IL PONTE ERBAVOGLIO
LE IDEE E I PROBLEMI IN CAMPO
Tanto di cappello a Renzo Piano, genovese, che essendo senatore a vita
devolve il suo stipendio da parlamentare per finanziare l'ideazione e
la progettazione di iniziative per il Paese: ad esempio, il recupero di
scuole e periferie. Piano ha presentato al presidente della regione
Liguria Toti -cui brillavano gli occhietti- una sua idea per la
soluzione del dramma post crollo del viadotto Morandi. La non-idea
progettuale di Piano è un nastro semplicissimo. Il lembo est della
città è legato a quello ovest da una striscia d'asfalto che corre su
tantissimi pilastri la cui forma — se guardati da nord o da sud —
ricorda la prua delle navi. Niente stralli e campate corte a esclusione
di quelle che passano sulla ferrovia e sul Polcevera, un po' più
lunghe. Rigore e sobrietà. O, per dirla ancora con lo stesso Renzo
Piano, «un'idea di ponte che esprime anche un po' della nostra
parsimonia, del nostro atteggiamento». Renzo Piano considera la
partecipazione alla ricostruzione come una missione. Parlando di un
possibile nuovo ponte da costruire per superare il disastro a Genova,
Renzo Piano aveva detto: "Deve essere un luogo in cui le persone
possano riconoscere la tragedia in qualche modo, fornendo allo stesso
tempo un ottimo accesso alla città. Tutto questo deve essere fatto
senza alcun segno di retorica – quella sarebbe la trappola peggiore".
Per Renzo Piano la zona attorno al Ponte Morandi rappresenta una
complessa area urbanistica su cui intervenire".
«Bisogna che la città ritrovi orgoglio e riscatto – ha detto ancora
Piano –, bisogna ricostruire questo ponte e ripensare l'intera area
della val Polcevera. Sia però chiaro che si tratta di un'opera corale,
e non intendo sostituirmi a nessuno, né agli ingegneri né agli
architetti che saranno chiamati per concorso a lavorare sul contesto
urbano. Siamo appena all'inizio, ma sono certo che questo sarà un
momento di grande energia e di riscatto per la città».
Ma c’é il progetto dell'Ing. Pistoletti
Pierangelo Pistoletti è l'Ingegnere contattato da Autostrade per
presentare una serie di proposte per il nuovo ponte di Genova. L'Ing.
Pistoletti sta lavorando nel suo studio alla Seteco Ingegneria,
l'azienda genovese che ha fondato nel 1991 e che è specializzata nella
progettazione di strutture metalliche e soprattutto viadotti stradali e
ferroviari. Pisano di origine e genovese di adozione, dove insegna
all'Università, Pistoletti è considerato uno dei massimi progettisti di
ponte in acciaio. La sua proposta per il ponte di Genova è infatti un
ponte realizzato in acciaio che richiami le soluzioni estetiche e
formali del Viadotto Morandi. Niente calcestruzzo dunque, se non forse
nelle solette. Il nuovo ponte potrebbe ricordare quello di Morandi con
una parte strallata, dove era strallato il Viadotto Polcevera, e una
parte più continua verso Ponente. Inoltre il nuovo ponte sarà adeguato
alle normative in vigore per cui avrà le corsie di emergenza e le
barriere antirumore per garantire la massima sicurezza. L'Ing.
Pierangelo Pistoletti prevede che un ponte del genere possa essere
realizzato entro la fine del 2019.
Il progetto dell'Ing. Cosenza
Per l'Ing. Edoardo Cosenza non è necessario realizzare un nuovo ponte a
Genova. Seppure il degrado della rimanente parte del Ponte Morandi sia
evidente, l'iconica struttura di Genova può essere recuperata. La sua
proposta è quella di un Ponte della Memoria che conservi il ricordo del
ponte realizzato da Riccardo Morandi e che contempli, per il tratto di
ponte crollato, la ricostruzione secondo le tecniche ingegneristiche
più moderne.
Per descrivere il Ponte della Memoria ci affidiamo alle parole scritte
dallo stesso Ing. Cosenza sul suo profilo Facebook: “Qualunque sia lo
stato di degrado della rimanente parte del Ponte Morandi di Genova, a
mio parere il recupero si può fare. E se potessi decidere io: si deve
fare.
