schermata 2000 pixels












Di cosa parliamo in questa pagina.
C'é ancora chi crede che modifiche  marginali alla legge sul lavoro possa far decollare l'occupazione. Il governo SalviMaio tra questi.Occorre far crescere i consumi e gli investimenti per dare stabilità e occupazione.
Nelle ultime due settimane due episodi eclatanti di violenza su minori da parte di un frate e di un sacerdote.
La chiesa abbandona i suoi pasrtori e la società glieli restituisce dopo queste tragedie.





























Decreto dignità, non leggi sul lavoro.
Quello che serve all’Italia è una crescita

di Floro Ernesto Caroleo e Francesco Pastore

Pensavamo che con il Jobs Act si interrompesse, almeno per qualche anno, l’infinita vecchia guerra ideologica sulla flessibilità nel mercato del lavoro. Invece no, il governo gialloverde continua, peraltro senza tener conto dei dati empirici. Ci si aspettava un cambiamento e il cambiamento non può che essere: mettiamo da parte il dibattito sulla flessibilità e i contratti di lavoro e parliamo invece di investimenti pubblici e di crescita. Questo sarebbe il vero cambiamento!
Da economisti del lavoro, non abbiamo mai amato parlare delle leggi del lavoro perché contrariamente a quello che molti credono, le leggi non creano lavoro, lo redistribuiscono solo e in Italia c’è bisogno piuttosto di creare che di redistribuire il lavoro. Lo avevamo detto già in modo abbastanza chiaro  all’insediamento del nuovo ministro del lavoro Luigi Di Maio.
Il governo dice che il decreto dignità serve per impedire che i giovani siano schiavi delle imprese. L’intento è affatto condivisibile e sicuramente la precarietà del lavoro ha raggiunto una soglia inaccettabile e su alcune questioni, come quella dei riders, i governi dell’ultima legislatura non sono intervenuti come avrebbero dovuto. In un precedente articolo, avevamo chiesto più diritti per i dipendenti di Amazon. Siamo d’accordo che si riconosca ai riders lo status di lavoratori dipendenti, se l’impresa chiede loro un impegno lavorativo stabile per tutta la giornata lavorativa. Non si dovrebbe parlare di cottimo in quel caso. Anche qui la cosa va studiata bene, però, per evitare che le imprese del settore se ne vadano via. Occorre magari responsabilizzare la clientela affinché accetti un sovrapprezzo per pagare il servizio a domicilio.
Per motivi di spazio è difficile entrare su tutte le questioni all’ordine del giorno. Ne poniamo solo qualcuna, anche perché Di Maio ha annunciato che il testo sarà inviato al Parlamento che potrà liberamente modificarlo. Bontà sua: in genere “dovrebbe” succedere sempre così. Per certi versi è giusto così, ma forse è un modo per consentire alla Lega di cambiarlo a modo suo senza ammettere di aver ceduto su alcuni punti chiave, per mancanza di convinzione. Ma allora, meglio sarebbe lasciar perdere.
In parte si tratta di provvedimenti già sperimentati senza successo. Ad esempio, la questione di ridurre la durata massima dei contratti temporanei da 3 a 2 anni può essere un errore poiché i giovani hanno bisogno di rapporti di una certa durata per sviluppare le competenze lavorative specifica, altrimenti non riescono mai a formare il loro capitale umano. Ma anche li ci sarebbe da dettagliare caso per caso. Umano e industriale.
La causale per i lavori temporanei era già presente nella Legge Fornero ed è stata eliminata poiché portò alla discontinuità di molti contratti di lavoro temporanei, oltre a un aumento enorme del contenzioso sul lavoro. E le due cose sono strettamente legate. Di Maio dice che va evitato il contenzioso falso ma non escluso quello giustificato se non si vuol lasciare il lavoratore solo. Fare queste distinzioni nella pratica però è difficile e questo si sa bene. Il rischio è che si perdano molti più posti di lavoro temporanei di quelli previsti da Tito Boeri, come è già stato notato anche da altri.
C’è anche il rischio di aumentare la precarietà: introducendo l’obbligo di causale dopo un anno, si spinge le imprese a sostituire i lavoratori, accorciando ulteriormente la durata delle esperienze di lavoro. Poi c’è la questione del caporalato che invece è stata un’importante novità introdotta nell’ultima legislatura e che dà un minimo di protezione a tanti giovani che lavorano nelle campagne. Il ministro degli Interni, Matteo Salvini, che si occupa anche di lavoro, ha detto che “va cambiata” perché mette in difficoltà le imprese agricole (sic). Al posto di quella legge, andrebbe reintrodotta la norma sui voucher in agricoltura e nel turismo, abolita la scorsa legislatura per la contrarietà dei sindacati.
Non ci hanno mai appassionato né la flessibilità né la rigidità.
Ci appassiona la crescita invece.
I lavoratori saranno meno schiavi e avranno maggiore dignità solo se l’economia cresce. Le imprese
continuano ad assumere in modo temporaneo poiché non ci sono prospettive di crescita, non per le leggi sul lavoro. La gente è felice se si cresce e c’è più lavoro, non se ha leggi che creano garanzie che i datori di lavoro evitano non assumendoli.
La crescita è l’unica cosa che causa aumento dei posti di lavoro. La stabilità della crescita favorisce le assunzioni a tempo indeterminato. L’incertezza sulle prospettive di crescita, invece, scoraggia le assunzioni a tempo indeterminato. Quando è scoppiata la crisi economica, i primi contratti a essere interrotti sono stati quelli temporanei. I contratti che, invece, non si sono più siglati sono quelli a tempo indeterminato. È soprattutto da allora che i nuovi contratti continuano a essere a tempo determinato.
Da allora, i contratti a tempo indeterminato sono fermi al palo, ad eccezione del periodo delle incentivazioni attraverso la decontribuzione dell’assunzione dei giovani nel biennio 2015-16. Le imprese torneranno ad assumere a tempo indeterminato quando l’economia crescerà in modo stabile e si sentiranno perciò in grado di impegnarsi con i propri lavoratori a garantirgli un lavoro per tutta la vita. Fino ad allora, qualunque sia la legislazione sul lavoro, le imprese continueranno ad assumere in modo precario.

