C'HANNO PRESO PER IL NASO
I moderati razzisti cattoleghisti nostrani assieme ai cattocomunismi
«political corrects» hanno tratto un sospirone di sollievo ieri sera
con la notizia data dalle televisioni a reti unificate all'ora di cena.
Salvini è indagato: sequestro di persona, arresto illegale, abuso
d'ufficio » . Sono pesanti le contestazioni che il procuratore di
Agrigento Luigi Patronaggio muove al ministro dell'Interno Matteo
Salvini, da ieri pomeriggio ufficialmente indagato per il « mancato
sbarco degli immigrati dal pattugliatore Umberto Diciotti». Poche righe
di comunicato, alle nove di sera, per spiegare che il fascicolo passa «
doverosamente » al tribunale dei ministri di Palermo, mentre il dramma
dei migranti sta per sbloccarsi.
Un'ora dopo, infatti, fonti del Viminale comunicano che le operazioni
di sbarco «inizieranno presto » per tutti. La vicenda tragicomica dei
sequestrati sulla Diciotti finiva in gloria. Ed alle 00.15 sono
iniziate le operazioni di sbarco degli ultimi 137 migranti salvati
dalla Guardia costiera a Ferragosto e poi «sequestrati» per 9 giorni a
bordo della nave per ordine del ministero dell'Interno. A terra poco
prima della mezzanotte — dopo il via libera del Viminale — è apparsa
l'incredibile macchina dell'accoglienza Italiana: croce rossa, polizia
scientifica per il foto segnalamento, organizzazioni umanitarie per le
domande di asilo hanno accolto i migranti sul molo di Levante. Il
solito carrozzone «political correct» da ringraziare. I più fortunati,
la maggior parte di nazionalità eritrea, sono stati trasferiti a
Messina in una struttura messa disposizione dalla Conferenza episcopale
italiana che ha avuto un ruolo decisivo per sbloccare lo stallo.
Finiranno in un centro di accoglienza voluto dalla CEI da allestire a
Santa Maria in Galeria, dalle parti delle antenne del Vaticano. In 20,
dal futuro più incerto, verranno selezionati non si sa in base a quale
criterio e mandati in Albania. Altri 20 infine termineranno il loro
lungo viaggio in Irlanda. Deo gratias.
Gli immigrati salvati dalla Guardia costiera erano 192: dopo
Ferragosto, 15 di loro, malati, sono stati sbarcati a Lampedusa, poi
giovedì sono potuti scendere i 27 minori e ieri l'autorità sanitaria
del porto di Catania ha ordinato il ricovero immediato in ospedale di
altri 16 immigrati. Per tutte le 11 donne presenti a bordo, i medici
della sanità portuale, hanno confermato le violenze sessuali subite in
Libia e per alcuni degli uomini sottoposti a visita medica sono stati
evidenziati casi di tubercolosi e di polmonite. Sui numeri però c'è
ancora qualche margine di incertezza tanto che in serata in porto
circolava la voce non confermata che due immigrati mancherebbero
all'appello. Solo 7 delle 11 donne presenti sulla «Diciotti» hanno
deciso di accettare il ricovero nell'ospedale Garibaldi. Tutte (come
avevano chiesto) sono state sottoposte a una visita ginecologica e il
referto è stato comune con l'accertamento della violenze subite prima e
dopo l'arrivo in Libia. Quattro di loro dunque erano rimaste a bordo
accanto ai loro parenti perché terrorizzate dalla separazione. E hanno
avuto intuito perché poco dopo si è appreso che il gruppo sarebbe stato
smembrato.
In realtà la notizia politica maggiore non è l'indagine penale contro
Salvini che s'è arrabbiato non poco (stava a fare un comizio a
Pinzolo ): «Possono arrestare me, ma non la voglia di 60 milioni di
italiani, indaghino chi vogliono». E ancora, a muso duro: « Vergogna. È
incredibile vivere in un Paese dove dieci giorni fa è crollato un ponte
sotto il quale sono morte 43 persone e non c'è un indagato. Mentre
indagano un ministro che salvaguarda la sicurezza di questo Paese».
