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Il dramma di Ghouta

In fuga dalle bombe ma per Damasco è corridoio umanitario

La tv di Stato siriana ha mostrato ieri le immagini di migliaia di civili che lasciavano la Ghouta orientale carichi di valigie, commentandole come il successo dell’apertura dei canali umanitari nel sobborgo di Damasco ancora nelle mani dell’opposizione. Secondo altre fonti, tuttavia, quale l’attendibile Osservatorio siriano, quelle persone scappavano da un violento bombardamento dell’aviazione del regime su Hamouria, una delle città dell’enclave. Nelle stesse ore, intanto, una ventina di camion carichi di cibo e farmaci penetrava nell’area ribelle. Un passo avanti, dopo quelli svuotati di kit salva-vita dai lealisti la settimana scorsa al loro ingresso nella Ghouta, ma pur sempre troppo pochi per supplire a ciò di cui hanno drammaticamente bisogno i suoi 390mila abitanti.

– Pietro Del Re

OMAR SANADIKI/ REUTERS













































Mentre sulla pagina di facebook “sei di Curno se” puntualmente ogni due per tre giorni compare la lamentela di qualche cittadino per la sua via al buio con le inutili risposte del portavoce della giunta Gamba, ecco che oggi face book di Vivere Curno annuncia che… stanno lavorando per noi. L'ennesimo intervento tappabuchi assegnato brevimanu: l'inquinamento e l'età hanno perforato la scatola cranica dei lampioni. Roba inimmaginabile: bisognerà ricorrere ad una rogazione.  Nessuno dell'amministrazione comunale dice però (magari gli frega un tubo…) che l'esito della gara che ci sarebbe stata il 22 febbraio a Brescia per l'assegnazio- ne dell'appalto di rifacimento degli impianti e di fornitura dell'energia elettrica. Strano che il portavoce dell'amministrazione non sappia dirci chi é il fortunato vincitore "per la durata di anni venti e il canone annuo di euro 176.011,33€ IVA esclusa". Chissà che non si tratti di un'azienda veneta punto di domanda ed esclamativo!?. Perché la giunta Gamba visto che sono passati oltre venti giorni dalla gara non svelano il nome del fortunato vincitore?. Non teneteci sulle spine p.f. per favore.
Ragazzi è momento di cogliere l’attimo. O ce la facciamo stavolta oppure resteremo a secco. Le regionali sono andate malissimo per Gori e resterà il bravo Scandella PD e Carretta GORI che ovviamente guarderà ai goriani. Due gatti. A Curno hanno sostenuto ovviamente Scandella anche se è un montanaro. Sono andate anche peggio le politiche dove abbiamo eletto tre gatti. Nonno Misiani, Martina neo segretario  temporaneo e la sciura Carnevali. 
E dire che i maggiorenti curnesi s’erano dedicati  non poco a farsi selfizzare coi giovini pulcinotti piddini assieme a quelli «veri», quelli che «contano». Misiani Scandella, Sanga, ecc. Parevano -i  maggiorenti del PD curnese- tante Cornelie che presentavano i propri gioielli ai Misiani Scadella ecc. Peccato che sia andata com’è  malandata.
Comunque nessuna disperazione: adesso c’è  Maurizio Martina bergamasco segretario in pectore del PD e quindi anche se abbiamo perso le elezioni, non disperiamoci troppo.
Più o meno resterà segretario nazionale-mica paglia, eh!- per un anno prima del prossimo. C’è il tempo per trovare le soluzioni. Giusto, questi giovini meritano un premio visto che sono neo iscritti, fanno pure i neo assessori con stipendio da fame visto che nonna Serra ha ridotto le prebende, e quindi bisogna darci (o darsi? boh!) un futuro. Un buon futuro. Un meritato futuro visto che poi bevono benissimo dal biberon verità della vecchia guardia.  Soprattutto non si fanno troppe domande. Altro che soccorrere vita natural durante i feriti per strada. Altro che le feste di AGEE. Altro che un futuro con contratto a termine. Sotto  per non perdere l’occasione. Già ne è sfumata gran part
