Circolino e Porta Sud (e i 20mila studenti dell'Università)
Una Bergamo cogli occhi nella nuca.
La prima settimana di agosto regala ai bergamaschi tre importanti
notizie sul futuro della loro città e provincia. Una è questa:
Università di Bergamo, matricole +25%. Vicina la soglia storica dei 20
mila studenti. I primi dati a un mese dall' apertura delle iscrizioni
nuovo balzo in avanti delle pre-immatricolazioni soprattutto quelli di
Scienze umane e sociali e Legge. Gli studenti in arrivo da fuori
provincia superano il 40%.
«Avanti così e non solo arriveremo con anticipo alla soglia dei 20 mila
studenti che ci eravamo prefissi per il 2020 ma dovremo prevedere, per
l' anno accademico 2018/2019, numeri programmati per i corsi più
affollati», commenta il rettore Remo Morzenti Pellegrini. Dei sei
dipartimenti dell'ateneo bergamasco l'unico che registra il segno meno
è Giurisprudenza (che perde l'8% di iscritti), per gli altri l'aumento
degli immatricolati va dal +11% di Lettere e filosofia al +47% di
Ingegneria. Nel mezzo Economia (+42%), Scienze umane e sociali
(+33%),Lingue straniere (+20%). Premiati i cinque corsi di laurea
magistrale in inglese, che a tre anni dalla loro istituzione registrano
un aumento degli iscritti del 46 %.
Agli inizi di luglio invece il rettore annunciava: “Unibg, l'ateneo più
sottodimensionato d'Italia: servono docenti e personale. L'Ateneo si
ritrova con un rapporto docenti, personale tecnico amministrativo,
studenti tra i più bassi d'Italia: circa il 30% in meno di docenti e il
40% in meno di personale tecnico amministrativo rispetto ad altri
atenei con lo stesso numero di studenti. Il numero di matricole, di
converso, negli anni, è aumentato significativamente, passando dalle
poco più di 4.000 di dieci anni fa alle oltre 6.000 di oggi.
Complessivamente, gli studenti iscritti per l'anno accademico 2017 –
2018 sono quasi 19.000 con appena 327 docenti di ruolo e 220 addetti
all'area tecnica amministrativa.
Con sei sedi di cui una a Dalmine, una in città bassa e quattro
in città alta “bisogna far finta d'esser sani” se non si pensa ad un
polo universitario dotato anche di servizi sportivi perché non si può
far crescere per soddisfare il proprio ego professionale –vedi le
rombanti dichiarazioni di Morzenti sulla crescita degli iscritti- una
scuola concentrandola addosso di strutture ormai oltre il limite della
capienza ragionevole. Perché al mondo non esiste “solo” l'università ma
anche tutti gli altri cittadini che hanno diritto a città alta.
Di queste ore la notizia che il primo ottobre partirà il cantiere per
il recupero, restauro e manutenzione straordinaria dell'ex chiesa di
Sant'Agata, assegnata per i prossimi 50 anni alla Cooperativa Città
Alta. I lavori dovrebbero terminare nel 2020 (e tutti hanno speso
centinaia di euro per comperare ceri da accendere all'Immacolata dentro
sant'Agata del Carmine). Nei quasi 1.300 metri quadri (circolino,
carcere, spazi esterni) , prenderà avvio il progetto di ampliamento
degli spazi della Cooperativa Città Alta, con il recupero della ex
chiesa del convento dei Teatini per un valore stimato di oltre 3,6
milioni di euro.
Il progetto – elaborato in sintonia con gli intendimenti del Demanio e
della competente Sovrintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici –
si sviluppa riorganizzando le funzioni delle attività della Cooperativa
Città Alta attraverso una valorizzazione storico-architettonica di
tutto il complesso dell'antico monastero dei Teatini. L'edificio
dell'ex Chiesa non più leggibile, viene recuperato, nella proposta
elaborata dagli architetti Colleoni, Licini e Belloni, in molte sue
parti, sia esterne che interne, con un'attenta opera di restauro che
consentirà di riportare alla luce i numerosi affreschi
cinque-settecenteschi presenti sotto traccia. Semplificando al massimo
la descrizione dell'intervento le parti interrate i i primi due piani
saranno destinati a diventare un ristorante –magari a due livelli di
prezzo- mentre il terzo piano, che insiste sotto le volte cogli
affreschi di Salvatore Bianchi dovrebbe diventare luogo sociale
(biblioteca, ecc.).
