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Quando hai due problemi e non hai il coraggio di dire che sono due tremende seccature, la soluzione  “politicamente corretta” è quella di metterli assieme sperando che l'occasione consenta di procrastinarne la soluzione. Il Parco dei Colli non è uno splendido quarantenne (ne ha 41…) e non ha mai vissuto una vita splendida splendente non solo per le continue aggressioni edificatorie visto che sta dentro e a ridosso di una città molto ipocrita su certi temi. Il parco non è riuscito ne ad attrarre maggiore turismo nel periodo della crisi che ci attanaglia da dieci anni ma il suo successo deriva da fattori che coll'esistere come parco c'entrano poco: lo sviluppo dello sporti con mountain bike e la pressante campagna dei medici  contro la sedentarietà e l'ipertensione che hanno finalmente creato schiere di camminatori. Dimentichiamo gli incendi che  hanno sempre cause  umane.  Ma no dimentichiamo  che non esiste un regolamento sui pannelli solari come ci sono in giro stalle punto di domanda che non sai a che servono se non in speranze di un futuro migliore. Dimentichiamo l'idea del Comune di Bergamo di scaricare le fogne stradali dei colli nella valle di Astino che è stata una delle concause dell'alluvione  del quartiere di Longuelo. Dimentichiamo la follia del restauro di Astino: una montagna di soldi di TUTTI i bergamaschi per restaurare un convento da affittare ai ristoranti (che fanno prezzi tutt'altro che popolari). Dimentichiamo l'idea di modificare il paesaggio agrario della conca di Astino sia con impianti  cervellotici sia con quella cacata che è la Valle della Biodiversità. Notorio che in bergamasca si coltivasse massivamente la quinoa.  I nostri vecchi vivevano  di religione e quinoa. Per non dire del luppolo. Non gli è passata nemmeno perla testa che così come a un monumento non puoi sostituire pezzi altrimenti  vai in galera anche il paesaggio agrario ha dei caratteri che hanno la medesima importanza valore e diritto alla conservazione esattamente come l'affresco trecentesco o la spalla della finestra o della porta del'500.
No. Il paesaggio agrario non ha diritto di tutela ma è lecito reinventarselo.
Magari facendo lavorare trattori da 200 CV ed impiegando tonnellate di gasolio: come sei questo gettare tonnellate di energia non significasse nulla in termini di danni.
E così ecco scodellata la grande idea. L'ideona. Il matrimonio tra il Parco dei Colli che sta attorno e a nord della città con tre pezzi di verde che stanno all'estremo sud del Comune di Bergamo. Facendo finta che di mezzo non ci sia  UNA città SENZA verde.
La pressione speculativa e antropica che la città esercita sulparco e su quei quattro pezzi di verde residuo a sud deriva dalla presenza di due MURA invalicabili:la ferrovia e l'autostrada che serrano implacabilmente la città ai piedi del Colle oppure “oltre” quelle due MURA.
Anziché pensare a togliersi di dosso la ferrovia e l'A4, spostando la prima al posto della seconda (in sopraelevata) e la seconda al posto della circonvallazione sud ed est della città –da Dalmine a Seriate- creando  due-tre zone a parco DENTRO città bassa e distendendo la città in forma di giardino, la soluzione del politico “sensa solcc e senza co” è stata quella di congelare la situazione in un matrimonio che boh?
Così le aree verdi a sud resteranno relitti non fruibili esattamente come oggi e come sono relitti gli spazi del Parco dei Colli, occasione per interventi di spesa pubblica folli. Intanto la città non ha spazi verdi, è costretta a una circolazione caotica, non ha un futuro in quanto non sa che sarà di se stessa quando –tre cinque o dieci anni- sarà cablata  in fibra ottica FTTH.