L’intervista di Giuliana Ubbiali al procuratore  di Bergamo Walter Mapelli lascia un retrogusto rabarbaro nel lettore. Il procuratore a nostro avviso sottovaluta il problema delle infiltrazioni criminali nel nostro territorio. Così come l’hanno dimenticato  quelli che «gestiscono» l’aeroporto. Il ragionamento del procuratore ci pare quello di un bravo servitore dello stato che legge la realtà misurandola con le circolari ministeriali e la formalità della legge. Il procuratore dovrebbe farsi una domanda: da dove vengono tutti i soldi che vengono investiti  nel «commercio» in un momento in cui le disponibilità delle famiglie sono assai ridotte? Come mai i centri commerciali aggiungono migliaia e migliaia di metri quadrati di superfici di vendita nonostante  l’evidente disoccupazione? Vogliamo dare uno sguardo a Orio e Curno? Per esempio come mai in Città Alta c’è ininterrottamente un paio di negozi che cambiano gestione e prodotto. Tutto a posto?
L'incazzata reazione del tirapiedi piddino Algido del custode delLa Latrina di Nusquamia al nostro post sul n.636 mostra come l'abbiamo centrato o descritto abbastanza bene come uno di quelli che hanno fatto come le tre scimmiette sugli ultimi 40 anni di governo- dc-psi-pci a Curno. Raccontare cazzate del livello (nel post post-elettorale sulLa latrina di Nusquamia) per uno del partito che nel 2013 ebbe una mezza sconfitta e nel 2018 ne ha avuta una intera vuol dire leggere la politica dal buco della serratura. Capisco che a lei come al suo mentore dispiaccia che pubblichiamo le delibere della maggioranza o riprendiamo le vostre cazzate e che per lei questa sia «delazione». Non solo per voi due. I nostri copia&incolla bruciano il fondoschiena a chi non vorrebbe fossero resi noti al «popolo bue» che deve «condividere» e stare muto. Anche per i mafiosi chiunque narri della loro mafiosità trattasi di «delatori». Esattamente come siamo «delatori» per il custode delLa Latrina di Nusquamia quando diciamo che il suo eletto era il rappresentante degli interessi dei bottegai destrorsi curnesi e di quei costruttori con cui poi finirà in lista elettorale. Non abbiamo bisogno di invocare gente che tiri plocade al custode delLa latrina di Nusquamia: glieli ha già tirate il consiglio comunale di Curno quando, per salvarsi il sindaco Gandolfi, l’ha costretto a licenziarla come redattore del giornaletto comunale. Chiuso. Meglio licenziare un  tirapiedi sindacale che perdere l’amministrazione del comune. Fino a questo punto c’arrivano pure i tonti.
Non riesco a trovare esattamente i nessi tra  le due intuizioni ma c'è più di una qualche connessione tra il clima di quaranta anni or sono e quello attuale, fermo restando l'enorme differenza dei vari quadri italiani di ieri e di oggi.
Come ho scritto ieri, il giorno del rapimento Moro stavo in Basilicata da dove sarei tornato il due settimane dopo, percorrendo l'A14 perché dovevo fare visita ad un allevamento  nella zona di Jesi. L'aspetto che mi meravigliò fu che da Massafra-Taranto a Bergamo non venni mai fermato da un posto di blocco mentre viaggiavo a bordo della (im)potente fiat 128  “cubo verde oliva” che era targata Roma appartenente ad una azienda di noleggio internazionale. Vidi alcune pattuglie lungo l'A14 così come a qualche ingresso ma non venni mai fermato. Il bello era che alla radio pareva di stare in una sorta di stato d'assedio, con le forze dell'ordine  piazzate dappetutto a controllare ogni veicolo perché “in alto” si pensava che il rapito o le stesse BR –oramai si sapeva che erano state loro a compiere il massacro e il rapimento- potessero sposrasi “altrove”.