OL FRA' NISTULU'
In pochi giorni due notizie che vogliamo commentare in maniera politicamente scorretta visto l'andazzo ipocrita del tempo.
E' del 17 luglio u.s. la notizia  per cui  padre Antonio Zanotti, il frate cappuccino fondatore della comunità “Oasi 7” di Antegnate che da anni accoglie profughi e minori in difficoltà, sarebbe stato accusato da uno degli ospiti della sua struttura che, assistito dall'avvocato Laura Sgrò, avrebbe scelto di raccontare quello che gli sarebbe accaduto nella comunità della Bassa negli ultimi anni, denunciando tutto alla magistratura romana e alla Santa Sede. E non sarebbe l'unico: altri due giovani hanno già depositato presso uno studio legale romano la propria testimonianza e sono pronti a parlare con i pm e con le autorità ecclesiastiche.
Secondo quanto raccolto dal “Corriere della Sera”, il giovane avrebbe denunciato che dopo circa 3 mesi dal suo ingresso in comunità il frate cominciò ad approcciarlo sessualmente, prima con abbracci, poi dopo avermi invitato a bere nella sua stanza. Nonostante non fosse suo desiderio avere rapporti sessuali con il frate, non riusciva a opporsi. Padre Zanotti cominciò a fargli dei regali costosi, qualunque cosa chiedesse gliela acquistava. Se accondiscendeva alle sue richieste, gli faceva trovare dei soldi”.La faccenda viene descritta con particolari tipo “mi costrinse a prendere il viagra”: il che apre le ante del quadro.
E' di ieri la notizia che nei pressi di Firenze, un prete è stato sorpreso in auto con una bambina: ha rischiato il linciaggio. E' stato un passante a scoprirli in macchina, nel parcheggio vicino a un supermercato e in mezzo ai palazzi, lunedì a tarda sera a Calenzano, paese alla periferia di Firenze. Si è avvicinato alla macchina insospettito dalla presenza di una bambina chiusa nell'abitacolo con prete, al buio di una strada con i lampioni fulminati. "Ho aperto la portiera e la piccola aveva la maglietta tirata su e le mutandine tirate giù" racconta il testimone. Il tempo di cacciare un grido e intorno all'auto si è radunato un gruppetto di residenti inferociti: solo l'intervento dei carabinieri ha evitato il linciaggio. Davanti al magistrato don Paolo ha ammesso i baci e le carezze intime con quella bambina, ha detto che era successo altre tre o quattro volte negli ultimi due o tre mesi. Ma ha precisato davanti al giudice: «Sì, è vero. Ma è stata lei a prendere l'iniziativa». C'avremmo scommesso. Il prete, don Paolo Glaentzer, 70 anni, è parroco di una chiesa che si trova nel Comune di Calenzano, nella diocesi di Firenze. Secondo quanto appreso, però, non apparterrebbe al clero fiorentino, ma sarebbe stato 'incardinato' in un'altra diocesi. Traduzione: non rompete le scatole a noi fiorentini.
Pure perla vicenda di Antegnate  è arrivata la precisazione della Curia provinciale dei frati Minori Cappuccini della Lombardia: "Precisiamo che il ruolo di assistente spirituale all'interno della “Cooperativa Rinnovamento” Oasi 7 e delle realtà ad essa legate è stato svolto da fra Antonio a titolo personale e che, per questo, risiedeva da più di trent'anni al di fuori delle nostre comunità conventuali”. A seguire: “preghiamo le agenzie di informazione di non interpellare i singoli frati della Provincia che non possono fornire informazioni, essendo totalmente estranei alla vicenda“. Traduzione: non rompete le scatole con domande inopportune”. Ovvio.
È stato trasmesso alla Procura di Bergamo martedì 24 luglio il fascicolo d'indagine sulla vicenda legata ai presunti abusi sessuali compiuti da padre Antonio Zanotti, fondatore della comunità “Oasi 7” di Antegnate, ai danni di un minorenne straniero ospite della struttura. Il caso era scoppiato martedì 17 luglio, in seguito a un articolo riportato dalCorriere della Sera. Stando a quanto riportato dal giornale, la documentazione, con filmini e foto a luci rosse dei presunti abusi, è stata messa a disposizione dell'autorità giudiziaria del Vaticano e della Procura di Roma. Ci si interroga sulla ragione per cui la denuncia e la segnalazione anziché essere presentata a Bergamo sia stata presentata a Roma e in Vaticano: un aspetto che fa pensare ad un disegno di risolverla con un accordo a base di soldi e silenzio.