Di queste ore l'altra importante notizia (forse la maggiore) che
riguarda il destino del sedime ferroviario: “Porta Sud diventa Bergamo
città aperta: nel 2020 i lavori”
"Mi piace pensare a quest'area come a una stella, aperta a tutte le
possibilità: dalla ferrovia all'aeroporto, collegamento tra il centro
città e la periferia, un punto di coesione tra lavoro, cultura, sanità,
innovazione e ricerca" spiega l'archistar Francisco Mangado
spagnolo, 61 anni, pluripremiato a livello mondiale – che si guida la
squadra di architetti chiamati a progettare Porta Sud. L'area di oltre
450 mila metri quadri compresa tra la ferrovia e via Gavazzeni.
“Mi piace pensare a quest'area come a una stella, aperta a tutte le
possibilità: dalla ferrovia all'aeroporto, collegamento tra il centro
città e la periferia, un punto di coesione tra lavoro, cultura, sanità,
innovazione e ricerca – spiega Mangado -. Non lo immagino come una
porta e premetto che non ci sarà nessuna porta.
Mi piacerebbe chiamare questo progetto Bergamo città aperta perché è
quello che ho in testa da quando mi sono messo a studiare quest'area.
Nel 2040 il 55% della popolazione europea supererà i 55 anni, quindi
penso a un luogo di coesione, di inclusione tra diverse generazioni.
Penso a un progetto che sia partecipativo, che sappia fare sintesi di
tante osservazioni, ma non voglio un progetto bellissimo e
irrealizzabile”.
Che è come dire tutto e dire nulla.
Ultimo avvertimento si legge. “Sul tavolo ci sono due o tre ipotesi per
superare quella barriera che è la ferrovia e che divide in due la città
– dichiara l'architetto Attilio Gobbi -. Stiamo lavorando molto bene in
squadra, questa è la prima riunione che ci vede tutti fisicamente
presenti, anche se via skype abbiamo già fatto diversi confronti. Credo
che di questo passo riusciremo a consegnare il masterplan entro 8 mesi,
così come era previsto dal bando”.
“Quest'area dal punto di vista paesaggistico rappresenta una sfida
interessantissima – conclude il paesaggista portoghese Joao Nunes -.
Stiamo affrontando un progetto che viene dopo una grave crisi
economica, dopo anni in cui si parla di consumo di suolo, quindi
abbiamo in noi una consapevolezza maggiore: stendere un progetto che
sia realizzabile e raccolga tutto ciò che abbiamo imparato e che ci
solleciterà la città”.
Cristian Vitali della Vitali Spa, l'azienda di Cisano Bergamasco, che
realizzerà i lavori. “Mangado ha un sogno: vedere il cantiere aperto
entro due anni, io aggiungo il mio: vederlo terminato entro dieci anni
– confida Cristian Vitali -. Per ora stiamo lavorando, condividendo
tutte le nostre esperienze. A settembre avremo una prima riunione con
l'amministrazione comunale di Bergamo per raccogliere le loro esigenze”.
Se leggiamo queste tre notizie cercando di inserirle in un qualche
contesto l'unico che viene in mente è la cura dell'orto di casa. L'idea
che Bergamo sia una modesta cittadina di provincia che risolve le
proprie cose beandosi della soluzione. Un'idea fissa o semplicemente
statica di una città che pure appartenendo alla parte più europea della
nazione non ha il coraggio di osare, pur avendone ampi mezzi economici,
e si limita a mettere delle pezze ai problemi esistenti.
Per esempio l'idea di ampliare il Circolino se da un lato risolve una
situazione ferma dal 1977 (quando le carceri scesero in via Gleno) in
concreto contribuisce a trasformare ancora di più città alta in
una sorta di centro commerciale di passaggio che ne fa l'altro del
Caravaggio e dell'OrioCenter. File interminabili di passeggeri
temporanei che trascinano rumorose valige rotellate sul porfido di via
Colleoni e Gombito da un capolinea all'altro, per la gioia delle
pizzerie d'asporto. Invece ai ricchi clienti dei ristoranti sarà
riservato il parching Fara.
