A
Roma ladrona, i nostri stanno facendo i conti tra le spese elettorali
pregresse da onorare e i potenziali incassi dei prossimi sessanta mesi.
Il miglior lavoro a tempo determinato immaginabile. Attualmente i
deputati hanno diritto a un'indennità lorda di 11.703 euro. Al netto
sono 5.346,54 euro mensili più una diaria di 3.503,11 e un rimborso per
spese di mandato pari a 3.690 euro. Ad essi si aggiungono 1.200 euro
annui di rimborsi telefonici e da 3.323,70 fino a 3.995,10 euro ogni
tre mesi per i trasporti. Ogni deputato incassa 13.971,35 euro al mese
che moltiplicati per 60 fanno 830mila euro. Deputati e senatori però
pagano solo il 18% di irpef sull'intera somma riscossa:
percentuale unica forse per non obbligarli ad usufruire di un costoso
commercialista personale. Togliamone pure metà di spese e sicuro
pensano a tutto meno che ad andare ad elezioni a breve. Magari ci pensa
il cavaliere che nel frattempo pensa d'essere mondato d'ogni condanna
subita.
I leaders principali stanno tutti li col cerino acceso in mano sperando
che quello degli altri bruci più in fretta del proprio. Pare che il
fiorentino, attaccato su tutti i fronti , abbia il disegno più
ambizioso: farli sbattere tutti. Da soli, sia chiaro. Ma proprio tutti.
Non solo Salvini DiMaio Gentiloni ma anche il siciliano Mattarella e
tutta la corte costituzionale. Oltre che gli italiani i quali hanno
pensato bene che un'ammuina al momento giusto – vedi i colori sparsi
sull'Italia dei collegi- potessero continuare a godere dei propri BOT,
di casa propria senza ICI, di un esteso lavoro nero e chissenefregha
della pensione domani. Ci penserà lo stato a mantenermi.
Poi del tutto incidentalmente ci sono i 300mila pirla italiani che
hanno rieletto il fiorentino segretario nazionale. Questi pirla hanno
consegnato al fiorentino il diritto di scelta dei parlamentari e adesso
vedono quelli traccheggiare se far fuori il segretario perdente (e i
300mila?) o fare un'alleanza preferibilmente coi pentastellati o coi
leghisti.
Il problema resta sempre quel cerino acceso in mano a quattro o cinque pirla che aspettano il primo che si scotti le dita.
Non so ma un mio interrogativo è questo: come sarà il lavoro domani
visto che lo stesso prodotto lo possono fare dappertutto e quindi come
sarà la paga e la pensione di gente che lavora in Italia a costruire
una lavatrice esattamente identica a quella che fabbrica un cinese coi
costi di qui e quelli di la?
Il paradosso è che oggi nel mondo esiste UN SOLO prodotto che si
fabbrica ma esistono dieci cento mille paesi con dieci cento mille
costi delle'energia, delle tasse, dei costi del lavoro, delle paghe,
delle pensioni,. Della salutye,d elle scuola, della casa, della
macchina.
Della vita, affetti, relazioni, amore, sesso. Dieci cento mille
versioni della stessa cosa. Magari a un leghista fa impressione fare
sesso con una nera epperò quella nera lavora in fabbrica a
costruire quella maledetta lavatrice esattamente come il leghista
lavora in fabbrica a farne una identica. Ci andrà a letto assieme? La
sposerà? Farà dei figli assieme? Andrà in ferie assieme? Magari quella
musulmana pure è mentre lui è un i
|
Il Sud più povero ha votato per il reddito garantito
La promessa dell'assegno di cittadinanza ha favorito la vittoria
pentastellata nel Meridione. Minore è il benessere economico, maggiore
il consenso per il movimento, che segna il minimo in Trentino
di Roberto Petrini
L'Italia "gialla" della politica si sovrappone esattamente a quella
"nera" dell'economia. Lo sfondamento grillino nel Meridione è evidente,
ma la corrispondenza dei dati elettorali a quelli del basso reddito pro
capite e dell'alta disoccupazione aggiunge una chiave di lettura
inequivocabile: M5S vince dove il disagio e la rabbia sono più forti.
Presumibilmente perché lo Stato lì non risponde su temi come
occupazione e criminalità, ma anche perché Di Maio e i suoi hanno fatto
balenare una formula micidiale di assistenzialismo: la promessa dei 720
euro per tutti del reddito di cittadinanza, senza curarsi della spesa
stratosferica.
I grafici che pubblichiamo sono molto eloquenti in questo senso: i
Cinque stelle hanno raccolto tra il 40 e il 50 per cento dei suffragi
in Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria e Sardegna.
