PD, PROVE DI SCOMPARSA
CI SPERANO IN TROPPI MA RESTERANNO DELUSI
Sembra ormai senza freni la corsa del Pd alla autodistruzione in un
maldestro susseguirsi di proposte, dal cambio di nome allo scioglimento
( con l'intermezzo grottesco della " battaglia delle cene"). Proposte
che hanno in comune il tentativo di rimuovere ed esorcizzare le cause e
i processi che hanno portato al 4 marzo.
Cause e processi di breve e di lungo periodo, che rinviano agli errori
di una politica ma anche alle radicali trasformazioni che hanno
stravolto l'orizzonte in cui sono cresciute le democrazie del
Novecento. L'orizzonte in cui aveva preso corpo il processo stesso di
costruzione dell'Europa.
Sono temi largamente assenti nel dibattito interno al Pd e in questo
scenario ogni proposta appare quasi surreale. Mutare il nome di un
partito o ipotizzarne lo scioglimento per rifondarlo sono vie che hanno
un senso alto — drammaticamente alto — se sono connesse a un progetto
riconoscibile, a una sfida per il futuro: appaiono prive di senso,
invece, se sono un escamotage per non riflettere a fondo sulle proprie
responsabilità. Se sono puro maquillage, una tardiva caricatura dei
processi che erano stati avviati con lo scioglimento del Pci e poi, più
tardi, con la difficile costruzione del Pd: eppure anche quei processi
sono falliti, e anche su questo sarebbe necessario interrogarsi.
Si aggiunga che questo discorde balbettio si svolge in uno scenario che
vede la nostra democrazia a rischio come nei peggiori anni
berlusconiani. Come allora, magistratura e stampa sono sotto attacco in
una escalation che mira alla natura stessa della democrazia
costituzionale, dall'equilibrio dei poteri alle figure e agli organi di
garanzia. Gli "eletti del popolo" contro la Costituzione e la stessa
presidenza della Repubblica: e qui è stato Di Maio a lanciare il primo
attacco. Con buona pace di chi insegue "l'anima di sinistra" dei
grillini ignorando il loro progressivo convergere con Salvini su temi
non secondari ( a partire dall'immigra zione, come ha segnalato Ilvo
Diamanti). E anche oggi un autorevole monito contro le derive viene
proprio dalla presidenza della Repubblica, espressione dei valori
profondi che abbiamo saputo conquistare nella nostra storia e che
sembriamo voler disperdere. Come nei peggiori anni berlusconiani,
davvero: e allora, va aggiunto, lo scontro non si svolgeva all'interno
di una devastante crisi europea.
Questo è lo scenario in cui si consuma la tendenziale scomparsa del Pd
e non vi sono vie brevi per contrastarla. Ammesso che esistano, ammesso
che sia possibile contrastare la dissoluzione definitiva avviando una
inversione di tendenza e una riflessione radicale sul futuro che oggi è
difficile immaginare.
Ammesso che sia possibile, almeno, un esito congressuale che permetta
il tendenziale superamento dei conflitti interni e sappia riportare un
soffio di vita nei sempre più deserti circoli del partito. Che sia
capace di parlare anche a chi, pur dall'esterno del Pd, voglia
contribuire alla faticosa ricostruzione di un progetto riformista.
Difficile negarlo: nessuna delle ipotesi oggi presenti, nessuna delle
candidature evocate più o meno apertamente sembra rispondere a queste
esigenze.
Nessuna è estranea alle miopie, se non alle pulsioni distruttive, degli
ultimi anni. Ed è forte la tentazione di sperare invece in figure che
evochino l'ispirazione più nobile dell'Ulivo ( quella ricordata su
queste pagine da Walter Veltroni) e abbiano la generosità, il coraggio
e il consenso per scendere in campo.
