Cinquanta
chili di Marianna, trecento chili di haschish e un Milione e mezzo di
euro in una valigia che transitavano verso Atene. Ai primi di noveMbre
dell'anno scorso un cash dog aveva fiutato un altro Milione di euro.
SorvoliaMO sulla polverina bianca. A fine gennaio 201S sequestrati 4SO
grammi di cocaina e 231 Mila euro.
Il 14.12.’17 è stato beccato un quattordicenne con 3 chili di coca
nello zaino scolastico: arrestato. Il giovanissiMo studente svolgeva la
Mansione di "insospettabile“ Magazziniere e custode per conto del
Maggiorenne. PiMentichiaMO le decine di ÌMprese (imprese7) beccate a
truffare lo stato con le cartiere che producono fatture fasulle per
incassare IVA indebita ed evadere tasse. Sìomo Sui 300 Milioni nel 2017.
Tutto questo a cavallo di una provincia di probi lavoratori, di probi
politici, di probi professionisti, di probi viaggiatori. Pi probi
cattolici leghisti ed una abbondante dose di piddini e una dose Minore
di pentastellati.
i bergamaschi (intesi come abitanti residenti e originari della
Lombardia) che sono stati beccati a delinquere in tema droga sono dieci
volte di più degli extracoMunitari pizzicati per vari delitti.Mica che
questi argomenti siano entrati nella campagna elettorale. Silenzio e
preghiere. 1»
|
E
adesso è il momento dell’analisi della sconfitta. La cosa che
la“sinistra” (si fa per dire) di questi anni sa fare peggio. Un
consiglio non richiesto ai generali della disfatta di Pd e LeU:
rileggetevi un po’ di storia del Partito comunista italiano. Bastava un
calo di mezzo punto alle elezioni comunali di Castellammare di
Stabia(storica città operaia della Campania) e a Roma, via delle
Botteghe Oscure, si discuteva per giorni. Si analizzavano le varie
sezioni elettorali, la composizione sociale dei quartieri, si andava
davanti alle fabbriche per capire cosa si era rotto nel rapporto di
fiducia con gli elettori, dove il Partito aveva sbagliato. Storie e
partiti di una volta. Lo scenario che ci offrite oggi è lo squallore di
scontri senza idee.
Il partito non analizza, la base non ha voce, il crollo è l’occasione
per un ulteriore e forse definitivo regolamento di conti tra gruppi di
potere. La valanga grillina è stata inarrestabile soprattutto al Sud.
Il voto ai Cinquestelle da Roma alla Sicilia è un atto di ribellione
chiarissimo che covava da tempo. Bastava girare per le periferie di
Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Bari, per accorgersi che la gente
cercava qualcuno cui affidare la propria disperazione. Proposte e volti
nuovi, freschi. Bastava frequentare qualche trenonei fine settimana (vi
consiglio l’Intercity Napoli-Torino) per vedere i volti di quei
meridionali che vanno su al Nord a fare i lavori più umili, oppure
scegliere uno dei vari terminal bus giù a Lamezia Terme e prendere uno
dei tanti pullman che vanno in Germania e portano giovani. Non solo
cervelli in fuga, no, ma anche manovali, operai, pizzaioli.
Invece no, avete preferito altre frequentazioni, vi siete barricati
nelle vostre certezze. Con le candidature, poi, avete dato il peggio.
Volevate vincere in Irpinia candidando il nipote di Ciriaco De Mita
mentre i Cinquestelle mettevano in campo Generoso Maraia, non un
miracolato del web, ma un ragazzo con un passato di impegno e lotte
sociali. E a Napoli, quelli candidano Franco Ortolani, scienziato e
geologo impegnato fin dal terremoto del 1980 per la sua terra, uno che
ha denunciato sprechi e fallimenti, e voi gli opponete vecchie
cariatidi, notabili che hanno perso tutte le battaglie possibili. Per
non parlare di Salerno e di quella orrenda saga familiare rappresentata
dai De Luca. In Lucania pensavate di dare una risposta ai drammi della
disoccupazione, allo sfruttamento selvaggio della Val D’Agri da parte
delle compagnie petrolifere con Francesca Barra.
