IL DINAMISMO IMMOBILE
Michele Ainis
C'è sempre un rischio quando fai le cose: il rischio di toppare. Ma se
non fai, non sbagli. Ecco, è esattamente questa la specifica virtù del
governo giallo-verde: un dinamismo immobile, mettiamola così.
Berlusconi, nel 2008, battezzò il governo del fare; dieci anni dopo
Conte ha inaugurato il governo del faremo. E del parliamo, bisogna
altresì aggiungere. Perché in questi mesi una nuvola di parole si è
depositata dentro i nostri timpani. Uno smog compatto d'annunci, di
polemiche, di dichiarazioni ossessive e compulsive. Un giorno Salvini
battaglia con Macron, il giorno dopo Di Maio incrocia le lame con il
commissario europeo Oettinger, e intanto Toninelli sbuffa contro i
Benetton, e intanto Salvini risbuffa contro Fico, e intanto s'alza un
vocio confuso sulle pensioni d'oro o sull'Air Force Renzi. Proprio ieri
i carabinieri hanno consegnato al ministro dell'Interno Matteo Salvini
l'avviso di garanzia che gli notifica il fatto di essere indagato per
la vicenda Diciotti. La più simpatica che ha detto sui giudici :Questo
ministro», ha aggiunto, rivolto a chi era collegato con la diretta
Facebook, «è stato eletto da voi, cioè a questo ministro voi avete
chiesto di controllare i confini, di controllare i porti, di limitare
gli sbarchi, di espellere i clandestini: me lo avete chiesto voi,
quindi vi ritengo amici e complici, altri non sono eletti da nessuno».
Dopo un incontro notturno col suo collega vice pure quello ha
fatto una giravolta di 180 gradi:"Non c'è nessun golpe giudiziario. Ci
sono delle inchieste, spero che facciamo bene e facciano in fretta.
Rispetto il lavoro di tutti, non mi tolgono il sonno: vado avanti a
lavorare per fare quello che gli italiani mi chiedono di fare perché
conto di fare per almeno 5 anni il lavoro di ministro dell'Interno,
senza essere considerato un assassino o un rapitore".
Diciamolo: stargli dietro è una fatica. Ma quanti provvedimenti, quante
decisioni contundenti zampillano fin qui dal nuovo esecutivo? Il conto
è presto fatto: 17 sedute del Consiglio dei ministri, però le prime
quattro destinate alla nomina di vicepresidenti e sottosegretari, un
altro paio per lo stato d'emergenza a Genova. Ne restano quindi una
decina, a occhio e croce. Durante le quali il governo ha varato 6
decreti legge, non uno di più. O meglio uno soltanto: il decreto
Dignità, caro ai 5 Stelle. Negli altri casi giravano milleproroghe o
milletribunali.
Dopo di che s'aggiungono 17 decreti legislativi, tutti però ornati di
quisquilie: per esempio sui requisiti tecnici dei natanti, sulle
competenze dei Vigili del fuoco, sul casellario giudiziale. Decreti che
correggono decreti, o che altrimenti offrono attuazione a un pugno di
direttive europee, senza tuttavia fabbricare nuove norme, nuove
soluzioni. E nessun disegno di legge nei primi cento giorni di governo,
se non quello — dovuto — per il bilancio dello Stato, o per qualche
ratifica d'accordi internazionali.
Una volta Angelo Falzea, grande luminare del diritto civile, salutò
così la monografia firmata da un suo allievo: « Che libro felice,
nessuno potrà criticarlo: non dice nulla! » . Da qui la chiave del
successo, del perdurante consenso popolare che sta accompagnando questa
prova di governo. Da un lato, attinge a un'esperienza antica quanto
l'uomo: se fai una nomina, se dispensi un provvedimento di favore, ne
otterrai in cambio molti nemici e un ingrato. Meglio star fermi, meglio
non offrire munizioni all'avversario. Dall'altro lato, la strategia del
nuovo esecutivo deriva dal surplus d'attese e di promesse innescate
durante la campagna elettorale. 50 miliardi per la flat tax, 8 per
sbarazzarsi della legge Fornero, 17 per il reddito di cittadinanza:
come si fa? Si fa appellandosi all'arte del rinvio, su cui la
Democrazia cristiana aveva costruito i suoi successi. La fretta genera
l'errore, diceva il saggio Erodoto.
Sicché l'orizzonte temporale si dilata, s'allunga verso l'arco della
legislatura. Il ministro Tria comunica « l'avvio » delle misure
elencate nel contratto di governo: l'anno prossimo, o forse l'anno dopo
ancora. Salvini aveva promesso l'abolizione delle accise sulla benzina
nella prima riunione del Consiglio dei ministri, ma adesso dice che se
ne parlerà a Natale. Rinvio di sei mesi della fatturazione elettronica
per i carburanti. Rinvio del rinvio sull'Ilva. Nulla di fatto sul
gasdotto Tap, che l'incauto Di Battista voleva bloccare in quindici
giorni. Né sul salvataggio di Alitalia, sugli sgravi per le partite
Iva, sulla mitica pace fiscale. Quanto al reddito di cittadinanza,
s'annunzia unicamente qualche rinforzo alla cassa integrazione. Il
reddito verrà, per il momento accontentiamoci della cittadinanza.
Da qui la doppia cifra dell'esecutivo Conte: ordinaria amministrazione,
straordinaria comunicazione. Che picchia come grandine in testa agli
avversari, ma pure agli alleati. Con un contenzioso permanente fra Lega
e 5 Stelle sulle nazionalizzazioni, sui migranti, sulla legittima
difesa, sulle grandi opere pubbliche, sui tagli alle pensioni. Sicché
il cerchio si chiude: lassù c'è un governo che è anche opposizione,
senza mai offrire agli altri uno straccio di provvedimento cui fare
opposizione.
