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Ma poi accanto alle discrete notizie sull'occupazione  i media fingono di non sapere e vedere che sono in corso alcuni fatti che all'”Italia perbene” proprio non sono graditi. Non saranno graditi. L'”Italia perbene” non gradisce lo “split payment” adottato finora dalla PA e dall'anno prossimo ci sarà pure la fatturazione obbligatoria tra privati. Da luglio 2018 subito per i carburanti delle ditte.
E che dire dell'incazzatura del milione di partite IVA contro il MEPA? Il Mepa é un grande mercato totalmente digitale, in cui le pubbliche amministrazioni iscritte possono acquistare beni, servizi (e da luglio 2016 anche lavori di manutenzione), offerti da fornitori abilitati a presentare i propri cataloghi sul sistema.
Il Mepa è uno degli strumenti di acquisto che Consip mette a disposizione delle amministrazioni, ma a differenza di quanto molti erroneamente credono, Consip non svolge il ruolo di stazione appaltante nelle procedure di acquisto sul Mepa. Il suo compito è esclusivamente quello di definire con appositi bandi le tipologie di beni, servizi, lavori disponibili e le condizioni generali di fornitura; di gestire l'abilitazione dei fornitori e la pubblicazione e l'aggiornamento dei cataloghi; di registrare le amministrazioni pubbliche sulla piattaforma. Quindi Consip fornisce l'infrastruttura e i servizi correlati che consentono ad amministrazioni e imprese di negoziare, in totale autonomia, i propri contratti di fornitura.
E che dire dell'incazzatura del milione di partite IVA contro le  stazioni appaltanti- centrali uniche di committenza di area vasta?  Purtroppo accade ancora che molti enti pubblici sfuggano  abilmente a questi dettati e un esempio eclatante l'abbiamo letto sul Corriere della Sera del 05 maggio: lo stesso menu per i degenti in ospedale costerebbe tra un minimo di 7 euro e un massimo di 18. Al Policlinico universitario «Mater Domini» di Catanzaro il costo standard per una giornata alimentare dei ricoverati svetta a 18 euro e stacca nettamente i 12,33 medi per tre pasti giornalieri in Lombardia, una delle regioni più care. Sai che guerra contro il Mepa, la Consip e le stazioni uniche appaltanti fanno quelli che adesso incassano 18 euro.
Insomma quel maledetto governo Renzi ha messo in piedi un sistema, sicuramente non perfetto, col quale entro pochi anni l'evasione e l'elusione fiscale verrà ricondotta se non al di sotto della media tedesca sicuramente entro limiti fisiologici.








































Ci sarà bene una ragione se nel 1990 a Curno per le elezioni amministrative oltre alla Lega compare la lista dei Verdi per Curno. La ragione si legge nell’articolo di l’Eco qui di fianco la cui comparsa nel paese degli gnorri non ha suscitato reazione alcuna. Nessuna bacheca e nessuna pagina di facebook ha risposto alla pubblicazione. Mutismo totale. Ovvio: la bega legale che ha prodotto una sentenza dopo ventisette anni comincia col nuovo consiglio comunale dove maggioranza ed opposizione non si rendono conto dal botto che hanno innestato nelle finanze comunali. Il fatto è che l’attuale consiglio comunale retto dalla giunta Gamba vede al suo interno  uno di quei consiglieri comunali  -il vicesindaco Conti allora eletto come indipendente nelle liste del PCI- mentre ci sono tutti i partiti o gli azionisti di quei partiti che hanno  eletto l’attuale consiglio comunale. In consiglio comunale c’era anche una eletta nella lista dei Verdi e quando venne chiesto il riesame dei risultati elettorali nella sede di Bergamo non vennero più rinvenute le buste delle sezioni. Dissero ch’erano state erroneamente mandate al macero al posto di quelle vecchie di 25 anni prima facendo intendere che la colpa fosse di quei giovani chiamati al lavoro occasionale.
Quella giunta dc-psi fu l’ultima della prima repubblica perché nel 1993 il consiglio verrà sciolto. Prima dello scioglimento accaddero fatti divertentissimi (o tragicomici). L’ass. Consolandi -che era stato prima del PCI e poi della DC- delegato all’urbanistica ebbe l’idea di nominare due co-assessori: il leghista Fassi e il proto-comunista Conti. Fassi venne subito costretto dal dux leghista Pedretti alle dimissioni mentre Conti restò in apnea per qualche settimana. Del resto che il  centro commerciale fosse nato coi voti della dc+psi+pci è scritto nei verbali del consiglio. Dal febbraio 1992 arriviamo noi in consiglio a sostituire la muta consigliere verde precedente. Non certo (solo) per merito nostro ma da quel momento il duo dc-psi non riesce più ad andare avanti. Ormai la tangentopoli nazionale ha distrutto il pentapartito ed infettato anche il pci.

