Il
12 ottobre 2017 la Camera dà il via libera alla legge elettorale
ribattezzata "Rosatellum bis" con 375 sì e 215 voti contrari. Dopo tre
votazioni di fiducia, il testo viene approvato con voto segreto
superando la barriera dei franchi tiratori. Il 25 ottobre 2017 il
Senato ha approvato il Rosatellum bis con 214 voti favorevoli, 61
contrari e due astenuti. Hanno votato a favore Pd, Fi, Lega, Ap,
Autonomie, Gal, Direzione Italia e il gruppo Idea. Contrari M5S, Mdp,
Si e FdI. La nuova legge elettorale è stata approvata in tempi record,
sono passati infatti solo 35 giorni da quando il Pd ha portato il testo
in commissione Affari costituzionali.
Sulle barricate il Movimento Cinque Stelle ed il suo leader Beppe
Grillo, arrivato a Roma proprio per gestire la protesta che da due
giorni ha radunato davanti a Montecitorio i militanti 5 stelle. Il 'no'
al Rosatellum ha ricompattato il gruppo dirigente che all'unisono si è
scagliato contro la legge.
Roberto Fico, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio si sono alternati
in una sorta di maratona a cui hanno preso parte tutti i parlamentari
pentastellati per criticare "una legge - dicono - infame e scandalosa".
Una polemica che i deputati M5s hanno portato avanti anche dentro
l'aula accusando la maggioranza di aver fatto una norma ad hoc per
Verdini: ""E' la ciliegina sulla torta - osserva Danilo Toninelli - di
una montagna di letame democratico fatto da questi quattro miserabili".
Cambiano le parole ma anche a sinistra del Pd non mancano le accuse.
Parla di "schifezza" Massimo D'Alema. "E lo dimostra che una
maggioranza che conta 476 parlamentari su 630 - aggiunge - ha paura del
voto segreto, che è uno strumento parlamentare riservato a pochissime
materie, tra cui i diritti fondamentali e politici dei cittadini".
Mentre Pier Luigi Bersani lancia un ultimo appello a maggioranza e
governo. Il Rosatellum 2.0 è "un marchingegno sconosciuto nel mondo" -
spiega l'esponente di Mdp - che "con il cuore in mano" ha chiesto a chi
sostiene la legge di "fermarsi a riflettere".
A sostenere il sì alla legge è il partito democratico. il 'padre' del
nuovo modello elettorale, Ettore Rosato, se la prende con chi ha
manifestato in piazza: ""E' comodo andare a protestare e dire tutti
sono contro di noi. Pensano solo alle loro poltrone non agli interessi
del paese".
Chi considera invece il Rosatellum il male minore è da sempre Silvio
Berlusconi. Il Cavaliere sin da subito ha deciso di sostenere la legge
nonostante i mal di pancia interni al suo partito, in particolare tra
le file dei deputati meridionali: E' una buona legge perchè scontenta
un pò tutti", osserva il capogruppo azzurro Renato Brunetta che ha
portato avanti la trattativa per raggiungere l'intesa sulla legge
elettorale.
Dello stesso avviso la Lega Nord che sin dall'inizio si era resa disponibile a sostene
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Qui
di fianco leggete la storia breve dell’approvazione del Rosatellum Bis che ha
portato al risultato elettorale della tabella sottostante.
Salvini
e DiMaio possono bene minacciare il ricorso anticipato alle urne se l’uno per
l’altro non calano del tutto le braghe
(oltre al PD) ma sanno benissimo di non avere nessuno dei due i numeri in
Parlamento per fare una nuova legge elettorale.
Prima
di tutto perché nessuno dei due c.d. vincitori sa che modello potrebbe andargli
bene.
Un
conto è sproloquiare nei talkshow e tuittare ed altro conto è sedersi attorno a
un tavolo –ciascuno in casa sua senza telecamere ed orecchie altrui- e decidere cosa scegliere e cosa raccontare
in pubblico.
