PARENZO, TELESE SULLA SETTE NON REGGONO IL BALLISTA TONI NELLI
Nella trasmissione “In Onda” sulla 7, programma di approfondimento
quotidiano condotto da David Parenzo e Luca Telese l'ospite di ieri era
lo svampito Toninelli classe 1974 da Soresina (CR) oggi Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti della Repubblica Italiana. Dopo aver
conseguito il diploma di maturità scientifica al liceo "Pascal" di
Manerbio, in provincia di Brescia, nel 1994 si iscrive all'università
scegliendo la facoltà di Giurisprudenza all'Università degli Studi di
Brescia. Si laurea cinque anni più tardi. A partire dal 1999 –a 25
anni- è Ufficiale di Complemento dell'Arma dei Carabinieri, ma
abbandona tale ruolo nel 2001. Successivamente viene assunto come
impiegato in una compagnia assicurativa.
Toninelli non è uno di quelli che si fa mettere sotto da un giornalista
qualsiasi perché è uno che ha imparato poche frasi a memoria e le
infila in ogni intervento. Si veda la trasmissione al link in fondo
pagina. Ieri sera ha affrontato petto e pelo in fuori la coppia
Parenzo-Telese raccontando la solito rosario di cappellate –già dette
addirittura in Parlamento- che da un laureato in legge e per di più
ministro uno non si aspetterebbe sentire. La trasmissione ha riservato
due notizie. La prima che entro tre mesi tutti gli sfollati (257
famiglie, 566 sfollati, 2400 imprese incasinate) di Genova avranno una
casa. Secondo gli ultimi dati (al 04 settembre), sono stati già
assegnati 88 alloggi pubblici dei 170 messi a disposizione per questa
emergenza, e 4 dei 96 appartamenti offerti da privati, mentre 58
famiglie hanno chiesto il contributo per trovare una sistemazione
autonomamente, e i 50 alloggi di Cassa Depositi e Prestiti saranno
consegnati entro il 30 settembre. «Contiamo di dare una sistemazione a
tutti entro settembre» ha dichiarato ieri il sindaco Marco Bucci
durante la seduta congiunta dei consigli comunale e regionale che,
nella sala della Regione in via Fieschi, è stata dedicata alla tragedia
del viadotto Morandi. Toninelli – che da ministro di appartamenti non
ne ha assegnato e dato nessuno e non ha nemmeno mollato un euro agli
sfollati- ha dichiarato che entro “entro novembre” tutti gli sfollati
avranno una casa. Meglio che telefoni al sindaco di Genova per
informarsi: perché dalla fine settembre alla fine novembre ci giocano…
due mesi. Altra notizia è che nei prossimi giorni le famiglie potranno
tornare nelle case evacuate per riprendersi -in condizioni abbastanza
di sicurezza- i beni abbandonati. Che è un bel casino visto che chi
mette la firma per lasciarli entrare rischia anni ed anni di galera e
quelli si chiamano Toti o Bucci il sindaco. Naturalmente pochi o
nesusno credono che potranno davvero tornare sia pure di corsa.
Poi vuole infinocchiare l'ascoltatore raccontando che chiese ai
funzionari del ministero di pubblicare tutti gli atti relativi alle
concessioni ma questi, un tantino più intelligenti del ministro, fecero
presente –assieme all'ASPI* e all'AISCAT**- che la pubblicazione di
quegli atti nel frangente della tragedia poteva renderli imputati
del reato di aggiotaggio. Dalla sua prolusione in Parlamento e
poi televisiva appare che i funzionari gli abbiano serenamente
consigliato: visto che lei è ministro ed ha l'immunità parlamentare, si
assuma la responsabilità della pubblicazione. Purtroppo la
pubblicazione dell'intero faldone da parte del ministro arriva con
mezza giornata di ritardo rispetto alla pubblicazione da parte
dell'ASPI. E con molti mesi di ritardo rispetto alla comunicazione alla
commissione parlamentare degli stessi atti. Commissione in cui c'erano
pure i grillini. E su questo “contrattempo” ci fu una discreta ironia
dei media sulla “tempestività ministeriale”.
A questo punto della trasmissione uno si aspetterebbe che Parenzo e
Telese –giornalisti con tanto di petto e pelo in fuori- facciano
presente al Toninelli: “guardi che l'ASPI quei documenti li ha
pubblicati prima di lei ministro…”. Invece hanno dimenticato la domanda.
