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Di cosa parliamo in questa pagina.
In questi giorni "maturano" grandi progetti  sulla città: partiranno a ottobre i lavori sul carcere di sant'Agata.
Iniziano le discussionì tra Comune di Bergamo e l'impresa Vitali per il piano di Porta Sud-Ferrovia ed infine solito annuncio trionfalistico del rettore di UniBG sul raggiungimento anticipato di quota 20mila studenti. Peccato che appena un mese or sono si sia pubblicamente lamentato che l'università di BG ha il 30% di insegnanti e il 40% di amministrativi in meno del necessario-dovuto.
Le nozze con meno di un terzo dei fichi secchi necessari: insomma.
Ventimila studenti "dispersi" in sei sedi differenti.
Morzenti pensi seriamente anche a un campus.





























Circolino e Porta Sud (e i 20mila studenti dell'Università)
Una Bergamo cogli occhi nella nuca.


La prima settimana di agosto regala ai bergamaschi tre importanti notizie sul futuro della loro città e provincia. Una è questa: Università di Bergamo, matricole +25%. Vicina la soglia storica dei 20 mila studenti. I primi dati a un mese dall' apertura delle iscrizioni nuovo balzo in avanti delle pre-immatricolazioni soprattutto quelli di Scienze umane e sociali e Legge. Gli studenti in arrivo da fuori provincia superano il 40%.
«Avanti così e non solo arriveremo con anticipo alla soglia dei 20 mila studenti che ci eravamo prefissi per il 2020 ma dovremo prevedere, per l' anno accademico 2018/2019, numeri programmati per i corsi più affollati», commenta il rettore Remo Morzenti Pellegrini. Dei sei dipartimenti dell'ateneo bergamasco l'unico che registra il segno meno è Giurisprudenza (che perde l'8% di iscritti), per gli altri l'aumento degli immatricolati va dal +11% di Lettere e filosofia al +47% di Ingegneria. Nel mezzo Economia (+42%), Scienze umane e sociali (+33%),Lingue straniere (+20%). Premiati i cinque corsi di laurea magistrale in inglese, che a tre anni dalla loro istituzione registrano un aumento degli iscritti del 46 %.
Agli inizi di luglio invece il rettore annunciava: “Unibg, l'ateneo più sottodimensionato d'Italia: servono docenti e personale. L'Ateneo si ritrova con un rapporto docenti, personale tecnico amministrativo, studenti tra i più bassi d'Italia: circa il 30% in meno di docenti e il 40% in meno di personale tecnico amministrativo rispetto ad altri atenei con lo stesso numero di studenti. Il numero di matricole, di converso, negli anni, è aumentato significativamente, passando dalle poco più di 4.000 di dieci anni fa alle oltre 6.000 di oggi. Complessivamente, gli studenti iscritti per l'anno accademico 2017 – 2018 sono quasi 19.000 con appena 327 docenti di ruolo e 220 addetti all'area tecnica amministrativa.
Con sei sedi  di cui una a Dalmine, una in città bassa e quattro in città alta “bisogna far finta d'esser sani” se non si pensa ad un polo universitario dotato anche di servizi sportivi perché non si può far crescere per soddisfare il proprio ego professionale –vedi le rombanti dichiarazioni di Morzenti sulla crescita degli iscritti- una scuola concentrandola addosso di strutture ormai oltre il limite della capienza ragionevole. Perché al mondo non esiste “solo” l'università ma anche tutti gli altri cittadini che hanno diritto a città alta.

Di queste ore la notizia che il primo ottobre partirà il cantiere per il recupero, restauro e manutenzione straordinaria dell'ex chiesa di Sant'Agata, assegnata per i prossimi 50 anni alla Cooperativa Città Alta. I lavori dovrebbero terminare nel 2020 (e tutti hanno speso centinaia di euro per comperare ceri da accendere all'Immacolata dentro sant'Agata del Carmine). Nei quasi 1.300 metri quadri (circolino, carcere, spazi esterni) , prenderà avvio il progetto di ampliamento degli spazi della Cooperativa Città Alta, con il recupero della ex chiesa del convento dei Teatini per un valore stimato di oltre 3,6 milioni di euro.
Il progetto – elaborato in sintonia con gli intendimenti del Demanio e della competente Sovrintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici – si sviluppa riorganizzando le funzioni delle attività della Cooperativa Città Alta attraverso una valorizzazione storico-architettonica di tutto il complesso dell'antico monastero dei Teatini. L'edificio dell'ex Chiesa non più leggibile, viene recuperato, nella proposta elaborata dagli architetti Colleoni, Licini e Belloni, in molte sue parti, sia esterne che interne, con un'attenta opera di restauro che consentirà di riportare alla luce i numerosi affreschi cinque-settecenteschi presenti sotto traccia. Semplificando al massimo la descrizione dell'intervento le parti interrate i i primi due piani saranno destinati a diventare un ristorante –magari a due livelli di prezzo- mentre il terzo piano, che insiste sotto le volte cogli affreschi di Salvatore Bianchi dovrebbe diventare luogo sociale (biblioteca, ecc.).