E poi Liberi e Uguali. Leggo una dichiarazione di Arturo Scotto, uno
dei leader, e rimango di sale. “Siamo stati percepiti come una variante
del sistema da abbattere”. Bravo, hai capito tutto. Ma ti potevi
sforzare prima, quando avete fatto le liste con in mente un solo
obiettivo: autoriprodurvi. Prendi la Calabria, dove avete fatto di
tutto per garantire un vostro uomo, Nico Stumpo. Un burocrate, un
manovratore di congressi, il padrone delle tessere. Per riaverlo in
Parlamento non avete scelto la Calabria migliore, quella che lotta. Due
nomi, Mimmo Lucano, il sindaco di Riace. Un “santo laico” che a
Montecitorio avrebbe saputo e potuto parlare di immigrazione e
accoglienza, perché la fa, ha imposto un modello, e per questo è sotto
attacco. E Gianni Speranza, sindaco di Lamezia per dieci anni, raccolse
il Comune dopo anni di commissariamento per mafia, dopo di lui Lamezia
è stata riconquistata dalla destra e di nuovo sciolta.
Vogliamo parlare della Sicilia, della candidatura di Guglielmo Epifani
in tutti i collegi? C’è un appello di Claudio Fava che chiede all’ex
segretario della Cgil di dimettersi e di lasciare spazio a Maria Flavia
Timbro, seconda degli eletti, ma soprattutto giovane professionista
impegnata. “Chiedete a Epifani di fare un passo indietro – scrive Fava
– Rimediate a una tessitura delle liste fabbricata su misura per amici,
sodali e compagni di corrente. E permettete ad una compagna brava, che
di quel collegio è espressione vera perché ne ha raccolto uno ad uno
voti e lamenti, di rappresentare la Sicilia in Parlamento. In caso
contrario, abbiate almeno il pudore di non dire che questa sconfitta vi
ha insegnato qualcosa”. No, la sconfitta, come la storia, ha pessimi
allievi. Sordi e ciechi.
E per favore, evitateci le vomitevoli battute su un Sud che ha votato
in massa per i Cinquestelle perché abbagliato dalla proposta del
reddito di cittadinanza. Ho girato molto in questa campagna elettorale
e vi assicuro che non è così. La molla principale, direi esclusiva, del
voto a Di Maio e soci è una sola: lo schif
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Era solo ieri
• "lo che ho studiato latino e greco al tempo in cui
la scuola italiana non era una scuola di merda", (ing. Claudio Piga sul
La Latrina di Nusguamia). Li ha studiati tre anni e si crede professore.
• Stamattina il presidente al Quirinale parla alle
donne invitate per celebrare ('8 marzo, anche se non sono attesi
riferimenti al voto (sarà presente pure Pi Maio). Corriere della Sera.
Pure DiMaio era una delie signore invitate)
• "La grande rivolta contro
1‘establishment, il sistema, la casta, non è causata dalla rete, ma
dalla crisi economica e dal crollo dei partiti e delle élite. Il
disagio è reale, nasce dalla distruzione del lavoro, dai privilegi
intatti, dalla corruzione crescente (cose vere, altro che fake newSj il
cui impatto è sopravvalutato). Aldo Cazzullo (Non) ditelo ai vari
gestori dei talkshow.
• Festa della donna. Stamattitvi al bar entra una
signora di mezza età con una gabbietta con due minicanarini: “li regalo
a mia suocera che è rimasta sola*1. Per la cronaca la suocera è rimasta
vedova un mese or
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Bergamo tra città e provincia
Elettori contro
Il voto elettorale è in parte una scelta razionale; e in parte maggiore
è fatto di irrazionalità, legata al disagio (vero, presunto,
«percepito»…) e alla speranza di migliorare la propria vita. Da questo
punto di vista, gli argomenti di una campagna elettorale contano in
modo relativo. Un esempio? Il centrodestra ha attaccato Gori perché
diventare presidente della Regione sarebbe stato un tradimento della
città. Oggi un sindaco leghista appena eletto in Parlamento dice
candidamente che vuole mantenere entrambi gli incarichi perché
«...tanto, per fortuna, c'è l'e-mail». Da quando i partiti
novecenteschi non rappresentano più gli interessi di classi sociali
specifiche, il fenomeno si è accentuato. Così, tra i possibili modi di
leggere il voto a Bergamo e in Lombardia, ce n'è uno non strettamente
politico ma più culturale e antropologico e parte dal fatto che in
città Gori e il Pd hanno retto, così come Sala a Milano; mentre in
provincia la Lega ha fatto il pieno. È la riedizione 2.0 dell'atavica
divisione tra città e contado. Un centro aperto al resto del mondo e
vivace (si può apprezzare o no Gori come sindaco, ma non lo si può
certo accusare di immobilismo) e una provincia attaccata alla
tradizione. La stessa provincia che, dal punto di vista produttivo, al
resto del mondo è invece apertissima, grazie a una ricca esportazione.
Non è isolazionismo: è la questione di quanto la porta della casa di
cui si è padroni, secondo il famoso slogan, sia aperta in uscita ma
anche in entrata. Due modi conflittuali d
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