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Nella maxi seduta del consiglio comunale del 20 luglio u.s. sono state approvate le due convenzioni tra il Comune e le scuole dell'infanzia territoriali "San Giovanni Bosco" e "Sorelle Cittadini". A parte il copia&incolla tipico di queste convenzioni (restano sempre le stesse da secoli) dalla delibera si colgono due aspetti. Il Comune destinerà alle scuole la somma da 620€ annui per ogni alunno le cui famiglie hanno reddito ISEE fino a 9.755€ per arrivare a zero per redditi superiori a 28.000,01 €. Le cinque fasce ISEE sono le stesse adottate dall'Ambito territoriale di Dalmine. Verrà inoltre versato un contributo annuale fisso pari ad € 20.000,00 da distribuire proporzionalmente alle due scuole dell'infanzia sulla base del numero di bambini residenti iscritti, e finalizzato all'ampliamento e al sostegno dell'offerta formativa .
Invece Il Comune di Mozzo, per favorire l'attuazione dei programmi e dei servizi previsti nell'ambito del Diritto allo Studio, concorre alla gestione della scuola dell'infanzia Parrocchiale paritaria "San Giovanni Battista” e della Sezione Primavera impegnandosi ad erogare all'Ente gestore della Scuola dell'Infanzia un contributo per ogni anno scolastico, quale somma una quota per alunno residente (avente frequentato almeno i 2/3 dell'anno scolastico) di Euro 690,00 (seicentonovanta).
Nella scuola  S. Giovanni bosco abbiamo ascoltato che il Comune di Mozzo sarebbe più generoso che il Comune di Curno.

Durante il consiglio comunale, per nella sintesi autocensurata (capirete più avanti perché) della delibera consigliare si legge che “L'Assessore Rota ed il Sindaco rispondono alle richieste di chiarimenti del Cons. Locatelli in merito agli importi ed ai contributi rispetto agli anni precedenti, chiarendo che anche detti importi, in corrispondenza delle fasce, non modificate, sono delle stessa entità ed ammontano sempre a circa 20 mila euro. Le ultime convenzioni sono del 2013 ed avevano durata quinquennale.
Il Sindaco compie ulteriori precisazioni in relazione alla Sezione Primavera (la Sezione Primavera si rivolge ai bimbi da 24 a 36 mesi, la sua organizzazione è pensata esclusivamente in funzione di un gruppo “omogeneo” di bambini, in spazi adeguati, con gruppi ridotti (di 10 bambini) n.d.r) ed alla valutazione di una richiesta da parte della Scuola, ad oggi non formalizzata, di poter utilizzare gli spazi della Ex Scuola Rodari al primo piano per destinarle alla Sezione Primavera. 
Ciò nel caso in cui la Fondazione non riesca più ad essere assegnataria degli spazi per la gestione del Nido Percassi.  La sezione Primavera, spiega il Sindaco, ha avuto molto successo.  Ciò che l'amministrazione ha intanto fatto è stato conferire un incarico ad un geometra per calcolare tecnicamente il valore di affitti degli spazi.  E' chiaro che, spiega il Sindaco, laddove l'utilizzo degli spazi sia temporaneo o solo per alcune ore, si possono utilizzare le tariffe prendendo spunto anche da quelle applicate dai paesi limitrofi.  Laddove, invece, si tratti di affitto per sei o dodici anni è diverso il costo.  Sull'utilizzo è pervenuta anche un'altra richiesta per uno spazio medico.  Dunque è importante questa preventiva verifica già in corso sugli spazi, ai fini del loro utilizzo e della loro idoneità. L'utilizzo per le sezioni primavera non contrasta comunque con la destinazione e con le scelte di uso della Ex Rodari in relazione alla ospitalità di persone con sindrome dello spettro autistico.  Da un confronto anche con la Scuola è anzi emerso che potrebbe essere un buon connubio ed una buona interazione.
L'Assessore Rota procede successivamente ad illustrare la parte delle convenzioni relative alla sezione primavera, confermando come abbiano avuto molto successo e come dunque siano un esigenza sempre più sentita dalle famiglie. E' possibile, infatti, che la richiesta di utilizzo di cui ha parlato il Sindaco sia valutata anche nel caso in cui venisse riconfermata la gestione del Nido Percassi».
Insomma l'idea che la vecchia Rodari sia entrata nell'obiettivo della scuola S.Giovanni Bosco (SGB) da un lato vede una serie di inutili precisazioni burocratiche da parte della sindaca (la storia del conteggio dell'affitto e dei tempi d'utilizzo: la classica scoperta dell'acqua calda…) così come pare emerge un ben dissimulato fastidio nel fatto che mentre la giunta Gamba non sa di che farsene della scuola, ecco che l'idea di destinarla ai bambini comincia  a farsi strada anche se –ovvio!- puntano a metterci il cappello sopra: “l'utilizzo per le sezioni primavera non contrasta comunque con la destinazione e con le scelte di uso della Ex Rodari in relazione alla ospitalità di persone con sindrome dello spettro autistico.  Da un confronto anche con la Scuola è anzi emerso che potrebbe essere un buon connubio ed una buona interazione”.
Morale della favola. Quando abbiamo proposto lo scambio tra i due edifici (quello dell'attuale SGB affittato a un prezzo simbolico al comune per ospitare il centro anziani  e la vecchia Rodari affittata  sempre al medesimo prezzo simbolico come scuola per l'infanzia “debitamente ristrutturata dal Comune coi soldi del TS1” così che –senza grandi casini burocratici amministrativi legali- il Comune finalmente disponeva di un proprio edificio destinato a scuola dei bambini al di sotto dei sei anni che unitamente alla palestrina ed allo spazio a sud (dalla parrocchia si può acquistare senza svenarsi) la San Giovanni Bosco FINALMENTE  andava in un posto “adeguato” piuttosto che appollaiata com'è adesso sul semaforo di via Roma-Buelli.