Con Salvini è indagato anche il suo capo di gabinetto, il prefetto
Matteo Piantedosi. È lui che ha trasmesso l'ordine del ministro alla
scala gerarchica. Ma non c'è alcun atto al Viminale che attesti
quell'ordine - illegittimo, secondo la procura - di non far sbarcare i
migranti. L'ordine è passato dai tweet del ministro a una serie di
telefonate, tanto è bastato per tenere bloccate su una nave militare
150 persone, salvate al largo di Malta il 16 agosto.
I pm comunicheranno agli indagati che possono depositare delle memorie
difensive. Poi, entro 15 giorni, l'incartamento dovrà arrivare al
collegio composto dai giudici Fabio Pilato, Filippo Serio e Giuseppe
Sidoti. Saranno loro a dover proseguire l'istruttoria, hanno 90 giorni.
Potranno archiviare o ritrasmettere alla procura perché venga chiesta
l'autorizzazione a procedere al Senato. L'unico che potrebbe avere
serie conseguenze (di carriera) è Matteo Piantedosi che deve essere
un'acquila come funzionario: basta leggere l'intervista rilasciata al
Corriere edizione di Bologna lo scorso 09 giugno 2018. Purtroppo quando
ci si crede assai abili nel pattinare, qualche volta si casca a terra
di brutto su una… Diciotti.
Possiamo stare sicuri che Salvini non finirà in ceppi e neppure
all'art.41bis: essendo uno della kasta si salverà automaticamente
anche per mano dei cattocomunisti annidati nel PD.
Un gruppo di immigrati potrebbe vedersi aprire le porte dell'Irlanda.
In realtà, un segnale non tanto di collaborazione europea quanto di
attenzione per la visita di papa Francesco nell'isola. Infine da fonti
leghiste si apprende che i Balcani potrebbero dimostrarsi ancora più
generosi: secondo le stesse fonti, alcuni immigrati saranno accolti da
Serbia e Montenegro. Sperem in be. Magari si (com)muove pure Viktor
Orbàn.
In serata arriva anche la conferma ufficiale della Cei con tanto di
nota: «La Chiesa italiana garantirà l'accoglienza ad un centinaio di
migranti della nave Diciotti. L'accordo con il Viminale è stato
raggiunto per porre fine alle sofferenze di queste persone in mare da
giorni. I dettagli verranno definiti nelle prossime ore».
Dunque il microstato di Città del Vaticano (ricordate? Di quante
divisioni dispone il Papa?) accoglierà un centinaio di immigrati
eritrei. In Eritrea il primo credo religioso è quello cristiano copto.
Il Vaticano, come Stato, aveva già avviato un confronto all'interno
dell'Unione europea per distribuire i migranti in altri Paesi. In
particolare ci sono contatti avviati con Francia e Spagna, nazioni dove
la Chiesa e i suoi vescovi hanno un peso. Sarebbe un bel paradosso se
Parigi e Madrid, dopo aver risposto picche al governo Conte e a
Salvini, dicessero di sì a Francesco. Il Papa ha seguito ora per ora la
trattativa. È stato lui a sbloccare la situazione negli ultimi giorni
dicendo: «Ospitiamoli noi, non possono più stare lì». Così è stato.
Senza resistenze se non sulla soluzione logistica migliore. Del resto
anche le comunità laiche della Chiesa, come Sant'Egidio, sono impegnate
nell'accoglienza e sono promotrici di un'iniziativa per i corridoi
umanitari, ovvero per un flusso controllato dei migranti. Adesso però
la Chiesa ha rotto gli indugi e accoglie direttamente.
Ieri sera Salvini si é attribuito la decisione del Papa e della
CEI perché molti cristiani sarebbero d’accordo con la sua linea e
non con quella del PD. Amen. Il primo risultato è già arrivato. A
rivelarlo è il ministro degli Affari Esteri Enzo Moavero Milanesi, che
attraverso un tweet della farnesina "ringrazia l'Albania per la
decisione di accogliere 20 profughi della nave Diciotti. Un segnale di
grande solidarietà e amicizia molto apprezzato dall'Italia".
