schermata 2000 pixels








Di cosa parliamo in questa pagina.
Il ministro Toninelli alla prova della nomina della commissione d'inchiesta sulla tragedia di Genova infila nel consesso un pacchetto di tecnici in pieno conflitto di interessi.
Il Toninelli a sua insaputa, insomma.
Pure il Salvini viene colto in castagna a suo non ricordo.
La Serracchiani l'ha tuittato come votante del decreto  nel governo Berlusconi che salvava le concessionarie dai controlli.
Salvini prima ha tentato un non ricordo fatti del 2008 e poi ha cercato di cacciare una balla. Prontamente smentita dal deputato  Giovanni Sanga che lo seguiva nel tuit della Serracchiani:Il decreto salva Benetton di fatto modificava una norma che era stata approvata nella legislatura precedente con Prodi (2006/2008) che vincolava i concessionari a ulteriori adempimenti e in particolare a delle verifiche periodiche. Con l’approvazione di Lega e Berlusconi, gli obblighi di questi controlli di fatto erano spariti. Poi è emerso anche che i Benetton avevano versato alla Lega 150mila euro di finanziamento elettorale in quegli anni.
Di lato una domanda al Pinocchio nostrano: com'é la storia di quell'impresa Piga&Gandolfi denominata Daedalus Lab di via Buelli 8, Curno?
Azzarola che botta! Da uno che era titolare di uno Studio Editoriale a ciclo completo, specializzato nella produzione di libri scientifici e filosofici.... a un laboratorio per produrre flayer nascosto dentro un fiorista di paese. Dalle stelle al... fiorista .





                                                                                                                                                                      

































IL TONINELLI A SUA INSAPUTA
IL SALVINI A SUO NON RICORDO


Quando abbiamo letto il primo articolo di Fabrizio Gatti sull’Espresso rispetto alla strage di Genova ci colpirono due aspetti. Il primo quello di natura burocratica tecnica: “La strage del ponte Morandi a Genova non può essere una sorpresa. Il ministero delle Infrastrutture, la Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali a Roma e il Provveditorato per le opere pubbliche di Piemonte-Valle d'Aosta-Liguria a Genova, insieme con Autostrade per l'Italia della famiglia Benetton, conoscevano perfettamente la gravità del degrado del viadotto collassato la mattina di martedì 14 agosto, provocando la morte di 43 persone. Almeno sette tecnici, cinque dello Stato e due dell'azienda di gestione, sapevano infatti che la corrosione alle pile 9 (quella crollata) e 10 aveva provocato una riduzione fino al venti per cento dei cavi metallici interni agli stralli, i tiranti di calcestruzzo che sostenevano il sistema bilanciato della struttura. E che nel progetto di rinforzo presentato da Autostrade erano stati rilevati «alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo». Nonostante queste conclusioni, in sei mesi da allora né il ministero né la società concessionaria hanno mai ritenuto di dover limitare il traffico, deviare i mezzi pesanti, ridurre da due a una le corsie per carreggiata, abbassare la velocità.

Nell’articolo ci apparve immediatamente come il groviglio di tecnico pubblici e privati che erano stati al capezzale del viadotto poneva parecchi problemi di conflitti di interessi tra tecnici publici e privati gli uni che di volta in volta collaboravano con gli altri ,che l’articolo stesso manteneva in un qualche modo defilati.
Ed ecco l’articolo due di Gatti in cui si legge che “Sul crollo del ponte Morandi a Genova indaga un dirigente del ministero delle Infrastrutture pagato fino al 2013 per prestazioni professionali da “Autostrade per l'Italia”, la società di gestione accusata dal governo di essere responsabile della strage. Bruno Santoro, 50 anni, ingegnere, è tra gli ispettori scelti di persona dal ministro Danilo Toninelli per formare la commissione che da giorni sta conducendo l'inchiesta tecnica e amministrativa sul disastro. La singolarità è doppia perché dal 2015, cioè appena due anni dopo la fine del rapporto con Autostrade, al 2018 Santoro è anche direttore della “Divisione 3 – Qualità del servizio autostradale” nella Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, cioè il massimo organismo di sorveglianza. E dal marzo di quest'anno è direttore della “Divisione 1 – Vigilanza tecnica e operativa della rete autostradale in concessione”, nella stessa Direzione generale del ministero”. Sono quindi tre su sei i commissari nominati da Toninelli direttamente testimoni dei rapporti dello Stato con società Autostrade o delle procedure che non hanno impedito il disastro: un eufemismo per dire che prima o poi dovranno esaminare anche il proprio operato. Il primo dei tre è il presidente della commissione ispettiva, l'architetto Roberto Ferrazza. Il secondo è il professore associato della facoltà di ingegneria dell'Università di Genova, Antonio Brencich. Ferrazza e Brencich il primo febbraio scorso, rispettivamente da presidente e da relatore esperto, hanno firmato il verbale del comitato tecnico amministrativo che ha approvato il progetto di ristrutturazione del ponte Morandi : pur consapevoli della “riduzione d'area totale dei cavi dal 10 al 20 per cento” e rilevando “alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo”, né loro due né altri componenti del comitato hanno ritenuto di dover prescrivere misure di sicurezza come la deviazione del traffico pesante e la riduzione delle corsie di marcia in attesa del completamento dei lavori”. Il terzo tra i sei commissari è, come si scopre oggi ma per ragioni diverse, il dirigente della Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali. L'ingegner Santoro, insieme con numerosi altri colleghi, appare nell'elenco del ministero delle Infrastrutture per gli “Incarichi autorizzati e conferiti ai dipendenti nel corso dell'anno 2009”. La sua è una prestazione professionale per “Direzione e coordinamento lavori, collaudo e manutenzione opere pubbliche”. L'incarico, iniziato il 30 ottobre 2009 e terminato il 30 ottobre 2012, è stato retribuito al dirigente da “Autostrade per l'Italia” con un importo di cinquantamila euro. A questo si aggiunge un secondo conferimento che appare nella lista delle autorizzazioni del ministero per il 2010. Si tratta di un incarico analogo per direzione e collaudo dal 13 gennaio 2010 al 13 gennaio 2013 per un ulteriore compenso di ventimila euro. Un totale di settantamila euro in quattro anni”. In base alla normativa attuale nessuno di questi tre ha commesso un reato o anche un semplice illecito amministrativo.

