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Di cosa parliamo in questa pagina.
Delle varie idee su come ricostruire il viadotto.
Ma ci sono troppi sporrisi di fronte a questo "affare".
C'é ressa se teniamo conto che é una sconfitta dell'ingegneria e dello stato assieme al privato.
Un bravo  imprenditore cattolico leghista bergamasco ha (ri) scoperto l'affare della macellazione clandestina per i ... musulmani.
ùproprio vero! per i solcc non c'é più religione.





























IL PONTE ERBAVOGLIO
LE IDEE E I PROBLEMI IN CAMPO



Tanto di cappello a Renzo Piano, genovese, che essendo senatore a vita devolve il suo stipendio da parlamentare per finanziare l'ideazione e la progettazione di iniziative per il Paese: ad esempio, il recupero di scuole e periferie. Piano ha presentato al presidente della regione Liguria Toti -cui brillavano gli occhietti- una sua idea per la soluzione del dramma post crollo del viadotto Morandi. La non-idea progettuale di Piano è un nastro semplicissimo. Il lembo est della città è legato a quello ovest da una striscia d'asfalto che corre su tantissimi pilastri la cui forma — se guardati da nord o da sud — ricorda la prua delle navi. Niente stralli e campate corte a esclusione di quelle che passano sulla ferrovia e sul Polcevera, un po' più lunghe. Rigore e sobrietà. O, per dirla ancora con lo stesso Renzo Piano, «un'idea di ponte che esprime anche un po' della nostra parsimonia, del nostro atteggiamento». Renzo Piano considera la partecipazione alla ricostruzione come una missione. Parlando di un possibile nuovo ponte da costruire per superare il disastro a Genova, Renzo Piano aveva detto: "Deve essere un luogo in cui le persone possano riconoscere la tragedia in qualche modo, fornendo allo stesso tempo un ottimo accesso alla città. Tutto questo deve essere fatto senza alcun segno di retorica – quella sarebbe la trappola peggiore". Per Renzo Piano la zona attorno al Ponte Morandi rappresenta una complessa area urbanistica su cui intervenire".
«Bisogna che la città ritrovi orgoglio e riscatto – ha detto ancora Piano –, bisogna ricostruire questo ponte e ripensare l'intera area della val Polcevera. Sia però chiaro che si tratta di un'opera corale, e non intendo sostituirmi a nessuno, né agli ingegneri né agli architetti che saranno chiamati per concorso a lavorare sul contesto urbano. Siamo appena all'inizio, ma sono certo che questo sarà un momento di grande energia e di riscatto per la città».

Ma c’é il progetto dell'Ing. Pistoletti
Pierangelo Pistoletti è l'Ingegnere contattato da Autostrade per presentare una serie di proposte per il nuovo ponte di Genova. L'Ing. Pistoletti sta lavorando nel suo studio alla Seteco Ingegneria, l'azienda genovese che ha fondato nel 1991 e che è specializzata nella progettazione di strutture metalliche e soprattutto viadotti stradali e ferroviari. Pisano di origine e genovese di adozione, dove insegna all'Università, Pistoletti è considerato uno dei massimi progettisti di ponte in acciaio. La sua proposta per il ponte di Genova è infatti un ponte realizzato in acciaio che richiami le soluzioni estetiche e formali del Viadotto Morandi. Niente calcestruzzo dunque, se non forse nelle solette. Il nuovo ponte potrebbe ricordare quello di Morandi con una parte strallata, dove era strallato il Viadotto Polcevera, e una parte più continua verso Ponente. Inoltre il nuovo ponte sarà adeguato alle normative in vigore per cui avrà le corsie di emergenza e le barriere antirumore per garantire la massima sicurezza. L'Ing. Pierangelo Pistoletti prevede che un ponte del genere possa essere realizzato entro la fine del 2019.