Non hanno invece dimenticato di difendere i propri attributi quando il
ballista Toninellli – stavolta leggermente pressato da Telese- ha
affermato che nei CdA di ASPI e LaRepubblica/Espresso c'erano le stesse
persone e quindi anche dai giornaloni sarebbero venute pressioni
per la non pubblicazione dell'intero faldone delle concessioni. Alla
fine del tira&molla esce che la Mondardini, uscita dal CdA della
GEDI sta nel CdA di Atlantia. Tutti però dimenticano di dire che la
Mondardini entra in Atlantia perché subentra a Palezona-Unicredt in AdR
che è di Atlantia. Il Foglio ha fatto un bella presentazione degli
intrecci degli amministratori delle società indicate: vedi link in
fondo pagina. La Mondardini più che di autostrade o editoria se ne
intende di conti e viene chiamata a risanare situazioni non proprio
brillanti.
Oggi il ballista Toninelli si è segato gli attributi da solo. Ha
tuittato "Aiscat smentita sui fatti", e in un post in cui rende
noti i documenti che dimostrerebbero le pressioni ricevute dal suo
dicastero dall'Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade
e Trafori. Sono due fogli, evidenziati di giallo per mostrare
esattamente con quali parole l'ente avrebbe provato a dissuadere il Mit
dal desecretare gli atti sulle concessioni. Questi atti sono stati
protoccolati rispettivamente l'11 gennaio e il 7 marzo, prima, cioè,
che al dicastero si insediasse il ministro pentastellato.
Nell'intervista di stamattina sul Corriere di Daniele Manca: Alla fine
le autostrade le avete prese voi però… a Gilberto Benetton
risponde: «Ma lei ricorda la difficoltà di creare una cordata di
imprenditori a guida italiana che volessero rilevare le autostrade?
L'asta richiedeva di rilevare il 30% di Autostrade, noi di Edizione
volevamo il 4% e finimmo per prenderne il 18 perché oltre ai soci che
condivisero con noi quel progetto — Fondazione Crt, Generali,
Unicredit, Abertis e Brisa — non si fece vivo nessun altro. Nessuno.
Dopo aver dimostrato con Autogrill (privatizzata nel 1995) che Edizione
era in grado, come azionista, di saper sviluppare anche business
lontani da quello delle nostre origini, ci si è cimentati con questa
sfida offrendo una cifra che allora fu giudicata spropositata, l'intera
società con la nostra offerta veniva infatti valutata 8,4 miliardi di
euro di allora, un “regalo” piuttosto caro direi, e questo oggi nessuno
lo vuole ricordare. Con Edizione c'era la convinzione di poter
affrontare una fase nuova che implicava anche una grande responsabilità
verso il Paese, l'azienda, i suoi dipendenti, e tutti quegli
investitori che parteciparono e mostrarono fiducia in quel progetto. E
in cui credono ancora oggi poiché gli investitori e i risparmiatori
rappresentano il 70 per cento della proprietà di Atlantia».
Alla fine della fiera salta fuori che nel quinquennio 2013-2017 la
remunerazione lorda del capitale era del 10,2% mentre per il
quinquennio successivo sarebbe stata del 7,3% sempre al lordo delle
tasse.
La chiudiamo qui perché se un laureato in legge che per di più fa anche
il ministro non riesce a capire che caos sta mettendo in piedi oltre
quello che c'è già, ci sono problemi di natura personale e politica che
vanno affrontati dal presidente del consiglio piuttosto che da un
analfabeta sia in campo legale che tecnico visto che un minimo di
tecnica bisogna pure conoscerla se vuoi fare il ministro delle
infrastrutture e trasporti.
Certo è che ASPI è in una botte di ferro.
Certo che è riuscita a farsi fare una concessione aurea e blindata.
Certo è che il ponte sarà ricostruito ancora da ASPI e da qualcuno
assieme a loro e non il contrario. Il problema è che finora ASPI è
convinta che il crollo non dipenda dalla scarsa o errata manutenzione
da parte loro (e quindi bisognerà attendere la fine del processo:
chissà quando…). Certo è che dal 1994 al 1999 i lavori eseguiti alla
pila 11 dovevano essere fatti dall'ANAS immediatamente anche alle pile
9 e 10. Lo disse lo stesso progettista Riccardo Morandi. Poi dal 1999
il “problema” passa ad ASPI (vero: al tempo non si chiamava ancora
così) ma come mai il ministero di allora non pretese da ANAS per
cinque anni e da ASPI per gli altri 2017-1999=18 anni di replicare
subito sulle pile 9 e 10 quanto eseguito sulla pila 11 fin dal
1992-1993?.
La risposta a tutte queste domande sta nella risposta di Gilberto
Benetton a giornalista del Corriere: “L'asta richiedeva di rilevare il
30% di Autostrade, noi di Edizione volevamo il 4% e finimmo per
prenderne il 18 perché oltre ai soci che condivisero con noi quel
progetto — Fondazione Crt, Generali, Unicredit, Abertis e Brisa — non
si fece vivo nessun altro. Nessuno.”
