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le tre foto in basso sono dell'Iran







Cominciamo con Bernardo Valli: “a Panmunjom, nel 1953, gli Stati Uniti firmarono un armistizio che mise fine alla prima guerra non vinta della loro storia. Una guerra pareggiata, poiché finì più o meno da dove era cominciata: il Nord fallì nel tentativo di occupare militarmente il Sud, ma, grazie all’intervento armato cinese, rimase comunista; e il Sud restò sotto l’ombrello americano. Per Washington quella coreana è una partita incompiuta. Diciannove anni dopo l’ armistizio di Panmunjom gli Usa si ritirarono dal Vietnam: e quella fu la loro prima guerra perduta”.
Oggi la Corea del Nord è diventata una potenza nucleare. Come la Cina, l’India e il Pakistan. Come lo sono già Russia, USA, Inghilterra, Francia e Israele.
Come vuole diventarlo l’Iran.
Noi occidentali abbiamo sempre adottato verso il resto del mondo un metro di misura –inventato dalle nostre convenienze- per cui noi saremmo per principio portatori e creatori di civiltà e il resto del mondo feccia da bastonare.
Il trattato di non proliferazione nucleare (TNP) è un trattato internazionale sulle armi nucleari che si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare. Il trattato fu sottoscritto da USA, Regno Unito e Unione Sovietica il 1º luglio 1968 ed entrò in vigore il 5 marzo 1970. Francia e Cina (che possiedono armi nucleari) vi aderirono nel 1992 mentre la Corea del Nord lo sottoscrisse nel 1985 ma, sospettata di costruire ordigni atomici e rifiutando ispezioni, si ritirò definitivamente dal trattato nel 2003.
Il Sudafrica, inizialmente non membro del TNP, ha costruito sei testate nucleari che ha in seguito dichiarato di aver smantellato, aderendo poi al trattato nel 1991 come stato non-nucleare (anche se mantenendo la cosiddetta "opzione zero"). Attualmente sono 189 gli Stati firmatari.
Danilo Taino scrive che “Venerdì, Kim Jong-un e Moon Jae-in hanno dichiarato la fine della guerra tra la Corea del Nord e quella del Sud: era congelata in un armistizio dal 1953. Il merito non è del presidente americano: ci sono molte ragioni attorno al 38° parallelo che hanno portato all’incontro storico tra i due leader. E il futuro previsto incontro tra Kim e Trump sarà ancora più incerto e rischioso di quello tra i due presidenti coreani. Senza la pressione della Casa Bianca su Pyongyang (e sulla Pechino di Xi Jinping) dei mesi scorsi, però, è difficile immaginare che la svolta ci sarebbe stata in tempi così veloci. Inattesa.”
E conclude: «Forse è che gli schemi di potere e intellettuali del passato si erano sclerotizzati. Forse è che l’America minacciata doveva prima o poi reagire. Forse è che il dopoguerra degli Stati Uniti multilaterali è finito. Fatto sta che questa settimana ricorda a tutti che gli Stati Uniti sono ancora la grande potenza. Per quanto lunatico, è il caso di prendere sul serio il loro presidente, di smettere di riderne: per il peggio o per il meglio, sta obiettivamente cambiando il mondo”.
Non sapremo mai se il dittatore nord coreano ha cambiato strategia  a seguito delle pressioni cinesi e le minacce USA ma noi crediamo che proprio il fatto di essere diventato una potenza nucleare ed avere dimostrato coi lanci di missili di potere minacciare non l’innocuo Giappone ma gli Stati Uniti (senza contare gli stati a sud ed a ovest della Nord Corea…) sia stato il viatico per cui abbia iniziato a riallacciare le relazioni col Sud e (forse: si dice) domani anche cogli USA.
L’Iran del resto sta facendo la stessa operazione: vuole diventare una potenza atomica non tanto perché immagina (ma questa immaginazione gliela attribuiamo noi sulla base delle loro propaganda…) di distruggere Israele ma proprio perché l’insieme di quello che porta a casa la conoscenza e la tecnologia  atomica da al paese che la possiede un “altro” ruolo internazionale rispetto a quello ancillare e schiavo cui lo vorrebbe condannare e mantenere l’Occidente.
Siamo abbastanza convinti che  il mondo moderno non vedrà più conflitti nucleari proprio perché le popolazioni del mondo non sono così ignoranti come negli anni ’50 e ’60.
Oggi l’arma più pericolosa è un satellite delle comunicazioni che porta in casa dell’avversario uno stile di vita domestica e di relazioni politiche nel paese che suscita e contribuisce alla crescita della democrazia in quel paese.
Inimmaginabile che gli USA, per quanto in mano ad un lunatico come Trump, domani e doman l’altro mandino missili e bombe atomiche contro la Corea del Nord. Glielo proibirebbero i suoi militari. Si rivolterebbe tutto il mondo.  La Corea del Nord, così come fu la Germania orientale e gran parte del blocco sovietico, sarà-venne costretta a cambiare regime con la TV e internet. Anche perché sono paesi che  pure con popolazioni molto giovane e prolifica, sono geograficamente posti in una zona  potenzialmente molto produttiva e quindi sono in grado di garantirsi l’alimentazione della propria popolazione. Corea del Nord e Corea del Sud –divise pressappoco dal 38° parallelo (lo stesso di Reggio di Calabria, Seul, Smirne, Atene, San Francisco, Cordova) stanno  negli stessi paralleli dell’Italia col “di più”  dell’avere davanti un oceano e non un mare piccolo come il Mediterraneo.
L’approccio di trent’anni or sono  basato sui ragionamenti e interessi imperialisti che hanno generato il trattato di non proliferazione atomica –basti pensare a com’è cambiata la geografia delle risorse energetiche  nel frattempo- oggi non ha nessun senso politico nel contesto internazionale. Regge ancora in parte  coi paesi del nord Africa o del MENA perché –tranne Turchia, Iraq e Iran- hanno gravi difficoltà nell’autonomia alimentare ma non può reggere quel sistema di controllo e minacce da parte delle c.d. potenze occidentali verso chi vuole diventare una potenza atomica. Certo genera non pochi timori l’idea che paesi con grandi differenze socio-culturali come i paesi musulmani diventino  potenze nucleari ma questo  non saprei se definirlo un residuo di razzismo e imperialismo oppure una incapacità a  inventare e creare nuovi rapporti con quei paesi da parte dell’Occidente.
Bisogna però tenere anche conto di quanto scrive Pierluigi Battista nell’articolo qui di fianco ma dobbiamo anche vedere se un nuovo approccio tra Occidente ed Oriente e paesi del MENA non sia più produttivo di cooperazione pace sviluppo democrazia rispetto umano dei raid del terzetto USA-Fr-GB sulla Siria. L’Occidente non riesce ancora ad ammettere che una Turchia oppure un Iran, l’Egitto  ma anche gran parte dell’Iraq (per stare vicino a noi) possano diventare delle potenze economiche in grado di fronteggiare entro i prossimi dieci-venti anni  sia l’Europa che gli USA. Alla fine del 2007 feci un viaggio tribolatissimo dall’Iran all’Iraq alla Turchia e Israele e quando vidi quelle terre e quelle genti mi dissi: il futuro è qui. C’hanno tutto e di tutto. Bambini soprattutto.