Di queste ore l'altra importante notizia (forse la maggiore) che riguarda il destino del sedime ferroviario: “Porta Sud diventa Bergamo città aperta: nel 2020 i lavori”
"Mi piace pensare a quest'area come a una stella, aperta a tutte le possibilità: dalla ferrovia all'aeroporto, collegamento tra il centro città e la periferia, un punto di coesione tra lavoro, cultura, sanità, innovazione e ricerca" spiega l'archistar Francisco Mangado  spagnolo, 61 anni, pluripremiato a livello mondiale – che si guida la squadra di architetti chiamati a progettare Porta Sud. L'area di oltre 450 mila metri quadri compresa tra la ferrovia e via Gavazzeni.
“Mi piace pensare a quest'area come a una stella, aperta a tutte le possibilità: dalla ferrovia all'aeroporto, collegamento tra il centro città e la periferia, un punto di coesione tra lavoro, cultura, sanità, innovazione e ricerca – spiega Mangado -. Non lo immagino come una porta e premetto che non ci sarà nessuna porta.
Mi piacerebbe chiamare questo progetto Bergamo città aperta perché è quello che ho in testa da quando mi sono messo a studiare quest'area. Nel 2040 il 55% della popolazione europea supererà i 55 anni, quindi penso a un luogo di coesione, di inclusione tra diverse generazioni. Penso a un progetto che sia partecipativo, che sappia fare sintesi di tante osservazioni, ma non voglio un progetto bellissimo e irrealizzabile”.
Che è come dire tutto e dire nulla.
Ultimo avvertimento si legge. “Sul tavolo ci sono due o tre ipotesi per superare quella barriera che è la ferrovia e che divide in due la città – dichiara l'architetto Attilio Gobbi -. Stiamo lavorando molto bene in squadra, questa è la prima riunione che ci vede tutti fisicamente presenti, anche se via skype abbiamo già fatto diversi confronti. Credo che di questo passo riusciremo a consegnare il masterplan entro 8 mesi, così come era previsto dal bando”.
“Quest'area dal punto di vista paesaggistico rappresenta una sfida interessantissima – conclude il paesaggista portoghese Joao Nunes -. Stiamo affrontando un progetto che viene dopo una grave crisi economica, dopo anni in cui si parla di consumo di suolo, quindi abbiamo in noi una consapevolezza maggiore: stendere un progetto che sia realizzabile e raccolga tutto ciò che abbiamo imparato e che ci solleciterà la città”.
Cristian Vitali della Vitali Spa, l'azienda di Cisano Bergamasco, che realizzerà i lavori. “Mangado ha un sogno: vedere il cantiere aperto entro due anni, io aggiungo il mio: vederlo terminato entro dieci anni – confida Cristian Vitali -. Per ora stiamo lavorando, condividendo tutte le nostre esperienze. A settembre avremo una prima riunione con l'amministrazione comunale di Bergamo per raccogliere le loro esigenze”.

Se leggiamo queste tre notizie cercando di inserirle in un qualche contesto l'unico che viene in mente è la cura dell'orto di casa. L'idea che Bergamo sia una modesta cittadina di provincia che risolve le proprie cose beandosi della soluzione. Un'idea fissa o semplicemente statica di una città che pure appartenendo alla parte più europea della nazione non ha il coraggio di osare, pur avendone ampi mezzi economici, e si limita a mettere delle pezze ai problemi esistenti.
Per esempio l'idea di ampliare il Circolino se da un lato risolve una situazione ferma dal 1977 (quando le carceri scesero in via Gleno) in concreto contribuisce a trasformare  ancora di più città alta in una sorta di centro commerciale di passaggio che ne fa l'altro del Caravaggio e dell'OrioCenter. File interminabili di passeggeri  temporanei che trascinano rumorose valige rotellate sul porfido di via Colleoni e Gombito da un capolinea all'altro, per la gioia delle pizzerie d'asporto. Invece ai ricchi clienti dei ristoranti sarà riservato il parching Fara.
Semmai il buonsenso suggeriva di trasformare il grande complesso di sant'Agata in una residenza per studenti o anziani disabili, alleggerendo in questo modo il carico (dis)umano che oggi assedia città alta. Anziché aumentarlo coll'ennesimo uno-due-tre ristoranti in Vicolo delle Carceri. E gli affreschi si possono benissimo levare e allestire in spazi più agevoli da godere.

