La paura di avere paura
Inquietudini e frustrazioni hanno trovato nei due populismi della Lega
e dei Cinque Stelle una miscela perfetta per dare corpo a uno spirito
di destra latente nel Paese
di Ezio Mauro
Quando ha intimato di chiudere i porti italiani alla flotta europea,
irritato per lo sbarco a Messina di 106 migranti salvati su un gommone,
forse il ministro dell'Interno Salvini non sapeva che si trattava di
un'operazione militare di 15 Stati, guidata da un ammiraglio italiano,
su precisa richiesta del nostro Paese. Probabilmente ignorava che
l'iniziativa è nata per contrastare la tratta di uomini, per
sorvegliare il traffico illecito di petrolio dalla Libia, per favorire
la formazione della Guardia Costiera e della Marina libica, cioè
proprio quello che il nostro governo si propone. Sicuramente
dimenticava che il pattugliatore irlandese non aveva compiti specifici
di soccorso, ma le norme internazionali e le regole d'ingaggio, oltre
che la legge del mare e l'umanità, impongono comunque di prestare aiuto
in caso di richiesta d'emergenza, com'è avvenuto nelle acque maltesi.
O forse, il ministro sapeva benissimo tutto questo, ma ha deciso di
ignorarlo, perché lui si muove in una dimensione metafisica, dove la
realtà conta meno della sua percezione e il razionale è sovrastato dal
fantasmatico. Salvini vuole portare la questione a Innsbruck, al tavolo
dei ministri dell'Interno, inutilmente perché come gli ricorda la
ministra della Difesa Trenta non ha nessuna competenza in materia. Ma
che importa? Sul piano della realtà i suoi colleghi tedeschi e
austriaci stanno pensando addirittura di chiudere le frontiere con
l'Italia, perché il sovranismo si morde la coda: anzi in realtà finisce
sempre per mordere la nostra. Ma sul piano mediatico, nel respiro corto
delle battute da social network o da telegiornale passa l'idea di un
Paese che vive sotto la minaccia sospesa di un'invasione incombente, un
Paese continuamente sollecitato sulla coppia migrazione-sicurezza,
tenuto in uno stato continuo di eccitazione. Come se vivesse
costantemente con un microfono davanti, interrogato sempre dalla stessa
domanda: hai paura di avere paura?
Non si parla d'altro. Evocata, coltivata, distribuita, mai messa in
discussione, la paura è ormai un punto fermo del discorso pubblico
italiano, pilastro della nuova politica che ne è ipnotizzata, invece di
valutarne le reali proporzioni, di indagarne le vere cause: le
migrazioni, certo, ma anche la crisi più lunga del secolo, il lavoro
che non c'è, la precarietà, lo spaesamento di chi si trova globalizzato
a casa propria. Il problema è che tutto questo sentimento di solitudine
del cittadino, che si sente non rappresentato, non più coperto dalla
politica, con il mondo fuori controllo, precipita nel tentativo di
ottenere un patronato qualsiasi.
Non c'è più una cultura politica che sappia interpretare queste
fragilità disperse, queste individualità dimenticate, riconducendole
dentro un discorso collettivo, trasformando singole frustrazioni e
aspirazioni private in una causa comune. Si cerca almeno un approdo
politico che garantisca protezione. O addirittura qualcosa di meno, ma
ancor più indispensabile nel deserto sociale in cui viviamo: un segno
di riconoscimento nella solitudine italiana.
Paure, inquietudini e frustrazioni hanno trovato nei due populismi
della Lega e dei Cinque Stelle una miscela perfetta per dare corpo a
uno spirito di destra latente nel Paese che oggi si è sdoganato anche
nel linguaggio, nei comportamenti, nell'inversione morale, rispetto
alla tradizione italiana di solidarietà e di accoglienza. Un populismo
di governo che ha la forma della ribellione, la sostanza della
conservazione, cioè della chiusura al mondo, perché basato sulla paura
di tutto ciò che si muove tra i confini. È tipico dei populismi, a ogni
latitudine e in ogni epoca, varare anche interventi sociali minori: ma
è evidente che la cifra di destra e la dominante di tutta l'azione di
governo è la politica salviniana sui migranti, che non è una vera
politica, ma un pugno di ferro calato sul tavolo dell'Europa e sulla
storia e sulla cultura del nostro Paese. Con Di Maio ridotto a junior
partner consenziente e sorridente, per non parlare del presidente del
Consiglio, tirato fuori dall'armadio salviniano quando c'è un vertice
internazionale, dove palesemente deve illustrare e difendere politiche
altrui.