Il progetto dell'Ing. Cosenza
Per l'Ing. Edoardo Cosenza non è necessario realizzare un nuovo ponte a Genova. Seppure il degrado della rimanente parte del Ponte Morandi sia evidente, l'iconica struttura di Genova può essere recuperata. La sua proposta è quella di un Ponte della Memoria che conservi il ricordo del ponte realizzato da Riccardo Morandi e che contempli, per il tratto di ponte crollato, la ricostruzione secondo le tecniche ingegneristiche più moderne.
Per descrivere il Ponte della Memoria ci affidiamo alle parole scritte dallo stesso Ing. Cosenza sul suo profilo Facebook: “Qualunque sia lo stato di degrado della rimanente parte del Ponte Morandi di Genova, a mio parere il recupero si può fare. E se potessi decidere io: si deve fare.
Nulla in generale contro gli abbattimenti e le ricostruzioni, anzi in Italia si usano pochissime volte ed è un male. Anche le strutture si possono ed a volte si devono rottamare. Ma la struttura di Riccardo Morandi nella sua semplicità si presta a qualunque rinforzo. Ed a tornare a nuova vita.
(Qui da alcune indicazioni sul ricovero delle parti esistenti)
Il Ponte deve rimanere per ricordo della grande ingegneria e dei problemi dell'ingegneria, della manutenzione ecc. E in memoria delle povere vittime.E anche per non sprecare altro denaro: che certo deve andare per altre opere, non per far risparmiare il Concessionario.
Poi sulla parte da ricostruire, anche spazio alla fantasia ingegneristica, oppure che lo si rifaccia uguale ma con tecniche modernissime. Per me su questo va bene qualunque idea.Questo è il mio modesto pensiero. Abbattere solo per abbattere? Come simbolo politico? Per me: no grazie. A me piacerebbe che rimanesse come il Ponte della Memoria

«Un tunnel al posto del ponte, sovrastato da un gran­de pareo urbano sulle sponde del Polcevera dove poter ricor­dare anche le vittime del crol­lo. Una soluzione più sicura, ecologica e funzionale che potrebbe andare a rinforzare la vocazione turistica e cultu­rale di Genova, nei luoghi do­ve un tempo sorgevano l'Ans­aldo e la Mira Lanza».
È la proposta dell'architetto Sandro Macallini, classe 1948, laureato alla Sapienza di Roma e protagonista di alcuni interventi nella capitale come r«Arteria pensile lungo il Te­vere» e la «Sistemazione e il riuso del sito archeologico della Basilica di Costantino». L'idea guarda al tunnel sot­to la Manica o al traforo del Monte Bianco ma in una ver­sione «multipla» che lo scan­disce in almeno tre «sezioni»: una ferrata, l'altra camionabi­le e la terza veicolare «perché il trasporto pesante di merci a lunga percorrenza va evitato, soprattutto nel l'attraversa­mento dei grandi centri urba­ni». Lo scavo, «profondo 12 metri e lungo dai 3 ai 15 chilo­metri, verrebbe realizzato con una “talpa” ipertecnologica che mentre fora roccia e terre­no, procede con una sorta di tubo in cemento armato get­tato in opera, rappresenterebbe il futuro della città, un'oc­casione per migliorare l'am­biente, sottrarsi a rumorosità infernali e riappropriarsi di spazi verdi». Pur riconoscen­do in Renzo Piano un grande maestro, Maecallini ritiene il progetto di ricostruzione del ponte del grande architetto genovese, «troppo accademi­co e anacronistico perché con qualsiasi forma, più o meno bella, rimarrà sempre un “ponte” che continuerà ad in­combere sulle teste, sulle case e sulle vite dei genovesi».

