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Uno, nessuno e Di Maio

Mattia Feltri

Di Maio 1: «Il Movimento è nato in reazione al Pd, al loro modo di fare politica. E oggi offre uno stile nuovo». Di Maio 2: «Il Pd ha un’idea perversa del concetto di democrazia». Di Maio 3: «Il Pd è un partito di miserabili che vogliono soltanto la poltrona». Di Maio 4: «Il Pd si fa pagare da Mafia Capitale». Di Maio 5: «Il Pd profana la democrazia». Di Maio 6. «Nel Pd hanno una questione morale grande come tutto il Pd». Di Maio 7. «Nel Pd sono ladri di democrazia». Di Maio 8: «Il Pd è il simbolo del voto di scambio e del malaffare». Di Maio 9: «Nel Pd ci sono gli assassini politici della mia terra, sono criminali politici». Di Maio 10: «Il Pd fa politiche che favoriscono i mafiosi». Di Maio 11: «Il Pd è da mandare via a calci». Di Maio 12: «Il Pd ha i mesi contati, mandiamoli a casa». Di Maio 13: «Il Pd è il partito dei privilegi, della corruzione e delle ruberie. A casa». Di Maio 14: «Il Pd sta con le banche, manda sul lastrico i risparmiatori». Di Maio 15: «Il Pd è responsabile di questo schifo». Di Maio 16: «Il Pd è il male dell’Italia». Di Maio 17: «Le misure economiche del Pd sono infami». Di Maio 18: «Siamo noi l’unica alternativa al Pd». Di Maio 19: «L’unica cosa che possiamo fare è invitare i cittadini a liberare l’Italia dal Pd». Di Maio 20: «Non ci fidiamo del Pd». Di Maio 21: «Parlare con il Pd è un suicidio». Di Maio 22: «Escludo categoricamente qualsiasi alleanza col Pd». Di Maio 23: «Il nostro primo interlocutore è il Pd con l’attuale segretario e con le persone che in questi a
Non so se vi è capitato di notare le prime pagine dei giornali, le notiziacce urlate a tutta pagina nella cronaca nera, i titoli dei telegiornali e i servizi allarmati delle trasmissioni del mattino, del pomeriggio e soprattutto della sera: non c'è più “sostituzione etnica”, non c'è più il pericolo costante “per le nostre donne”, non ci sono più le ondate di sbarchi zeppi di terroristi, non ci sono più pericolosi criminali stranieri, non ci sono pisciatori africani, non ci sono prime pagine di islamici e riti satanici (a dire la verità ne hanno arrestati davvero, di presunti estremisti, ma la notizia è durata il tempo di un soffio) e non ci sono drammi per le manifestazioni che non ci sono state (e che continuano a non esserci, tra l'altro) per Pamela Mastropietro.
L'emergenza nazionale che sembrava avere gettato il Paese nell'orrore e nella disperazione si è magicamente dissolta senza nemmeno prendersi la briga di formare il governo. È bastato il risultato delle elezioni perché certa informazione (meglio, propaganda travestita da informazione) tornasse nei binari della normalità togliendo il piede dall'acceleratore di un allarmismo prêt-à-porter che ora non serve più, anzi sarebbe dannoso.
Mediaset ha chiuso le trasmissioni di Belpietro e Del Debbio (che sul pericolo migranti hanno costruito un'epopea) e lo stesso Salvini, in mancanza di materiale buono per la sua disgustosa campagna elettorale permanente, ieri ha dovuto sfruttare la giornata internazionale di Rom, Sinti e Caminanti per non rinunciare alla dose giornaliera di veleno spanto.
Così basta guardarsi intorno per cogliere tutto il senso della melma a forma di giornalismo che ci ha inondato per mesi. A volte serve proprio il silenzio per riconoscere l'odore delle voci che sono state.
Amen e buon Lunedì.

Giulio Cavalli

Direi proprio che il conterraneo e collega quanto a scolarizzazione Martina, meglio proprio che non diventi segretario nazionale del PD. Non mi pare la persona preparata per questo compito. Troppo debole culturalmente e politicamente. Oggi il PD ha bisogno di una grande testa che  non sappia solo ricostruire un partito le cui sezioni ormai sono chiuse da tre anni ma che sappia far rinascere l’intelligenza collettiva che  esiste in questo Paese per dare all’Italia una prospettiva e delle speranze.
Abbiamo bisogno non solo di lavoro e soldi ma sopratutto di sapere dove vogliamo arrivare. E perché. Non ci basta sapere che vogliamo stare o restare in Europa: il problema è la mettiamo col resto del mondo o con le differenze segnate nella tabellina qui sotto. Una famiglia messa così come fa a stare insieme?.
Diamo atto che il fiorentino ha fatto quel che poteva fare con la maggioranza residuale che s’è via via ritrovato. Un nome: l’orribile Alfano.  Prendiamo atto che Renzi è stato educato ed allevato da una repubblica che  ha smantellato la scuola in ogni suo ordine e che di politica ne capisce un’acca. Il tempo pieno delle elementari e medie non gli ha dato grandi frutti. Lui ha assunto 150mila insegnanti e questi hanno votato in massa i cinque stelle come grazie.
Oddio, se confrontiamo (politicamente) il fiorentino col pupazzetto salernitano o col ciula (vista la pancetta?) milanes è indubbiamente sette gradini sopra. Fossimo in Gentiloni- saliremmo al Colle e consegneremmo il campanellino al Matta rella e gli faremmo by by con la manina. S’arran giassero i vincitori. Perché adesso il PD sta correndo il rischio che gli venga scaricato addosso anche la colpa del DEF, dell’Alitalia, della TIM, delle 160 crisi industriali in corso.  Meglio consegnare le chiavi al padrone di casa e salutarlo. Poi ricominceranno gli sbarchi di immigrati alla grande, ci sono le elezioni regionali. Adesso i vincitori delle elezioni hanno di fronte  tre decisioni da far tremare: abolire il jobs act; abolire la Fornero; organizzare prima e pagare poi il reddito di cittadinanza.
Neppure  mettessero assieme una maggioranza tra tutto il CDX e la Lega coi 5S riuscirebbero a reggere in Parlamento. Prima dei soldi necessari (che mancano) non reggerebbe la maggioranza.
Il problema nel PD è   quindi quello di sistemare il fiorentino e di trovare un successore che sappia stare in mezzo alla gente e creare un vasto movimento di opinione orientato verso qualcosa. Un qualcosa che dica o dia una soluzione radicale al problema pensioni. Noi metteremmo tutti col contributivo (anche le pensioni in corso) e la libertà di andare in pensione quando vogliono. Sul jobs act farei un referendum fissando una % di partecipazione all’80% per la validità del suo esito avvisando che il giorno del referendum il governo da le dimissioni e consegna il risultato al vincitore. Sul reddito di cittadinanza o sul REI tutti raccontano la prima parte dello sceneggiato (si paga a patto che il disoccupato cerchi con impegno un’occupoazione)  ma nessuno racconta la seconda parte: che succede se il disoccupato resta tale una prima volta, una seconda volta, una terza volta... Si va avanti col RdC o il REI fino alla pensione sociale dello sfigato? E poi se dai un RdC-REI che non sia uno sputo, come la mettiamo con le pensioni? E come la mettiamo coi salari che ormai viaggiano in gran parte sotto gli otto euro? E come la mettiamo con quel  gran bordello che si chiama tv telefono fibra satellite? Ecc. Ecc.  Ecco perché non basta un segretario ma occorre un’ intelligenza collettiva ben massiccia