Il dilemma dei compiti
Perché i nostri figli non studiano più da soli
Caterina Pasolini
Genitori a tempo pieno, professori improvvisati per forza o per amore.
Gli italiani aiutano i figli a fare i compiti, a ripetere le lezioni,
più di chiunque altro in Europa. Il 25 per cento trascorre almeno sette
ore alla settimana tra calcoli e letture. Percentuale molto inferiore
in Spagna: il 17 per cento, il 14 in Germania, Regno Unito e Francia
sono all'11 e Finlandia al 5.
Dal nord al sud della penisola resiste però un 39 per cento di mamme e
papà convinti, almeno nelle intenzioni, che i piccoli se la devono
cavare da soli.
Sono questi alcuni dati di un'indagine della Varkey Foundation,
organizzazione internazionale no profit convinta che con l'educazione
si può cambiare il mondo, e che ogni anno a marzo assegna il Global
teacher prize al docente migliore del globo. È uno studio in 29 stati,
attraverso trentamila interviste on line, che racconta l'Italia tra
timori e speranze. Un paese da record per quanto aiuta i figli a fare i
compiti; forse perché un genitore su due trova che la scuola sia
peggiorata negli ultimi dieci anni.
E allo stesso tempo, la nazione in Europa che più crede sia
fondamentale per i ragazzi andare all'università: lo studio ancora
visto come un'ascensore sociale.
Ma torniamo a figli e compiti: i numeri fotografano pomeriggi italiani
con mamme accanto a bambini e teenagers per ore col libro di testo,
genitori che dal posto di lavoro fanno i compiti all'erede per
telefono, per evitare un quattro sul registro elettronico. E altri che,
impossibilitati a seguirlo, investono per portarlo alla pari con i
compagni. «Anche 30 euro l'ora alle medie per una ripetizione di
matematica mentre gli studenti universitari che seguono nei compiti
prendono 15», racconta Anna, una mamma che confessa di pagare in nero.
Ma gli addetti ai lavori cosa dicono? Siamo un paese di
genitori-chioccia, bambini pigri o andrebbe ripensata la scuola, mentre
a a casa si cerca dicompensare i buchi dell'insegnamento?
«Mi è capitato di dare un 9 alla mamma», racconta Francesca Mossa,
maestra. Che insiste: «Il rapporto è del bambino con la scuola, con i
professori che sono il mondo esterno. Lui deve fare i compiti, lui deve
ricevere dalla sua insegnante i mezzi, la capacità, la fiducia per
affrontarli.
La famiglia ha altri ruoli: lo protegge, lo consola e aiuta a crescere
e ad affrontare il mondo». Benedetto Vertecchi, pedagogista, docente
universitario, parte da un punto fermo: i bambini dovrebbero fare i
compiti da soli, ma in classe, nel tempo scolastico.
«I genitori potrebbero occuparsi di farli crescere culturalmente in un
altro modo: leggendo assieme un libro, il giornale, andando al cinema o
teatro, esperienze che aiutano ad arricchire il linguaggio, migliorano
le capacità di comprensione». E nell'attesa che cambi il sistema
scolastico la psicologa Tilde Giani Gallino, a lungo docente di
psicologia dello sviluppo, insiste: «Fin da quando sono piccolissimi i
genitori prevengono i desideri dei bambini, e questo atteggiamento
continua quando vanno a scuola.
Li aiutano troppo, fanno i compiti al posto loro per proteggerli dalle
delusioni, ma anche perché forse il successo dei figli è vissuto come
il successo personale. Invece dovrebbero lasciare che i bambini
facciano da soli, se sbagliano o non capiscono, possono dare una mano.
Comunque una insufficienza non è un dramma, invece padri e mamme vanno
spesso dai professori con l'idea che il loro bambino
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Con
la determinazione n. 32 del 26-01-2018 il responsabile settore gestione
e sviluppo del patrimonio ha deciso l'integrazione dell’incarico
professionale all'arch. Bonicelli Mario affidato con determinazione n.
