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Lavori di ristrutturazione del Teatro Donizetti







Di cosa parliamo in questa pagina.
Cambiare prima o non cambiare nemmeno post (congresso) il nome al PD? Forse le terza repubblica ha paura di due-tre parole: patrimoniale ed evasione fiscale.
Grande l'intervento di un economista leghista: abbiamo venduto tutti i BOT e ce ne hanno richiesti addirittura il doppio! starnazza tale Stefano Buffagni. Che é perfino dottore commercialista.
Non gli hanno ancora detto che se avanti di questo passo gli italiani si troveranno con 5 miliardi di debito in più. Forse quando studiava la mucca gli ha mangiato quella pagina del bigino.
Se n'é andato un altro grande vecchio e un altro grande della scienza. Ci piace ricordarlo (ANCHE) in questa posa classica di uomo del '900.
Le tre immagini al centro: in Siria e palestina gli alunni avranno un "piano del diritto allo studio"?






























LA MALEDIZIONE DEL CAMBIAMENTO CONTAGIA IL PD (ANCORA)

Umberto Minopoli
C'è bisogno di politici che smettano di minacciare di voler “cambiare” il mondo. E dicano, invece, in cosa e come intendano “migliorarlo”: con quali riforme fare e con quali risorse.
In Italia la parola più usata dai conservatori è “cambiamento”. Viene promesso, declinato, sottolineato, perorato. Ma mai nei suoi eventuali contenuti, essenziali per capirne significati, portata ed effettive novità. In Italia non si pratica i cambiamento. Si evoca. Si approfitta della caratteristica affluente, ricca, abbondante della nostra lingua per aggettivare, ridondare, baroccare il termine “cambiamento”. E per sfuggire alla domanda d'obbligo che, pragmaticamente, occorrerebbe porre ai retori del cambiamento: “che cosa vuoi concretamente cambiare? Come? In che modo? Non bisognerebbe più consentire a un politico il vezzo e l'abitudine dell'uso, e dell'abuso evocativo, del termine cambiamento.
Andrebbe istituita una sorta di penalità, di multa pedagogica e punitiva per chi usa a sbafo, demagogicamente e solo per evocazione subliminale, la parola “cambiamento”. E, soprattutto, senza farsi i conti in tasca. La sinistra è stata maestra di questa condotta deformante: il nominalismo, l'evocazione, la retorica solo onirica ed evocativa. Avete presente Veltroni ( e oggi l'allievo Zingaretti? Ecco. Quando la sinistra deve indicare che cosa, effettivamente, propone ha la risposta pronte ed esaustiva: cambiamento. È il termine passepartout, la garanzia che si è “nuovi. Letto Zingaretti? vuole “cambiare” tutto, persino il nome: vuole andare oltre la Ditta, oltre Renzi ma in che cosa, come e in che direzione ce lo dirà. Promette. Per ora, comodamente, evoca.
È nel genoma di sinistra questo uso evocativo, nominalistico, suggestivo e basta, del termine cambiamento. Ha radici nobili. Ricordate Marx? Il suo Manifesto concludeva un testo di atroci denunce dei guasti del capitalismo con la più suggestiva ed epocale delle evocazioni: “finora i filosofi hanno interpretato il mondo, ora si tratta di cambiarlo”. Avrebbe fatto meglio a iniziare il Manifesto da dove lo concluse: dirci in cosa e come i comunisti avrebbero “cambiato” il mondo. Invece si limitò ad evocare il “cambiamento”.
E vennero disastri e fallimenti. Epocali. L'evocazione indistinta, nominalistica e astratta del cambiamento ha fatto scuola.
Oggi è il connotato di un'altra, nascente, formazione politica: il populismo. Che cos'è questo termine? Un frullato di datati e desunti contenuti di destra e sinistra, un'agenda di idee demagogiche opposte, un'antologia del peggio dei desideri, suggestioni, pretese della destra più estrema e della sinistra più radicale: il nazionale( sovranismo ) insieme al socialismo ( statalizzazioni); il reddito e la pensione di cittadinanza a tutti indipendentemente dal lavoro ( “a ciascuno secondo i bisogni”, perorava il “Manifesto dei comunisti”) insieme alla flat tax, a risorse ai ricchi.
Tutta la marmellata, di destra e di sinistra, che il populismo affastella è tenuta insieme però dall'evocazione del “cambiamento”, sempre ricco di aggettivazioni ma dai contenuti poveri e, soprattutto, antichi. Cambiamento reazionario: un ossimoro. I populisti copiano i rivoluzionari. I riformisti, i liberali innovatori si distinguono. C'è bisogno di politici che smettano di minacciare di voler “cambiare” il mondo. E dicano, invece, in cosa e come intendano “migliorarlo”: con quali riforme fare) e con quali risorse. Disinteressarsi dei conti ( l'eterno difetto dei rivoluzionari) porta sempre il “cambiamento” a concludere in un solo modo: la restaurazione e la conservazione. È stata la maledizione della sinistra radicale. Sarà la maledizione degli esperimenti populisti.



