PERCHE' LA GUERRA A TRIPOLI AIUTA LA FRANCIA.
MACRON E' IL PADRINO DI HAFTAR
Che dalla scissione in vista tra il governo di al Serraj e Misurata ha
tutto da guadagnare. Come il suo sponsor. Gli interessi dietro la
marcia sulla capitale.
di Barbara Ciolli
Il cessate il fuoco a Tripoli raggiunto, con la mediazione dell'Onu,
tra milizie è una foglia di fico che non risolve l'isolamento del
governo riconosciuto a livello internazionale di Fayez al Serraj.
L'esecutivo di unità nazionale, nato nel 2016 dopo l'intesa sui
negoziati in Marocco, di fatto non esiste più, perché il consiglio
presidenziale è stato scaricato dalla colonna portante del blocco
islamista: nell'ultimo anno le brigate di Misurata, piuttosto che farsi
sottrarre soldi e appalti dagli “alleati” di Tripoli, hanno cominciato
a trattare sottobanco con il nemico giurato Khalifa Haftar. Dalla
potente città-Stato che, nel 2011, guidò la ribellione al regime di
Muammar Gheddafi, il generale 75enne che controlla l'Est e ormai anche
larga parte del Sud della Libia, è stato per anni tacciato come un
inaffidabile venduto ai lealisti di Gheddafi, creatore addirittura
della rete dell'Isis nell'ex colonia italiana. Ma da qualche tempo i
politici e i miliziani di Misurata hanno iniziato a fidarsi ancora di
meno delle brigate islamiste della capitale che, escludendoli dai
traffici, si sono man mano spartite tutti i grandi business leciti e
illeciti che passano da Tripoli.
I TRE SIGNORI DELLA GUERRA DI TRIPOLI
Dal petrolio che olia l'ingranaggio della Banca centrale libica, alle
società di trasporti e infrastrutture, alla sorveglianza degli impianti
per il greggio e ad altri asset che gravitano sulla capitale, centro
del potere della Libia, tutto dal 2016 si è accentrato nelle mani di un
cartello di tre signori della guerra - Haitham al Tajouri, comandante
delle Brigate rivoluzionarie di Tripoli, la brigata di Ghnewa al Kikli
e le forze di Abdel Rauf Kara – che impongono il racket ai residenti e
alle attività lecite nei loro quartieri e ovviamente gestiscono il
traffico locale di armi e migranti. Il giro, ricostruito nella mappa
delle milizie nella capitale del giugno 2018 dell'esperto tedesco
Wolfram Lacher, del German Institute for International and Security
Affairs, ruota attorno al governo Serraj, legittimato dall'Onu ma
ostaggio delle bande armate che deve foraggiare. Al di fuori di
Tripoli, tutte le altre brigate e reti di trafficanti sono ormai ostili
alla lobby politico-criminale proliferata nella capitale. Anche
l'appoggio delle potenti milizie di Misurata, le uniche militarmente in
grado di salvare il governo di al Serraj da un golpe, è diventato
minimo.
HAFTAR CON LA FRANCIA... E TOTAL
Solo una piccola parte delle brigate di Misurata è accorsa
(tardivamente) in soccorso del governo nella capitale per gli scontri
esplosi il 27 agosto scorso a Tripoli e anche comuni circostanti, in
teoria del fronte di al Serraj come Sabratha o Tarhuna, tifano ormai
per la sua caduta. Ma per le grandi rivalità tra famiglie, sono
incapaci di ricompattarsi in un blocco islamista comune e trovare un
sostituto, ogni città-Stato va per conto suo con le relative milizie, e
su questa estrema frammentarietà – e fluidità di alleanze – ha giocato
il generale Haftar, sempre più protetto nell'ultimo anno dalla Francia.
In molti cominciano a pensare che, dietro il processo di disgregazione
del fronte islamista di Alba libica, si celi un'operazione
dell'intelligence di Parigi per controllare, attraverso l'ex comandante
di Gheddafi Haftar, ormai l'intera Libia e il suo petrolio a vantaggio
della Total. Foraggiato prima dall'Egitto e dagli Emirati Arabi, poi
anche dalla Russia e dalla Francia, il generalissmo coetaneo e intimo
dell'ex rais libico non si è mai fatto problemi a capeggiare
schieramenti al soldo di potenze straniere. Lo fece, in Ciad, voltando
le spalle a Gheddafi, per conto della Cia, che lo avrebbe poi mantenuto
per anni esule negli Usa.Con un po' di pazienza l'inquilino dell'Eliseo
Macron potrebbe avere la Tripolitania, oltre che la Cirenaica, in tasca.
TRA TRIPOLI E MISURATA VINCE HAFTAR
Rimpatriato per cavalcare le rivolte del 2011, Haftar è sempre stato
una spina del fianco dell'opposizione libica, a maggioranza islamista,
che non si è mai fidata di lui. Non a caso, abbattuto Gheddafi, gli
insorti si spaccarono nei due filoni sommariamente etichettati come il
blocco islamista di Misurata e i laici di Haftar, riparati a Tobruk,
nell'Est della Libia, dopo la battaglia di Tripoli del 2014. Ma da
allora è stato Haftar ad avanzare, conquistando Bengasi, il capoluogo
dell'Est, a suon di raid e diversi comuni nel Sud della Libia. Il
governo di al Serraj appoggiato – e finanziato – dalla Nato, dall'Ue e
dalle principali potenze europee e per prima l'Italia, è viceversa
accerchiato nella capitale, ripiegato su se stesso. E dalla scissione
tra islamisti di Tripoli e di Misurata Haftar ha solo che da guadagnare.