Due fratelli, miei amici nonostante fossero stati ospiti di comunità terapeutiche per smettere il consumo di eroina, ci hanno lasciatola pelle prima (di smettere). Non sono arrivati a 30 anni. Fortunato il fratello superstite che ha ereditato l'intera sostanziosa ricchezza dei genitori: questa la conclusione popolare della vicenda.  Ho conosciuto cinque comunità di questo tipo e coi rispettivi ideatori –compreso il mitico Vincenzo Muccioli di san Patrignano -ho parlato con loro per qualche ora in più tornate. Allora ero più giovane e più cattivo. Il mio giudizio fu netto: bisognava sbatterli tutti (i creatori di queste comunità) in galera per ignoranza violenza cattiveria  e l'essere dei veri e propri fascisti dentro. Di Oasi 7 di Antegnate  ne avevo sentito parlare dai coltivatori della zona tra i quali ho parecchie conoscenze e il giudizio elegante ed ironico come sanno essere i bergamaschi fu che il frate “l'è ù bel frà nistolù”. Tutto sommato un complimento facile da leggere e interpretare.
Non solo la Curia provinciale dei Frati Minori Cappuccini ma anche il Vescovo di Bergamo e quello di Firenze dovrebbero porsi la domanda del come e perché scoppino a ripetizione  casi del genere.
La chiave di volta per una agevole comprensione di questi fatti la si trova nel comunicato della Curia provinciale dei Frati: “Precisiamo che il ruolo di assistente spirituale all'interno della Cooperativa Rinnovamento  e delle realtà ad essa legate è stato svolto da fra Antonio a titolo personale e che, per questo, risiedeva da più di trent'anni al di fuori delle nostre comunità conventuali”. Che sono le parole della chiesa di Firenze: «Un episodio gravissimo e sconvolgente» si legge in un comunicato della Curia di Firenze sul sacerdote che formalmente è ospite della diocesi ma non fa parte del clero fiorentino.. Cioè sostanzialmente queste persone se ne sono andate da soli a farsi le cose proprie senza che nessuno di chi l'aveva creato come frate e sacerdote si occupasse  più di loro. Perfino un modesto venditore di collant sarebbe chiamato  almeno ogni anno dall'azienda per una corso di formazione. Antonio e paolo li avevano abbandonati al proprio destino. Che è poi il destino comune di quasi tutti i sacerdoti scodellati dai seminari italiani: se hanno intelligenza e buona volontà coltivano scienza conoscenza amicizia altrimenti sono davvero pecorelle smarrite. Se magari coltivano fin da giovani certe pratiche, scelgono la libertà andandosene da soli… tanto nessun superiore verrà mai a vivere con loro qualche tempo e capire il soggetto come sia cresciuto e mutato nel tempo.  Per di più cresciute fin da piccoli in un ambiente totalmente maschile e sicuramente non indenne da pratiche per niente condivisibili. Per niente condivisibili perché c'è sempre di mezzo il rapporto autoritario maestro/allievo, superiore/inferiore, ecc. e non una libera scelta.
Italia: un paese dove in troppi vanno a ramengo.