LA CREAZIONE DI INVISIBILI
CHE IL GOVERNO RIMUOVE

Più dei proclami muscolari, più della tensione tra istituzioni, colpisce lo strabismo: la difficoltà del governo italiano a inquadrare la questione migratoria di questa estate. Eppure mai come ora ci sarebbero le condizioni per lavorare seriamente e iniziare a sciogliere i nodi più ingarbugliati.
Noi abbiamo un gigantesco problema sulla terraferma: l'accoglienza criminogena. Il nostro sistema cervellotico (quasi impossibile da spiegare già dagli acronimi: Cara, Cas, Sprar, Cie, Cpr...) si è perso 600 mila migranti negli ultimi anni (il dato è della Commissione parlamentare sulle periferie). Chi sono? Ragazzi che hanno attraversato il mare per cercare fortuna o salvezza e qui non hanno trovato niente, diventando buoni a nulla pronti a tutto. Il senegalese Mohamed Gueye, accusato di avere stuprato a Jesolo una quindicenne, è solo l'ultimo della lista. Piccolo spacciatore, balordo da bar, era stato espulso due anni fa (cioè gli avevano dato una pacca sulla spalla e gli avevano detto «vattene entro una settimana»). Lui non se ne è andato, anzi ha fatto un figlio in Italia e ci si è radicato. È una storia assai simile a quella di Innocent Oseghale, a processo per la morte di Pamela Mastropietro. Alla Commissione periferie la prefetta di Roma Paola Basilone spiegò con efficacia la «creazione degli invisibili»: «Quando la polizia ne ferma qualcuno, lo identifica e, accertata l'irregolarità della sua presenza sul territorio, gli consegna il foglio di via. Gli viene assegnato un termine entro cui lasciare l'Italia, dopo di che è finita lì». Che da «lì» comincino i nostri guai è di tutta evidenza.
Noi non abbiamo un problema di sbarchi, invece: non adesso. Quest'anno se ne conta un 80 per cento in meno rispetto all'anno scorso. Il merito non è di Matteo Salvini (che se lo attribuisce) ma del suo predecessore Marco Minniti, il quale con un duro lavoro in Libia pose fine ai flussi che ci stavano seppellendo (pure) per scelte sbagliate del suo partito, il Pd: la «diga» scricchiola ma regge ancora (anche se prima o poi per battere l'immigrazione illegale bisognerà riaprire accessi legali).
Noi intanto, in quest'estate strabica, fingiamo che il problema, qui e ora, sia in mare e non a terra. Salvini fa di ogni sbarco un'emergenza nazionale. Colse il punto di principio con la nave Aquarius, quando riuscì a scuotere l'Europa dall'inerzia. Ma da allora si comporta come se dovesse fronteggiare flussi biblici e non qualche centinaio di disperati alla volta...
Dunque, perché il governo non si dedica a risolvere il problema a terra? Perché è più costoso, più difficile e ha tempi più lunghi, cioè non frutta dividendi di consenso. Bisogna fare più Cie (i centri dove contenere gli irregolari che chiedeva già Minniti con sdegno di parte della sinistra): ma per farli bisogna vincere le resistenze degli enti locali (chi lo vuole un Cie?). Bisogna impegnare forze dell'ordine per portare via da strade, stazioni e parchi migliaia di clandestini. Bisogna colpire la burocrazia e incidere sulla carne delle cooperative (facile a dirsi, ma si toccano interessi e voti). Bisogna trattare con Senegal, Niger, Mali, Etiopia eccetera, per fare costosi accordi di rimpatrio, bilaterali o via Europa (ma in questo caso non dovremmo mandare al diavolo l'Europa a ogni passo).
Salvini aveva promesso sotto elezioni di rispedire indietro i 600 mila invisibili. Sa che è impossibile. Così sospinge la nostra attenzione verso il mare. Fare la voce grossa in favore di telecamera con cento profughi eritrei è molto più facile. Rende moltissimo (la base pentastellata sta diventando salviniana). E costa poco. Al massimo un'inchiesta: quella per sequestro di persona dei migranti della Diciotti è il più grande regalo che i pm potessero fare al capo leghista, che infatti ha avuto un picco sui social, ma finché esiste uno Stato di diritto era un atto dovuto: con tanto di «reo confesso» che vuole politicizzare il caso quando e se arriverà al Senato.
A questo punto le prossime settimane sono decisive. Salvini ha un consenso senza precedenti per mettere mano ai meccanismi dell'accoglienza storta che il centrosinistra non ha potuto raddrizzare per timore di perdere la sua constituency. Lo faccia, portando in Parlamento un decreto Sicurezza che sia soprattutto utile allo scopo. O ci verrà il dubbio che voglia usare gli sbarchi come arma di distrazione di massa, fino al crudele autunno quando, per colpa del mare, non avrà più neanche quelli tra sé e la legge di Stabilità.