L'intervento prossimo sui 45 ettari del sedime ferroviario. La ferrovia (e l'A4) costituiscono dal 1945 due “muri invalicabili”  al distendersi della città nella pianura, conservando al proprio interno spazi verdi che potevano farne una delle più belle città della pedemontana padana. Vedremo nei prossimi anni cosa ne sortirà realmente del progetto lanciato con parole luminose. Il problema è che se non sposti a valle i binari, quell'area non riesci a inglobarla nella città. Il problema è che se non sposti a valle l'A4, saremo sempre assediati (anche dal un traffico parassita dell'A4). Il ragionamento  tipicamente provinciale e bergamasco per cui certe infrastrutture “non puoi toccarle” se non a costi irragionevoli o inimmaginabili va superato perché se pensi alla libera circolazione di merci e persone esistente in Ue e poi ti blocchi davanti a una ferrovia o un pezzo di autostrada da spostare, allora significa che vedi bene nel tuo orto, nel tuo pollaio, ma non vedi l'Europa e il mondo. Se non vedi una ferrovia che corre laterale il Caravaggio e non vedi una metropolitana (sotto o sopra o entrambe) che dal Caravaggio arriva fino sotto il colle di città alta, allora hai di Bergamo un'idea pollaio. Un'idea di orticello.
Non si tratta di “liberare” la città dalle due mura costituite dalla ferrovia e dall'autostrada per immaginare colate di cemento “oltre” le mura, bensì trattasi di immaginare una città complessivamente con una densità edilizia nettamente inferiore dentro un paesaggio che non è il relitto verde (relitto come condizione di mantenimento)
Fatto il regolamento con dentro la furbata.
Non hanno precisato entro quanti giorni la sindaca deve pubblicare (o negare) la registrazione della seduta.


A distanza di un anno dalla istallazione dei nuovi apparati di video proiezione e registrazione delle sedute del consiglio comunale (e della sostituzione della parte di controsoffitto: sebbene non si comprenda perché) è stato approvato il «Regolamento per la disciplina delle attività di ripresa audiovisiva e diffusione in streaming delle sedute del consiglio comunale»  dove si legge: Art. 4 – Trasmissione delle videoriprese 1. Le riprese in streaming effettuate durante i lavori del Consiglio Comunale vengono diffuse in differita in versione integrale e senza salti di registrazione attraverso il sito istituzionale del Comune di Curno a cura del servizio CED entro cinque giorni lavorativi dal rilascio dell’autorizzazione scritta da parte del Sindaco. 2. Il Sindaco, in relazione anche ai poteri di sospensione e interruzione già previsti negli articoli che precedono, ha piena facoltà di decidere di non autorizzare la pubblicazione di registrazioni effettuate per ottemperare alle leggi in materia di tutela della privacy o altre norme affini.
A parte che non si comprende come mai se un cittadino assiste di persona alla seduta del consiglio possa ascoltare eventuali nefandezze mentre se vede le sedute in differita «DEVE» subire la censura del sindaco che può addirittura proibire la pubblicazione (in tutto o in parte) si vede benissimo l’inghippo verso i cittadini. Il regolamento indica l’obbligo da parte del «servizio CED» (che a Curno pare sia in mano alla ragioneria) di pubblicare entro cinque giorni lavorativi dal rilascio dell’autorizzazione scritta da parte del Sindaco... MA non indica quanti ENTRO quanti giorni il sindaco E’ OBBLIGATO a dare l’autorizzazione. In teoria il sindaco potrebbe benissimo non darla mai e non essere nemmeno chiamata in giudizio perché non esistendo un termine preciso non violerebbe il regolamento. Insomma siamo all’ennesima presa per i fondelli dei cittadini, da parte della maggioranza come da parte delle minoranze che non se ne sono accorte. O che magari, sono state perfettamente d’accordo.
L’autodifesa della cast(in)a.