LA CREAZIONE DI INVISIBILI
CHE IL GOVERNO RIMUOVE
Più dei proclami muscolari, più della tensione tra istituzioni,
colpisce lo strabismo: la difficoltà del governo italiano a inquadrare
la questione migratoria di questa estate. Eppure mai come ora ci
sarebbero le condizioni per lavorare seriamente e iniziare a sciogliere
i nodi più ingarbugliati.
Noi abbiamo un gigantesco problema sulla terraferma: l'accoglienza
criminogena. Il nostro sistema cervellotico (quasi impossibile da
spiegare già dagli acronimi: Cara, Cas, Sprar, Cie, Cpr...) si è perso
600 mila migranti negli ultimi anni (il dato è della Commissione
parlamentare sulle periferie). Chi sono? Ragazzi che hanno attraversato
il mare per cercare fortuna o salvezza e qui non hanno trovato niente,
diventando buoni a nulla pronti a tutto. Il senegalese Mohamed Gueye,
accusato di avere stuprato a Jesolo una quindicenne, è solo l'ultimo
della lista. Piccolo spacciatore, balordo da bar, era stato espulso due
anni fa (cioè gli avevano dato una pacca sulla spalla e gli avevano
detto «vattene entro una settimana»). Lui non se ne è andato, anzi ha
fatto un figlio in Italia e ci si è radicato. È una storia assai simile
a quella di Innocent Oseghale, a processo per la morte di Pamela
Mastropietro. Alla Commissione periferie la prefetta di Roma Paola
Basilone spiegò con efficacia la «creazione degli invisibili»: «Quando
la polizia ne ferma qualcuno, lo identifica e, accertata l'irregolarità
della sua presenza sul territorio, gli consegna il foglio di via. Gli
viene assegnato un termine entro cui lasciare l'Italia, dopo di che è
finita lì». Che da «lì» comincino i nostri guai è di tutta evidenza.
Noi non abbiamo un problema di sbarchi, invece: non adesso. Quest'anno
se ne conta un 80 per cento in meno rispetto all'anno scorso. Il merito
non è di Matteo Salvini (che se lo attribuisce) ma del suo predecessore
Marco Minniti, il quale con un duro lavoro in Libia pose fine ai flussi
che ci stavano seppellendo (pure) per scelte sbagliate del suo partito,
il Pd: la «diga» scricchiola ma regge ancora (anche se prima o poi per
battere l'immigrazione illegale bisognerà riaprire accessi legali).
Noi intanto, in quest'estate strabica, fingiamo che il problema, qui e
ora, sia in mare e non a terra. Salvini fa di ogni sbarco un'emergenza
nazionale. Colse il punto di principio con la nave Aquarius, quando
riuscì a scuotere l'Europa dall'inerzia. Ma da allora si comporta come
se dovesse fronteggiare flussi biblici e non qualche centinaio di
disperati alla volta...
Dunque, perché il governo non si dedica a risolvere il problema a
terra? Perché è più costoso, più difficile e ha tempi più lunghi, cioè
non frutta dividendi di consenso. Bisogna fare più Cie (i centri dove
contenere gli irregolari che chiedeva già Minniti con sdegno di parte
della sinistra): ma per farli bisogna vincere le resistenze degli enti
locali (chi lo vuole un Cie?). Bisogna impegnare forze dell'ordine per
portare via da strade, stazioni e parchi migliaia di clandestini.
Bisogna colpire la burocrazia e incidere sulla carne delle cooperative
(facile a dirsi, ma si toccano interessi e voti). Bisogna trattare con
Senegal, Niger, Mali, Etiopia eccetera, per fare costosi accordi di
rimpatrio, bilaterali o via Europa (ma in questo caso non dovremmo
mandare al diavolo l'Europa a ogni passo).
Salvini aveva promesso sotto elezioni di rispedire indietro i 600 mila
invisibili. Sa che è impossibile. Così sospinge la nostra attenzione
verso il mare. Fare la voce grossa in favore di telecamera con cento
profughi eritrei è molto più facile. Rende moltissimo (la base
pentastellata sta diventando salviniana). E costa poco. Al massimo
un'inchiesta: quella per sequestro di persona dei migranti della
Diciotti è il più grande regalo che i pm potessero fare al capo
leghista, che infatti ha avuto un picco sui social, ma finché esiste
uno Stato di diritto era un atto dovuto: con tanto di «reo confesso»
che vuole politicizzare il caso quando e se arriverà al Senato.