Goffredo Buccini
SALVINI PENSI AI RIMPATRI ED ALL'INTEGRAZIONE
PIUTTOSTO CHE A QUATTRO CHE TRAVERSANO (ANCORA) IL MARE

La lettura incrociata della colonna a sinistra di questa pagina rende il quadro dell'Italia, un paese dove la politica pare proprio non abbia in mano il bandolo della matassa.
Buccini scrive che “noi abbiamo un gigantesco problema sulla terraferma: l'accoglienza criminogena. Il nostro sistema cervellotico (quasi impossibile da spiegare già dagli acronimi: Cara, Cas, Sprar, Cie, Cpr...) si è perso 600 mila migranti negli ultimi anni (il dato è della Commissione parlamentare sulle periferie). Chi sono? Ragazzi che hanno attraversato il mare per cercare fortuna o salvezza e qui non hanno trovato niente, diventando buoni a nulla pronti a tutto”. Penso che quel numero sia del tutto inventato come siano abbastanza avventate le prime conclusioni sul destino attuale degli “scomparsi”. Se pensiamo che il 65% delle imprese controllate nel 2017 hanno subito sanzioni perché avevano lavoratori in nero, bisognerà concludere che molte persone “scomparse” siano in realtà ben presenti visibili ed anche occupate (sia pure saltuariamente: vedi i campi abusivi che ospitano i lavoratori stagionali). Che poi quella parte che non si è già allontanata dall'Italia per altri paesi e quella parte che non trovi occupazioni “temporanea ma permanente” si dedichi ad attività illegali è pensabile. Del resto come abbiamo la nostra dose massiccia di colletti bianchi che aiutano gli investimenti mafiosi al nord e l'evasione fiscale o fanno finta di non vederla non meraviglia – è una legge della statistica- che ci siano pure degli “scomparsi” che delinquono.
Resta il fatto che questo caos deriva da una classe politica che non è stata in grado di darsi –negli ultimi 10-12 anni- un progetto di integrazione per chi lo voleva e di espulsione senza se e senza ma per chi no. L'esistenza dei campi e delle sistemazioni abusive -dappertutto- se ci fosse uno stato “stato” non sarebbe tollerata mentre invece esiste una  esplicita alleanza tra stato ed imprese (sic!) che al nord come al sud passando per il centro hanno disperato bisogno di “scomparsi”.
L’Italia pare abbia 564 persone (militari) ogni 10.000 abitanti destinati all’ordine pubblico. Tra guardie pubbliche e quelle private siamo nell’ordine di 1,2 milioni di persone in vario modo destinate alla sicurezza dei beni e delle persone. Poi ci sono i vigili urbani che possono-devono fare le medesime funzioni delle forze dell’ordine in alcune situazioni. Tutti bravi a riscuotere lo stipendio ma in mano a dirigenti e politici che... boh?!?!
Salvini aveva promesso sotto elezioni di rispedire indietro i 600 mila invisibili. Sapeva e sa che è impossibile. Così sospinge la nostra attenzione verso il mare. Fare la voce grossa in favore di telecamera con cento profughi eritrei è molto più facile. Tanto sa benissimo che ignoranti di storia e geografia esattamente come lui lo sono la maggoiroanza degli italiani. I messaggi urbi et orbi via facebook rendono moltissimo e costano poco. Al massimo un'inchiesta che l'imputato vuole appuntarsi come una medaglia sul petto.
Al di la delle evidenti convenienze politiche della coppia 5S e Lega resta il fatto che non c'è un progetto, uno straccio di progetto. C'è solo il ricorso a provvedimenti  per tamponare di volta in volta l'emergenza.