Questa pagina parte con
una massa di collegamenti che rimanda ad una serie di articoli molto
lunghi e complessi che, se letti senza fette di salame ideologiche
sugli occhi, narrano un’Italia che troppi italiani fanno finta non
esista. Moralismo di basso costo? Forse. Ma aiuta a comprendere
l’articolo inginocchiato de Il Fatto che linchiamo per ultimo.
I primi lettori degli articoli dovrebbero essere i consiglieri comunali
di Curno, reduci da poco più di un anno e mezzo di avere dato il via al
maxi ampliamento del commerciale locale (+300-350mila mc), ampliamento
giustificato dalla necessità degli operatori (dei centro commerciali:
in realtà delle immobiliari padrone degli edifici tutti dati in
affitto) ) di restare sul mercato rispondendo alle nuove esigenze del
mercato e dei consumatori. Contemporaneamente viene detto al cittadino
(che è anche colui che fa la spesa nei supermercati o va a comprare il
pollo fritto) l’idea che al Comune arriveranno i sostanziosi
oneri dalle costruzioni che saranno utilizzati per alimentare i mille
rivoli della carità ai poveri e il sontuoso piano del diritto allo
studio ed eventi correlati, destinato in massima parte a finanziare le
coop del regime, le industrie collegate alla scuola (libri , quadernoni
a dozzine, gadget di ogni tipo), i vari c.d. CRE estivi e soprattutto a
tenere i ragazzi il maggior tempo lontani dalle famiglie “perché la
donna deve poter lavorare” salvo che non si sa mai quanti siano davvero
i casi. Cose buone tradotte (o ridotte) nel più bieco consumismo.
Se poi il lettore, non sia sfinito ed arrabbiato dalle letture dei
testi di Ciconte e Liberti- dopo avere appreso cosa racconta
Marco Nicastro, imprenditore agricolo e presidente dell’orga nizzazione
di produttori Mediterraneo che “è la grande distribuzione organizzata
il vero caporale!” viene a sapere che da tutte le opere di
urbanizzazione dell’ampliamento ristrutturazione di Curno non arriverà
un euro uno al Comune, forse è il caso che s’arrabbi ancora di più. Con
se stesso: però.
Poi legge l’articolo de Il Fatto e una volta liberatosi dal fumo
dell’incenso che ne sortisce copioso, se non ha le fette di
salame sugli occhi, alla fine della fiera si rende conto che narra
complessivamente di un peggioramento delle condizioni attuali
–raccontato però con un colpo al cerchio ed uno alla botte- rispetto
agli interessi dei lavoratori e quando non è così tutto resta uguale a
prima e più spesso peggio di prima. Ragion per cui uno si domanda se
c’era bisogno di mettere in piedi tutto questo can can che dura da due
mesi e si concluderà (ignominiosamente per il governo Salvimaio) con un
voto di fiducia sostanzialmente per introdurre danni visto che le
persone si fanno lavorare se c’è richiesta di prodotti e servizi e non
incentivi a pioggia… che al massimo riempirebbero il magazzino e
ingrassare le banche (?).
Come anticipato da Di Maio, nel decreto è stata inserita anche la
proroga al 2019 e 2020 del bonus per le assunzioni stabili degli under
35 introdotto per il 2018 dall’ultima legge di Bilancio firmata da
Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan salvo che le costose coperture non
si sa bene se saranno davvero garantite oltre che dai nuovi ritocchi al
rialzo a partire dal 2019 del Preu, il prelievo sui giochi, si
dovrebbero aggiungere le maggiori entrate dovute all’aumento (previsto)
delle nuove assunzioni. Industriali volenti epperò.
Simpatica ed oratoriana l’idea del logo ‘no slot’ per esercizi
pubblici e circoli privati che bandiscono le macchinette per il gioco
d’azzardo quando proprio quel mondo è il più attrezzato per passare
immediatamente alla clandestinità.
La sintesi della lettura dei quattro articoli fa vedere un Paese
(l’Italia) dove la politica si arrabatta ad appiccicare cerotti oppure
a toglierli -in una cazzosa gara a chi lo mette meglio o più
grande o meno grande- mentre lo stesso Paese viaggia cantando e
arrabbiato a mantenere lo status quo. Al cittadino non bisogna far
sapere che una delle ragioni per cui c’è bisogno degli immigrati
clandestini per raccogliere i pomodori pagati a prezzi di fame per
potere mettere sullo scaffale del supermercato le bottiglie di passata
di pomodoro vendute a 0,49 euro, i pacchi di pasta a 0,39, le
confezioni di tonno da quattro scatolette a 1,99 euro. Il cittadino
dovrebbe finalmente capire che per poter comprare a quei prezzi (visto
che lo pagano pochi euro l’ora e lavora pochi giorni l’anno) ci deve
stare pure che le aziende potranno assumere con contratti a
termine, compresi quelli in somministrazione, fino al 30% dei propri
dipendenti mentre fino ieri non potevano essere più del 20%.
Oppure comprende come mai è stata ampliata la possibilità di usare i
"nuovi voucher" per aziende alberghiere e strutture ricettive con meno
di 8 lavoratori, imprese agricole ed enti locali quando finora era
limitata nelle aziende con non più di cinque lavoratori. Ecc. ecc.
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