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Di cosa parliamo in questa pagina.
Abbiamo cercato di capire dalle immagini come hanno "sistemato" gli stralli-tiranti nell'intervento del 1990.
Purtroppo l'intervento é stato fatto solo su uno dei piloni.
Intanto infuria il caos nel governo tra chi vuole mazzuolare e chi tenta di frenare: e gli stranieri stanno a guardare immaginando che l'Italia torni alle nazionalizzazioni.

























GENOVA (3)
prima colonna

La notizia positiva dopo la strage di Genova è che i dispersi sono solo cinque (e non venti) che si sommeranno ai 39 deceduti. Non si conoscono le condizioni dei cinque ricoverati in codice rosso e degli altri feriti. Ci sono anche 300 famiglie e 600 sfollati da sistemare chissà per quanto tempo.
Le notizie negative che si aggiungono alla tragedia dei morti, feriti, scomparsi , sfollati e ai danni materiali che dureranno per anni sono le chiacchiere fuori di senno del governo: Conte, Salvini, DiMaio, Toninelli, Rixi, ecc.
Cui si aggiungono le accuse dei giornalisti e giornali dell'area governativa  e dell'estrema sinistra che tuonano contro i media concorrenti colpevoli di non avere avuto il coraggio di scrivere il nome Benetton nel gruppo degli assassini genovesi.
Mentre non si giungerà mai ad una certezza sulle reali cause del crollo del viadotto, o semmai si arriverà quando io sarò defunto all'età di mia madre (94 anni…) l'unica certezza che questa tragedia metterà in piedi un tale numero di cause civili e penali al cui confronto tragedie peggiori –si pensi al Vajont-  sembreranno processi per il furto di un pollo.
La tragedia muoverà almeno cento milioni di parcelle legali e potrebbe costare allo Stato una quarantina di miliardi di danni perché se la concessione viene revocata, perlomeno la “colpa” del disastro sarà equamente spartita a metà tra concessionaria e ministero dei trasporti che non ha controllato. Basta osservare le foto del viadotto attuale per capire come quelle parti che erano gli stralli o tiranti di sostegno andavano sostituiti come già fatto (1990) nel primo pilone (quello a monte). Il fatto è che l'ANAS consegnò al concessionario nel 2007 un'opera che aveva già rifatto in una parte fondamentale per un terzo: quindi sapeva del bidone in corso.
Insomma un classico casino all'italiana, esattamente come per l'ILVA di Taranto o le molte centrali termoelettriche vendute dall'Enel.
Basti pensare ai mille processi che saranno intentati contro giornali ed improvvisati dichiaratori  sulle cause del disastro e a quelli per i danni subiti dalla spa per i valori perduti in borsa. Qualche ministro, sottosegretario e presidente del consiglio si mettano il cuore in pace perché non potrebbero  più prendere la pensione da “politico”. Questi processi non saranno come quelli del Vajont addomesticati perché oggi ci sono buoni cani da guardia nei media e nella società che al tempo Vajont non c'erano.
Accusati di un silenzio eccessivamente tattico oggi si legge che “a Treviso, nella casa dove vive Gilberto Benetton, 77 anni, numero uno di Edizione, lo choc del 14 agosto viene descritto come fortissimo. Le notizie in arrivo da Genova sono sempre più drammatiche, il nome degli azionisti esposto al quasi linciaggio sui social network. Anche il governo attacca. Gilberto è in contatto continuo con i fratelli Giuliana, 81 anni e Luciano, 83. La famiglia — in lutto per la perdita di Carlo, il fratello più giovane stroncato da un tumore lo scorso luglio a 77 anni, e del marito di Giuliana, Fioravante Bertagnin morto in febbraio a 86 anni — si riunisce con alcuni dei figli e dei nipoti nelle ore successive. La grande tribù che si compone di 11 figli — i quattro di Luciano, Mauro, Alessandro, Rossella e Rocco; le due figlie di Gilberto, Barbara e Sabrina; i quattro di Giuliana, Paola, Franca, Daniela e Carlo; i quattro di Carlo, Massimo, Andrea, Christian e Leone — e numerosi nipoti è consegnata al silenzio. Anche se la volontà di muoversi e spingere Autostrade al cambio di passo è unanime”.
Silenziosi ma non inani. Si legge: “Nella mattina del 17 agosto, infatti, si sono si sono incontrati a Milano Giovanni Castellucci, ad di Autostrade per l'Italia e Atlantia, Fabio Cerchiai, presidente di Edizione Holding, cassaforte della famiglia Benetton, Marco Patuano, amministratore delegato di Edizione. Al meeting hanno partecipato i