Non
esiste maggioranza per una nuova legge elettorale. A meno che non sperino o tentino sempre col Rasatellum bis di raggiungere il
40% più uno: cosa di cui si può agevolmente dubitare. Gli italiani sono stati
scottati stavolta dal proprio assurdo estremismo elettorale e quando tra pochi
giorni o settimane cominceranno a
piovere di nuovo cassa integrazione, lo
spread in salita, i tedeschi che ci minacciano, i francesi che ci scoreggiano e
il Mediterraneo attraversato da migliaia di profughi, la faccenda si farà
seria. I forni resteranno senza pane.
Ci
sono duecentomila operai che aspettano
la soluzione delle oltre 160 crisi industriali aperte e non è detto che a un
certo punto perfino Gentiloni non si smarroni e salga al colle a consegnare le
chiavi di palazzo Chigi a Mattarella: ciao e arrangiatevi.
Anche
perché troppi grillo-leghisti lo
punzecchiano peggio dei tafani sul muso dei cavalli d’estate.
Dubitiamo
che un DiMaio e un Salvini abbiano l’accortezza politica di prevedere questo
scenario anche perché qualunque sia la situazione nel futuro prossimo l’uno per
l’altro hanno ormai la certezza che non saranno presidenti del consiglio. Ne
domani ne la prossima volta.
Viene
raccontata la favola di un Salvini che
aspetti la trasfusione naturale dei voti forzisti nella Lega ma Salvini sa
benissimo che questo può accadere “solo” con la morte (quella fisica) del
caimano. Possibile ma imprevedibile oggi. Il quale caimano ha dimostrato in
Molise prima di tutto che ha una buona
vitalità e secondo che se scende in campo per la Lega c’è un due a uno
(all’incirca). Il quale caimano ha in mano
i soldi della Lega perché quando il baillamme post elettorale sarà
finito, i giudici si faranno rivedere e risentire per chiedere conto dei 49 milioni che lo Stato pretende per le passate ruberie della Lega. E quei
faccioni lo faranno anche se la Lega va al governo. Anzi.
Ma
il problema della prossima legge elettorale per favorire in qualche maniera la
rapida formazione di un governo post elezioni resta senza idee e soluzioni.
Il
doppio turno tra i due primi partiti oggi non ha la maggioranza in Parlamento.
Il
doppio turno tra coalizioni oggi non ha maggioranza in Parlamento perché i 5S
con chi si alleano?
Minacciare nuove elezioni con questa legge elettorale
significa per 5S e CDX+Lega una mezza debacle dal momento che pure il PD si
sveglierebbe (finalmente!) e picchierebbe duro nella campagna elettorale.
Non
resta quindi che –per dare un governo al
paese- che la formazione di un “governo del presidente”?.
No.
Hanno ragione quelli che nel PD asseriscono che “chi ha vinto governi” e quindi
si prenda la responsabilità di attuare i programmi coi quali ha infinocchiato
gli italiani che in genere sono sempre ben disposti a farsi infinocchiare dal
primo cretino che promette la moglie ciucca e la botte piena. Questa teoria per
cui “gli elettori hanno sempre ragione” andava bene in altri tempi ma adesso
davanti a ripetuti “cappotti” elettorali che si sono verificati al Sud e anche
al Nord dinanzi improbabili promesse: il reddito di cittadinanza e la flat tax,
l’elettore deve assumersi la sua
responsabilità di una scelta più
ragionata e meno di pancia.
La
caterva di insulti che dal centrodestra e dai grillini sono piovuti negli
ultimi cinque anni sugli elettori del PD, ampiamente megafonati dai conduttori
dei mille talkshow che ormai proliferano 24 ore su 24 nelle mille televisioni italiane,hanno bisogni di
decenni per essere assorbiti.
Quello
che il centrodestra e i penta stellati non hanno capito è che la riduzione
degli elettori piddini ad una massa informe di “arrivati e contenti”
appartenenti ad una casta di corrotti a
fronte delle masse povere e diseredate
che loro pretendono di
rappresentare è una analisi non solo insincera ma anche volutamente fasulla.