Ricordare che la classe politica penta stellata non sia all’altezza del compito pare una battuta noiosa ma questi errori del ministro Toninelli non possono essere imputati alla burocrazia del suo ministero che “lo ha fatto a sua insaputa” dal momento che la prima responsabilità di un ministro è politica ed anche alla casalinga di Voghera, nel frangete, sarebbe venuta in mente una raccomandazione: non inserite nella commissione nessuno che abbia avuto  anche il minimo rapporto con ASPI”. La massaia è più avveduta del ministro.

Una seconda osservazione che viene in mente è contro questo cucinare le faccende sempre nel pollaio domestico. Fossi stato in Toninelli Conte e i due vice –visto che stiamo nell’Unione Europea- proprio per non cadere al primo passo  in un mega conflitto d’interessi  avrei nominato  un tecnico francese, tedesco, spagnolo ed anche uno cinese tratti da quegli studi professionali che hanno nella loro produzione progetti ed opere che hanno fatto la  storia di questi anni.
Invece siamo sempre agli amici degli amici ed ai colleghi che invidiano i colleghi. Galli e galletti del pollaio universitario e professionale italiano.

Quello spino di donna che è la Debora Serracchiani, che perlomeno ha al suo attivo il governo di una regione (rispetto al trio Conte DiMaio e Salvini che al massimo hanno governato il bilancio domestico, qualcuno neppure quello perché ha ancora in bocca il latte di mamma) ha tuittato lo screenshot di una votazione parlamentare della quale commenta: Nel 2008 Matteo Salvini votó a favore del cosiddetto "Salva Benetton", che diede al gruppo le concessioni molto vantaggiose per Autostrade. (Il PD, invece, votó in blocco contro questo decreto). Salvini Governava con Berlusconi, ora non se lo ricorda più? Meglio rinfrescargli la memoria.“  Salvini interrogato sulla vicenda –prima ha glissato sulla difficoltà di ricordare tutti i fatti di dieci anni prima- ma poi risponde "Sì ho firmato il Salva Benetton ma chi non ha vigilato deve tacere". Nello screenshot della Serracchiani sotto al nome di Matteo Salvini compare proprio quello di Giovanni Sanga che spiega: “Il decreto salva Benetton di fatto modificava una norma che era stata approvata nella legislatura precedente con Prodi (2006/2008) che vincolava i concessionari a ulteriori adempimenti e in particolare a delle verifiche periodiche. Con l’approva- zione di Lega e Berlusconi, gli obblighi di questi controlli di fatto erano spariti. Poi è emerso anche che i Benetton avevano versato alla Lega 150mila euro di finanziamento elettorale in quegli anni. Sarà anche pura coincidenza ma del resto noi viviamo un tempo in cui più che affrontare i problemi si esasperano le situazioni: e allora da un lato abbiamo il vuoto di memoria di Salvini e della Lega, dall’altro assistiamo all’incom- petenza, per usare un eufemismo, del Movimento 5 Stelle e di Di Maio che parlano di revoche contrattuali. Ma Di Maio quando mai ha visto un contratto, una convenzione o una delibera in vita sua?