Grande giubilo per i segnali di pace tra le due Coree (e qualche imbarazzo per chi era convinto che la presidenza Trump avrebbe provocato solo venti di guerra). Un incubo nucleare che si attenua, un dialogo insperato che si realizza, un inferno bellico che si allontana. Ma non uno, neanche uno dei commenti che cancellerie del mondo e le espressioni dell'opinione pubblica mondiale, sistema dei media in testa naturalmente, spende una parola per gli effetti che una sia pur relativa pacificazione può avere sui diritti umani scandalosamente oltraggiati in Corea del Nord. Ci interessa solo quello che ci tocca. Non ci interessa la sorte di chi vive in un gigantesco, orribile Gulag come è il regime nordcoreano gestito da dittatori da operetta, ma non per questo meno feroci. È l'ulteriore prova che nell'agenda internazionale il rispetto dei diritti fondamentali è totalmente sparito. L'universalità dei diritti, che tanto ha impegnato i cuori e il cervello di chi sognava un futuro migliore per le sorti della libertà nel mondo con l'impegno dell'Onu, è svanita. Le sevizie, le torture, le uccisioni di massa, le prigioni ridotte a luoghi di sopraffazione totale e senza limiti, tutto questo non entra nei negoziati. Viene cancellato dagli argomenti di interesse pubblico. I dissidenti e gli oppositori sono esposti al massacro senza che una sola voce si levi nel mondo. Un mondo ipersensibile alle minime violazioni della democrazia in casa nostra, ma del tutto indifferente al destino triste, disperato di chi vive in tirannie mostruose: come quella di Assad, il gasatore seriale del suo popolo che la fa franca perché garantisce stabilità e argine contro i nemici che potrebbero darci fastidio. Come il potere militare del Cairo, che riempie le cellule della tortura ma almeno allontana lo spettro dei Fratelli Musulmani, tiranni ancora peggiori.
La Corea del Nord la fa franca. Nessun ispettore andrà a controllare le fosse comuni degli assassinati del regime. Nessuna diplomazia oserà chiedere conto della violazione sistematica dei diritti umani. Nessun comitato chiederà il rispetto delle garanzie che dovrebbero tutelare la libertà e la dignità di un popolo vessato e sfortunato. Sfortunato due volte, perché del suo destino non si occuperà nessuno nel mondo che ride di un dittatore grottesco, che sospira per la pace, ma non conosce più il rispetto dei diritti umani.

Pierluigi Battista