Per
primi a Pozzallo, il porto siciliano in provincia di Ragusa, sono
sbarcatei 57 persone (43 donne e 14 bambini) del gruppo di circa 450
migranti soccorsi a ridosso di Linosa due giorni fa.
I 378 migranti dei 450 rimasti a bordo delle due navi della Guardia di
Finanza e del dispositivo Frontex sono stati finalmente sbarcati al
porto di Pozzallo. Di questo gruppo di profughi ne resteranno
(dovrebbero restare…) in Italia solamente 50, mentre gli altri
400 verranno smistasti in altre nazioni dell'Unione Europea che hanno
deciso di accoglierli, come da accordi: se sabato erano state Francia e
Malta ad accettare di prendersi in carico 50 persone ciascuno, ieri si
sono fatte avanti per un numero analogo di migranti Germania, Spagna e
Portogallo. Forse anche il Belgio. A farsi avanti per Aquarius,
Lifeline e per i 450 di Pozzallo sono stati i governi storicamente a
fianco dell'Italia nella richiesta di solidarietà Ue.
Sull'imbarcazione della Gdf ci sono 266 migranti di nazionalità eritrea
(180), 44 dalla Somalia, 5 dalle Isole Comore, 2 dall'Etiopia, 13 dalla
Nigeria, 11 dal Madagascar, 4 dalla Palestina, 3 dalla Siria, 3 dalla
Costa d'Avorio ed uno dal Sudan. Sulla nave di Frontex ci sono 185
migranti: 107 di nazionalità eritrea, 50 somali, 10 dal Camerun, 6
dalla Libia, 4 dal Bangladesh, 4 dalla Nigeria, 2 dall'Algeria, 1
dall'Egitto, 1 dalla Tunisia.
Dei 378 sbarcati hanno toccato terra 13 bambini con le mamme e 128 ragazzini soli.
A rispondere picche invece quelli che da 4 anni la bloccano
danneggiando Roma e l'immagine della Ue davanti ai cittadini ma
diventati nel frattempo alleati di Salvini. Come Austria e Ungheria,
che hanno fatto sapere di non voler prendere nessun migrante da
Pozzallo. Più esplicito il premier ceco Babis: «Siamo contro la
redistribuzione chiesta da Conte, la consideriamo la strada per
l'inferno. Al summit Ue si è deciso un principio volontario e a questo
ci atteniamo». Nessuna reazione dalla Lega. Solo l'M5S con Roberto Fico
faceva notare che l'inferno è l'assenza di solidarietà. Ironizzava il
dem Filippo Sensi: «Quando fai il Salvini trovi sempre chi è più
Salvini di te». E l'ex ministro Deirio lanciava l'accusa: «Con lo stop
alle Ong i morti in mare sono raddoppiati».
E la vicenda ha scatenato un nuovo botta e risposta tra Matteo Salvini
e l'Unione Europea a causa della diversità di vedute circa la
"sicurezza" dei porti libici. La Commissione ha replicato al ministro
dell'Interno dicendo: "Non consideriamo la Libia un porto sicuro".
Immediata la nuova risposta: "O si cambia, o saremo costretti a
muoverci da soli". "L'Ue vuole continuare ad agevolare il lavoro sporco
degli scafisti? Non lo farà in mio nome", ha detto il vicepremier.
Mentre da Bruxelles Federica Mogherini ricorda: "La decisione rispetto
al fatto che i porti libici non siano porti sicuri è della Corte
europea dei diritti dell'uomo, quindi puramente giuridica". E
specifica: "Si tratta di una questione che l'Italia non ha sollevato
oggi durante il Consiglio".
L'obiettivo di riconoscere i porti libici come sicuri era
già stato annunciato dal vicepremier a nnsbruck settimana scorsa, ma
non compare nella letterascritta dal premier Giuseppe Conte
sabato ai leader Ue, quella che è servita per sbloccare l’ultima
vicenda, in cui si parla solo di "non identificare più solo l'Italia
come porto di sbarco". Facile immaginare cosa pensino i leaders europei
di un governo dove il presidente del consiglio scrive una cosa e il
vice ne dice un'altra o ne aggiunge una terza.
Secondo il ministro dell'Interno i porti della Libia sono sicuri e come
tali possono ricevere i migranti salvati e riportati indietro.
Una tesi che l'Unione non può accettare perché tutti conoscono le
condizioni disumane in cui si vive sul litorale libico (è di ieri la
notizia di un gruppo di disperati soffocati in un Tir vicino a uno dei
luoghi d'imbarco).
A ben vedere Salvini sta introducendo nella discussione una nuova
variabile: l'idea che la soluzione non siano le "quote" da dividere
all'interno dell'Unione, bensì la fine "tout court" del flusso di
migranti.
La chiusura non solo dei porti, ma delle frontiere esterne dell'Europa.
È la posizione di Visegrad, riassunta nella risposta sferzante che la
Repubblica Ceca ha dato alla lettera con cui Palazzo Chigi chiedeva
aiuto. Salvini la fa sua perché crede poco, sui tempi lunghi, alle
"quote". Preferisce il principio secondo cui chi parte torna indietro.
