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Di cosa parliamo in questa pagina.
Michele Ainis spiega il dinamismo immobile del governo SalviMaio: come fare opposizione a un governo che non governa?
Piano piano anche la sonnolenta Bergamasca si sta inserendo nel circuito degli eventi internazionali uscendo dal guscio provinciale in cui si era sempre crogiolata con le lodi del bugiardino e delle parrocchie.
Orobie Ultra Trail, I Maestri del Paesaggio, BergamoScienza e Molte Fedi sotto lo Stesso Cielo per quanto concentrati in quattro mesi sono gli eventi più importanti in un contesto internazionale.
Quest'anno tre eventi di Molte Fedi saranno anche a Curno.
Curno però dovrebbe imparare a "produrre eventi" anzichè limitarsi a "comprarli". Facendo s'impara.
Ci piace la foto delle due scolarette di Rafah, nella Striscia di Gaza. Chissà quante ragazzine italiane avranno gli stessi zainetti e gli stessi jeans.

































IL DINAMISMO IMMOBILE

Michele Ainis
C'è sempre un rischio quando fai le cose: il rischio di toppare. Ma se non fai, non sbagli. Ecco, è esattamente questa la specifica virtù del governo giallo-verde: un dinamismo immobile, mettiamola così. Berlusconi, nel 2008, battezzò il governo del fare; dieci anni dopo Conte ha inaugurato il governo del faremo. E del parliamo, bisogna altresì aggiungere. Perché in questi mesi una nuvola di parole si è depositata dentro i nostri timpani. Uno smog compatto d'annunci, di polemiche, di dichiarazioni ossessive e compulsive. Un giorno Salvini battaglia con Macron, il giorno dopo Di Maio incrocia le lame con il commissario europeo Oettinger, e intanto Toninelli sbuffa contro i Benetton, e intanto Salvini risbuffa contro Fico, e intanto s'alza un vocio confuso sulle pensioni d'oro o sull'Air Force Renzi. Proprio ieri i carabinieri hanno consegnato al ministro dell'Interno Matteo Salvini l'avviso di garanzia che gli notifica il fatto di essere indagato per la vicenda Diciotti. La più simpatica che ha detto sui giudici :Questo ministro», ha aggiunto, rivolto a chi era collegato con la diretta Facebook, «è stato eletto da voi, cioè a questo ministro voi avete chiesto di controllare i confini, di controllare i porti, di limitare gli sbarchi, di espellere i clandestini: me lo avete chiesto voi, quindi vi ritengo amici e complici, altri non sono eletti da nessuno». Dopo un incontro notturno col suo collega vice  pure quello ha fatto una giravolta di 180 gradi:"Non c'è nessun golpe giudiziario. Ci sono delle inchieste, spero che facciamo bene e facciano in fretta. Rispetto il lavoro di tutti, non mi tolgono il sonno: vado avanti a lavorare per fare quello che gli italiani mi chiedono di fare perché conto di fare per almeno 5 anni il lavoro di ministro dell'Interno, senza essere considerato un assassino o un rapitore".
Diciamolo: stargli dietro è una fatica. Ma quanti provvedimenti, quante decisioni contundenti zampillano fin qui dal nuovo esecutivo? Il conto è presto fatto: 17 sedute del Consiglio dei ministri, però le prime quattro destinate alla nomina di vicepresidenti e sottosegretari, un altro paio per lo stato d'emergenza a Genova. Ne restano quindi una decina, a occhio e croce. Durante le quali il governo ha varato 6 decreti legge, non uno di più. O meglio uno soltanto: il decreto Dignità, caro ai 5 Stelle. Negli altri casi giravano milleproroghe o milletribunali.
Dopo di che s'aggiungono 17 decreti legislativi, tutti però ornati di quisquilie: per esempio sui requisiti tecnici dei natanti, sulle competenze dei Vigili del fuoco, sul casellario giudiziale. Decreti che correggono decreti, o che altrimenti offrono attuazione a un pugno di direttive europee, senza tuttavia fabbricare nuove norme, nuove soluzioni. E nessun disegno di legge nei primi cento giorni di governo, se non quello — dovuto — per il bilancio dello Stato, o per qualche ratifica d'accordi internazionali.