Comunque adesso è fatta. La politica può spacciare l'idea che adesso la cit
La sindaca Gamba ha deciso di stroncare senza pietà la resistenza fisica e psicologica dei cittadini ed opposizioni in consiglio comunale comminando al prossimo consiglio un ordine del giorno che per contenuti e difficoltà oggettive nella loro discussione metterà a dura prova –per il numero e qualità degli argomenti- anche il più preparato dei consiglieri e dei cittadini. Per peggiorare lo scherzo che ha combinato, il consiglio è stato convocato di sabato (così la domenica le minoranze non accedono al comune per leggere i documenti o chiedere agli uffici) e nottetempo vi ha aggiunto un punto. Idea poco credibile visto che gli ordini del giorno dei consigli sono stabilmente gli stessi da decenni. Nel mese scorso era saltato il classico consiglio a scadenza mensile così come s'è rilevata una scarsa produzione di delibere di giunta e di determinazioni da parte degli uffici  (a parte quella “creativa” sulla “scuola di musica del comune”). Così come si rileva dal contenuto del giornaletto comunale una “vecchiezza” di argomenti tanto che uno si domanda: cos'é successo che s'è fermato  quasi tutto?. Fino alla “dimenticanza” di pubblicare l'edizione digitale del giornaletto, fatto non casuale ma volontaria determinazione a ridurre gli spazi partecipativi e di trasparenza ai cittadini. La  presunta managerialità che la dottoressa Gamba vuole dimostrare mira a ridurre e comprimere ogni spazio partecipativo e di giudizio, fino a rilevarsi come una presa per i fondelli che le minoranze non partecipano a tre commissioni. Il fatto è che la maggioranza vuole le minoranze come vassalli e claque, per usarle … e se questo l'ha compreso perfino Locatelli, vuol dire che siamo proprio alla frutta (per la Gamba). Questo comportamento SVILISCE l'istituzione consiglio comunale prima ancora che dimostrare la modestia politica della Gamba (di cui non si dubitava da  sei anni).
Un esercito europeo? Ce ne sono perlomeno GIA’ quattro. L’ultimo arrivatoo o inventato l’11 dicembre 2017 è il PESCO ovvero uno strumento per la «Cooperazione in materia di difesa: istituito dal Consiglio per  la cooperazione strutturata permanente (PESCO), con la partecipazione di 25 Stati membri. Cosìscrive l’addetta stampa Virginie Battu per conto dell’UE.
Gli Stati membri dell'UE uniscono le forze per potenziare la sicurezza e la difesa nel quadro della cooperazione strutturata permanente (PESCO)
L'11 dicembre 2017 il Consiglio ha adottato una decisione che istituisce la cooperazione strutturata permanente (PESCO), meno di un mese dopo aver ricevuto una notifica congiunta degli Stati membri circa la loro intenzione di parteciparvi.
I 25 Stati membri partecipanti alla PESCO sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. Il 13 novembre 2017 i ministri di 23 Stati membri hanno firmato una notifica congiunta sulla cooperazione strutturata permanente (PESCO) e l'hanno trasmessa all'alto rappresentante e al Consiglio. Il 7 dicembre 2017, anche l'Irlanda e il Portogallo hanno notificato la loro intenzione di unirsi alla PESCO.
La cooperazione strutturata permanente nel settore della politica di sicurezza e di difesa è stata introdotta dal trattato di Lisbona, che prevede la possibilità di una collaborazione più stretta tra alcuni Stati membri dell'UE nel settore della sicurezza e della difesa. Tale quadro permanente per la cooperazione in materia di difesa consentirà agli Stati membri che lo desiderano e sono in grado di farlo di sviluppare congiuntamente capacità di difesa, investire in progetti comuni e accrescere la prontezza e il contributo a livello operativo delle rispettive forze armate.
