La
NATO nasce il 04 aprile 1959 con l’adesione di 12 paesi: Belgio,
Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo,
Norvegia,Paesi Bassi[, Portogallo,Regno Unito, Stati Uniti. C’è primo
allargamento della partecipazione il 18 febbraio1952 che vede
l’adesione di Grecia e Turchia. Un secondo allargamento avviene il 9
maggio 1955 con la Germania. Il terzo allargamento avviene il 30 maggio
1982 con l’adesione della Spagna. Il quarto
allargamento avviene il 12 marzo 1999 con l’ingresso di Polonia,
Rep.Ceca e Ungheria. E qui siamo già all’aggressione dell’Occidente
verso la Russia. Il 29 marzo 2004 altro drammatico inserimento di 1
paesi: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e
Slovenia. Il sesto allargamento è del 04 aprile 2009 con l’ingresso
di Albania e Croazia ed infine il settimo allargamento avviene il
05 giugno 2017 con l’inserimento del Montenegro. A fine marzo 2018
Federico Bosco scrive che «la NATO ha concesso all’Ucraina lo status di
paese che aspira a far parte dell’alleanza atlantica, il che significa
che Kiev ha reso ufficiale la sua volontà di realizzare lo scenario
geopolitico più INaccettabile possibile per la Russia. Nella nota
ufficiale dell’alleanza viene detto che la porta della NATO rimane
aperta per qualsiasi paese europeo in grade di assumere gli impegni
necessari a contribuire alla sicurezza nell’area euro-atlantica.
L’Ucraina ha ottenuto lo status insieme a Georgia, Macedonia e
Bosnia-Erzegovina. Di questi quattro paesi non ce n’è uno che sia
intero, sicuro, degnamente governato e non coinvolto in dispute
territoriali e controversie diplomatiche:La Bosnia-Erzegovina è un
non-stato ancora alla ricerca di un compromesso e un’economia che ne
garantisca l’esistenza dopo le terrificanti ferite della guerra, non ha
molto senso parlarne come uno stato compiuto. La Georgia ha ancora
brandelli di paese occupati dalla Russia, perdite territoriali subite
dopo l’aggressione contro i russi sponsorizzata dall’Occidente nel 2008
e miseramente fallita. Un paese dalla leadership fragile ma dalla
posizione geopolitica determinante, la cui adesione alla NATO sarebbe
inaccettabile per Mosca». La Macedonia, che non dovremmo neanche
chiamare così perché la disputa sul suo nome è ancora aperta, è solo un
altro brandello di Jugoslavia in cerca d’autore, uno stato poco
rilevante governato da un pugno politicanti nelle mani di oligarchi e
criminali. Poi c’è l’Ucraina, che oltre ad aver definitivamente perso
la Crimea è coinvolta in un conflitto logorante di cui non si vede la
fine nella regione del Donbass alla frontiera con la Russia, ed è il
paese che merita un discorso più approfondito. Nella nota ufficiale
dell’alleanza viene detto che la porta della NATO rimane aperta per
qualsiasi paese europeo in grade di assumere gli impegni necessari a
contribuire alla sicurezza nell’area euro-atlantica. L’Ucraina ha
ottenuto lo status insieme a Georgia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina. Di
questi quattro paesi non ce n’è uno che sia intero, sicuro, degnamente
governato e non coinvolto in dispute territoriali e controversie
diplomatiche: (1) La Bosnia-Erzegovina è un non-stato ancora alla
ricerca di un compromesso e un’economia che ne garantisca l’esistenza
dopo le terrificanti ferite della guerra, non ha molto senso parlarne
come uno stato compiuto. (2) La Georgia ha ancora brandelli di paese
occupati dalla Russia, perdite territoriali subite dopo l’aggressione
contro i russi sponsorizzata dall’Occidente nel 2008 e miseramente
fallita. Un paese dalla leadership fragile ma dalla posizione
geopolitica determinante, la cui adesione alla NATO sarebbe
inaccettabile per Mosca. (3) La Macedonia, che non dovremmo neanche
chiamare così perché la disputa sul suo nome è ancora aperta, è solo un
altro brandello di Jugoslavia in cerca d’autore, uno stato poco
rilevante governato da un pugno politicanti nelle mani di oligarchi e
criminali. (4) Poi c’è l’Ucraina, che oltre ad aver definitivamente
perso la Crimea è coinvolta in un conflitto logorante di cui non si
vede la fine nella regione del Donbass alla frontiera con la Russia, ed
è il paese che merita un discorso piùaaprofindito.
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L’idea
stessa che la NATO debba rivolgere un’attenzione particolare al fronte
sud dei paesi aderenti: quindi a tutto il nord Africa e al Medio
Oriente è talmente folle che se non venisse da un ministro della
difesa: l’italiana Trenta gli si potrebbe rispondere con un «cos’hai
bevuto oggi?. Dopo tutti i problemi drammatici che proprio i paesi
della NATO in ordine «apparentemente« sparso hanno creato in Africa e
M.O. cosa penseranno quei paesi nel sentire che adesso la NATO ha
deciso di minacciarli? Che livello di collaborazione ci possiamo
attendere con un «nemico» minacciato di guerra? Poi abbiamo sentito
tutti il minaccioso invito ai paesi dell’UE di staccarsi dalla Russia
per gli approvvigionamenti energetici e quindi anche i paesi del Mena e
dell’Africa sub sahariana o del Corno d’Africa cosa penseranno di noi.
Proprio di noi italiani perché oltre a essere i primi confinanti siamo
anche i terminali dei gasdotto oleodotti porti d’attracco di ogni
risorsa energetica mentre il furto più prezioso inflitto dall’Occidente
a quei paesi va in 3-4-5 paesi al mondo meno che in Italia.