Con le informazioni di adesso sappiamo che gran parte dei tre comitati politici burocratici messi in piedi dal neo ministro dell'interno Cossiga che dirigeva le indagini sul rapimento fossero infestati da piduisti assai legati a Cossiga. Fatta l'opera se n'era andato? I comitati potevano fare delle cose che non fece per cercare Moro.
Come sanno tutti non esiste una verità compiuta del rapimento e delle uccisioni che stanno nella vicenda. Come del resto non esistono in tutte le grandi stragi italiane.
Come ho detto, il fatto che uno abbia potuto attraversare il paese da Taranto a Bergamo in un viaggio di più giorni con diverse fermate lungo il percorso (tre giorni a Jesi) senza che non fosse mai fermato vuol dire che o non ci fu capacità organizzativa oppure sostanziale complicità morale verso il rapimento e l'uccisione delle sei persone.
Il clima  in cui versava al momento l'Italia era quello di un “basta Moro” e come detto, i muri erano coperti da manifesti tutt'altro che benevoli verso quella mummia. Detto in senso buono perché fino allora il Moro conosciuto  era l'uomo dei lunghi discorsi incomprensibili, del traccheggio, del rimandare mentre il Paese aveva dato un risultato elettorale chiarissimo: dc più pci facevano ilo 75% dei voti ed alle elezioni aveva votato più del 90%.
Da una parte c'era tutto l'Occidente e le forze interne che non volevano nemmeno immaginare un avvicinarsi del pci alle stanze del potere, ma c'erano moltissima parte anche della dc come dentro il pci che non volevano  questo passo. E tralasciamo i partiti minori.
Il clima era un fortissimo clima d'ODIO che attraversava il paese e le frange di leader politici dentro e fuori i partiti verso Moro, ODIO che in un qualche modo rivalutava il ruolo di vero leader della democrazia (come detto fino allora considerato una sorta di mummia trafficona ma poco pericolosa rispetto ai sui “amici” Andreotti e Fanfani).
Nel viaggio in Basilicata avevo incontrato, purtroppo qualche giorno prima del16 marzo 1978, Nino Calice classe 1937, neo eletto nel collegio di Rionero nelle file del PCI e Raffaele Giura Longo,classe 1935 neo eletto nelle file del PCI nel collegio di Matera entrambi assai meravigliati nell'incontrare un “lombardo comunista”  in Basilicata. Assieme avevo ragionato per capire come vedevano il futuro della Basilicata dopo l'avvento della politica agraria   della comunità europea che pagava i coltivatori non per le quantità di grano duro prodotto ma per le superfici seminate, cos' come-cosa pensassero dello sfruttamenti idrico della Basilicata per l'Italsider di Taranto.
Temi che erano all'ordine del giorno –seguiti da feroci discussioni e divisioni- in quel periodo nell'Italia e nel partito comunista.
Anche allora frequentando di sera le grandissime ed affollate sezioni del PCI di quei paesi mi resi conto che – dai muri ai pali alle persone- scorreva un fiume d'odio verso la DC e soprattutto verso Moro visto come colui che voleva inserire il pci nella sfera del governo, un governo dominato da un partito visto che la summa di tutti i mali. Ed era verissimo dal punto di vista della povertà di quelle terre e dal fallimento delle riforma agraria subita dai contadini.
Ecco. Quel clima di ODIO che vidi senti tastai provai da parte della gente comune in quel tempo, nella pacifica Bergamo (dove pure ci fu una uccisione delle bierre) come  nelle terre lucane assomiglia esattamente a quello che da un anno in qua corre sui media verso il fiorentino e verso il PD. Cui poi si aggiungono tutte le solite frattaglie della politica e della stampa che si fissano ad una o all'altra parte.
Adesso non so se temere un'altra “via Fani” oppure se in Italia adesso dopo tante stragi la forza della democrazia la eviterà. Però, facciamo attenzione al clima d'odio che corre.