La notizia peggiore della giornata (di ieri) è quella del prezzo del brent é giunto a 75 dollari al barile oppure che Salvini e DiMaio  sono finalmente usciti allo scoperto rivelando di avere fatto l’ammuina per 62 giorni solo per arrivare a nuove elezioni? E solo per applicarsi il doppio turno senza che la legge elettorale vigente lo preveda? Silenzio dei media sul tema: diventato semplice constatazione (il doppio turno traslato di qualche mese).

Ma questo progetto pensiamo (e speriamo!) andrà in frantumi perché gli italiani, normalmente doppiogiochisti quando vanno a votare-  stavolta non credo proprio ci ricaschino. Oddio: al peggio non c’è mai limite. Vedi i cappotti elettorali del CDX e del 5S al Sud.

L’ultimo valzer tra le forze politiche  era già finito domenica quando Luigi Di Maio intervistato da Lucia Annunziata, a proposito dell’eventualità che il M5S restasse ai margini della formazione del governo, aveva detto: “Il rischio che vedo io è un rischio per la democrazia rappresentativa. Non minaccio nulla ma il rischio di azioni non democratiche può esserci”. Pochi giorni prima sul Fatto quotidiano, il 1° maggio, il professor Gustavo Zagrebelsky, uomo simbolo delle lotte in difesa della Costituzione e del No al referendum costituzionale renziano, intervistato da Marco Travaglio, aveva definito “eversivo” “l’Aventino” di Matteo Renzi, augurandosi l’avvio del dialogo Pd-Cinque stelle?”, sottolineando che nei sistemi proporzionali “tutti sono chiamati a mettersi in gioco per ottenere ciò che più desiderano e per impedire ciò che più temono… e solo alla fine, se falliscono, a scegliere l’opposizione…”? Pure il premier Paolo Gentiloni, a “Che tempo che fa”, una settimana dopo, aveva detto che “bisognava dialogare” con i Cinque stelle, e che forse “il gran rifiuto” (la linea Renzi) “non era indispensabile”?

Il problema resta: la prima forza del paese, il M5s, da un lato si pone come “rivoluzionaria” proprio in nome della Costituzione, dall’altra rispetta regole interne che con la Costituzione paiono in contrasto(vedi il conflitto tra lo statuto a cinque stelle e l’art. 67 sul divieto di mandato imperativo: i deputati e i senatori che abbandonino il gruppo parlamentare del M5s causa espulsione, per abbandono volontario o per dimissioni determinate da dissenso politico saranno obbligati a pagare una penale da centomila euro). Non è l’unica contraddizione. Fa parte di un corredo di “ambiguità” che hanno fatto da un lato la forza del Movimento. Poi c’è l’ambiguità politica, quella che rende il M5s un “contenitore-raccoglitore” di scontento generalizzato.

Per Sandra Zampa, prodiana di ferro, già vicepresidente pd con una lunga storia di battaglie sulla libertà di informazione (in nome dell’articolo 21 della Costituzione), “in questo gioco a metà tra i due campi, forse non ci si è resi conto di una cosa: che il bipolarismo è stato molto più introiettato dal paese di quanto si potesse pensare, anche se i Cinque stelle – che si sono sempre posti in modo ambiguo, dicendo ‘non esiste più la destra né la sinistra’ – si ritrovano oggi all’interno di un sistema proporzionale che sembra dare loro ragione. Ma un cambiamento di sistema richiede un cambiamento di cultura politica. Mi viene in mente la striscia dei Peanuts in cui Snoopy si domanda: ‘Come si fa a fare la nuova matematica con la testa della vecchia matematica?’. In questo quadro, riguardo ai Cinque stelle, io mi ritrovo nelle parole di Paolo Gentiloni.

Mi pare che questo ragionare troppo politico politicante dimentichi alcuni aspetti fondamentali. Gli iscritti al PD e gli elettori del PD non appartengono certamente alla schiuma della classe media ragione per cui problemi come la malasanità, le pensioni  insufficienti, la legge Fornero e l’art.18, la mancanza di posti di lavori stabili per giovani e media età, una generale carenza di futuro possibile e positivo non siano problemi lontani da loro. Ma in queste condizioni sentirsi attribuire il rosario di insulti da parte del centrodestra e dei penta stellati, proprio non appare accettabile.

