DOPPIO ORGASMO IN CASA PD
Piacevole
fine settimana in casa PD, colto da ben un doppio orgasmo. Il primo gliel’ha
procurato il presidente penta stellato della Camera. Leggiamo:” La questione
migranti continua ad essere in cima all'agenda politica italiana. E se il
presidente della Camera Roberto Fico in visita all'hotspot di Pozzallo dice:
"Io i porti non li chiuderei", il capo politico del M5S, Luigi Di
Maio, va all'attacco dell'Ue: "Versiamo all'Europa 20 miliardi di euro
l'anno: se questi signori smentiscono un documento appena firmato dobbiamo
rivedere tutto".
Fico a
Pozzallo. "Dell'immigrazione si deve parlare con intelligenza e
cuore", dice il presidente della Camera. Che aggiunge: "Quando si
parla di Ong bisogna capire cosa si vuole intendere. Fanno un lavoro
straordinario". E ancora: "L'inchiesta di Palermo archiviata,
l'inchiesta di Catania da un anno non cava un ragno dal buco. Quindi bisogna
capire bene di chi si parla e chi le finanzia, se non si fa cattiva
informazione. Le Ong nel Mediterraneo hanno salvato i migranti". Riguardo
alla situazione nell'hotspot, Fico ha ribadito: "Le ong che hanno lavorato
qui a Pozzallo hanno fatto lavoro straordinario, me lo hanno confermato il
questore, il sindaco e la prefettura".
Il
secondo (orgasmo per il PD) glielo ha procurato il sottosegretario alle Pari opportunità
Vincenzo Spadafora del M5S che partecipando al corteo di pompei ha dichiarato
che la sua presenza era un’adesione «politica», tutt’altro che «privata». «Sono
qui per testimoniare il mio sostegno e quello del governo. So che in una parte
dell’esecutivo non c’è la stessa sensibilità ma l’Italia non tornerà indietro,
non si perderanno i diritti conquistati», dice Spadafora. Che poi aggiunge:
«Nel contratto di governo non ci sono questioni riguardanti il mondo Lgbt, ma
convocherò prestissimo le associazioni di settore per avviare un percorso di
ascolto e confronto».
Al presidente
della Camera ha risposto mezzo incazzato il ministro dell’interno Salvini in
perfetto stile democristiano «Fico? Un suo punto
di vista personale». «Divergenze? Non siamo una caserma», risponde piccato il
ministro dell’Interno da Pontida. «È giusto che ognuno esprima le proprie idee.
Poi i ministri fanno i ministri. E quindi le scelte sono quelle che gli
italiani stanno toccando con mano da qualche mese». Pure Dimaio sì é
leggermente incazzato con Fico ma tant’é.
Invece sono chiarissimi
i riferimenti al ministro leghista della Famiglia che poche settimane fa aveva
scatenato le proteste del mondo gay con un’intervista al Corriere nella quale
sosteneva, tra le varie cose, che le famiglie arcobaleno «per la legge in
questo momento non esistono». La replica dell’interessato alle parole
dell’esponente pentastellato arriva in serata, via Facebook: «Con tutto il
rispetto, il sottosegretario Spadafora parla a titolo personale, e non a nome
del governo, né tantomeno della Lega. Per quanto ci riguarda, la famiglia che
riconosciamo e sosterremo, anche economicamente, è quella sancita e tutelata
dalla Costituzione».
Reagendo a
questi due episodi di politica politicante quelli del PD si sono sentiti
rinfrancati immaginando sotto sotto una crisi a breve che potrebbe – ci sperano-
trovare soluzione con un ribaltone da 5S+Lega a 5S+PD assieme a tutte le
minutaglie che in questi casi si aggregano
(anche loro) per salvare i cinque anni di lauti stipendi parlamentari.
Intanto
Zingaretti ha dichiarato in perfetto politichese che correrà per la segreteria
piddina con ferree parole: Occorre «riaprire una
sfida collettiva. Molti di noi sono fuori da noi. C’è un popolo di competenze e
di sensibilità che è disperso, frammentato. E c’è una nuova generazione, molto
combattiva, che non ci ha mai incontrati. L’obiettivo è riaggregare.
Ricostruire una cultura politica che ti faccia sentire parte di qualcosa.
Sostituire alla rabbia interna la passione, alla polemica il contenuto». «Con
un Pd diverso, per costruire una nuova alleanza azzerando le attuali forme
politiche. Anche la nostra. Dobbiamo saper includere e valorizzare come Pd le
forze produttive, le energie popolari e sociali, in una forma-partito
radicalmente democratica, capace di conciliare una forte leadership collegiale
e decisioni dal basso». Riunire le energie intellettuali, professionali,
scientifiche che da tempo sono diventate ancelle del potere o cassandre
isolate. Scrivere un manifesto che andrebbe discusso, arricchito e corretto da
mille, diecimila agorà, dove la gente liberamente possa, dal basso, in modo
talvolta rozzo e contraddittorio ma vero, elaborare le suggestioni di un’Italia
futura. A partire dalla loro condizione reale».
Vasto programma. Intanto aspettano e (sotto
sotto) sperano.
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