C'è una ragione politica: Salvini è legato al gruppo di Visegrad e
senza dubbio la visita in Russia lo ha rafforzato nelle sue
convinzioni. La prospettiva di una crisi in Germania e di un fallimento
di Macron non lo disturba, anzi lo esalta. Chi segue invece la linea
istituzionale cerca di stipulare un nuovo patto con i nostri
tradizionali partner dell'Ovest. Compresa la Francia, al di là delle
incomprensioni.
La polemica è cominciata con la conferenza stampa di Salvini da Mosca:
"Dobbiamo cambiare la normativa e rendere i porti libici sicuri. C'è
questa ipocrisia di fondo in Europa in base alla quale si danno soldi
ai libici, si forniscono le motovedette e si addestra la Guardia
Costiera ma poi si ritiene la Libia un porto non sicuro", ha detto il
ministro. Il leader della Lega ha indicato così quale sarà l'obiettivo
dell'Italia nell'incontro del 18 luglio sulla missione europea Sophia:
"Ridiscutere sulla firma suicida del 2015, di cui dovete andare a
chiedere conto al governo Renzi".
Salvini dice il falso. Infatti l'accordo che impone di
considerare un problema solo italiano i migranti che vengono
dall'Africa lo ha firmato Berlusconi nel 2003, capo di un Governo di
cui faceva parte la Lega: accordo di Dublino.?
Quando l'Italia (governo Renzi) ha provato a cambiare l'accordo
di Dublino, Salvini, che era parlamentare europeo, NON ha votato a
favore.
Davanti alle stragi in mare l'Italia ha promosso la missione Sophia per
coinvolgere anche gli altri Paesi nella gestione dei salvataggi.
Checché ne pensi Salvini, se qualcuno sta morendo in mare per noi la
priorità è salvarlo. Alla luce delle regole di Dublino le persone
salvate dal mare venivano dirette in Italia.
Nel giugno 2015 l'Italia ha ottenuto che anche gli altri Paesi
accogliessero alcuni migranti. E abbiamo chiesto che i Paesi di
Visegrad - quelli con cui Salvini dice di andare d'accordo e che si
rifiutavano di accogliere - fossero sanzionati nel prossimo bilancio
europeo.
L'Italia ha sempre combattuto una battaglia politica per chiedere aiuto
all'Europa ottenendo che gli altri Paesi accogliessero qualche migliaio
di migranti. Ma lo abbiamo fatto senza prendere in ostaggio barconi di
povera gente costretta ad aspettare in mare perché gli altri Paesi
accogliessero qualche decina di migranti come sta facendo questo
Governo.
Fatto questo quadro il cittadino comune immagina la redistribuzione dei
migranti nei vari paesi che li hanno accettati e già immagina il caos
che accadrà ogni volta che un barcone –i gommoni pare non vengano più
usati per i trasferimenti- entrerà nella zona SAR italiana.
Adesso Salvini chiamerà Amazon –una vera esperta in spedizioni rapide
in tutto l'universo…- per la redistribuzione rapida degli
immigrati sgraditi ai vari paesi accoglienti ma la faccenda si complica
dal momento che non può essere l'Italia ovvero Salvini che decide chi
PUO' stare in Italia, chi invece deve partire per la Francia o quelli
che dovranno partire per il Portogallo. Sicuramente scatteranno
centinaia di contenziosi legali che… sarà già un bel risultato non
approdino alla Suprema Corte.
Intanto questi sfortunati resteranno ospiti nel solito hotspot italiano in attesa che il Salvini ne escogita un'altra delle sue.
Ma è proprio l'idea stessa di immaginare dei voli aerei coi quali
spedire in giro per l'Europa queste "camionate di carne nera": toh,
questi sono i vostri, quest'altri sono per voi, quest'altri per
voialtri. Si sente o si vede già qualcosa che fa pensare al mercato
degli schiavi.
Ma ormai siamo in vista di problemi seri per il governo Conte al cui
confronto i 450 immigrati di Pozzallo sono bubbole. C'è da sbrogliare
la matassa Camera-Senato sui c.d. vitalizi e giàli si aprono perlomeno
tre scenari di caos. C'è da approvare il Decreto Dignità nei due rami
del Parlamento e sarà battaglia campale sia tra 5S e Lega. Poi
arriva il dopo ferie con la Legge di Bilancio (ex Stabilità) 2019 dove
le priorità del nuovo Governo su sterilizzazione aumento IVA, pensioni
(scatti età pensionabile, APe Social, Quota 100), sussidi
(reddito di cittadinanza), detrazioni casa (bonus fiscali), lavoro
(sgravi assunzione giovani e a tempo indeterminato) imprese ( flat tax,
incentivi e investimenti).
Intanto arriveranno sempre nuovi barconi dal sud del Mediterraneo.
Hanno voglia di fare i bulli.
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Il
07 luglio sulla pagina web del comune viene pubblicato l'annuncio:
“Avviso manifestazione di interesse per l'affidamento in concessione
del servizio di gestione della Scuola di Musica di Curno per tre anni.