Provate a dire alla ragazza che sarebbe poco democratica perché  non va a ragionare coi Casamonica che l’hanno  legnata al Roxybar della Romanina. Non esiste che la donna picchiata dal compagno continui a parlargli. Che scale di valori abbiamo!?.

 

Ma poi accanto alle discrete notizie sull’occupazione  i media fingono di non sapere e vedere che sono in corso alcuni fatti che all’”Italia perbene” proprio non sono graditi. Non saranno graditi. L’”Italia perbene” non gradisce lo “split payment” adottato finora dalla PA e dall’anno prossimo ci sarà pure la fatturazione obbligatoria tra privati. Da luglio 2018 subito per i carburanti delle ditte.

E che dire dell’incazzatura del milione di partite IVA contro il MEPA? Il Mepa é un grande mercato totalmente digitale, in cui le pubbliche amministrazioni iscritte possono acquistare beniservizi (e da luglio 2016 anche lavori di manutenzione), offerti da fornitori abilitati a presentare i propri cataloghi sul sistema.

Il Mepa è uno degli strumenti di acquisto che Consip mette a disposizione delle amministrazioni, ma a differenza di quanto molti erroneamente credono, Consip non svolge il ruolo di stazione appaltante nelle procedure di acquisto sul Mepa. Il suo compito è esclusivamente quello di definire con appositi bandi le tipologie di beni, servizi, lavori disponibili e le condizioni generali di fornitura; di gestire l’abilitazione dei fornitori e la pubblicazione e l’aggiornamento dei cataloghi; di registrare le amministrazioni pubbliche sulla piattaforma. Quindi Consip fornisce l’infrastruttura e i servizi correlati che consentono ad amministrazioni e imprese di negoziare, in totale autonomia, i propri contratti di fornitura.

E che dire dell’incazzatura del milione di partite IVA contro le  stazioni appaltanti- centrali uniche di committenza di area vasta?  Purtroppo accade ancora che molti enti pubblici sfuggano  abilmente a questi dettati e un esempio eclatante l’abbiamo letto sul Corriere della Sera del 05 maggio: lo stesso menu per i degenti in ospedale costerebbe tra un minimo di 7 euro e un massimo di 18. Al Policlinico universitario «Mater Domini» di Catanzaro il costo standard per una giornata alimentare dei ricoverati svetta a 18 euro e stacca nettamente i 12,33 medi per tre pasti giornalieri in Lombardia, una delle regioni più care. Sai che guerra contro il Mepa, la Consip e le stazioni uniche appaltanti fanno quelli che adesso incassano 18 euro.

 

Insomma quel maledetto governo Renzi ha messo in piedi un sistema, sicuramente non perfetto, col quale entro pochi anni l’evasione e l’elusione fiscale verrà ricondotta se non al di sotto della media tedesca sicuramente entro limiti fisiologici.

La  gente normale s’è resa conto che ormai è avviato il processo di riduzione del danno dal nero e per gli “italiani per  bene” questo non va affatto… bene.

 

Nel Paese sembra emergere un fenomeno inedito sebbene comprensibile: solitamente l’informazione televisiva cresce nel periodo immediatamente precedente il voto. Ma è dopo il 4 marzo, e in particolare ad aprile, che i talk politici hanno raccolto più ascolti. Il già citato Otto e mezzo viaggia ad aprile su una media di 1.700.000 spettatori, per una share del 6,7%; rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il guadagno è di quasi 400.000 spettatori (oltre due punti di share), mentre rispetto alla prima parte dell’anno (campagna elettorale compresa) si registra quasi mezzo punto di share in più.

Un discorso analogo vale per DiMartedì di Giovanni Floris. La media da aprile è di 1.657.000 spettatori, per il 7,3% di share; dall’inizio dell’anno fino al 4 marzo gli spettatori erano 1.550.000, per una share del 6,6%. Anche qui, bilancio in positivo: 100 mila spettatori e 0,7% di share in più. Il pubblico del talk ha delle caratteristiche: sono più gli uomini delle donne, più gli adulti dei giovani, più le persone con alta scolarizzazione (per DiMartedì 10% di share fra i laureati).

Il genere sembra tornare ai fasti di un tempo, che erano dettati da accesi scontri. Ora il clima è diverso: la campagna elettorale ha illuso con l’idea di vincitori, ma ora ci si è arenati sulle difficoltà di trovare una maggioranza. Di fronte alla complessità della politica, i cittadini cercano guide per capire cosa accadrà al Paese.

Ultima. Noi tifiamo per Lucrezia Reichlin (presidente) e Carlo Cottarelli  (ministro).