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COME FARE L'OPPOSIZIONE A UN GOVERNO CHE NON GOVERNA?
Il paese sta vivendo un momento strano perché siamo in presenza di un
governo con una larghissima maggioranza numerica che non governa ed una
opposizione che non fa opposizione. Nei giorni scorsi sono stati
“celebrati” i famosi “cento giorni” come stabilmente si celebrano dalla
seconda repubblica in poi per i vari governi. Non c’è bisogno di essere
azionisti di Atlantia o di ASPI per capire che comunque giochi le poche
o tante carte che il governo Salvimaio ha o crede di avere in
mano, per come stanno le cose, i privati se non stanno perlomeno in una
botte di ferro. Il fatto è che ASPI ha i soldi per ricostruire il
viadotto Morandi mentre lo Stato ci ha messo a malapena 35-38
milioni ed ASPI prima di mettercene ancora costringerà Toninelli se non
addirittura Conte a firmare che chi perde paga. Vicende come
quella appena conclusa dell’ILVA dicono che siamo in presenza di una
sostanziosa continuità coi governi precedenti salvo piccoli
aggiustamenti che vedremo quanti resisteranno alla prova della
contestazione giudiziaria. Vedi le riduzione delle pensioni agli
onorevoli.
Un paese senza governo è anche un paese senza opposizione visti i
numeri di maggioranza e quelli dell’opposizione. Non è una
giustificazione renziana ma una banale considerazione alla luce dei
fatti. Non si tratta nemmeno di essere contenti dei ravvedimenti
del Salvimaio perché pensare di aggiustare il paese a colpi di
aspirinette fatte passare per farmaci anticancro, ce ne vuole di
fantasia e speranza. Ed anche l’elettorato tra qualche mese farà i
conti tra il promesso e il fatto ed allora avremo una sfilza di
delusioni al cui confronto quella dei tarantini - che votarono in massa
al 47% i pentastellati che promettevano la chiusura dell’ILVA- sarà un
felice bubbola perché almeno gli operai riceveranno un salario. Entro
un anno dalla nomina del governo SalviMaio ne conteremo a decine di
svolte a 180 gradi e francamente quelli che ancora adesso dicono che
valesse la pena, che valga la pena che varrà la pena rapportarsi
coi 5S, dovranno ricredersi.
Adesso anche la RAI e le televisioni smettono «le vacanze» ed
inizieranno i programmi di approfondimento. Con la RAI senza
presidente, con quattro «poltrone» importanti da destinare ai nuovi
direttori: quella del TgR, Rai sport, Gr1 e Radio 1, Rai pubblicità ce
n’è di polvere da spargere e da mangiare. Vedremo se si scatenerà
la bagarre come ai tempi del governo Renzi oppure se ne staranno tutti
a baciare la pantofola dei nuovi papi, dimenticando di domandare al
papa di turno se a
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I BERGAMASCHI SI STANNO SVEGLIANDO. FORSE. SPERIAMO
Piano piano anche la sonnolenta Bergamasca si sta inserendo nel
circuito degli eventi internazionali uscendo dal guscio provinciale in
cui s’era sempre crogiolata scaldandosi con le lodi del bugiardino e
delle parrocchie. Orobie Ultra Trail e le sue due manifestazioni
contemporanee è nata nel 2015. I Maestri del Paesaggio ha
otto anni. Bergamo Scienza comincia nel 2003 e si afferma dopo il
2005. La più antica resta Molti Fedi sotto lo Stesso Cielo
dovrebbe avere raggiunto la undicesima edizione. Purtroppo parlando con
le persone si coglie una discreta «avversione» verso l’Orobie Ultra
Trail come verso I Maestri del Paesaggio. Un po’ meno per le altre
due che vengono ritenute eventi scolastici -Bergamo Scienza- o
religiosi Molte Fedi «per addetti ai lavori».
La questione è che non fanno ingrassare i cassetti dei bottegai e degli
alberghi. Oltre alle limitazioni al traffico che le prime due creano:
fatto questo che scatena i peggiori istinti bergamaschi.
Probabilmente c’è anche il fatto che sono concentrate tra
fine luglio e ottobre mentre il resto dell’anno c’è la solita offerta
che dura da sette secoli. Stavolta ci saranno anche tre serate a
Curno, forse addirittura nel nuovo auditorium della
biblioteca. A noi pare che il mega ciclo di conferenze di Molte
Fedi stia ormai eccedendo il buonsenso e rischi di perdere nella
qualità. Poi ci fa un po’ sorridere questa corsa della nostra sindaca
emerita Serra, molto avvitata nel consesso, di portare a Curno di botto
tre manifestazioni -tranne la serata con la Saraceno- proprio di non
eccelso interesse. Del resto è nel suo stile ed approccio. La Serra
farà anche da guida in città per alcuni eventi.
Sui maestri del paesaggio occorrerebbe un discorso molto lungo
(vi partecipa anche l’OBI di Curno che come al solito ha voluto
strafare). In una città che ha il peggior verde pubblico e privato (ma
ipocriticamente si sbrodola del Parco dei Colli o dell’orto della nonna
ad Astino) «sbattere in faccia» alle sciurette dell’apericena le
«erbacce della valletta di Colle Aperto» ha sortito un effetto
divertente. Cominciano a comprendere che perfino la Phalaenopsis
Amabilis «usa e getta» che ormai comprano dappertuto anche dal
macellaio è... una erbaccia.
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