Nulla in generale contro gli abbattimenti e le ricostruzioni, anzi in
Italia si usano pochissime volte ed è un male. Anche le strutture si
possono ed a volte si devono rottamare. Ma la struttura di Riccardo
Morandi nella sua semplicità si presta a qualunque rinforzo. Ed a
tornare a nuova vita.
(Qui da alcune indicazioni sul ricovero delle parti esistenti)
Il Ponte deve rimanere per ricordo della grande ingegneria e dei
problemi dell'ingegneria, della manutenzione ecc. E in memoria delle
povere vittime.E anche per non sprecare altro denaro: che certo deve
andare per altre opere, non per far risparmiare il Concessionario.
Poi sulla parte da ricostruire, anche spazio alla fantasia
ingegneristica, oppure che lo si rifaccia uguale ma con tecniche
modernissime. Per me su questo va bene qualunque idea.Questo è il mio
modesto pensiero. Abbattere solo per abbattere? Come simbolo politico?
Per me: no grazie. A me piacerebbe che rimanesse come il Ponte della
Memoria
«Un tunnel al posto del ponte, sovrastato da un grande pareo urbano
sulle sponde del Polcevera dove poter ricordare anche le vittime del
crollo. Una soluzione più sicura, ecologica e funzionale che potrebbe
andare a rinforzare la vocazione turistica e culturale di Genova, nei
luoghi dove un tempo sorgevano l'Ansaldo e la Mira Lanza».
È la proposta dell'architetto Sandro Macallini, classe 1948, laureato
alla Sapienza di Roma e protagonista di alcuni interventi nella
capitale come r«Arteria pensile lungo il Tevere» e la «Sistemazione e
il riuso del sito archeologico della Basilica di Costantino». L'idea
guarda al tunnel sotto la Manica o al traforo del Monte Bianco ma in
una versione «multipla» che lo scandisce in almeno tre «sezioni»: una
ferrata, l'altra camionabile e la terza veicolare «perché il trasporto
pesante di merci a lunga percorrenza va evitato, soprattutto nel
l'attraversamento dei grandi centri urbani». Lo scavo, «profondo 12
metri e lungo dai 3 ai 15 chilometri, verrebbe realizzato con una
“talpa” ipertecnologica che mentre fora roccia e terreno, procede con
una sorta di tubo in cemento armato gettato in opera, rappresenterebbe
il futuro della città, un'occasione per migliorare l'ambiente,
sottrarsi a rumorosità infernali e riappropriarsi di spazi verdi». Pur
riconoscendo in Renzo Piano un grande maestro, Maecallini ritiene il
progetto di ricostruzione del ponte del grande architetto genovese,
«troppo accademico e anacronistico perché con qualsiasi forma, più o
meno bella, rimarrà sempre un “ponte” che continuerà ad incombere
sulle teste, sulle case e sulle vite dei genovesi».
|
IL PONTE ERBAVOGLIO
LA CORSA A PROPORSI DA PARTE DEI CREATIVI
MANCANO PER ORA GLI STRANIERI
Le pile del viadotto Morandi sono alte circa 65 metri di cui 45 al di
sopra del piano stradale. I fabbricati civili sottostanti hanno sei
piani quindi un’altezza contenuta meno di 20 metri. Le distanze tra le
11 pile del viadotto le vedete nel disegno. La «bellezza» delle pile
9-10-11 deriva dalla capacità che Morandi ha avuto di inserire in un
contesto urbano anni ‘50-’60 di scarsissimo o nullo valore
architettonico delle potenti strutture di cemento armato che non
«pervadono» il paesaggio nel suo complesso. la parte di pila al di
sopra dell’impalcato è esile mentre la parte importante resta nascosta
tra le costruzioni esistenti. Combinare efficacemente tecnica e
disegno e inserimento nell’ambien- te può essere il felice
risultato di quel progetto. Quelle tre pile 9-10-11 ci paiono
sostanzialmente più «eleganti» rispetto alle altre sei che ci paiono il
classico compitino da ingegnere. La soluzione proposta dall’arch. Piano
è quella di un lungo tubo costruito pezzo dopo pezzo in un cantiere da
un lato e spinto in avanti da un pilastro all’altro. Il tubo é connesso
ad piattaforma che funziona da piano di scorrimento dei veicoli. Di mo-
delli simili ce ne sono già parecchi: p.e. il viadotto dell’asse
interurbano sul Brembo è una soluzione si- mile anche se giocato su due
canne (una per corsia). Purtroppo è sistema che richiede parecchio
tempo per la realizzazione. Una ricostruzione con le pile in metallo
dalla medesima forma delle attuali e gli stralli come il modello
sostituitivo già applicato al n.11 ci pare la meno impattante e meno
modificativa del disegno urbano complessivo. Ma anche la soluzione in
galleria -costi a parte- risulta assai interessante e sicuramente la
meno pesante in termini di costi di mantenimento. Vedi p.e. l’Eura- sia
Tunnel di Istambul. Complessivamente vale la pena che i progettisti
riascoltino la versione integrale del sermone che l’iman Salah
Hussein ha celebrato in ricordo dell 43 vite cadute e in particolare di
Edi Bokrina di 28 anni e Marius Djerri, di 22 anni, entrambi albanesi
di fede musulmana morti nel crollo del cavalcavia.