La decisione del Consiglio che istituisce la PESCO definisce:
·    l'elenco degli Stati membri partecipanti
·    l'elenco degli impegni comuni ambiziosi e più vincolanti assunti dagli Stati membri partecipanti, tra cui "aumentare periodicamente e in termini reali i bilanci per la difesa al fine di raggiungere gli obiettivi concordati"
·    la governanza della PESCO, con un livello generale che mantenga la coerenza e l'ambizione della PESCO, integrato da procedure specifiche di governanza a livello di progetto
·    accordi amministrativi, comprese le funzioni di segretariato per la PESCO a livello di progetto e il finanziamento
Gli Stati membri partecipanti alla PESCO hanno anche adottato una dichiarazione contestualmente all'adozione della decisione che istituisce la PESCO. La dichiarazione esprime soddisfazione per l'accordo politico che individua un elenco iniziale di 17 progetti da realizzare nell'ambito della PESCO. I progetti riguardano settori quali la formazione, lo sviluppo di capacità e la prontezza operativa nel settore della difesa. È previsto che questi progetti iniziali siano formalmente adottati dal Consiglio all'inizio del 2018.

Non vi basta questo? Il Foglio di alcuni giorni or sono ha riassunto il quadro delle operazioni in corso nel Mediterrano rispetto al problema dell’immigrazione e l’articolo lo trovate in fondo pagina coll’indirizzo web dell’originale.
1 - EunavforMed operazione Sophia è una missione militare lanciata nel maggio 2015 che opera nel Mediterraneo centrale. L'obiettivo è smantellare le reti di trafficanti di esseri umani. Finora, secondo i dati del Consiglio europeo, ha permesso l'arresto di 143 sospetti scafisti e ha distrutto 545 imbarcazioni. Sophia impiega 6 unità navali, due elicotteri e tre aerei (vedi infografica El Pais). Tra gli scopi della missione ci sono anche il contrasto al traffico di armi e addestramento della Guardia costiera libica. Tra il 1° gennaio 2016 e il 27 giugno 2018 Sophia ha salvato 44.810 persone (fonte: Frontex, Imo).Dal punto di vista finanziario, l'operazione, avendo natura militare, non è alimentata dal bilancio dell'Unione bensì direttamente dagli Stati membri, fatta eccezione per la limitata quota a carico del meccanismo Athena, istituito presso il Consiglio con contributi proporzionali degli Stati membri, che provvede alla copertura di alcuni costi comuni.
2 - Operazione Themis
E' la più recente, lanciata nel febbraio 2018 per sostituire l'operazione Triton. L'obiettivo è appoggiare l'Italia nella sorveglianza delle frontiere marittime nel Mediterraneo centrale. Tra il 1 febbraio 2016 e il 24 giugno 2018 (includendo Triton) i salvataggi sono stati 251.099. Nella missione Themis partecipano insieme a Frontex 27 stati membri. La missione dispone di dieci navi, due elicotteri e altrettanti aerei e un budget annuale di 39 milioni di euro, con i quali Frontex paga sia per i propri mezzi, sia per quelli appartenenti ai paesi europei impiegati poi nella missione. Themis ha alcune caratteristiche differenti rispetto alla precedente Triton. In primo luogo, come spiega il Viminale, il limite dalle coste italiane della linea di pattugliamento: Triton arrivava fino a 30 miglia nautiche dalle nostre coste, Themis si fermerà a 24, ossia il confine delle cosiddette acque continue. Una seconda differenza tra Triton e Themis riguarda il mandato. Themis non ha come unico scopo il contrasto all'immigrazione irregolare, né si concentra solo sul Mediterraneo centrale: copre anche i flussi di uomini e droga nel Mediterraneo orientale (Albania e Turchia) e occidentale (Tunisia e Algeria), che erano fuori dal mandato di Triton.
3 - Operazione Frontex- Poseidon
L'operazione Poseidon è attiva dal 2006 e si concentra nel Mediterraneo orientale tra la Grecia e la Turchia e le frontiere terrestri della Grecia con Albania, Turchia e Bulgaria. 26 Stati membri dell'Ue e dell'area Schengen vi partecipano con quasi 900 guardie di frontiera e 14 navi. Ha salvato 82.080 persone tra il 1 gennaio 2016 e il 27 giugno 2018. Il bilancio dell'agenzia Frontex passerà da 143 milioni di euro nel 2015 a 322 milioni di euro nel 2020. Frontex sta attualmente gestendo 12 operazioni in cooperazione con gli stati dell'Ue. Le operazioni marittime sono la parte più costosa del bilancio dell'agenzia.