Una volta Angelo Falzea, grande luminare del diritto civile, salutò così la monografia firmata da un suo allievo: « Che libro felice, nessuno potrà criticarlo: non dice nulla! » . Da qui la chiave del successo, del perdurante consenso popolare che sta accompagnando questa prova di governo. Da un lato, attinge a un'esperienza antica quanto l'uomo: se fai una nomina, se dispensi un provvedimento di favore, ne otterrai in cambio molti nemici e un ingrato. Meglio star fermi, meglio non offrire munizioni all'avversario. Dall'altro lato, la strategia del nuovo esecutivo deriva dal surplus d'attese e di promesse innescate durante la campagna elettorale. 50 miliardi per la flat tax, 8 per sbarazzarsi della legge Fornero, 17 per il reddito di cittadinanza: come si fa? Si fa appellandosi all'arte del rinvio, su cui la Democrazia cristiana aveva costruito i suoi successi. La fretta genera l'errore, diceva il saggio Erodoto.
Sicché l'orizzonte temporale si dilata, s'allunga verso l'arco della legislatura. Il ministro Tria comunica « l'avvio » delle misure elencate nel contratto di governo: l'anno prossimo, o forse l'anno dopo ancora. Salvini aveva promesso l'abolizione delle accise sulla benzina nella prima riunione del Consiglio dei ministri, ma adesso dice che se ne parlerà a Natale. Rinvio di sei mesi della fatturazione elettronica per i carburanti. Rinvio del rinvio sull'Ilva. Nulla di fatto sul gasdotto Tap, che l'incauto Di Battista voleva bloccare in quindici giorni. Né sul salvataggio di Alitalia, sugli sgravi per le partite Iva, sulla mitica pace fiscale. Quanto al reddito di cittadinanza, s'annunzia unicamente qualche rinforzo alla cassa integrazione. Il reddito verrà, per il momento accontentiamoci della cittadinanza.
Da qui la doppia cifra dell'esecutivo Conte: ordinaria amministrazione, straordinaria comunicazione. Che picchia come grandine in testa agli avversari, ma pure agli alleati. Con un contenzioso permanente fra Lega e 5 Stelle sulle nazionalizzazioni, sui migranti, sulla legittima difesa, sulle grandi opere pubbliche, sui tagli alle pensioni. Sicché il cerchio si chiude: lassù c'è un governo che è anche opposizione, senza mai offrire agli altri uno straccio di provvedimento cui fare opposizione.
COME FARE L'OPPOSIZIONE A UN GOVERNO CHE NON GOVERNA?

Il paese sta vivendo un momento strano perché siamo in presenza di un governo con una larghissima maggioranza numerica che non governa ed una opposizione che non fa opposizione. Nei giorni scorsi sono stati “celebrati” i famosi “cento giorni” come stabilmente si celebrano dalla seconda repubblica in poi per i vari governi. Non c’è bisogno di essere azionisti di Atlantia o di ASPI per capire che comunque giochi le poche o tante carte che il governo Salvimaio  ha o crede di avere in mano, per come stanno le cose, i privati se non stanno perlomeno in una botte di ferro. Il fatto è che ASPI ha i soldi per ricostruire il viadotto Morandi mentre lo Stato  ci ha messo a malapena 35-38 milioni ed ASPI prima di mettercene ancora costringerà Toninelli se non addirittura Conte a firmare che chi perde paga.  Vicende come quella appena conclusa dell’ILVA dicono che siamo in presenza di una sostanziosa continuità coi governi precedenti salvo piccoli aggiustamenti che vedremo quanti resisteranno alla prova della contestazione giudiziaria. Vedi le riduzione delle pensioni agli onorevoli.