TARHUNA IDEALE PER LA MARCIA SU TRIPOLI
Se è vero che, con nuovi focolai, la Francia vedrà rimandare le
elezioni nazionali in Libia che puntava a far organizzare il 10
dicembre prossimo, con un po' di pazienza l'inquilino dell'Eliseo
Emmanuel Macron potrebbe avere la Tripolitania, oltre alla Cireanica,
in tasca. Prima dell'assalto a sorpresa di questa estate, la Settima
brigata islamista si era limitata per anni a mantenere sicura la
cittadina una sessantina di chilometri a Sud di Tripoli – ideale per
lanciare la marcia sulla capitale – e un distretto meridionale della
stessa Tripoli, come da accordi dell'alleanza infranta con il governo
Serraj. All'offensiva dei miliziani di Tarhuna si è subito unito, oltre
ad altre frange di brigate di altre città, il vecchio comandante di
Misurata della coalizione militare del 2014 di Alba libica, Salah Badi.
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SCUOLE MEDIE: NUOVO SFONDELLAMENTO DI UN PEZZO DI SOLAIO?
(...) CONSIDERATO che: in occasione dei recenti sopralluoghi effettuati
dal personale dell’ufficio - tecnico comunale, si è riscontrata la
presenza di fessure sul plafone del solaio della zona di ingresso e
nell’atrio della scuola secondaria G. Pascoli, al riguardo si è
ritenuto opportuno interpellare un ingegnere strutturista e un’impresa
edile al fine verificare urgentemente la gravità di quanto rilevato;
INTERPELLATO al riguardo l’Ing. (...) ; INTERPELLATA altresì la ditta
di costruzioni edili (...) ; RILEVATO che dopo le prime valutazioni
preliminari si rilevata la necessità di intervenire urgentemente per
rimuovere il potenziale pericolo, ripristinando il solaio a regola
d’arte per garantire la maggior sicurezza dei luoghi dato l’imminente
avvio delle lezioni scolastiche; VISTO il preventivo di spesa (...) per
gli interventi necessari da eseguire sinteticamente sotto riportati:
- rimozione parte inferiore del solaio con carico e trasporto in discarica
- trattamento passivante dei ferri di armatura dei travetti con impiego di malata tissotropica
- fornitura e posa in opera di controsoffittatura in cartongesso
- tinteggiatura con idropittura opaca lavabile
- interventi vari elettrici per rimozione e riposizionamento corpi illuminanti
(...) il Responsabile del Settore Geom. Massimo Mastromattei
determina(...) di impegnare la somma complessiva pari a € 1.903,20
contributo 4% e Iva 22% inclusi (...) per spese tecniche e di
affidare i lavori di sistemazione solaio della scuola media G.Pascoli
meglio specificati (...) per l’importo pari a € 21.780,00 oltre Iva 22%
per un totale di € 26.571,60 alle condizioni meglio specificate nel
preventivo di spesa depositato agli atti.
La vecchiaia si fa sentire anche nelle scuole medie, sebbene costruite
pochi anni dopo la vecchia Rodari, su progetto dell’ ing. Piazzini
Albani al quel tempo in via G.d’Alzano, autore anche di piani
regolatori del comune. La scuola G. Pascoli immediatamente dopo
la sua costruzione ed apertura -quando i solai cominciarono a
lavorare sotto il peso delle persone che si muovevano certamente non in
punta di piedi e pantofole papaline- subì quello che era-fu uno
dei difetti delle «pignatte» che costituivano le parti in
terracotta dei solai: lo «sfondellamento». Lo sfondellamento dei solai
è il distacco e la successiva caduta delle cartelle inferiori dei
blocchi di alleggerimento inseriti nei solai misti in latero-cemento.
Lo sfondellamento non costituisce un rischio alla stabilità
strutturale, tuttavia il distacco di porzioni di intonaco e laterizio
può comunque arrecare danni a cose e persone. In alcuni casi il
sovrappeso, alcune destinazioni d’uso, la qualità dei manufatti e l’età
degli edifici possono determinare tensioni, compressioni o dilatazioni
che sollecitano i solai.
Tali fenomeni possono manifestarsi con crepe, incrinature e
fessurazioni che possono essere localizzate, diffuse o addirittura
provocare cedimenti e crolli.
Gli elementi sottoposti alle sollecitazioni possono innescare un
invecchiamento precoce dell’intradosso del solai. Da non trascurare è
anche l’effetto negativo dell’acqua sui ferri d’armatura dei travetti
che accelera l’insorgere di ossidazione corrosiva: “ruggine” che, a sua
volta, influisce sulla base delle pignatte e talvolta sulla rigidezza
stessa dell’impalcato. Dicono i tecnici.
In quel periodo le fornaci di cottura delle pignatte stavano passando
dall’uso degli olii pesanti al metano e qualche partita di pignatte
presentavano, per una cottura non uniforme, il difetto di «scodellarsi»
nella parte inferiore. Fenomeno che colpì anche la nostra scuola e
venne riparata.
Adesso pare che il problema si sia ripresentato e a questo punto
varrebbe la pena, se si recuperassero i vecchi progetti cui magari
stanno allegati di disegni delle «vecchie» riparazioni, di fare un
esame su tutti i solai. Piuttosto che toccarci il basso del cavallo.
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