IL PONTE ERBAVOGLIO
LA CORSA A PROPORSI DA PARTE DEI CREATIVI
MANCANO PER ORA GLI STRANIERI

Le pile del viadotto Morandi sono alte circa 65 metri di cui 45 al di sopra del piano stradale. I fabbricati civili sottostanti hanno sei piani quindi un’altezza contenuta meno di 20 metri. Le distanze tra le 11 pile del viadotto le vedete nel disegno. La «bellezza» delle pile 9-10-11 deriva dalla capacità che Morandi ha avuto di inserire in un contesto urbano anni ‘50-’60 di scarsissimo o nullo valore architettonico delle potenti strutture di cemento armato che non «pervadono» il paesaggio nel suo complesso. la parte di pila al di sopra dell’impalcato è esile mentre la parte importante resta nascosta tra le costruzioni esistenti.  Combinare efficacemente tecnica e disegno e inserimento nell’ambien- te  può essere il felice risultato di quel progetto. Quelle tre pile 9-10-11 ci paiono sostanzialmente più «eleganti» rispetto alle altre sei che ci paiono il classico compitino da ingegnere. La soluzione proposta dall’arch. Piano è quella di un lungo tubo costruito pezzo dopo pezzo in un cantiere da un lato e spinto in avanti da un pilastro all’altro. Il tubo é connesso ad piattaforma che funziona da piano di scorrimento dei veicoli. Di mo- delli simili ce ne sono già parecchi: p.e. il viadotto dell’asse interurbano sul Brembo è una soluzione si- mile anche se giocato su due canne (una per corsia). Purtroppo è sistema che richiede parecchio tempo per la realizzazione. Una ricostruzione con le pile in metallo dalla medesima forma delle attuali e gli stralli come il modello sostituitivo già applicato al n.11 ci pare la meno impattante e meno modificativa del disegno urbano complessivo. Ma anche la soluzione in galleria -costi a parte- risulta assai interessante e sicuramente la meno pesante in termini di costi di mantenimento. Vedi p.e. l’Eura- sia Tunnel di Istambul. Complessivamente vale la pena che i progettisti riascoltino la versione integrale del sermone che l’iman  Salah Hussein ha celebrato in ricordo dell 43 vite cadute e in particolare di Edi Bokrina di 28 anni e Marius Djerri, di 22 anni, entrambi albanesi di fede musulmana morti nel crollo del cavalcavia.

UNA SANA E CREATIVA
IMPRENDITORIA CATTO LEGHISTA BERGAMASCA


LA NOTIZIA (da L’Eco)
Macellazione abusiva di ovini: 56enne nei guai a Valbrembo. I Carabinieri Forestali della Stazione di Curno sono intervenuti a seguito di una serie di indagini in concomitanza con festa islamica del sacrificio.

Giunti sul posto hanno sorpreso un 56enne, intento a macellare un capo ovino in locali di sua proprietà, privi di qualsiasi requisito di sicurezza e igiene. Dalla successiva ispezione, sono stati rinvenute tre carcasse macellate secondo rito islamico ma senza preventivo stordimento degli animali al fine di non infliggere loro inutili sofferenze. Inoltre sono state rinvenute 9 pelli di ovino ed una notevole quantità di resti precedentemente macellati e posti in cassoni privi di qualsiasi requisito igienico sanitario.

L’autore non risulta titolare di macello riconosciuto e, tantomeno, di autorizzazione all’atti vità di macellazione secondo il rito islamico e quindi i Carabinieri Forestali hanno proceduto al sequestro delle carcasse, dei contenitori dei resti degli ovini, avviando il tutto alla distruzione. Sono stati posti sotto sequestro anche 42 capi vivi, privi di documentazione e note di accom pagnamento al trasporto, e poi rinviati all’allevamento di origine in Piemonte, nelle province di Torino e Cuneo.

L’ipotesi di reato a carico del titolare, denunciato alla Procura della Repubblica di Bergamo, è quella di macellazione abusiva, prevista dal Decreto Legislativo 193 del 2007 articolo 6 che indica la pena dell’arres to da 6 mesi ad 1 anno o un’ammenda fino a 150.000 euro. L’opera zione rientra nella attività di controllo dei macelli disposta in occasione della festa islamica del sacrificio 2018, al fine di prevenire attività non conformi ai requisiti di sicurezza e salute del consumatore finale. Accanto a strutture idonee e certificate, inserite in apposito elenco, coesistono spesso attività improvvisate ed assolutamente fuori legge.

IL COMMENTO
L’imprenditorialità bergamasca catto leghista non si smentisce mai. Anzi. Non conoscessimo il soggetto, prima ancora di giudicarlo catto leghista temevano schiattasse per un infar to visto che è leggermente in sovrappeso al di sopra del quintale. Circolava spesso nelle varie aziende agricole a cercare pecore e capre ufficialmente da tenere «’n toc de tera che go sö ‘nculina». Adesso aveva cominciato a battere nel nord ovest. Salvo che poi si subodorava immediatamente che macellasse abusivamente e indistintamente suini per i cristiani ed ovini per i musulmani. Finalmente l’hanno fermato e col solito pomposo comunicato della Forestale ecco scodellata la notizia che farà la gioia di leghisti cattolici e animalisti ( ne abbiamo anche a Curno). I comunicati della Forestale eccheggiano sempre il famoso comunicato di Cadorna:»I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza». Stavolta è toccato a un povero fesso cui mangeranno fuori la casa e poi toccherà al Comune mantenerlo. E’ la globalizzazione, bellezze, in salsa catto leghista b