Pubblicata il 07 luglio 2018”.
Ne abbiamo parlato sul n.748. Ci eravamo meravigliati che venisse messo
in appalto qualcosa che non era stato creato da una apposita delibera
di consiglio comunale.
Non era così! Per merito di uno dei tanti miracoli che solo la giunta
Gamba riesce a compiere ecco che il giorno 17 luglio –quindi dieci
giorni dopo l'avviso sulla pagina web del Comune- ecco che viene
pubblicata la delibera di giunta n.95/2018 contenente l'approvazione
schema di capitolato del servizio scuola di musica con allegato
l'inventario della strumentazione e il Capitolato speciale per la
concessione in gestione della scuola di musica del Comune di Curno.
La delibera n.95 viene dichiarata immediatamente eseguibile contestualmente alla sua approvazione.
Tutto a posto quindi? Non direi visto che finchè una delibera non viene
pubblicata all’Albo Pretorio non esiste se non nella penna del
segretario. Oltre questo avendo interpellato qualche giorno dopo il 5
luglio la dirigente dei servizi sociali autrice della determina di
messa al bando, questa NON ci ha comunicato l'esistenza della delibera
NONOSTANTE avessimo esattamente chiesto e sottolineato che prima di
fare una delibera o determinazione doveva essere creata, con
deliberazione del consiglio comunale (non della sola giunta) quella
benedetta «scuola di musica del comune di curno».
Invece leggendo la delibera n.95 si comprende benissimo come nel tempo
si sia venuta creando, con tanto di finanziamento e copertura
politico-amministrativa da parte delle maggioranze del momento- una
sorta di struttura pubblica o di bubbone finanziario “a carico del
comune” e dei cittadini.
Leggiamo che “la gestione dei corsi di musica sul territorio:
- è stata attuata fino al 2004 dal locale Istituto Comprensivo con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale;
- è stata successivamente affidata, fino al 2009, all'Associazione “Le Muse” tramite convenzione;
- è proseguita dal 2009/2010 con la trasformazione dei corsi di musica
in una scuola civica con una gestione comunale in parte diretta ed in
parte esternalizzata tramite affidamento di specifici incarichi a terzi
(Deliberazione di organizzazione G.C. n. 98/2012, n. 116/2014);
- è stata in seguito organizzata con affidamento in convenzione, dal
2015, all'Associazione Accademia Musicale di Curno con la quale è stato
stipulato Protocollo di intesa, prevedendo sempre la riscossione
diretta delle iscrizioni da parte dell'Associazione medesima ed il
contributo da parte dell'amministra- zione Comunale.
Quindi –come scrive la sindaca Gamba- NON esiste una delibera di
consiglio comunale che istituisca una “scuola di musica del comune di
curno”. Pertanto crolla tutto il castello costruito a valle.
Si legge anche che negli ultimi tre anni su 387 allievi nel complesso
solo 183 sono residenti a Curno (il 44%) pertanto se proprio vogliamo
spaccare il capello come ama la sindaca gamba con chi la contesta, NON
siamo in presenza di una scuola PER Curno ma in massima parte per
persone fuori comune. Tanto noi siamo ricchi!.
Tutto questo comporterà oneri diretti da parte del Comune per
complessivi € 29.280,00 cui si aggiungono le spese indirette relative
alla struttura sostenute dal Comune di Curno sono quantificate in
12.965,00 euro (uso degli spazi per le lezioni) oltre all'impegno
per l'Amministrazione comunale di:
a) provvedere al pagamento diretto delle spese di pulizia e di esercizio delle strutture a
disposizione dell'Organizzazione quali energia elettrica, acqua e riscaldamento
b) provvedere al pagamento della copertura assicurativa per danni da incendio, furto e da garanzie
complementari di fabbricati, impianti e strutture di proprietà del Comune stesso, responsabilità
civile derivante al Comune dalle proprietà di fabbricati, impianti e strutture
c) consentire l'utilizzo gratuito degli strumenti musicali di cui
all'allegato per un valore stimato annuo di € 1.129,72 che si possono
stimare in altri 5.000,00 euro.
Sommando il tutto siamo a 47.245,00 euro per ogni anno. Dividendo
queste spese per la media di 129 frequentanti ogni anno il Comune
destinerà a ciascuno di questi fortunati 366 euro.
La sindaca Gamba dichiara con evidente enfasi in delibera: «dato atto
che il Comune di Curno vanta sul proprio territorio una importante
tradizione musicale e che l’organizzazione dei corsi di musica sia
sempre stata uno dei progetti più significativi del programma culturale
dell’ente in quanto frutto di una forte esigenza della cittadinanza,
della sua stessa storia e sensibilità musicale espressa anche in altre
forme di associazionismo» ebbene signora mia: queste sono bubbole.
Detta gentilmente. Meno di 50 partecipanti curnesi -su 7500 abitanti-
all’anno sono tutt’altro che «una importante tradizione musicale».
C’è solo da sperare che non si formi una associazione di praticanti il golf, altrimenti saremmo nella palcia.
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