Un'ipotesi che oggi non sembra reale: ma non sembra reale neppure un
superamento della crisi che abbia come riferimento gli ultimi spezzoni
di un gruppo politico diviso e perdente, ripiegato sul proprio
fallimento.
Guido Crainz
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ANCHE ALLE SINDACHE DANNO FASTIDIO LA STAMPA LIBERA E I SOCIAL
LA NOTIZIA. La sindaca Gamba nel consiglio comunale del 20 luglio u.s.
« Conclude il proprio intervento specificando che d’ora in poi non si
risponderà più alle lamentele dei cittadini sui social. E' prassi ormai
postare lamentele o segnalazioni su "Sei di Curno some sarebbe più
corretto, all’ amministrazione" Esiste peraltro anche uno specifico
numero verde dell'Arca».
Sul sito «sei di Curno se» nessun consigliere È OBBLIGATO a
rispondere. Sul sito si continuerà a parlare (ovvio!) delle
solite racole che affliggono il paese da mezzo secolo mentre adesso la
sindaca ha fato la sua figuraccia e appare EVIDENTE «l’ordine»
dato al «comunicatore della giunta dott. Battaglia», di tacere
con gli estranei. Che si alleni ad obbedire e tacendo!.
STAMATTINA sui giornali leggiamo: «Quando è il presidente in carica a
chiamarci nemici del popolo siamo arrivati al fondo. Dobbiamo reagire.
Adesso basta». L'appello di Amy Webb, tra i massimi esperti di
innovazione tecnologica negli Stati Uniti, raccoglie la standing
ovation dei giornalisti a Austin, in Texas, dove nei giorni scorsi si
sono riuniti migliaia di operatori dell'informazione digitale per
l'annuale conferenza dell'Online News Association. Tempi di emergenza,
e di estremi rimedi — se persino colossi come il New York Times o il
Washington Post si schierano con scoop politicamente mirati, come
l'editoriale dell'anonima "gola profonda" anti-Trump o l'esplosivo
libro di Bob Woodward sui veleni della Casa Bianca.
AGUARDAREALLECOLLINE non è oviamente la Online News Association e
neppure il New York Times. Del resto neppure la sindaca Gamba è
importante come Trump. La sindaca Gamba così come la Serra pretendono
di impostare la comunicazione nello stile DiMaio. Così come Trump.
Esiste sempre e solo la «loro» verità e i cani da guardia stiano bene
attenti a non aguzzare troppo gli sguardi e raccontare quel che combina
il potere. Il continuo diniego e l’insistente ritardo nella
publicazione delle delibere, perfino ai consiglieri di minoranza
trumpizza il comportamento del duo Serra&Gamba.
Non abbiamo mai creduto che i social siano la chiave di volta della
comunicazione ma la scelta di Vivere Curno di non utilizzarli in
maniera intelligente (ma sono «social-intelligenti» quelli di Vivere
Curno?) quando invece sono un ottimo strumento di democrazia
trasparenza dialogo partecipazione. Tutti aspetti che Vivere Curno non
sa neppure dove stiano. Del resto quando l’anonimo estensore del
volantino allegato a una delibera scrive che non si possono fare
proposte che contrastano con le «loro» idee, beh se non siamo sotto
Erdogan (pare che l’anonimo estensore sognasse di andare a vivere e
lavorare in Turchi) , stiamo vicini a Trump e Putin. Fatte le debite
proporzioni altrimenti le due sindache magari si gasano troppo. Ah!: la
democrazia liberale sopravvive solo se esistono ambiti della società
che non obbediscono alle sue regole.
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RAZZISMO, COMMENTARE OGNI SOSPIRO DI SALVINI NON PUÒ CHE PEGGIORARE LE COSE
Negli ultimi mesi la questione dei migranti è al centro dell'attenzione
mediatica. E lo è – si badi bene –anche quando si spendono parole,
tempi televisivi, articoli di giornale per ricordare che i problemi
dell'Italia sono ben altri (disoccupazione, precariato, debito
pubblico) e troppa attenzione sui migranti serve solo a distrarci da
ciò che la politica non vuole (o non può) affrontare o risolvere. Arma
di distrazione di massa, si dice.
