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IO GRIDO
La perfezione dei parassiti
aprile 30, 2018


Come prendere una batosta storica e continuare a fare le maestrine sfruttando l’energia di chi ti ha appena sconfitto.
di Beppe Grillo –

Tempo di elezioni, il 4 marzo si stava avvicinando e ci vedevano arrivare, terrorizzati per la tenuta del loro scenario di cartapesta minacciato dall’arrivo del primo soffio di vento del cambiamento. La finta sinistra e la finta destra, unite dall’istinto di sopravvivenza, hanno piazzato una legge elettorale che funziona come un colpo di stato alla rovescia: soffocare la democrazia con la democrazia.
Lo hanno fatto pochi istanti prima di andare a nascondersi.
Il PD e Forza Italia in queste cose agiscono con una sincronia perfetta: quando si tratta di sopravvivere tramite il camuffamento sono efficientissimi.
Il 4 marzo un terzo degli elettori ha visto nel movimento la speranza concreta che il paese potesse cambiare; il ribaltamento delle proporzioni nel centrodestra e la nanizzazione del PD sono stati gli altri due segnali inequivocabili. Stiamo vivendo uno stallo soltanto apparente, è soltanto il lavorio dei vecchi partiti che tentano di rigenerarsi sfruttando l’onda provocata dalla nostra energia, la stessa che li ha suonati come campane. Questa è la logica evolutiva dei parassiti: utilizzare l’entusiasmo del nuovo per far sopravvivere il vecchio.
La logica dell’inciucio avrebbe portato al governo in una settimana, giusto il tempo necessario alle spartizioni, ma di quale governo staremmo parlando? L’ennesimo fantoccio, figlio di catene di compromessi tanto lunghe da aver perso la loro stessa testa? Quelli che traggono nutrimento dai vizi peggiori del paese hanno subito un castigo molto severo, ma sono sopravvissuti alla reazione immunitaria degli italiani grazie a quella legge elettorale incredibile, vergognosa, che hanno piazzato come una mina lungo il sentiero democratico del paese.
L’entusiasmo di Luigi è propagandato come fosse bramosia di potere e la sinistra frou frou gioca la carta di un’improbabile supremazia intellettuale, ridicola, e figlia di accordi con quello che hanno sempre chiamato “caimano”. Lo stesso soggetto con cui hanno trovato il sistema di sopravvivere sino ad oggi. E’ la perfezione del parassita: cerca nutrimento dalle stesse forze che lo hanno sconfitto.
C’è chi potrebbe immaginare che i nostri parassiti di lusso stiano cercando di essere resuscitati proprio dalla nostra energia. Ma non potrà mai essere così: perché si tratta di gente che vive di pura ambizione, qualcosa che spinge a fare la scalata senza sapere perché, a voler diventare un pezzo grosso senza un’idea di quello che si vorrà fare davvero una volta raggiunto l’obiettivo. Ma non avendo null’altro che l’ambizione dipingono gli altri per come sentono se stessi: per questa ragione vengono accecati da paure come quella di Salvini, oppure una costruzione paranoidea della realtà come nel caso di Berlusconi. Parla di tradimenti, complotti e altre smanie della malafede, come un eroe tragico shakespeariano. Lui è responsabile delle cose soltanto quando vanno bene, questo è il suo spietato concetto di affidabilità istituzionale verso tutti. Intanto, più raffinato, il PD ha la persona giusta per dire quella cosa in quel dato momento… loro non cambiano idea, ma cambiano la persona che dirà l’idea. Una forma di selezione naturale agita da e sui portatori di idee.
E’ una cosa che dobbiamo al paese, il tentativo di incontrarci su dei temi con questi personaggi, escludendo quelli assolutamente impossibili. Il PD e l’accozzaglia che attende il cedimento strutturale del suo garante, Berlusconi, credono davvero che vogliamo allearci con loro? Oppure sono i media, ed è la gente a crederlo?

Ma non è quello che pensiamo noi, confondere un accordo su dei temi con un’alleanza è come confondere un contratto d’affetto con l’amicizia.
Le parole perdono il loro significato, la politica anche, i diritti pure… trascinati in basso da quelli che si aggrappano alla piccola fiducia residua degli italiani. Non importa se la trascineranno a fondo con loro, quello che conta è continuare a generare la loro “confusione ideale”.
Non sta certo a noi far dimenticare agli italiani quello che è stato fatto al paese negli ultimi 25 anni, non troveranno mai nel nostro entusiasmo il pretesto per continuare a nausearci. La democrazia non è un fenomeno che dura il tempo di una tornata elettorale: loro sperano che la gente lo

Il Grillo ci prende per l’ennesima volta a sberle. A cazzotti. «Ci» nel senso non di Renzi o Martina o il grande circo che governa il PD ma l’elettorato piddino. DiMaio e Salvini erano talmente sicuri di fare il pieno elettorale anche in Friuli che hanno preso per i fondelli il presidente Mattarella con l’ammuina delle doppie consultazioni. Inutili proprio perché attendevano l’un l’altro l’esito elettorale per mazzuolarsi a vicenda. Diciamo pure che anche Mattarella è stato un po’ troppo attendista mentre doveva -anche rivolgendosi al paese con un semplice comunicato- smascherare questi giochetti di rimando in attesa di un sol dell’avvenir che sposta vieppiù l’asse verso i Paesi del Gruppo di Visegrad.