A caldo è arrivato anche il commento di Ditmir Bushati, ministro per
l'Europa e gli Affari Esteri dell'Albania: "Italia! Noi non possiamo
sostituire l'Europa, ma siamo sempre qui, dall'altra parte di un mare
dove una volta eravamo noi quegli eritrei che ora soffrono giorni e
notti in mezzo al largo, nell'attesa che l'Europa si svegli!". Tirana
farà la sua parte per sdebitarsi con il Belpaese: "Ieri l'Italia ci ha
salvato - sottolinea il ministro - e oggi noi siamo pronti a dare una
mano". Alla grande!.
Se osserviamo tutto l'insieme maturato ieri pomeriggio e sera ci
rendiamo conto che si tratta di una brutale presa per il naso per
essere politicamente corretti. Che non si immaginasse neppure una
ripetizione del sequestro di 195 persone come era già accaduto con la
nave ONG Open Arms con 59 migranti a bordo approdata il 05 giugno u.s.
perchè il governo spagnolo di Pedro Sanchez ne aveva autorizzato
l'attracco accogliendo l'offerta della sindaca della città catalana,
Ada Colau, dichiarata non volersi rendere complice "delle politiche
della morte di Matteo Salvini", lo prevedeva il buonsenso oltre
che le leggi e l'umanità e invece è successo di nuovo.
Ma è una presa in giro dal momento che non bisogna essere geni
preveggenti per capire che gli immigrati che arriveranno in Albania ce
li troveremo entro pochi giorni in Italia e Germania. Così come quelli
ospitati dal Vaticano mica li terranno dentro un campo murato con
le guardie svizzere armate nelle garitte. Si spargeranno per Roma in
mezzo al milione di turisti e romani che ogni giorno vi trafficano di
tutto e di più. Insomma: tutta una sceneggiata che ha costretto dei
poveri a patire ancora di più mentre alla fine, quello che vorrebbe
essere una vittoria sbandierata da Salvini in realtà si riduce al
normale caos che viviamo da almeno dieci anni. Non abbiamo uno straccio
di idea e di progetto pratici sul che fare in Europa e in Italia.
Intanto loro si arrangiano perché vengono da terre dove hanno patito
talmente tanto che sopravviveranno alla faccia di Salvini, dei
cattoleghisti e dei catto comunisti «political corrects» nostrani.
Intanto leggete (anche) l'articolo di fianco sulle migrazione nello spazio geografico d
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QUANDO A CHIEDERE ASILO SONO GLI EUROPEI
Ogni anno, quasi
100.000 europei fanno domanda d’asilo nei paesi UE, e il numero di
richieste accolte tende ad aumentare. Eppure questo fenomeno rimane ai
margini del dibattito sul diritto d’asilo – e di quello
sull’allargamento.
Tutte le discussioni che si sono scatenate in Europa sul diritto
d’asilo negli ultimi anni – e il razzismo che le accompagna – si basano
sull’idea che i richiedenti asilo siano quelli che arrivano attraverso
il Mediterraneo o la Turchia, provenienti dall’Africa e dall’Asia. In
realtà lo scorso anno tra coloro che hanno fatto domanda d’asilo nei
paesi dell’Unione europea c’erano quasi 100.000 cittadini europei:
albanesi, turchi, russi, georgiani, ucraini, armeni e così via.
Questa massa di persone tende a sfuggire all’attenzione dell’opinione
pubblica e delle forze politiche, forse perché tra loro ci sono
moltissimi minorenni, con cui è più difficile prendersela, ma
probabilmente perché questi richiedenti asilo hanno la pelle bianca.
Vengono percepiti come meno minacciosi rispetto alle presunte orde di
giovani uomini dell’Africa subsahariana che avrebbero invaso le nostre
città – e dunque si prestano meno a essere additati e strumentalizzati
in chiave xenofoba.
La Francia ha rappresentato una delle poche eccezioni a questo generale
atteggiamento di disattenzione, perché lo scorso anno gli albanesi sono
risultati in assoluto la più corposa comunità di richiedenti asilo nel
paese, e la stampa e la politica hanno dovuto accorgersene. Gli
albanesi in effetti hanno un peso notevole nel complesso delle domande
di asilo presentate da europei in Europa: nel 2017 sono stati in più di
22.000 a chiedere asilo – di gran lunga il numero più alto rispetto a
tutte le altre nazionalità, sia in termini assoluti, sia in proporzione
alla popolazione (quasi l’1% dei cittadini albanesi lo scorso anno ha
chiesto asilo nell’Unione europea).