L'origine di tutta questa attenzione – quasi ossessiva ormai – è Matteo
Salvini. È lui (e/o il suo staff) che twitta sull'argo mento ogni
giorno (spesso più volte al giorno), sempre pronto a cogliere anche il
più piccolo incidente, il più lieve disagio, anche nella periferia
italiana più remota, che coinvolga persone di altra etnia, colore o
religione, per confermare che “portano solo guai, problemi, crimini” e
che “perciò non li vogliamo, se ne tornino a casa”. La stessa cosa fa
nelle interviste e in televisione, ma è sui social media che la
frequenza è più alta, poiché è lì dentro che il politico di turno (non
solo Salvini) può inseguire l'attimo, ora dopo ora, minuto dopo minuto.
Ma i media? Che fanno i media? Tutti pronti a riprendere ogni minimo
sospiro di Salvini, su Twitter come su Facebook, a propagarlo sulla
stampa, in radio e, cosa ben più efficace per potenza di fuoco, in
televisione. Il problema è che fanno un bel servizio a Salvini anche i
media che credono (si illudono) di combatterlo. Il che accade ai
giornalisti, ai politici ma anche, sui social, a chiunque si pensi
bello e buono perché antirazzista, antifascista,
anti-tutte-le-cattiverie-del-mondo, ma si limita, tutti i giorni, a
riprendere affermazioni, post, tweet, immagini che mette all'indice
come razziste, fasciste, negative, assolutamente da evitare. Chiunque
si limiti a dire che “no, non va bene” non raggiunge l'obiettivo. No.
No. No. Perché ripetendo no, si riprende inevitabilmente ciò che si
nega, lo si mette al centro dell'attenzione e – paradosso dei paradossi
– gli si attribuisce un gran valore. Un valore enorme, che cresce in
funzione dei no che gli si sparano contro. Se ti ordino «Non pensare
all'elefante!», che fai? Nel momento stesso in cui ascolti o leggi il
mio ordine, non puoi fare a meno di pensare a un elefante. Proprio il
contrario di ciò che ti avevo detto di fare. Lo spiegava lo
scienziato cognitivo americano George Lakoff già nel 2004. Per anni il
centrosinistra italiano e la maggior parte dei media italiani (alcuni
internazionali), dicendo no a Silvio Berlusconi, non hanno fatto che
rinforzarlo, mettendolo sempre al centro dell'attenzione.
E ora? Si vuole fare la stessa cosa con Salvini? Peggio: si vuole fare
la stessa cosa con gli aspetti più discutibili della sua comunicazione,
quelli che appaiono più razzisti e xenofobi? Perché attenzione, Salvini
non è solo questo: se leggi bene i suoi post, se ascolti con attenzione
le sue interviste e segui i suoi video, scopri che Salvini è assai più
rassicurante, pacioso, protettivo, sorridente, persino affettuoso,
degli aspetti che i media tendono a selezionare. Altrimenti non si
spiegherebbe perché – almeno per ora – guadagni tanto consenso. Sono
razzisti tutti quelli a cui piace Salvini? Certo che no.
E allora? Allora sintetizzo: se i media non si preoccupassero sempre e
solo di enfatizzare e diffondere il razzismo di Salvini (per molti
presunto), circolerebbe una quantità di discorsi razzisti mooolto
inferiore a quella che oggi circola. Se ci fosse la capacità di non
prendere in considerazione, non citare, non rilanciare l'ennesimo tweet
o post sul problema-creato-dal-migrante, si parlerebbe finalmente
d'altro. Magari di collaborazione, solidarietà, accoglienza,
comprensione. Attenzione a non rinforzare proprio ciò che si combatte.
Giovanna Cosenza
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