A questo punto le prossime settimane sono decisive. Salvini ha un
consenso senza precedenti per mettere mano ai meccanismi
dell'accoglienza storta che il centrosinistra non ha potuto raddrizzare
per timore di perdere la sua constituency. Lo faccia, portando in
Parlamento un decreto Sicurezza che sia soprattutto utile allo scopo. O
ci verrà il dubbio che voglia usare gli sbarchi come arma di
distrazione di massa, fino al crudele autunno quando, per colpa del
mare, non avrà più neanche quelli tra sé e la legge di Stabilità.
Goffredo Buccini
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SALVINI PENSI AI RIMPATRI ED ALL'INTEGRAZIONE
PIUTTOSTO CHE A QUATTRO CHE TRAVERSANO (ANCORA) IL MARE
La lettura incrociata della colonna a sinistra di questa pagina rende
il quadro dell'Italia, un paese dove la politica pare proprio non abbia
in mano il bandolo della matassa.
Buccini scrive che “noi abbiamo un gigantesco problema sulla
terraferma: l'accoglienza criminogena. Il nostro sistema cervellotico
(quasi impossibile da spiegare già dagli acronimi: Cara, Cas, Sprar,
Cie, Cpr...) si è perso 600 mila migranti negli ultimi anni (il dato è
della Commissione parlamentare sulle periferie). Chi sono? Ragazzi che
hanno attraversato il mare per cercare fortuna o salvezza e qui non
hanno trovato niente, diventando buoni a nulla pronti a tutto”. Penso
che quel numero sia del tutto inventato come siano abbastanza avventate
le prime conclusioni sul destino attuale degli “scomparsi”. Se pensiamo
che il 65% delle imprese controllate nel 2017 hanno subito sanzioni
perché avevano lavoratori in nero, bisognerà concludere che molte
persone “scomparse” siano in realtà ben presenti visibili ed anche
occupate (sia pure saltuariamente: vedi i campi abusivi che ospitano i
lavoratori stagionali). Che poi quella parte che non si è già
allontanata dall'Italia per altri paesi e quella parte che non trovi
occupazioni “temporanea ma permanente” si dedichi ad attività illegali
è pensabile. Del resto come abbiamo la nostra dose massiccia di
colletti bianchi che aiutano gli investimenti mafiosi al nord e
l'evasione fiscale o fanno finta di non vederla non meraviglia – è una
legge della statistica- che ci siano pure degli “scomparsi” che
delinquono.
Resta il fatto che questo caos deriva da una classe politica che non è
stata in grado di darsi –negli ultimi 10-12 anni- un progetto di
integrazione per chi lo voleva e di espulsione senza se e senza ma per
chi no. L'esistenza dei campi e delle sistemazioni abusive
-dappertutto- se ci fosse uno stato “stato” non sarebbe tollerata
mentre invece esiste una esplicita alleanza tra stato ed imprese
(sic!) che al nord come al sud passando per il centro hanno disperato
bisogno di “scomparsi”.
L’Italia pare abbia 564 persone (militari) ogni 10.000 abitanti
destinati all’ordine pubblico. Tra guardie pubbliche e quelle private
siamo nell’ordine di 1,2 milioni di persone in vario modo destinate
alla sicurezza dei beni e delle persone. Poi ci sono i vigili urbani
che possono-devono fare le medesime funzioni delle forze dell’ordine in
alcune situazioni. Tutti bravi a riscuotere lo stipendio ma in mano a
dirigenti e politici che... boh?!?!
Salvini aveva promesso sotto elezioni di rispedire indietro i 600 mila
invisibili. Sapeva e sa che è impossibile. Così sospinge la nostra
attenzione verso il mare. Fare la voce grossa in favore di telecamera
con cento profughi eritrei è molto più facile. Tanto sa benissimo che
ignoranti di storia e geografia esattamente come lui lo sono la
maggoiroanza degli italiani. I messaggi urbi et orbi via facebook
rendono moltissimo e costano poco. Al massimo un'inchiesta che
l'imputato vuole appuntarsi come una medaglia sul petto.
Al di la delle evidenti convenienze politiche della coppia 5S e Lega
resta il fatto che non c'è un progetto, uno straccio di progetto. C'è
solo il ricorso a provvedimenti per tamponare di volta in volta
l'emergenza.
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