Questo accade quando un partito-slogan (il movimento Cinque Stelle)
firmando un'alleanza-competizione con un partito-storia (la Lega)
diventa per forza di cose recipiente e rimorchio di contenuti altrui,
che non ha né la cultura né l'esperienza per mediare politicamente.
Partito-tutto, per scelta del suo fondatore che lo ha voluto ibrido per
cacciare voti in tutti i territori, rischia di diventare un
partito-nulla in termini di consistenza politica una volta esauriti gli
slogan, mentre Salvini inclina sempre più ferocemente a destra la sua
natura irrisolta. Sembra che il ministro dell'Interno abbia scommesso
su una sorta di brutalità programmatica, che evidentemente non era nel
contratto ma è nel rapporto di forza, una specie di crudeltà virtuale e
di inclemenza politica insistita perché oggi l'impietoso è un
plusvalore, produce sicuro reddito al banco di una politica impazzita,
che riduce se stessa all'immagine di una ruspa - da usare contro uomini
ridotti a ingombro - stampata su una felpa.
Se tutto questo si sta saldando in un nuovo senso comune italiano, la
colpa è anche nostra. Degli intellettuali troppo succubi alla
predicazione della paura, mentre dovrebbero riattivare una pubblica
opinione autonoma, indipendente e critica, difendendo il pensiero
liberale sotto attacco. Della sinistra, che si è ritirata dal sociale
lasciando il forgotten man solo nella nube del suo risentimento, stufo
di sentire un racconto intessuto di soli successi, nell'esaltazione di
sole eccellenze,all'inseguimento di soli padroni. Oggi, mentre intorno
tutto è pioggia e destra, c'è uno spazio di responsabilità, di civiltà,
di ragionevolezza che va ben oltre la sinistra (per fortuna), ma che
tocca alla sinistra animare e organizzare, perché il campo è vuoto.
Sta facendo qualcosa di simile, la sinistra, o almeno si rende conto
che può essere una leva politica utile al Paese per invertire il
discorso pubblico? No. Da mesi rimanda persino la scelta del suo leader
con le primarie, come se per un partito agonizzante la leadership
piena, effettiva e legittimata fosse un optional. E qualcuno tra i
vecchi capi si muove come se avesse la kryptonite in tasca, usando la
forza per minacciare i suoi compagni, preoccupato soltanto di
indebolire ogni possibile candidato che si avanzi all'orizzonte, pur di
tenere le mani su una "roba" che non c'è ormai più, e rischia di
sparire definitivamente.
Fare qualcosa non per sé, ma per il Paese in quest'epoca di egoismo
politico, giocando un ruolo di responsabilità nazionale con i piccoli
numeri che si ritrova in mano. Per la sinistra è una chance
straordinaria. Sicuramente immeritata: probabilmente l'ultima.
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La responsabilità di giornali e televisioni
«Mi chiedo che cosa abbiano di diverso i bambini thailandesi bloccati
da giorni nelle grotte rispetto ai piccoli migranti che vagano nei
gommoni nel mediterraneo, in attesa anch'essi di essere salvati.
Che cosa scatta di diverso nella psicologia di noi occidentali?
Perché mentre il primo caso sollecita in tutti noi il tifo per il
salvataggio, il secondo in vari strati della popolazione non attiva gli
stessi meccanismi paterni e materni di solidarietà e vicinanza? Non
siamo forse padri e madri anche dei piccoli africani in fuga e
disperatamente in cerca di accoglienza allo stesso modo dei giovani
thailandesi la cui vicenda da giorni ha mobilitato tutto il mondo per
il loro salvataggio? Forse perché in questo ultimo caso all'uscita del
tunnel una casa lontana che non è la nostra li accoglierà? Madri e
padri che in ansia li aspettano li riabbracceranno e dunque non
coinvolgeranno da vicino le nostre vite e le nostre case.