Diffidenza e scoraggiamento
La grande maggioranza degli europei che fanno domanda d’asilo
nell’Unione europea si rivolge alla Germania o alla Francia. Negli
ultimi anni entrambi i paesi hanno però adottato una politica sempre
più rigida nei loro confronti, in conseguenza del picco di domande
ricevute anche da parte degli europei nel 2015. E dunque inserimento
dei paesi di provenienza nell’elenco dei “paesi sicuri”, procedure
rapide di valutazione delle domande e percentuali molto basse di
accoglimento, rimpatri forzati, accordi coi governi dei paesi d’origine
per limitare i flussi in uscita e minacce di reintrodurre i visti per
l’area Schengen.
“In Francia le autorità ormai partono dal presupposto che domande come
quelle presentate dagli albanesi siano infondate, e dunque a questi
richiedenti asilo non viene nemmeno offerto un alloggio. L’idea di
fondo è che non si debba essere troppo gentili con loro”, sostiene
Oliver Peyroux, che studia l’immigrazione europea in Francia. “Manca
del tutto una riflessione sulle cause che spingono queste persone a
partire, e su cosa si potrebbe fare per aiutarli. Ma molto spesso manca
anche una conoscenza di base, per moltissimi francesi ad esempio gli
albanesi rimangono piuttosto misteriosi”.
È vero che, anche prima della recente stretta, i paesi dell’UE
respingevano la maggioranza delle domande di asilo presentate da
cittadini europei, ed è vero che in molti casi a chiedere l’asilo non
sono persone esposte a pericoli e minacce specifiche, bensì migranti
economici con poche altre opzioni a disposizione per riuscire a
trasferirsi all’estero. Come conferma la giornalista albanese Fatjona
Mejdini, tra i suoi connazionali che partono molti sono giovani e
famiglie che non riescono a trovare lavoro nel loro paese.
Sempre più domande accolte, nonostante tutto
Anche se le autorità tendono a considerare strumentali le domande
d’asilo presentate dagli europei, i numeri raccontano una storia un po’
diversa. Nel 2017 i paesi dell’Unione europea hanno accolto circa il
18% di queste domande, mentre cinque anni prima avevano deciso di
concedere l’asilo solo all’8% di coloro che avevano fatto richiesta. Il
minore tasso di rigetto delle domande d’asilo non è certo da
attribuirsi a una maggiore generosità dei governi, quanto a un
riconoscimento dell’oggettiva precarietà delle condizioni di vita in
vari paesi europei. A trovare più spesso un esito positivo non sono
solo le richieste di asilo di turchi e ucraini – esposti evidentemente
a gravi rischi – ma anche quelle presentate da quasi tutte le altre
nazionalità.
Ad esempio, anno dopo anno i richiedenti asilo albanesi vedono accolte
sempre più domande: all’interno dell’UE nel suo complesso, le
concessioni di asilo per loro sono passate da 500 a 1600 in cinque
anni. Le motivazioni alla base dell’accoglimento delle richieste di
asilo sono perlopiù legate ai pericoli costituiti dalla vendetta di
sangue, alla violenza domestica, alle discriminazioni contro le persone
LGBT e la comunità rom. Come hanno evidenziato anche alcuni casi di
cronaca, si tratta di pericoli concreti e reali – anche se il
governo e la stampa albanese tendono a non parlarne o a negare la
specificità dei richiedenti asilo.
Non è insomma possibile ignorare il fatto che in molti paesi europei
esistono problemi seri di violazione dei diritti umani – e dunque i
paesi UE non dovrebbero partire dal presupposto che le decine di
migliaia di domande d’asilo che ricevono ogni anno da cittadini europei
siano solo strumentali. Per governare il fenomeno, ed eventualmente
ridurre i numeri degli arrivi, servirebbe piuttosto una riflessione
sulle ragioni che spingono così tante persone a lasciare paesi che nel
nostro immaginario sono ormai spesso delle gradevoli mete turistiche e
dei futuri partner all’interno dell’Unione europea.
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