|
UNA SANA E CREATIVA
IMPRENDITORIA CATTO LEGHISTA BERGAMASCA
LA NOTIZIA (da L’Eco)
Macellazione abusiva di ovini: 56enne nei guai a Valbrembo. I
Carabinieri Forestali della Stazione di Curno sono intervenuti a
seguito di una serie di indagini in concomitanza con festa islamica del
sacrificio.
Giunti sul posto hanno sorpreso un 56enne, intento a macellare un capo
ovino in locali di sua proprietà, privi di qualsiasi requisito di
sicurezza e igiene. Dalla successiva ispezione, sono stati rinvenute
tre carcasse macellate secondo rito islamico ma senza preventivo
stordimento degli animali al fine di non infliggere loro inutili
sofferenze. Inoltre sono state rinvenute 9 pelli di ovino ed una
notevole quantità di resti precedentemente macellati e posti in cassoni
privi di qualsiasi requisito igienico sanitario.
L’autore non risulta titolare di macello riconosciuto e, tantomeno, di
autorizzazione all’atti vità di macellazione secondo il rito islamico e
quindi i Carabinieri Forestali hanno proceduto al sequestro delle
carcasse, dei contenitori dei resti degli ovini, avviando il tutto alla
distruzione. Sono stati posti sotto sequestro anche 42 capi vivi, privi
di documentazione e note di accom pagnamento al trasporto, e poi
rinviati all’allevamento di origine in Piemonte, nelle province di
Torino e Cuneo.
L’ipotesi di reato a carico del titolare, denunciato alla Procura della
Repubblica di Bergamo, è quella di macellazione abusiva, prevista dal
Decreto Legislativo 193 del 2007 articolo 6 che indica la pena
dell’arres to da 6 mesi ad 1 anno o un’ammenda fino a 150.000 euro.
L’opera zione rientra nella attività di controllo dei macelli disposta
in occasione della festa islamica del sacrificio 2018, al fine di
prevenire attività non conformi ai requisiti di sicurezza e salute del
consumatore finale. Accanto a strutture idonee e certificate, inserite
in apposito elenco, coesistono spesso attività improvvisate ed
assolutamente fuori legge.
IL COMMENTO
L’imprenditorialità bergamasca catto leghista non si smentisce mai.
Anzi. Non conoscessimo il soggetto, prima ancora di giudicarlo catto
leghista temevano schiattasse per un infar to visto che è leggermente
in sovrappeso al di sopra del quintale. Circolava spesso nelle varie
aziende agricole a cercare pecore e capre ufficialmente da tenere «’n
toc de tera che go sö ‘nculina». Adesso aveva cominciato a battere nel
nord ovest. Salvo che poi si subodorava immediatamente che macellasse
abusivamente e indistintamente suini per i cristiani ed ovini per i
musulmani. Finalmente l’hanno fermato e col solito pomposo comunicato
della Forestale ecco scodellata la notizia che farà la gioia di
leghisti cattolici e animalisti ( ne abbiamo anche a Curno). I
comunicati della Forestale eccheggiano sempre il famoso comunicato di
Cadorna:»I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del
mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano
discese con orgogliosa sicurezza». Stavolta è toccato a un povero fesso
cui mangeranno fuori la casa e poi toccherà al Comune mantenerlo. E’ la
globalizzazione, bellezze, in salsa catto leghista b
|