Gli
elettori piddini appartengono anche loro
in massima parte alla categoria di chi ha poco lavoro, poca istruzione, i
problemi di casa, mutui da pagare, figli disoccupati, immigrati insopportabili.
Quindi
adesso DiMaio e Salvini assieme alle rispettive corti dei miracoli sono attesi
al varco: la distribuzione del pane e dei pesci aggratis al popolo affamato
altrimenti questo imbraccerà i forconi. Il PD ha tolto il pane? Ebbene leghisti
e penta stellati distribuiscano brioss!.
Giusto
pretendere “responsabilità” dai piddini. Bisogna intenderci su come-cosa sia quella
responsabilità. Oggi essere responsabili vuol dire mettere DiMaio e Salvini e
il Caimano e la Meloni davanti alle loro responsabilità e pretendere che
soddisfino le promesse con cui hanno vinto. Provino a trovare una maggioranza
per fare un governo. Provino a trovare una maggioranza per modificare la legge elettorale.
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Israel scraps plan to expel African migrants
Proposal had targeted 42,000 migrants of Eritrean and Sudanese origin living in Israel but denied refugee status
Agence France Presse
Israel announced on Tuesday it has abandoned controversial plans to
expel African migrants who entered the Jewish state illegally, after
failing to find a country willing to host them.
The plan had targeted about 42,000 migrants of Eritrean and Sudanese
origin currently living in Israel but denied refugee status.
Government legal advisers informed Israel's supreme court of the plan's
cancellation after certain unspecified countries refused to host the
migrants, a government source said.
“At this stage, the possibility of removal to a third country is no longer relevant,” the advisers said in a statement.
Prime Minister Benjamin Netanyahu had previously mentioned Rwanda as a
possible host country and, this month, Uganda said it was “considering”
an Israeli proposal that it should accept the migrants.
The deportation plan has attracted a wave of criticism, including from
the UN refugee agency, Holocaust survivors, and parts of Israeli civil
society.
The government originally announced a plan under which it would present
migrants with US$3,500 and the opportunity to leave on their own
accord, or face indefinite imprisonment with eventual forced expulsion.
In early April, Mr Netanyahu agreed to cancel the plan, saying a new
agreement with the UN would allow 16,000 migrants to be transferred to
“developed countries like Canada, Germany or Italy”.
In exchange, Israel would give residency to an equal number of migrants.
But the premier reversed that decision just hours later after caving in to pressure from his right-wing political base.
Shortly after news of Tuesday's cancellation broke, Netanyahu tweeted
that he had instructed interior minister Aryeh Deri “to immediately
prepare for the reopening of the detention facilities to the
infiltrators” and to set up “means to find a solution to the problem”.
The prime minister was referring to the February closure of the Holot detention centre in southern Israel.
The presence of migrants in Israel has become a key political issue,
and Mr Netanyahu is already under growing pressure due to a string of
corruption investigations.
He has repeatedly referred to the migrants as “not refugees but illegal infiltrators”.
About 200 Africans detained for refusing to leave Israel were released in mid-April after a supreme court ruling.
Israel's highest judicial authority had ordered their release because
of the government's inability to conclude an agreement with third-party
host countries.
Human rights groups have long condemned Israel for its immigration policy and treatment of Africans seeking asylum.
Most of the migrants arrived in Israel after 2007, mainly from Egypt's Sinai Peninsula.
Security along the once porous border has since been significantly tightened.
Many of them settled in a number of poor neighbourhoods in the coastal city of Tel Aviv, the country's economic capital.
Amnesty International welcomed the cancellation but voiced concern over the continued practice of “voluntary” expulsions.
“Israel is still conducting what it calls 'voluntary' deportations,
although in reality there is nothing voluntary about them,” the
London-based rights watchdog said in a statement.
“Israel remains under the obligation not to transfer anyone to a
country where they would be at real risk of serious human rights
violations,” it said.
The UN has accused the Eritrea government of committing
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