Nelle stesse regioni il Pil pro capite è tra i più bassi d'Europa: si
colloca tra il 60 e l'80 per cento della media dell'Unione europea. E
lo stesso accade con il tasso di disoccupazione alla fine del 2017. I
dati Istat mostrano che M5S ha ottenuto più del 40% in regioni come la
Calabria e la Sicilia dove il tasso dei senza lavoro supera il 20%.
L'esplosione cromatica ed elettorale della nuova "questione
meridionale", che farà saltare nei loro sepolcri Giustino Fortunato e
Gaetano Salvemini, sta tutta in questi dati Eurostat del 2016: il
reddito pro capite al Sud è di 18 mila euro, la media nazionale è di 27
mila euro, mentre nel Nord Ovest si raggiungono i 34.100 euro pro
capite, quasi il doppio del Sud; e in Europa la media è di 29.200 euro.
|
«Dopo
un paio di convulse giornate riemergo. A Curno non è andata molto
diversamente rispetto agli altri borghi lombardi. La Lega cresce (circa
31-32% mediando Camera e senato). Forza Italia crolla (11-12% circa).
Il PD tiene (24-25% tra camera e senato). Il M5S non sfonda (ma Fassi
Gigioneggiava e Giganteggiava ai seggi) andando molto peggio che
altrove. I Neofascisti (FN e Casa Pound che è pure venuta a Curno a
chiuder la campagna) irrilevanti. La Meloni nulla di che (e a Curno
godeva di appoggi eccellenti). Queste saranno le ultime elezioni in cui
a Curno il PD è gestito da Max Conti, in procinto di salutare e
iscriversi presso la nuova residenza.. Dopo 10 anni saluta l'allegra
brigata».
Tutto va bene madama la marchesa pare dire e pensare l’autore di questo
post sulLa latrina di Nusquamia. Uno generalmente abbastanza informato
delle vicende interne del PD curnese, uno di quelli che hanno fatto
come le tre scimmiette sugli ultimi 40 anni di governo-dc-psi-pci a
Curno. Buon pro gli faccia intanto che si gode una (im)meritata
pensione.
Raccontare cazzate di questo livello per un partito che nel 2013 ebbe
una mezza sconfitta e nel 2018 ne ha avuta una intera vuol dire leggere
la politica dal buco della serratura. O dal calduccio -appunto- di una
pensione (im)meritata.
Non ci voleva Calenda per capire che se in Italia si sfascia il PD, si
sfascia il Paese. Intendiamoci: se a un tavolino con tre gambe ne
seghiamo una, ribalta del tutto. Prima c'era un tavolino a due gambe ma
poggiato al muro (del debito pubblico).
L'immagine della dirigenza piddina curnese (manca il segretario: forse
era il fotografo?) che abbiamo pubblicato prima delle elezioni -proprio
partendo dal «come campano» i soggetti auto-illustrati ci da l'immagine
di un partito ormai fuori dal panorama della realtà e della conoscenza
attuali. Pensioni abbastanza sostanziose, la casa di proprietà (fatta
col proprio lavoro o con quello dei genitori); giovanotti che dalla
politica pensano di trarre debiti vantaggi (magari gli sono stati già
promessi e da queste elezioni s'attendevano l'incasso). Un paese che
non si lamenta per i NEET (la giunta Gamba non si preoccupa nemmeno di
contarli) o per i disoccupati (la giunta Gamba non si preoccupa nemmeno
di contarli) o quei lavoratori a poche ore ed euro all'ora (la giunta
Gamba non si preoccupa nemmeno di contarli). Insomma: il mondo di la e
la politica del PD di qua. In mezzo il vuoto o un muro.
Un pezzo di mondo che… s'arrangi e un altro pezzo di mondo colpito da
una estenuante cagarella di vedersi rapinati gli ori di famiglia
da un orribile negraccio che violenterà la nonna e la figlia sedicenne
che viene così bellina sulle foto discinte di fessbuc. 'na roba,
signora mia!, va che andiamo alLa Miniera che troviamo qualche peciot
per fare la festa della donna.
La FreniBrembo ha fatto uno stabilimento con un procedimento
apposta per battere il blocco che il comune cercava di imporle con un
PGT da botte da orbi. Ha avviato i lavori, fatte le debite celebrazioni
dimenticandosi di invitare la sindaca. MediaWorld decide di licenziare
«morbidamente» gran parte dei suoi dipendenti con un
trasferimento a casa di dio ma il Comune tace nonostante ci sia un
assessore (ex sindacalista in pensione) addetto al problema lavoro.