PATRIMONIALE ED EVASIONE FISCALE
Parole impronunciabili

Dove va il PD? Boh!. La seconda repubblica terminò nel giustizialismo contro i partiti fondatori della Repubblica che vide un’alleanza tra forze dotate di interessi assolutamente contrastanti.  Buona imprenditoria che voleva togliere di mezzo i corrotti, la classe operaia, un nuovo ceto politico -B&B- che volevano contare in difesa di propri interessi assai particolari. La seconda repubblica è terminata il 4 marzo e si è consolidata nei pochi mesi successivi fino a creare un governo cattivo e fanigottone che ha regalato agli elettori - a tutti gli italiani- una tassa di 4-5 miliardi di debito in più. Contenti i pensionati e i tenutari di BOT della crescita degli interessi: come del resto già sottinteso promessa in campagna elettorale. Dalla prima alla seconda alla terza repubblica tutti li a premiare questa o quella categoria e rammendare qualcosa mentre il debito pubblico è arrivato a 2300 miliardi e la ricchezza privata, al netto del debito privato, è ammonta a 4.300 miliardi. Insieme a 200 miliardi di evasione fiscale ogni anno ed una ventina per il lavoro nero.
Tutto questo spostamento di ricchezza avrà ben lasciato in braghe di tela qualcuno! Dare tutta la colpa al PD dimenticando che  c’era anche un Alfano e un Verdini che hanno retto per cinque anni la precedente legislatura non è onesto e corretto. Alfano e compagnia - vedi  gestione dei centri accoglienza migranti dalla Sicilia al Veneto-  fanno danni ancora adesso. Danni all’Italia. L’enorme spostamento di ricchezza avvenuto nella c.d. seconda repubblica ha inchiodato il paese ad una crescita dove si contano gli zeri piuttosto che gli altri nove numeri. Del resto i problemi che stanno davanti agli italiani ed a tutti i governi che c’erano, ci sono, ci saranno stanno tutti e solo in quei quattro numeri  citati prima: 2.300, 4.300, 200, 20. Debito ricchezza evasione fiscale evasione da lavoro nero. Lo si è visto col DD (decreto dignità) che i più volenterosi descrivono come una spolveratina del JA renziano. Adesso i due vice primi ministri fanigottoni stanno litigando sulle ossa da spartire chi per il reddito di cittadinanza e chi per la flat tax. Fatti i conti il risultato sarà che le imprese e i poveri resteranno  incasinati perché si ribalta per l’ennesima volta tutta la normativa senza aggiungere un posto di lavoro in più. La chiave di volta della crisi italiana sta tutta in una parola: patrimoniale. Che nessuno ha il coraggio di pronunciare e quindi il politico «si ma no però...» . Spostare il 10% della ricchezza finanziaria delle famiglie e imprese italiane a riacquistare il debito pubblico detenuto da operatori stranieri sarebbe davvero un «prima gli italiani!».
CHE BELLO SE AUMENTA LO SPREAD
Sebastiano Messina


