile costruzione del Pd: eppure anche quei processi sono falliti, e anche su questo sarebbe necessario interrogarsi.
Si aggiunga che questo discorde balbettio si svolge in uno scenario che vede la nostra democrazia a rischio come nei peggiori anni berlusconiani. Come allora, magistratura e stampa sono sotto attacco in una escalation che mira alla natura stessa della democrazia costituzionale, dall'equilibrio dei poteri alle figure e agli organi di garanzia. Gli "eletti del popolo" contro la Costituzione e la stessa presidenza della Repubblica: e qui è stato Di Maio a lanciare il primo attacco. Con buona pace di chi insegue "l'anima di sinistra" dei grillini ignorando il loro progressivo convergere con Salvini su temi non secondari ( a partire dall'immigra zione, come ha segnalato Ilvo Diamanti). E anche oggi un autorevole monito contro le derive viene proprio dalla presidenza della Repubblica, espressione dei valori profondi che abbiamo saputo conquistare nella nostra storia e che sembriamo voler disperdere. Come nei peggiori anni berlusconiani, davvero: e allora, va aggiunto, lo scontro non si svolgeva all'interno di una devastante crisi europea.
Questo è lo scenario in cui si consuma la tendenziale scomparsa del Pd e non vi sono vie brevi per contrastarla. Ammesso che esistano, ammesso che sia possibile contrastare la dissoluzione definitiva avviando una inversione di tendenza e una riflessione radicale sul futuro che oggi è difficile immaginare.
Ammesso che sia possibile, almeno, un esito congressuale che permetta il tendenziale superamento dei conflitti interni e sappia riportare un soffio di vita nei sempre più deserti circoli del partito. Che sia capace di parlare anche a chi, pur dall'esterno del Pd, voglia contribuire alla faticosa ricostruzione di un progetto riformista. Difficile negarlo: nessuna delle ipotesi oggi presenti, nessuna delle candidature evocate più o meno apertamente sembra rispondere a queste esigenze.
Nessuna è estranea alle miopie, se non alle pulsioni distruttive, degli ultimi anni. Ed è forte la tentazione di sperare invece in figure che evochino l'ispirazione più nobile dell'Ulivo ( quella ricordata su queste pagine da Walter Veltroni) e abbiano la generosità, il coraggio e il consenso per scendere in campo.
Un'ipotesi che oggi non sembra reale: ma non sembra reale neppure un superamento della crisi che abbia come riferimento gli ultimi spezzoni di un gruppo politico diviso e perdente, ripiegato sul proprio fallimento.

Guido Crainz
ANCHE ALLE SINDACHE DANNO FASTIDIO LA STAMPA LIBERA E I SOCIAL


LA NOTIZIA. La sindaca Gamba nel consiglio comunale del 20 luglio u.s. « Conclude il proprio intervento specificando che d’ora in poi non si risponderà più alle lamentele dei cittadini sui social. E' prassi ormai postare lamentele o segnalazioni su "Sei di Curno some sarebbe più corretto, all’ amministrazione" Esiste peraltro anche uno specifico numero verde dell'Arca».
Sul sito «sei di Curno se» nessun consigliere È OBBLIGATO a rispondere.  Sul sito si continuerà a parlare (ovvio!) delle solite racole che affliggono il paese da mezzo secolo mentre adesso la sindaca ha fato la sua figuraccia  e appare EVIDENTE «l’ordine» dato al «comunicatore della giunta dott. Battaglia»,  di tacere con gli estranei. Che si alleni ad obbedire e tacendo!.

STAMATTINA sui giornali leggiamo: «Quando è il presidente in carica a chiamarci nemici del popolo siamo arrivati al fondo. Dobbiamo reagire. Adesso basta». L'appello di Amy Webb, tra i massimi esperti di innovazione tecnologica negli Stati Uniti, raccoglie la standing ovation dei giornalisti a Austin, in Texas, dove nei giorni scorsi si sono riuniti migliaia di operatori dell'informazione digitale per l'annuale conferenza dell'Online News Association. Tempi di emergenza, e di estremi rimedi — se persino colossi come il New York Times o il Washington Post si schierano con scoop politicamente mirati, come l'editoriale dell'anonima "gola profonda" anti-Trump o l'esplosivo libro di Bob Woodward sui veleni della Casa Bianca. 