Tradotto: tutti consideravano le autostrade une fregatura. Tra le altre le pile 10 e 11 del viadotto Morandi.0 e 11
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LA PM DEL PROCESSO BOSSETTI A ALLA BERGHEMFEST CON SALVINI
Non abbiamo mai condiviso il modo di procedere delle indagini nel
delitto Gambirasio da parte della PM Letizia Ruggeri e ne abbiamo
sottolineato i limiti in base a quello che veniva narrato dalle
cronache giornalistiche. Dalle cronache dei giornali -relativamente al
processo- non si è mai compreso com’è che la vittima fosse salita
sul camioncino del suo potenziale assassino e non hanno mai dato la
spiegazione della PM Ruggeri di quell’atto. Una questione non da poco
perché la vittima o era salita da sola e consenziente sul
camioncino e s’era allontanata tranquilla col suo assassino oppure se
fosse stata rapita contro la sua volontà, non poteva essere trasportata
da una sola persona (l’assassino) ma semmai era stata rapita da almeno
due persone utilizzando un furgone chiuso. Nel primo caso la
faccenda si ribaltava perché la vittima conosceva il suo potenziale
assassino e questo smentiva tutto il castello dell’accusa. Nel secondo
caso era evidente che la vittima fosse stata zittita (da una
persona che non era alla guida) subito dentro il furgone chiuso perché
attraversando tutte le zone abitate fino al luogo del
ritrovamento del cadavere si sarebbe messa a gridare ad ogni sosta per
uno stop o un semaforo. Morale della favola: a nostro avviso il delitto
s’è attuato in maniera più complessa di come è stato descritto. Adesso
il passo falso della Ruggeri che va alla festa della Lega e ne incontra
il segretario. Il ministro dell’interno Maroni voleva dimostrare -vedi
l’inutile bordello messo in piedi con la Protezione Civile- che con un
leghista al Viminale non c’era scampo per nessuno. Non ci crediamo.
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LA GIUNTA GAMBA VENDERA' IL SOTTOSUOLO DEL GIARDINO DI VIA MARCONI PER FARE DEI GARAGES PRIVATI?
L'Assessore Conti spiega brevemente la modifica del piano di vendita di
immobili comunali non più necessari al compito istituzionale. Modifica
che, come già anticipato in altre sedute del Consiglio, riguarda
l'utilizzo del sottosuolo del parco di Via Marconi e dunque la
valutazione del valore di tale cessione del sottosuolo per l'utilizzo.
La particolarità deriva dal fatto che non si tratta, appunto, di
cessione in proprietà piena, dunque la valutazione è stata più
complessa. Il vincolo è difat ti quello dell'utilizzo ad autorimesse e
dunque del vincolo pertinenziale con le abitazioni.
Si vedrà poi come procedere con il bando e relative condizioni.
Si tratta, in pratica, di un primo tentativo di mettere a disposizione
aree per rimediare al deficit di autorimesse tipico del centro storico.
La legge agevola questa finalità ma il vero problema è appun to il
reperimento delle aree.
Il Cons. Paolo Cavagna chiede come sia stato calcolato questo valore e se vi sia una stima.
Risponde l'Assessore Conti spiegando che la stima proposta, è stata
fatta congiuntamente dall'Ufficio Tecnico e da un tecnico esterno
incaricato. Il Cons. Paolo Cavagna chiede, per la prossima volta, che
venga allegata tale stima altrimenti ogni volta devono essere i
consiglieri a dover richiedere. Il Sindaco chiarisce che non è
obbligatoria allegare una stima nell'atto, ma che gli uffici sono a
disposizione.
(…) Si procede quindi a votazione. Consiglieri presenti n.9. Votano a favore 8 e si astiene il cons. Paolo Cavagna.
Assenti tre consiglieri di minoranza.
La trasparenza della giunta Gamba è sempre al top:»non è obbligatoria
allegare una stima nell'atto, ma che gli uffici sono a disposizione».
Non è specificato «a disposizione di CHI» anche perchè è evidente la
sollecitazione alla giunta per un intervento in tale posizione non
proviene da un pensionato che vuole farsi il garage interrato per
ricoverare la 127 verde oliva del 1995 ma si tratterà di una solida
speculazione immobiliare fatta per spennare quelli cui la macchina
serve davvero come strumento di lavoro prima che di divertimento.
Poi tutto viene indorato come una decisone autonoma della giunta,
viene interdetto ai cittadini che hanno dedicato la serata ad ascoltare
il consiglio di sapere perlomeno il primo orientamento valutativo del
bene. Stessa osservazione alle minoranze che oltre ad essere
massicciamente assenti (tre su quattro) nemmeno in un momento
successivo il Cavagna Paolo s’è degnato di prendere visone della
valutazione e renderla nota sul sito web della minoranza o in bacheca.
Non vorremmo che pure l’amamuina del P. Cavagna fosse della partita
della maggioranza. In paese già si fa il nome del vincitore del bando
d’acquisto. Lasciamo passare qualche settimana e vediamo cosa dice la
gggente.
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