Ex malo bonum, ammonivano i saggi romani duemila anni fa. Non malum sed bonum annunciano oggi i tribuni grillini. E il principio è davvero rivoluzionario, perché la negazione della realtà, il capovolgimento dei fatti, il ribaltamento della verità consentono di non deludere mai i propri elettori. È dunque da incorniciare, come un capolavoro dell'or/ nouveau della comunicazione politica, l'articolo sul Blog delle Stelle, che non è un sito qualunque ma l'unica sede ufficiale del principale partito di governo, il Movimento 5 Stelle. Un post firmato da Stefano Buffagni, deputato e sottosegretario, oltre che dottore commercialista.
Cosa c'era scritto, di così rivoluzionario?
C'era la notizia della pessima asta dei titoli di Stato, ma presentata come uno strepitoso successo del governo giallo-verde. Titolo: «Ottimi segnali per l'economia italiana, sold out per l'asta dei Btp».
Ottimi segnali? Sì, perché «la domanda è stata superiore all'offerta», spiegava il dotto Buffagni, concludendo con una domanda: «Che dite, la leggeremo questa notizia sui giornali?». No, non l'hanno letta. Perché i giornali hanno riportato un'altra notizia, quella vera: e cioè che la fiducia degli investitori verso l'Italia è in calo, e per vendere quei Btp il Tesoro ha dovuto offrire quattro miliardi di interessi in più. Ma questo segnale — pessimo, da ogni punto di vista — è diventato «ottimo» per i grillini. Se Buffagni, da studente, avesse sostenuto questa tesi all'esame di Economia sarebbe stato bocciato all'istante, eppure oggi da deputato e sottosegretario può farlo senza arrossire, e chiedere ai suoi di diffondere la grande notizia che i soliti giornali, vogliono nascondere (naturalmente per proteggere banche, lobbies, casta, multinazionali e poteri occulti pippo-pluto-giudaico-massonici).
Non era una gaffe, perché la singolarissima tesi di Buffagni è stata subito rilanciata dalle armate grilline su Facebook e Twitter, con condivisioni a cascata alle quali si sono aggiunti due post (poi cancellati) di due deputati, Giovanni Luca Aresta e Azzurra Cancelleri. Il primo ha definito «ineccepibili risultati» l'aumento dei rendimenti dei Btp. La seconda ha spiegato addirittura che «se lo spread dovesse alzarsi notevolmente, gli interessi in più che pagherebbe lo Stato andrebbero innanzitutto nelle tasche dei risparmiatori», tentando di persuaderci che saremmo tutti più ricchi, in un Paese più povero. Come in Venezuela, dove la crisi ha portato il salario minimo a 180 milioni di bolivar al mese: peccato che un pollo costi 15 milioni.
Evidentemente il quartier generale pentastellato ha deciso che è arrivato il momento di usare l'arma della propaganda bellica: il capovolgimento della realtà. Non potendo nascondere ai loro elettori ciò che accade, spacciano la sconfitta per vittoria e raccontano trionfalmente una battaglia perduta.
Prepariamoci dunque a una narrazione alternativa. Ci sarà la svalutazione? Finalmente potremo diventare tutti milionari. Le banche falliranno? Sarà la punizione che merita l'avidità dei capitalisti. Crollerà l'occupazione? Magnifico, tanti italiani avranno più tempo libero da dedicare alla famiglia e allo sport. Rimetteranno le frontiere e i visti? Sarà il rilancio del turismo nazionale.
Prepariamoci, questo è solo l'inizio (come disse Napoleone dopo la vittoria di Waterloo.