Come umani dovremmo sapere ricercare nel profondo di noi stessi i
sentimenti di paternità e maternità per ogni piccola creatura
sofferente nel pianeta, anche se questa è più vicina e per questo
apparentemente più minacciosa.
– Alberto Zanobini, direttore generale ospedale pediatrico Meyer, Firenze.
I grandi giornali e la TV in particolare dovrebbero rivedere e contare
tutte le pagine e le ore di trasmissione che stanno dedicando dopo le
elezioni del 04 marzo ai due viceprimi ministri ed a Salvini in
particolare in ordine ai due temi preferiti dagli stessi: il decreto
dignità e la battaglia di Salvini contro le ONG e i ripetuti
divieti a sbarcare immigrati in pericolo raccolti in mare. I
grandi media la mettano come vogliono ma sono proprio loro i primi
seminatori dell’odio leghista verso queste persone che vogliono
approdare in Italia per poi passare in altri paesi UE dove pensano e
sperano di trovare salute salvezza lavoro democrazia speranze. Che nei
fatti finora hanno trovato in larga maggioranza nonostante ci siano
paesi che li rifiutano in tutti i modi possibili. Non vale nemmeno più
ricordare l’esiguità dei numeri degli arrivi 2018 e nemmeno
quella dei c.d. non accettati nell’UE -rispetto all’insieme dei
residenti Ue- e che «vagano» per vari paesi alla ricerca di una qualche
fortuna. Va TUTTO a demerito dei giornali e delle televisioni avere
diffuso e continuare a diffondere nel paese l’informazione errata di
stare in paese a rischio di invasione - gli ultimi 67 «invasori» sono
arrivati addirittura su una nave militare italiana del contingente
Ue!- e nell’insieme di stare in mezzo -siamo 60,5 milioni
addirittura a 500-600mila immigrati che dovrebbero esser stati già
espulsi ma a gran parte dei quali nessuna Repubblica Italiana ha
ancora dato una risposta e nessuna repubblica italiana ha espulso
quelli che poteva-doveva legittimamente espellere.
Una stampa e una televisione che bombardano per decine di ore
quotidianamente il Paese invaso o a rischio di invasione mentre la
situazione è tutto l’opposto. Ma stampa e televisione hanno anche la
responsabilità di non richiamare il due dei vice-primi-ministri
fascistelli alle ragioni per cui mentre lo Stato -di cui sono vice
primi ministri-non fa il proprio dovere vengono allontanate dal
mare le navi ONG che salvano i migranti mandati a morire.
Due viceprimi ministri che non conoscono nel le leggi nazionali
ne le regole internazionali riuscendo perfino a farsi bacchettare da
una ex ufficiale com’è la ministra delle guerra.
Non si comprende a che gioco stiano giocando stampa e televisione dalla
sconfitta renziana al referendum del 2016, un gioco tutto rivolto a
costruire l’immagine di un paese che se non è tutto oro come vorrebbe
farlo luccicare il fiorentino resta comunque un Paese che ha svoltato
pagina. E sempre la stessa stampa e televisione che imputano al
fiorentino che le famiglie in povertà assoluta siano 1 milione e
778mila e al loro interno, vivano 5 milioni e 58 mila individui. Nel
qualmente giornali e televisioni irridono i risultati del fiorentino
sorpassano con leggerezza sul fatto che il «decreto
dignità» sia ancora disperso in qualche cassetto ministeriale in attesa
di bollinature così. Hanno dimenticato lo smantellamento dello split
payment così come hanno dimenticato i 100 punti di spread
conquistati dopo l’avvento del governo salvimaio.
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le pifferaie magiche
Scuola di Musica di Curno
Tutto come scritto, tutto previsto. Le due pifferaie magiche, in
rincorsa ad intestarsi una qualche «eccellenza» in ambito scolastico
dopo gli sberloni portati a casa a febbraio da parte della neo
dirigente scolastica in merito agli orari della Rodari, hanno scoperto
che le nostre medie sono una autentica fucina di musicisti sui quali
pure la dirigente ha avuto un orgasmo intensissimo. Leggiamolo. Diceva
–stavolta a giugno 2018- la dirigente Rosita Rota:«Ho chiesto
anche al sindaco di Curno, che era presente al saggio finale, che ci
piacerebbe avere un contesto migliore per fare i saggi, soprattutto
quelli finali – aggiunge la dirigente –. E che anche per le
esercitazioni in corso d'anno ci fosse un locale un po' più attrezzato
e strutturato rispetto a quello che hanno ora. L'aula magna che
utilizzano alla Pascoli avrebbe bisogno di un minimo di restyling.