Ecco perché l’Unione Europea che ha una popolazione di 508 milioni e
mezzo ma una presenza superiore di cento milioni e con un PiL di 20mila
miliardi di euro non ha bisogno ne di essere l’ancella degli USA e
nemmeno la prima portinaia che Putin dovrebbe abbattere.
Indubbiamente una UE che riesce benissimo nel codificare al meglio gli
interessi industriali e finanziari dei grandi industriali banche
capitalisti fondi mentre non riesce a fare un passo in avanti verso un
governo unitario dell’Unione non da molte speranze in una inversione
della rotta attuale.
Però l’idea che adesso la NATO sostituisca il «nemico» russo con
un nemico che viene dal Mediterraneo - proprio l’UE che del
Mediterraneo ne è in gran parte «padrona» solo a qualcuno fuori
di melone poteva venire in testa. Soprattutto davanti al «gravissimo
pericolo» di quanti che, secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30
giugno 2018 sono sbarcate in Italia 16.414 persone. Da precisare che
solo il 72% di quegli invasori erano uomini adulti.
Un twit di Trump fa più danni di quei 16mila.
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Sui
tagli ai vitalizi degli ex deputati oggi pensionati d’oro non ci siamo
mai scaldati troppo per ragioni evidenti. La prima è che ci sarebbe da
ridere assai se il progetto passasse alla Camera mentre al Senato pare
proprio che non si voglia muovere foglia. Secondo perché figurati se
un’idea del genere i supremi giudici la lasceranno passare. Terzo
perché dopo i nigher i albanes i zingher e i rom dovremo dare da
mangiare alla mensa dei frati pure agli ex deputati. Quarto. Perchè c’è
sempre quel Maurizio Paniz che all’intervistatore risponde «che
se e proprio di equità vogliamo parlare si dovrebbe guardare altrove».
Dove per esempio, domanda l’intervistatore?
«Lei lo sa che ci sono 737mila italiani che si giovano della legge
Rumor del 1970 che consentiva di andare in pensione dopo 14 anni, sei
mesi e un giorno riscattando servizio militare, gravidanza e
università? È andata in pensione gente che non aveva 30 anni. Se si
applicasse a loro la delibera Fico si recupererebbero 23 miliardi,
altro che 40 milioni». Amen.
Adesso il popolo beone si spellerà le mani per avere messo alla fame
buona parte della casta passata presente e futura: la risposta di Paniz
non va presa sottogamba dal momento che -c’è da scommetterci- quel
grande economista che è il giacchettina avellinese vorrà mettere a
dieta pure i pensionati normali. E chi la deve intendere, la capisca.
Specie se appartiene alla vil razza dannata dei sindacalisti.
Invece pare che il Decreto Dignità abbia ricevuto tutti i viatici
necessari (bollinature) per essere stampato e mandato in Commissione.
Anche qui c’è in aria un gran polverone ma siccome il giacchettina
avelllinese ha promesso che non verrà posta la fiducia per
l’approvazione, già ci sono le scommesse fiduciaSI-fiduciaNO e il SI
viene dato 80 a 30.
In buona sostanza si torna indietro quasi del tutto anche se
andreottianamente anziché il burro useranno il burro di cacao. Sono
diventati vegani. Avete presente le vignette della banana e
dell’ombrello versus Cipputi?
In questo paese si fanno mille disposizioni per mille situazioni e
questo è gran bene per chi le deve gestire e incassare un compenso per
ogni pratica mentre da una parte il cittadino necessitato ha delle
enormi difficoltà a capire diritti e doveri e di contro il cittadino
comune- cui spetterebbe per trasparenza e onestà- sapere come vengono
spesi i soldi pubblici, non capisce nemmeno lui cosa succede. Forse non
lo sa nemmeno il governo fatto da analfabeti di politica economia
buonsenso (che rivendicano prima di ogni curva salvo trovarsi subito
dopo nel fosso).
Ieri il grande caos messo in piedi dalle sanzioni verso la Russia che
ha fatto perdere all’Italia almeno un punto di PIL e conseguente
occupazione. Adesso ci troviamo in mezzo al caos messo in piedi dalle
sanzioni trumpiane verso l’universo mondo che a noi faranno perdere
altro punto se non due punti, di PIL ma con la grande
soddisfazione dei coglioni di essere amici degli USA.
Far credere che l’occupazione italiana crescerà perché i per i rinnovi
contrattuali non servirà la casuale: ci credono solo i fessi. Si legge
che «le misure contro il precariato, in particolare la stretta sulla
durata dei contratti a termine, costeranno 220,5 milioni dal 2018 al
2020, salendo a 710 milioni al 2027, con un ulteriore aggravio di circa
73 milioni l'anno a decorrere dal 2028. E' quanto riportato
nell'articolo sulle coperture del decreto dignità, aggiunto nella tarda
serata di ieri nella versione bollinata. Nello stesso articolo si dà
incarico all'Inps di monitorare ogni tre mesi "maggiori spese e minori
entrate" al fine di garantire "la neutralità sui saldi di finanza
pubblica". E con questo si vuol far credere che aumenterà l’occupazione
ed anche i salari?
Basta dare una lettura a questo articolo ed alle sue tabelle: vedere in fondo pagina/
per rendersi conto che la decisione di assumere o meno da parte
dell’imprenditore non deriva dalla legge vigente ma che le leggi
vigenti restano sostanzialmente più un problema da gestire che una
risorsa da sfruttare. L’Italia non ha bisogno solo di qualche piccolo
decimale in più di flessibilità ma ha bisogno di togliersi di dosso
buona parte del fardello degli interessi sul proprio debito e
destinare un parte di quei soldi ad investimenti e conseguente lavoro
ricchezza occupazione.
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