ONESTA'
ONESTA'


Del custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ing. Claudio Piga, sardAgnolo di nascita ma oggi abduano con discendenze della Valcamonica, uno che ha frequentato il classico in una scuola dei preti dove studiò pure Antonio Gramsci  di cui ne annusò le puzzette, è ferramente incazzato nero con noi ed ha attivato anche la sua claque sostenitrice. Pazienza.
Inizia così.” Anni fa, dovendo preparare una conferenza sulla storia dell'arte tipografica, in particolare sui suoi inizi avventurosi (…), mi recavo ogni giorno, tranne quelli di chiusura, per venti giorni di seguito alla Biblioteca Angelo Mai. Il libro che dovevo consultare era una “cinquecentina”, come si dice, di un certo pregio: ovviamente non solo non era disponibile al prestito, ma dovevo leggerlo, e prendere appunti, in una stanza a parte, sotto gli occhi del responsabile della Biblioteca, com'è giusto. In via eccezionale, ebbi il permesso di fotografarne alcune pagine: munito di una macchina fotografica russa e lenti addizionali, riprendevo le pagine del libro posato su una seggiola disposta su un terrazzino (non esiste terrazzini ndr ), opportunamente orientata dietro una porta-finestra che dà su Piazza Vecchia.” Del tutto casualmente l’opera risulterà pubblicata in googlebook: ma non è colpa sua, asserisce.
Più avanti nella polemica scrive che “tenni gratuitamente la conferenza, in occasione di una sessione delle Feriae latinae organizzate da Clément Desessard, (…)”.
Fin qui la furbata del nostro non era-è evidente ai più e la confessione completa arriva più avanti quando per contestare la nostra affermazione che Pinocchio non era in possesso di “uno straccio di cacata carta in forma di laurea che [lo] autorizzi a fare l'esperto di composizione tipografica». (…) viene al dunque: tutti possono occuparsi di arte tipografica e, ovviamente, ci sarà chi ne capisce di più e chi meno. Fra coloro che ne capiscono di più ci siamo noi che abbiamo avuto un'educazione sia umanistica, sia tecnica. Quanto al mio caso particolare, al tempo in cui preparai quella conferenza ero titolare di uno studio editoriale a ciclo completo, specializzato nella produzione di libri scientifici e filosofici. Tra i miei clienti c'erano la Bruno Mondadori e il Saggiatore”.
La gatafresusa la fa i migni orb dicono i bergamaschi. Sintetizzando: nel momento in cui Pinocchio si mette a frequentare per venti giorni consecutivi (giorni di chiusura della biblioteca esclusa: sic!) la biblioteca per studiare l'opera e poi va in Costa Azzurra a fare la conferenza “aggratis”, Pinocchio si dichiara titolare di uno studio editoriale a ciclo completo, specializzato nella produzione di libri scientifici e filosofici.  Vale a dire uno destina un mese di lavoro ed anche parecchie spese (basti pensare ai 50 km quotidiani di AR + l'autostrada ed al viaggio  fino in Costa Azzurra) per recarsi a fare una conferenza  di arte tipografica lui che in quel momento è “titolare di uno studio editoriale a ciclo completo, specializzato nella produzione di libri scientifici e filosofici. Tra i miei clienti c'erano la Bruno Mondadori e il Saggiatore”.
Pinocchio nega la nostra osservazione che in quel frangente, proprio per la natura della conferenza e la sua attività professionale , si trattava di autopromozione (della propria attività) fatta sfruttando un testo di tutti gli Italiani senza pagarne i diritti d'utilizzo.
Ma questo svicolare furbescamente dai propri doveri di contribuente non ha nella carriera del nostro Pinocchio questo solo evento. Come abbiamo già scritto, qualche anno or sono c’era (e c’è ancora?)  un sito internet della coppia Angelo Gandolfi e Claudio Piga dal marchio  DAEDALUS LAB di Angelo Gandolfi e Claudio Piga che propone per la clientela progetti e comunicazione per le imprese, per la cultura, per le persone. Il Laboratorio viene indicato in via Tullio Buelli 8 - 24035 Curno. Che è il negozio di fiorista del padre del Gandolfi.
Questa impresa del duo Piga&Gandolfi aveva tre caratteri: il primo era la bassa qualità dei prodotti esposti come modelli (sembravano più delle carteglorie da altare che dei volantini pubblicitari: chissà se poi erano davvero delle aziende sui flayer…). L'impresa –nonostante i precedenti professionali esibiti- chiuse in fretta i battenti. Il secondo era che nella pagina web dove si propagandava l'impresa… mancava la partita iva e l'iscrizione alla camera di commercio. Vero che non sono dati obbligatori da esporre sul web, ma le imprese “vere” lo fanno tutte. Loro invece no. Il terzo aspetto era che l'impresa aveva sede… nel negozio di fiorista del padre dell'ex sindaco. Fatto che configurava perlomeno un illecito edilizio giocato alle spalle del padre. Quando ha dichiarato sboronando di essere (stato) titolare di uno studio editoriale a ciclo completo, specializzato nella produzione di libri scientifici e filosofici chissà come mai Daedalus Lab era una cosetta clandestina senza partita IVA?. Non s'è nemmeno accorto che le balle hann0 lo scroto corto.