539/2017 per la progettazione, dl e contabilita' dei lavori di
riqualificazione viaria di via IV Novembre. Tutto questo perché
l'amministrazione comunale, anche alla luce delle soluzioni progettuali
proposte dal progettista e valutata la situazione del traffico
nell'area oggetto d'intervento anche in relazione alla sicurezza degli
alunni che transitano e impegnano la sede stradale prospiciente i due
plessi scolatici, ha ritenuto opportuno adottare una soluzione
progettuale diversa che tutela maggiormente i pedoni, distinguendo i
modo deciso le aree interessate dal transito delle auto dalle zone
pedonali, ….pertanto il responsabile settore gestione e sviluppo del
patrimonio d e t e r m i n a (1). di integrare, per le
motivazioni meglio evidenziate in premessa, l'incarico e conseguente
impegno di spesa a favore all'arch. Bonicelli Mario per l'integrazione
alla scelta progettuale iniziale e conseguentemente alla redazione del
progetto definitivo-esecutivo, direzione lavori, coordinamento
sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, contabilità, rilievi
e cre dei lavori di riqualificazione viaria di via IV Novembre che
prevede un importo totale dell'intervento pari a € 300mila di cui alla
deliberazione della giunta comunale n. 5 del 15.01.2018. 2. di
impegnare la somma complessiva pari a € 3.868,20 contributo 4% e iva
22% compresi calcolata quale differenza dall'inca rico originario
all'importo delle nuove prestazioni progettuali citate in premessa
calcolate secondo il dm 17.06.2016.
Il disegno qui sopra evidenzia la soluzione finale. Da una parte siamo
contenti che abbiano recepito la nostra osservazione circa la
pericolosità di porre una rotonda direttamente adiacente agli ingressi
della scuola Rodari in ordine alla sicurezza degli alunni. Non é stata
recepita (c'era da dubitare?) l'idea di creare una vera e propria isola
pedonale con l'impos sibilità di accesso di qualunque tipo di veicolo
davanti all'ingresso del CVI1, delle scuole medie, della
biblioteca& auditorium e della nuova Rodari. La nostra idea
consisteva nel dimezzare la strada attuale davanti alla scuola e
destinare una metà a parcheggio (da unire a quelli esistenti) e l'altra
metà come spazi liberi pedonali esterni a questi quattro importanti
strutture collettive (brutta parola di questi tempi, eh?).
Una manina cattivella però ha pensato bene di trasformare questo spazio
in zona giochi (su una strada?) con soluzioni costose e discutibili (e
speriamo più durature di quelle fatte in Piazza Vittoria come
pavimentazioni) mentre potranno passare ancora i veicoli per il
trasporto pubblico e disabili. Insomma ai motori non rinunciano nemmeno
per una decina di metri !!!.
Resta UNO SCANDALO il costo enorme di questa scuola, costruita non per
necessità (bastava ampliare quelle esistenti) ma solo per
soddisfare la mania di grandezza della giunta Morelli Conti Serra
Bellezza Pelizzoli di un tempo ormai dimenticato.
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Al concorso per la scuola materna
Congiuntivi errati e “ ha” senz'acca, bocciati gli aspiranti maestri
L'ultimo caso in Friuli: tre candidati su quattro non ammessi all'orale In tutta Italia solo il 30% ha passato gli scritti
Ilaria Venturi
Nemmeno un congiuntivo azzeccato. Il verbo avere che perde l'acca per
strada, virgole e punti che viaggiano in ordine sparso, doppie che
saltano come tappi e un uso smodato del linguaggio social che nemmeno
un adolescente: i perché e i comunque che in una prova d'esame, non in
una chat, diventano xché, xke, cmq. Aspiranti maestri bocciati in
ortografia. Una falcidia all'ultimo concorso per insegnanti
dell'infanzia. L'ennesima di una lunga serie.
La matita blu stavolta è stata usata in Friuli Venezia Giulia, dove su
poco meno di 700 ammessi alla prova scritta i bocciati sono stati tre
su quattro. Un'ecatombe, racconta il Messaggero Veneto.
Dell'italiano prima ancora che degli aspiranti insegnanti scivolati su
madornali errori. Quello nella regione del Nordest è l'ultimo concorso
della Buona scuola ancora aperto in Italia: viaggia con due anni di
ritardo visto che la prova scritta è stata indetta e sostenuta a maggio
2016, ma le correzioni sono arrivate ora. In mezzo commissioni d'esame
dimissionarie e plichi perduti e solo di recente ritrovati. Un
pasticcio, per 189 posti di ruolo in palio che ancora attendono di
essere coperti. Ma a sorprendere i commissari è stata la scarsa, per
non dire disastrosa, preparazione linguistica dei candidati, perlopiù
giovani diplomati, qualcuno con laurea. Anche precari che già insegnano
ai bambini dai tre ai cinque anni, nelle scuole dell'infanzia dove già
s'impara a riconoscere le prime lettere e parole.