Un paese senza governo è anche un paese senza opposizione visti i numeri di maggioranza e quelli dell’opposizione. Non è una giustificazione renziana ma una banale considerazione alla luce dei fatti. Non si tratta nemmeno di essere contenti dei ravvedimenti  del Salvimaio perché pensare di aggiustare il paese a colpi di aspirinette fatte passare per farmaci anticancro, ce ne vuole di fantasia e speranza. Ed anche l’elettorato tra qualche mese farà i conti tra il promesso e il fatto ed allora  avremo una sfilza di delusioni al cui confronto quella dei tarantini - che votarono in massa al 47% i pentastellati che promettevano la chiusura dell’ILVA- sarà un felice bubbola perché almeno gli operai riceveranno un salario. Entro un anno dalla nomina del governo SalviMaio ne conteremo a decine di svolte a 180 gradi e francamente quelli che ancora adesso dicono che valesse la pena, che valga la pena che varrà la pena  rapportarsi coi 5S, dovranno ricredersi.
Adesso anche la RAI e le televisioni smettono «le vacanze» ed inizieranno i programmi di approfondimento. Con la RAI senza presidente, con quattro «poltrone» importanti da destinare ai nuovi direttori: quella del TgR, Rai sport, Gr1 e Radio 1, Rai pubblicità ce n’è di polvere da spargere e da mangiare.  Vedremo se si scatenerà la bagarre come ai tempi del governo Renzi oppure se ne staranno tutti a baciare la pantofola dei nuovi papi, dimenticando di domandare al papa di turno se a
I BERGAMASCHI SI STANNO SVEGLIANDO. FORSE. SPERIAMO


Piano piano anche la sonnolenta Bergamasca si sta inserendo nel circuito degli eventi internazionali uscendo dal guscio provinciale in cui s’era sempre crogiolata scaldandosi con le lodi del bugiardino e delle parrocchie. Orobie Ultra Trail e le sue due manifestazioni contemporanee  è nata nel 2015. I Maestri del Paesaggio  ha otto anni. Bergamo Scienza  comincia nel 2003 e si afferma dopo il 2005. La più antica  resta Molti Fedi sotto lo Stesso Cielo dovrebbe avere raggiunto la undicesima edizione. Purtroppo parlando con le persone si coglie una discreta «avversione» verso l’Orobie Ultra Trail come verso I Maestri del Paesaggio. Un po’ meno per le altre due  che vengono ritenute eventi scolastici -Bergamo Scienza- o religiosi Molte Fedi «per addetti ai lavori».
La questione è che non fanno ingrassare i cassetti dei bottegai e degli alberghi. Oltre alle limitazioni al traffico che le prime due creano: fatto questo che scatena i peggiori istinti bergamaschi. Probabilmente  c’è anche il fatto che sono concentrate  tra fine luglio e ottobre mentre il resto dell’anno c’è la solita offerta che dura da sette secoli.  Stavolta ci saranno anche tre serate a Curno,  forse addirittura nel nuovo auditorium  della biblioteca. A  noi pare che il mega ciclo di conferenze di Molte Fedi stia ormai eccedendo il buonsenso  e rischi di perdere nella qualità. Poi ci fa un po’ sorridere questa corsa della nostra sindaca emerita Serra, molto avvitata nel consesso, di portare a Curno di botto tre manifestazioni -tranne la serata con la Saraceno- proprio di non eccelso interesse. Del resto è nel suo stile ed approccio. La Serra farà anche da guida in città per alcuni eventi.
Sui maestri del paesaggio  occorrerebbe un discorso molto lungo (vi partecipa anche l’OBI di Curno che come al solito ha voluto strafare). In una città che ha il peggior verde pubblico e privato (ma ipocriticamente si sbrodola del Parco dei Colli o dell’orto della nonna ad Astino)  «sbattere in faccia» alle sciurette dell’apericena le «erbacce della valletta di Colle Aperto» ha sortito un effetto divertente. Cominciano a comprendere che perfino la Phalaenopsis Amabilis «usa e getta» che ormai comprano dappertuto anche dal macellaio è... una erbaccia.