Visto che questi ragazzi sono così bravi e sono il fiore all'occhiello
anche per il paese, sarebbe giusto fosse dedicata loro un po' più di
attenzione. Anche l'esibizione ha bisogno di un contesto giusto per
essere valorizzata, e i ragazzi stessi si sentirebbero un po' più
riconosciuti per il merito che hanno e anche per la visibilità che
conferiscono alla scuola. Il sindaco ci ha anticipato che a breve
dovrebbero arrivare i certificati che mancano per partire con i lavori
dell'auditorium, e conta che in sei mesi sia pronto. Quindi spero
proprio che entro la fine dell'anno prossimo ci sia. Nel frattempo,
chiaramente, le lezioni quotidiane si faranno all'interno della scuola,
e l'aula magna andrebbe un po' sistemata. È una richiesta ragionevole,
sto solo chiedendo un po' di manutenzione. Queste eccellenze hanno
bisogno di essere coltivate e occorre averne cura». Ah! Le
“eccellenze”!!!.
Immaginavamo che nella stesura delle determinazione la dirigente del
servizio avesse dimenticato nella penna l'indicazione della delibera
consigliare che istituiva qualche tempo or sono questa benedetta
«Scuola di Musica di Curno» con relativa dotazione di beni e di spazi e
regolamenti. Nossignori! La «Scuola di Musica di Curno» è una
invenzione 2018 della giunta Gamba per interposta dirigente che,
nemmeno alla richiesta: esiste un inventario completo degli strumenti
in dotazione?, la risposta è…: c'è l'elenco nella determinazione. Già
perché conto è un pianoforte da 120mila euro e un mobile che scorreggia
da 2500 euro travestito da pianoforte. E i 180mila euro che dovrebbe
rendere la scuola in tre anni? Semplice! sono gli stipendi degli
insegnanti. Se c'è qualcosa di odioso da parte degli adulti nei
confronti dei ragazzini e dei giovani è far credere loro d'essere
qualcuno quando in realtà sono dei nessuno. Tutta l'architettura
educativa e socializzante messa insieme dalla scuola, e dalla giunta
Gamba è identica a quella del genitore che sognando d'essere il
Ronaldo mancato massacra il figlio fino allo spasimo. Oltracciò
c'è tutta una violazione delle regole e del buonsenso per cui nell'anno
di grazia 2018 mentre il Comune non è grado e nemmeno vuole impegnarsi
a creare una scuola materna e un nido comunali (almeno negli edifici) ,
dati pure in appalto al migliore offerente, del tema si disinteressa e
lascia tutto in mano ai privati mentre siccome le trombette della Gatti
hanno preso un inutile premietto a Tradate (pare venga musicalmente
dopo Vienna…), ecco che per non perdere tempo nell'approvare una
delibera di consiglio comunale si «INVENTA» una società comunale da
dare in appalto al miglior offerente. Una roba talmente contorta
istituzionalmente e berlusconiamente pratica che nemmeno al cavaliere
sarebbe venuta in crapa. Questo è un processo di lenta e
inesorabile privatizzazione della scuola e degli ambiti educativi dei
ragazzi che vede appunto associato il comune e le medie. In questo modo
gli insegnanti si limitano al minimo sindacale e poi raggranellano nel
circuito parallelo della scuola privata con iniziative private
sponsorizzate e create dal comune altri compensi che vengono dai
cittadini: famigliari e tutti gli altri. Come accade per la
salute. Naturalmente ai cittadini non verrà mai reso noto un bilancio,
una verifica attendibile dei risultati tranne qualche autocelebrativo
articolo di giornale. Non vedranno nemmeno l'inventario dei beni
comunali dati in uso. Insomma ragazzi, che pretendete di più? camera e
cucina? E' così che le due sindache alfa «allevano « marmocchi piddini
della lista Vivere Curno.
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