All'esame quegli stessi maestri ( o aspiranti tali) hanno fatto mettere
le mani nei capelli a chi li doveva giudicare. Chi è inciampato nella
consecutio, chi è caduto rovinosamente nella concordanza tra soggetto e
verbo: « La palla girava su se stessa mentre l'allievo l'ha guardata»;
«Gli strumenti utilizzati ha un'importanza fondamentale » . Un
candidato è sicuro che « il bambino a bisogno di... » . Un'acca,
almeno. Un altro dimentica le doppie: « La strutura è importante; ma lo
è di più la didatica » , scrive. Importante sarebbe sapere almeno
l'italiano, scuotono la testa i commissari.
La figuraccia del Friuli non è isolata. Gli strafalcioni sono stati
ricorrenti nel concorso per la scuola dell'infanzia e primaria indetto
nel 2016 e svolto in ogni regione. A livello nazionale il 70% non ha
passato gli scritti, otto su dieci nel Lazio. In Veneto sono stati
ammessi all'orale in 1.604 su 3.410. Anche qui fece scandalo la
galleria degli orrori grammaticali: un'evento, aquistato, una melodia
disciendente. Non andò meglio in Emilia Romagna: 448 promossi allo
scritto su 2.701, il 16,5%. Il direttore dell'ufficio scolastico
Stefano Versari sbottò suscitando un vespaio: « Al concorso per
l'infanzia il livello culturale era basso » . « Trovammo tanti errori —
sospira la preside commissaria Amneris Vigarani — anche nell'uso di
termini mutuati dalla pedagogia inglese: circle time è diventato circol
oppure circe time. Ma era il primo concorso con la prova al computer,
magari la fretta ha giocato brutti scherzi » . In realtà, è l'amara
sintesi di Adriano Zonta, segretario Flc-Cgil del Friuli, «questo la
dice lunga di come è messa la scuo
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L'esistenza
del blog del custode delLa Latrina di Nusquamia di proprietà dell'ing.
Claudio Piga, un pinocchio abduano di origini sardAgnole con ascendenze
garibaldine in ValCamonica e che ha fatto il classico dai preti nel
liceo dove potè annusare le puzzette lasciate da Antonio Gramsci e il
Politecnico di Milano dove potè godere delle lezioni di analisi
matematica della mitica AjroldiVasconi nonché della geometria
(descrittiva o proiettiva? Boh!) resta l'oggetto con cui ci si diverte
maggiormente perché a fronte di uno che ha fatto tre anni di greco e
latino al classico e si pretende erudito docentrispetto a un modesto
misuratore di campagne ed ex mungitore di vacche.
Il nostro informa che non c'ha la pagüra che dovrebbe
essere la femmina del pagüro mentre nel suo autorevole scritto dovrebbe
essere sinonimo di paura scritto in dialetto abduano visto in
bergamasca la paura si chiama… pura. Non esiste nel nostro dialetto la
dizione italiana di pura-purezza e il termine viene usato
(raramente) come nome proprio di una donna: la Pura perché allude
direttamente alla Madonna e quindi sarebbe blasfemo anche per i nost
impustur catolec.
Intanto che lo lasciamo in compagnia della pagüra ( pure cogli animali
s'accoppia!?!?) ci fermiamo su un particolare che denota il suo
criminale bullismo quando non razzismo. Scrive il custode delLa Latrina
di Nusquamia che chi scrive “se ne va in giro con uno zainetto in
spalla, che dà a intendere sia pieno di sassi (sassi misti, di fiume e
di cava), perché se lui incontra un sardagnolo, ebbene, non esiterà a
farne strazio”. Vero che il custode delLa Latrina di Nusquamia ha
l’abitudine di presenziare alle udienze di separazione coniugale dei
suoi avversari politici ma il troppo stroppia come si dice. Noi non
abbiamo nulla da nascondere. Indossiamo uno zainetto perché ci è comodo
nel camminare rispetto alla nostra disabilità. E questo basta caro
bullo razzista.
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