Significativo come i media non abbiano dedicato ore ed ore di trasmissioni alle  regionali friulane, sicuramente  attenti a non scomodare nessuno dei due futuri potenziali padroni. Prima gli hanno tirato la volata e davanti allo scossone... meglio soprassedere in attesa di vedere chi sia davvero il vincitore per non perdere un domani il posto.

Intanto c’è sempre il PD e gli elettori piddini da mazzolare. Chiedere della Berlinguer.

Poi è arrivato in TV il fiorentino che -a urne aperte- ha dichiarato che il re è nudo e quindi che s’arrangino a fare il governo. Che è poi l’opinione della maggioranza degli italiani. Che il tipo abbia un carattere palesemente stronzo ormai è noto anche ai sassi ma che non abbia un linguaggio bifido ragion per cui quando dice bianco si deve intendere nero, questo é certo. Così ha murato i due forni pentastellati. Si sono levati alti lai da parte dei compagni di partito del fiorentino accusandolo di avere delegittimato il reggente Martina. Bravo ragazzo, adatto a fare il chierichetto. Non si sono accorti che in questo modo riconoscevano con quelle lamentele a Renzi non il solo ruolo di senatore ma quello di essere l’unico vero leader del PD. Cioè: non ti vogliamo ma sei l’unico che. La coppia di fatto DiMaio&Salvini non hanno trovato di meglio di accusare il fiorentino e il rosatellum bis della rispettiva capacità di fare un accordo di governo e il piagnina insultante DiMaio ha ordinato a Mattarella di convocare i comizi elettorali. Mister tentenna ha risposto che no. L’unico errore che il fiorentino ha commesso  nell’intervista è stato quello di suggerire o chiedere che si cambi il rosatellum bis. No, non ha chiesto un fiasco di chianti. Non penso che la coppia DiMaio&Salvini ci riescano (a cambiare il rosatellum bis) perché problema non sta tanto nel controllo ferrato che i Berlusconi, Salvini, DiMaio e Renzi hanno sui rispettivi parlamentari ma nel fatto che i 950 arrivati a Roma, a Roma ci vogliono stare cinque anni: altro che elezioni a giugno ottobre l’anno venturo. Tra l’altro, la stampa asservita ha fatto finta di non vedere come Salvini abbia fatto dimettere da deputato la Terzi (maroniana d’acciaio per di più avvocato come lui) e l’abbia rispedita in Regione Lombardia. Esattamene come hanno fatto (un po’ meno) di non vedere come la Casellati sia in buona sostanza l’alter ego del cavaliere che così s’è avvicinato al posto di Mattarella.

L’unica novità è che DiMaio s’è bruciato la carriera di presidente del consiglio. Nemmeno laureato:a desso troverà il tempo per. Se il PD tiene ferma la posizione e picchia con durezza (senza le pippe martiniane) sul fatto che 5S e CED+Lega  pur avendo ampiamente  vinto non sono in grado di fare il governo per via della fame di posti che hanno cominciamo a rifare i conti (dei voti). Se il PD declina pure educatamente l’eventuale proposta mattarelliana del «governo tutti dentro» con un elegante “s’arrangino i vincitori” il PD resta l’unico partito con delle proposte valide per andare avanti. Il resto se non è fuffa è solo un imbroglio: flat tax+reddito di cittadinanza.

Nel consiglio comunale del 26 aprile viene posta dalla giunta Gamba una prima pezza alla  botta economica subita con la sentenza del 18 febbraio. Ci rendiamo subito conto che la giunta Gamba ha floppato  alla grande quanto a trasparenza e comunicazione istituzionale e lo facciamo notare sia sul 679 che sul 680 del blog. Sottolineiamo e denunciamo come i quotidiani (meno BG news, ci pare che non ne ha nemmeno parlato) abbiano compilato un articolo sul consiglio comunale praticamente con un copia incolla di quello che dev’essere stato un comunicato «riservato a loro» da parte della giunta gamba. Finalmente il 29 aprile alle 16.51 compare sulla pagina facebook di Vivere Curno il comunicato: palesemente reticente nello stile «dico-non dico-non posso dire-non voglio dire». Prima un silenzio durato dal 18 febbraio al 26 aprile. Poi nemmeno il coraggio di raccontarlo  in maniera semplice e piana. Alla faccia della trasparenza. Alla seduta del consiglio sono comparsi ad un certo punto un ex sindaco e il suo spin doctor. Non sono passati per »caso» e sono scomparsi quando si sono accorti che la discussione stava altrove. Sarebbe interessante sapere come mai -nella giunta Gamba- non hanno avuto voglia o coraggio di dire chi fossero gli attori della sentenza. Detto questo ha ragione quel curnese che su un blog ha scritto: non tutto il male viene per nuocere.

