Alitalia, Ilva, TAV, TAP...
il governo Salvimaio vuole tirare a campare fin dopo le europee
Al 30 giugno 2018 erano 144 le aziende in crisi e vedevano coinvolti
189.000 lavoratori. La lettura della pagina del MISE e del lungo elenco
lascia stupiti.
Il ministro DiMaio s’è affrettato a dire che «stiamo parlando di
aziende, in alcuni casi multinazionali, che hanno incassato soldi
pubblici per poter andare avanti e ripartire e poi una volta usati quei
soldi prendono e se ne vanno. Non hanno alcun interesse nel risolvere
le crisi o i problemi, non gli interessano i lavoratori o il tessuto
sociale in cui operano. Questi non sono imprenditori, questi sono
prenditori e come sistema Paese non abbiamo alcun interesse
nell'attirare questa gente in Italia». Che è la scoperta dell’acqua
calda ma alla quale non corrisponde, da parte del MISE, la
pubblicazione di un adeguato elenco dei soldi che lorisgnori hanno
incassato e adesso scipperebbero al Belpaese.
Ma tutto quel che sta combinando il governo Salvimaio non ha certo come
obiettivo a breve-medio termine di risolvere i problemi dei 189.000
lavoratori coinvolti soltanto quello di tirarla per le lunghe oltre le
prossime elezioni europee. Una serie di ammuine senza fare passi in
avanti ma consistenti passi indietro.
Perché se esistono crisi aziendali, non tutte sono simbolicamente e
politicamente identicamente pesanti. Alitali, Ilva, TAP e TAV sono
quattro macigni che il governo Salvimaio vuole spostare avanti oltre le
elezioni europee perché qualunque soluzione sia prospettabile per
ciascuna di esse comporterà delle forti perdite elettorali ai due
partiti di governo.
I 5S intendono chiudere ILVA, TAV e TAP. Completamente opposta l’idea della Lega.
Quindi nel frattempo bisogna navigare a vista e soprattutto vendere a
massicce dosi -si ascolti l’intervento in facebook del PdC Conte- la
continuità coi governi precedenti mascherandola da un nuovismo che sta
facendo comunque pagare al Paese oltre 150 punti di spread sopra
il dovuto-necessario.
Il problema per Salvini e DiMaio è di arrivare al «dopo le europee» col
cantiere ancora aperto sia delle 149 crisi aziendali e di tutto il
resto anche perché il campo in cui si gioca la finanziaria dell’anno
prossimo è limitato.
La situazione viene giornalmente peggiorata dalla politica di Trump che
non lascia passare giorno per qualche misura che metta in ginocchio
l’Europa. Europa che non ha più delle leadership forti capaci di
tracciare un percorso per una maggiore integrazione politica, anche a
più passi.
Le azioni unilaterali degli Stati Uniti contro la Turchia ci
obbligheranno a cercare altri alleati" così Erdogan sul New York Times
pubblica questo ultimatum: se Trump non rinuncia ai dazi e altre
sanzioni, il suo paese potrebbe uscire dalla Nato.
La posta in gioco è alta. Il ruolo strategico della Turchia, nazione di
80 milioni di abitanti ha nella base aerea di Incirlik gli squadroni di
cacciabombardieri americani e inglesi. Incirlik guarda da qualche
centinaio di chilometri la base russa di Latakia in Siria. La Turchia è
anche firmataria di un accordo con l'Unione europea in virtù del quale
— dietro remunerazione (3 miliardi di euro all'anno) — trattiene flussi
di profughi che fino al 2015 si dirigevano verso la Germania. Infine
l'Europa già sente l'impatto economico di questa crisi, con tre grandi
banche sotto osservazione da parte della Bce per l'esposizione verso
l'economia turca. Che è la 17esima nel mondo, e la maggiore economia
emergente affacciata sul Mediterraneo.
Intato il goverrno SalviMaio si trastulla aspettando la prossima primavera.
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IL PD BERGAMASCO: già tutto deciso.
Due pagine del Corriere-Bergamo dedicate al futuro del PD a Bergamo e
provincia in cui sostanzialmente si avverte sottilmente che i giochi
sono già fatti. Gori tornerà candidato per il prossimo mandato in
città. Casati, sindaco di Scanzorosciate diventerà segretario
provinciale e Pedersoli sarà segretario cittadino. Signore e signori
accomodatevi.
La bufera Renzi è (quasi) passata, si sono salvati tutti, renziani e
non renziani, c’è un segretario nazionale a tempo bergamasco: che
vogliono di più i bergamaschi, ricchi sfondati di 23 miliardi di
tesoretto finanziario in banca?
Il mite Gori ha trasformato città alta nella seconda galleria dell’Orio
Center; a capo della SACBO abbiamo l’illustre concittadino Bruni già
sindaco della città. UBI banca ha in mano gran parte dell’oro di Arezzo
e il cemento è in sicure mani tedesche. L’università scoppia di
studenti per via delle tasse basse anche se manca un terzo degli
insegnanti e il 40% degli amministrativi. Il casino di Astino-Longuelo
va per essere risolto. Il monastero di Astino è diventato un ristorante
restaurato coi tutti i bergmaschi ed affittato ai soliti. Longuelo
forse non verrà più allagata perché hanno messo mano (sempre cosi soldi
di tutti i bergmaschi) a riparare un po’ delle cappellate compiute. Se
tutto va bene ci saranno pure lavori milionari con gran vantaggio del
PiL nazionale e delle imprese locali. Pure la Tangenziale sud si
allungherà ... a nord di qualche chilometro (dopo 25 anni di balle
varie) con un progetto da latte nelle ginocchia e planerà nella piana
del pascolo dei tedeschi. La BreBemi regalerà ai paesi del Meridione
provinciale qualche nuovo insediamento logistico e così verrà
cancellato lo sconcio dei danni ambientali INUTILMENTE inferti alla
pianura da una progettazione errata sia dell’autostrada che dell’alta
velocità-capacità. Forse apriranno la variante di Zogno soprannominata
aspetta e spera e forse si arriverà prossimi al prolungamento del
trenino da Albino a Vertova se non a Ponte Nossa e, miracoli
permettendo, la Vitari trasformerà in un Eden lo scalo ferroviario. E’
stato un fallimento la fermata FFSS dell’ospedale così come quei due
«MURI» che serrano la città a ridosso della collina, non c’è verso che
maturino di spostarli a valle. Guardando il fatto e il da farsi,
aspettiamo e speriamo.
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