AGUARDAREALLECOLLINE non è oviamente la Online News Association e neppure il New York Times. Del resto neppure la sindaca Gamba è importante come Trump. La sindaca Gamba così come la Serra pretendono di impostare la comunicazione nello stile DiMaio. Così come Trump. Esiste sempre e solo la «loro» verità e i cani da guardia stiano bene attenti a non aguzzare troppo gli sguardi e raccontare quel che combina il potere. Il continuo diniego e l’insistente ritardo nella publicazione delle delibere, perfino ai consiglieri di minoranza trumpizza il comportamento del duo Serra&Gamba.
Non abbiamo mai creduto che i social siano la chiave di volta della comunicazione ma la scelta di Vivere Curno di non utilizzarli in maniera intelligente (ma sono «social-intelligenti» quelli di Vivere Curno?) quando invece sono un ottimo strumento di democrazia trasparenza dialogo partecipazione. Tutti aspetti che Vivere Curno non sa neppure dove stiano. Del resto quando l’anonimo estensore del volantino allegato a una delibera scrive che non si possono fare proposte che contrastano con le «loro» idee, beh se non siamo sotto Erdogan (pare che l’anonimo estensore sognasse di andare a vivere e lavorare in Turchi) , stiamo vicini a Trump e Putin. Fatte le debite proporzioni altrimenti le due sindache magari si gasano troppo. Ah!: la democrazia liberale sopravvive solo se esistono ambiti della società che non obbediscono alle sue regole.
RAZZISMO, COMMENTARE OGNI SOSPIRO DI SALVINI NON PUÒ CHE PEGGIORARE LE COSE



Negli ultimi mesi la questione dei migranti è al centro dell'attenzione mediatica. E lo è – si badi bene –anche quando si spendono parole, tempi televisivi, articoli di giornale per ricordare che i problemi dell'Italia sono ben altri (disoccupazione, precariato, debito pubblico) e troppa attenzione sui migranti serve solo a distrarci da ciò che la politica non vuole (o non può) affrontare o risolvere. Arma di distrazione di massa, si dice.
L'origine di tutta questa attenzione – quasi ossessiva ormai – è Matteo Salvini. È lui (e/o il suo staff) che twitta sull'argo mento ogni giorno (spesso più volte al giorno), sempre pronto a cogliere anche il più piccolo incidente, il più lieve disagio, anche nella periferia italiana più remota, che coinvolga persone di altra etnia, colore o religione, per confermare che “portano solo guai, problemi, crimini” e che “perciò non li vogliamo, se ne tornino a casa”. La stessa cosa fa nelle interviste e in televisione, ma è sui social media che la frequenza è più alta, poiché è lì dentro che il politico di turno (non solo Salvini) può inseguire l'attimo, ora dopo ora, minuto dopo minuto.
Ma i media? Che fanno i media? Tutti pronti a riprendere ogni minimo sospiro di Salvini, su Twitter come su Facebook, a propagarlo sulla stampa, in radio e, cosa ben più efficace per potenza di fuoco, in televisione. Il problema è che fanno un bel servizio a Salvini anche i media che credono (si illudono) di combatterlo. Il che accade ai giornalisti, ai politici ma anche, sui social, a chiunque si pensi bello e buono perché antirazzista, antifascista, anti-tutte-le-cattiverie-del-mondo, ma si limita, tutti i giorni, a riprendere affermazioni, post, tweet, immagini che mette all'indice come razziste, fasciste, negative, assolutamente da evitare. Chiunque si limiti a dire che “no, non va bene” non raggiunge l'obiettivo. No. No. No. Perché ripetendo no, si riprende inevitabilmente ciò che si nega, lo si mette al centro dell'attenzione e – paradosso dei paradossi – gli si attribuisce un gran valore. Un valore enorme, che cresce in funzione dei no che gli si sparano contro. Se ti ordino «Non pensare all'elefante!», che fai? Nel momento stesso in cui ascolti o leggi il mio ordine, non puoi fare a meno di pensare a un elefante. Proprio il contrario di ciò che ti avevo detto di fare.  Lo spiegava lo scienziato cognitivo americano George Lakoff già nel 2004. Per anni il centrosinistra italiano e la maggior parte dei media italiani (alcuni internazionali), dicendo no a Silvio Berlusconi, non hanno fatto che rinforzarlo, mettendolo sempre al centro dell'attenzione.
E ora? Si vuole fare la stessa cosa con Salvini? Peggio: si vuole fare la stessa cosa con gli aspetti più discutibili della sua comunicazione, quelli che appaiono più razzisti e xenofobi? Perché attenzione, Salvini non è solo questo: se leggi bene i suoi post, se ascolti con attenzione le sue interviste e segui i suoi video, scopri che Salvini è assai più rassicurante, pacioso, protettivo, sorridente, persino affettuoso, degli aspetti che i media tendono a selezionare. Altrimenti non si spiegherebbe perché – almeno per ora – guadagni tanto consenso. Sono razzisti tutti quelli a cui piace Salvini? Certo che no.
E allora? Allora sintetizzo: se i media non si preoccupassero sempre e solo di enfatizzare e diffondere il razzismo di Salvini (per molti presunto), circolerebbe una quantità di discorsi razzisti mooolto inferiore a quella che oggi circola. Se ci fosse la capacità di non prendere in considerazione, non citare, non rilanciare l'ennesimo tweet o post sul problema-creato-dal-migrante, si parlerebbe finalmente d'altro. Magari di collaborazione, solidarietà, accoglienza, comprensione. Attenzione a non rinforzare proprio ciò che si combatte.

Giovanna Cosenza