LEBANON PULSE

Iran, Russia, Turkey close ranks on Syria coordination amid US pressure

A correspondent in Beirut April 30, 2018

 

Moscow and its partners in Tehran and Ankara move to strengthen coordination on Syria as the Trump administration signals an intention to up the stakes.

 Tolga Bozoglu/Pool via Reuters

 

It wasn’t their chemistry that brought Russia, Iran and Turkey to the table over Syria. Rather it was the intersections of their interests, and as part of this, the common threat of having other powers, such as the United States, playing a role in crafting the future of Syria. Indeed, the trio sees the situation in the war-torn country as an extension of their own national security — each for a different reason, and each wanting to see the outcome of the conflict in line with their own interests. As such, for Russia, Iran and Syria, there was no option but coming together on the basis of their minimum consensus to achieve their objectives.

On some occasions, like the recent US-led attack on Syria on April 13, Ankara was on a completely different page from its northern and eastern neighbors, siding with Washington and showing support for action that was seen by its partners in Moscow and Tehran as aggressive. At the time, Turkish President Recep Tayyip Erdogan said of the strikes, “The Syrian regime received the message that its massacres will not be left unanswered,” saying that he found the US-led move appropriate. Yet Erdogan was also critical that US-led attacks on Syria have been limited to responses to alleged chemical weapons use by the Syrian regime. The Turkish president notably alluded to Damascus' use of conventional arms, which kill many more people than chemical weapons.

Tehran and Moscow dealt with the Turkish stance in a cold manner, while Ankara showed a willingness to preserve the tripartite coordination despite the differences. Indeed, only hours after the April 13 attacks, Erdogan and his Russian counterpart Vladimir Putin were on the phone, agreeing to “maintain decisiveness to reduce tension on the ground in Syria and continue efforts for a political solution,” Turkey said in a statement. Yet a week later, on April 20, Russian Deputy Foreign Minister Sergei Ryabkov said in an interview withDeutsche Welle that Moscow was uncertain about how the situation in Syria will evolve in terms of the country maintaining its territorial integrity.

This positioning on the part of Russia was significant as it contradicted Moscow’s official stance, which has always stressed the importance of preserving Syria’s unity — ultimately raising questions about whether Russia is beginning to signal that it lacks the power to keep Syria in one piece, as it has vowed earlier, or whether it is ready to compromise on this point. This opened the door for the additional question of how Iran and Turkey regard such a position given their shared security concerns when it comes to the future of Syria. Turkey has always been wary of the prospect that Syrian Kurds might rule an independent or semi-independent entity, not to mention how a divided Syria could also limit Turkey’s presence in that part of the region. Iran shares similar concerns about the Kurds, though they’re more related to any future attempt to create entities that might block its main objective in Syria, namely to keep the road to Lebanon open and to keep the Syrian regime in power to maintain its regional leverage.

Against this backdrop, it was clear that the trio needed to coordinate more closely among themselves in order to keep the Astana process alive. Thus the foreign ministers of Russia, Iran and Turkey gathered in Moscow last weekend. But the meeting was not only prompted by the need for closer consultations. US President Donald Trump’s urging of Arab states to have a military presence in Syria was another main concern that needed to be addressed.

"We agreed that attempts to split Syria on ethnic and religious grounds were totally unacceptable," Russian Foreign Minister Sergey Lavrov told reporters after meeting with his Iranian and Turkish counterparts, "We have stated that we will counter attempts to undermine our joint efforts and pointed out that the Astana process is stable," he said. "We will continue solving important tasks related to de-escalation, easing tensions and reducing the conflict potential. Cease-fire violations continue to happen but we have a mechanism to monitor them and we will seek to overcome this situation, particularly by strengthening trust among the parties ‘on the ground,’" Lavrov added.

Maintaining trust may indeed be characterized as a key objective — and achievement — for the trio, Iranian political analyst and university professor Emad Abshenas told Al-Monitor. “There are contradictions among the three parties, and each is trying to pursue their interests,” Abshenas said. “Still, I believe there are common interests that compel them to keep talks ongoing to solve the conflict.” Abshenas explained that there are two main factors that are affecting attempts to reach a political solution in Syria, referring to “difficulties in reaching a full consensus among the three partners on the final status in Syria” and also “attempts by the coalition that bring together the US, Israel and Saudi Arabia to [put a] hurdle [in the path of] the trio’s efforts.” As such, Abshenas added, “It’s clear that we are witnessing a power struggle between the backers of the Geneva process and those of the Astana process.”

Still, some believe that the coordination between Russia, Iran and Turkey does not have big chances of leading to the reaching of a final settlement in Syria. Turkey-based researcher Tamer Badawi told Al-Monitor that the trio could limit confrontation but not reach an accord. “The importance of this meeting is that these states might in the future be able to work on solving other regional issues,” he said. “It’s a framework for coordination but not for [reaching a] solution. Still, it could help reach consensuses.”