Hanno fatto uno sciopera ma la giunta Conti/Serra/gamba non ha fatto
neppure un comunicato di solidarietà in compenso però ha avvisato che
quest'anno anticipa la riscossione della TARI. La giunta Conti/Gamba/
Serra non perdono occasione per assegnare al privato sociale ed alle
coop le attività sbolognate dal comune ma non chiedono mai di vedere la
busta paga dei dipendenti di quelle coop. Alla giunta Conti/Gamba/
Serra non viene nemmeno in mente che un appalto come quello per
l'assegnazione della manutenzione dei beni comuni «forse» era meglio
rifarlo o rivederlo visto che vi hanno partecipato «solo» tre
ditte ed ha vinto quella che aveva già vinto laddove il progetto era
stato fatto dal medesimo professionista di la e di qua. Qualche dubbio
non è in mente nemmeno al PD. Nemmeno alle minoranze.
L'impressione (anzi: la convinzione) è che la giunta Conti/Gamba/Serra
come il PD curnese (non parliamo poi delle quattro aquile che fanno
minoranza!!!) è che non abbiamo più la capacità di leggere il mondo.
Che stiano al volante di un veicolo ma non sanno come perché dove stia
andando. Infatti: tutto va bene madama la marchesa. Nel 2013 hanno
perso a metà. Nel 2018 hanno perso da tutte due le p
|
Il segnale inquieto dei giovani
Alessandro Rosina
Alla fine i giovani sono andati a votare e hanno dimostrato di essere
molto poco riconoscenti verso chi ha governato il Paese negli ultimi
anni. Le nuove generazioni non hanno disertato in massa le urne, come
molti temevano, hanno semmai deciso di dare un segno chiaro della loro
insoddisfazione verso un'Italia che continua a lasciarli con condizioni
e opportunità nettamente inferiori ai coetanei europei. Del resto molti
si sono chiesti in questi anni perché i giovani non si ribellano. In
realtà lo fanno in silenzio, andandosene all'estero e attraverso il
voto, che non a caso penalizza soprattutto i partiti tradizionali e chi
non si rivela all'altezza delle aspettative suscitate. Ma il registro
principale non è quello della rassegnazione. Alle elezioni del 2013
l'affluenza era scesa da valori storicamente superiori all'80% a poco
più del 75%.
Ci si poteva quindi aspettare di precipitare il 4 marzo ben sotto il
70%. Se ciò non è avvenuto è perché la partecipazione dei giovani,
quella più a rischio, ha tenuto. Del resto, dai principali sondaggi
prima del voto, emergeva più forte l'indecisione che l'astensione, più
forte la disillusione che il disinteresse. I dati dell'Istituto
Toniolo, in particolare, evidenziavano come oltre il 70% degli
intervistati (nella fascia 20-35 anni) dichiarasse di avere intenzione
di recarsi alle urne anche se meno della metà aveva un'idea chiara su
chi votare. Quella che si profilava era quindi un'affluenza giovanile
non bassa, non tanto perché attratta dalla qualità dell'offerta
politica, piuttosto spinta dalla voglia di dare un segnale (di presenza
inquieta). Ora i dati ufficiali disponibili consentono di vedere come
si è votato in ciascun seggio e su ciascun tipo di scheda. Non è
disponibile il dettaglio per classe di età, ma qualche indicazione
arriva dalla distribuzione del voto sul territorio, che mostra come il
M5S abbia avuto più successo nelle aree con popolazione meno anziana e
con maggiore disoccupazione giovanile.
Altre indicazioni interessanti possono essere ottenute dal raffronto
tra Camera e Senato. Dato che nel primo caso l'elettorato è costituito
da tutti i maggiorenni e nel secondo da chi ha compiuto almeno 25 anni,
le differenze sui voti ottenuti possono rivelare come si è distinto
l'elettorato più giovane (con peso pari all'8% dei cittadini di
nazionalità italiana). I divari non sono nel complesso così ampi,
purtuttavia alcuni interessanti elementi emergono. A presentare
percentuali più alte al Senato che alla Camera sono il Pd (19,1 contro
18,7), Forza Italia (14,4 contro 14) e Lega (17,6 contro 17,4). Questi
partiti hanno quindi tendenzialmente ottenuto maggiori consensi dai
cittadini più maturi rispetto ai più giovani. Viceversa è accaduto per
il M5S (32,2 contro 32,7). Ma anche molti partiti minori (+Europa, LeU,
Noi con l'Italia, Potere al popolo, ecc.) risultano aver guadagnato più
attenzione dai più giovani. In attesa di dati più dettagliati (ma meno
solidi) da indagini post voto, si può quindi affermare che i giovani
sono andati a votare soprattutto per dare un segnale di insoddisfazione
rispetto alla propria condizione e, nel contempo, di basso affidamento
verso chi ha avuto responsabilità di governo. Non è un caso che il M5S
abbia ottenuto nettamente i maggiori consensi tra i giovani e al Sud,
ovvero tra chi è più in difficoltà su lavoro e rischio di povertà. E
non c'è dubbio che la combinazione tra reddito di cittadinanza e
politiche attive efficaci sia la proposta in campo più ambiziosa (e in
|