seconda colonna

rappresentati dello studio legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners allo scopo di mettere a punto le iniziative per gestire le conseguenze della tragedia di Genova. La riunione è stata organizzata anche in vista dei consigli di amministrazione di Autostrade e Atlantia, previsti rispettivamente per martedì 21 e mercoledì 22 agosto. Le due aziende stanno mettendo a punto alcune iniziative risarcitorie per andare incontro alle persone colpite dal dramma. Per la gestire la comunicazione il gruppo di Ponzano ha scelto la Barabino & Partners, il cui titolare, Luca Barabino, è genovese.  A completare la task force lo studio di amministrativisti Annoni di Roma e l'ex ministro Paola Severino per il penale. E, all'ultim'ora, alla squadra si è aggiunta anche la Comin & partners di Gianluca Comin, chiamata a elaborare strategie per la gestione della crisi”.
Mentre il governo si contraddiceva o smentiva platealmente tra dichiarazioni contraddittorie e disinformate, quella banda di “vecchietti assassini” sapeva bene come muoversi. Come del resto avevano saputo muoversi bene quando dal mestiere Benetton (abbigliamento a marchio ma di basso valore) s'erano inventati di diventare gestori abilissimi (quanto a guadagnare) di un monopolio naturale che l'Italia indebitata non sapeva più come gestire.
I “vecchietti assassini” conoscono bene l'Italia che ha in tasca 4500 miliardi di ricchezza finanziaria al netto dei debiti e che se l'é creata soprattutto addossando allo stato 2300 miliardi di debito pubblico. Come sanno benissimo che quel 45,46% del flottante di Atlantia - cioè i titoli che si possono scambiare in Borsa - secondo i dati Consob, al 31 marzo 2018 il 23,9% del flottante era detenuto da investitori statunitensi, seguiti dal 20% del Regno Unito, dal 19,9% dell'Italia (compresi i piccoli investitori), dal 15,7% del resto d'Europa, dal 9% del'Australia, dal 5,8% del resto del mondo e dal 5,3% della Francia. Insomma i “vecchietti assassini” hanno dei forti alleati - in patria e altrove- oltre se stessi.
Facile immaginarsi come la pensino quegli italiani che hanno Atlantia  in portafoglio.

Dove si arrivati adesso non si torna indietro. Dall'estero stanno tutti osservando in silenzio come muoverà il governo SalviMaio e questo autunno  potremo già capire se il ritiro della concessione (che sarà ancora in corso) e il ritorno in mani pubbliche di gran parte della rete autostradale facciano dell'Italia un Paese in cui investire piuttosto che da cui scappare.
Materialmente dove si arrivati adesso non si torna indietro. Quel  viadotto va rifatto (ancora in calcestruzzo) e se tutto va per il meglio  (cioè al minor costo) basta sostituire tutti gli stralli-tiranti dei due piloni. Vanno pure demoliti tutti gli edifici sottostanti l'opera e ricostruiti gratuitamente per occupanti e proprietari.
Materialmente dove si arrivati adesso non si torna indietro. Quel viadotto va ricostruito tal quale in cemento armato e non in metallo perché diverrebbe entro pochi anni un rudere in bella vista.
Tutto l'insieme di questa tragedia, per come è messa sarà pagata metà da Atlantia-Aspi e metà dall'Italia. Perché da una parte c'è chi ha risparmiato di brutto per distribuire dividendi ma di contro c'è un Paese che ha rifilato un bidone e sapendolo bidone entrambi – sia lo stato che il concessionario- hanno silenziosamente pattuito che fin