Semmai il buonsenso suggeriva di trasformare il grande complesso di
sant'Agata in una residenza per studenti o anziani disabili,
alleggerendo in questo modo il carico (dis)umano che oggi assedia città
alta. Anziché aumentarlo coll'ennesimo uno-due-tre ristoranti in Vicolo
delle Carceri. E gli affreschi si possono benissimo levare e allestire
in spazi più agevoli da godere.
L'intervento prossimo sui 45 ettari del sedime ferroviario. La ferrovia
(e l'A4) costituiscono dal 1945 due “muri invalicabili” al
distendersi della città nella pianura, conservando al proprio interno
spazi verdi che potevano farne una delle più belle città della
pedemontana padana. Vedremo nei prossimi anni cosa ne sortirà realmente
del progetto lanciato con parole luminose. Il problema è che se non
sposti a valle i binari, quell'area non riesci a inglobarla nella
città. Il problema è che se non sposti a valle l'A4, saremo sempre
assediati (anche dal un traffico parassita dell'A4). Il
ragionamento tipicamente provinciale e bergamasco per cui certe
infrastrutture “non puoi toccarle” se non a costi irragionevoli o
inimmaginabili va superato perché se pensi alla libera circolazione di
merci e persone esistente in Ue e poi ti blocchi davanti a una ferrovia
o un pezzo di autostrada da spostare, allora significa che vedi bene
nel tuo orto, nel tuo pollaio, ma non vedi l'Europa e il mondo. Se non
vedi una ferrovia che corre laterale il Caravaggio e non vedi una
metropolitana (sotto o sopra o entrambe) che dal Caravaggio arriva fino
sotto il colle di città alta, allora hai di Bergamo un'idea pollaio.
Un'idea di orticello.
Non si tratta di “liberare” la città dalle due mura costituite dalla
ferrovia e dall'autostrada per immaginare colate di cemento “oltre” le
mura, bensì trattasi di immaginare una città complessivamente con una
densità edilizia nettamente inferiore dentro un paesaggio che non è il
relitto verde (relitto come condizione di mantenimento)
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Fatto il regolamento con dentro la furbata.
Non hanno precisato entro quanti giorni la sindaca deve pubblicare (o negare) la registrazione della seduta.
A distanza di un anno dalla istallazione dei nuovi apparati di video
proiezione e registrazione delle sedute del consiglio comunale (e della
sostituzione della parte di controsoffitto: sebbene non si comprenda
perché) è stato approvato il «Regolamento per la disciplina delle
attività di ripresa audiovisiva e diffusione in streaming delle sedute
del consiglio comunale» dove si legge: Art. 4 – Trasmissione
delle videoriprese 1. Le riprese in streaming effettuate durante i
lavori del Consiglio Comunale vengono diffuse in differita in versione
integrale e senza salti di registrazione attraverso il sito
istituzionale del Comune di Curno a cura del servizio CED entro cinque
giorni lavorativi dal rilascio dell’autorizzazione scritta da parte del
Sindaco. 2. Il Sindaco, in relazione anche ai poteri di sospensione e
interruzione già previsti negli articoli che precedono, ha piena
facoltà di decidere di non autorizzare la pubblicazione di
registrazioni effettuate per ottemperare alle leggi in materia di
tutela della privacy o altre norme affini.
A parte che non si comprende come mai se un cittadino assiste di
persona alla seduta del consiglio possa ascoltare eventuali nefandezze
mentre se vede le sedute in differita «DEVE» subire la censura del
sindaco che può addirittura proibire la pubblicazione (in tutto o in
parte) si vede benissimo l’inghippo verso i cittadini. Il regolamento
indica l’obbligo da parte del «servizio CED» (che a Curno pare sia in
mano alla ragioneria) di pubblicare entro cinque giorni lavorativi dal
rilascio dell’autorizzazione scritta da parte del Sindaco... MA non
indica quanti ENTRO quanti giorni il sindaco E’ OBBLIGATO a dare
l’autorizzazione. In teoria il sindaco potrebbe benissimo non darla mai
e non essere nemmeno chiamata in giudizio perché non esistendo un
termine preciso non violerebbe il regolamento. Insomma siamo
all’ennesima presa per i fondelli dei cittadini, da parte della
maggioranza come da parte delle minoranze che non se ne sono accorte. O
che magari, sono state perfettamente d’accordo.
L’autodifesa della cast(in)a.
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