Scoperte
le ragioni della sconfitta elettorale piddina. Il custode delLa Latrina
di Nusquamia, ing. Claudio Piga, un abduano di origini sardAgnole con
ascendenze garibaldine dalla ValCamonica, uno che ha fatto il classico
dai preti annusando le puzzette che aveva disseminato Antonio Gransci
oltre all’avere appreso analisi matematica uno e due dalla mitica
Ajroldi Vasconi ha consegnato ai posteri un piesse (post scriptum):»
Noi (uno che frequenta il latinorum utilizza ovviamente il plurale
maiestatis) abbiamo votato, questa volta, per il Pd. Non perché siamo
schierati con l'aziendalsimilprogressismo (infatti lo licenziarono) ,
che anzi disprezziamo, o che ci piaccia il “bullo fiorentino”, come
ebbe a definirlo in tempi non sospetti Corrado Augias. Abbiamo espresso
fin sul nascere del fenomeno la nostra distanza antropologica,
culturale e politica dal pentolaio che proiettava le slàid preparate
dalla McKinsey (bisognerà avvertirlo che le insegnano pure nelle medie
da trent’anni...). Non avendo la possibilità di votare per il
socialismo scientifico (e LeU? c’è la sua stellina Bersani, come ha
fatto a tradirlo, un altro che ha fatto il classico!?!?) pure , abbiamo
dato preferenza al Pd per marcare la distanza da una concezione
deliberatamente irrazionale della politica: confidando nell'hegeliana
astuzia della storia, più che nell'intelligenza dei candidati del Pd.
Tutto qui. Se vi par poco, gnorantoni!
La dott.ssa Serra, Max Conti e l'ineffabile MarcoBattaglia (che
cercherà di annegare la delusione delle sue aspettative di carriera nei
cocktail del 'pub crawl', quello che la mistica dell'Erasmus/Orgasmus
vuol far passare per “evento culturale”, e che in realtà è soltanto una
versione aggiornata del 'puttan tour') hanno poco di che compiacersi.
Odi profanum vulgus, et arceo». Wikepediata: odio il volgo profano, e
lo tengo lontano. Meglio così, anche perché massimo ha messo la croce
sulla tartaruga crociata di casapound.
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IL CONFRONTO TRA LE POLITICHE DEL 2013 E QUELLE DEL 2018
La partecipazione al voto (Camera) è passata dall'84,6% ( 4.966
elettori) nel 2013 all'80,32% nel 2018 con 4.687 votanti. Si sono
persi 4,5 punti. Non daremo quindi i voti di ciascuna lista vista
l'esiguità della riduzione sul totale complessivo.
L'area politica facente riferimento al PD come partito capolista ebbe
nel 2013 si vede al 28,28% contro il 29,0% del 2013. Tenendo però conto
della fuoriuscita di LeU che si prende il 2,25% e verificando come le
due listarelle di sinistra minori siano pressoché identiche come nelle
due tornate si può dire che una generica “sinistra” a Curno si sia
ingrandita al 30,53%.
Nell'area di riferimento generale del CDX +Lega si verifica il maggiore
successo visto che passa dal 35,0% del 2013 al 47,93% di
quest'anno. Tutto questo successo deriva dalla confluenza del gran
numero di liste di centro che comparivano nel 2013 dentro il CDX+Lega
del 2018 perché poi si legge come la micro pattumiera di destra-destra
rtesti pressoché identica nelle due tornate, INVECE accade che
nel centrodestra + lega del 2018 cambiano nettamente i rapporti
di forza tra Lega e FI. Infatti nel 2013 FI stava alla Lega col 17,1%
rispetto ad un 16,2%. Nel 2018 si legge invece che FI sta alla Lega
coll'11,96% rispetto al 30,99% della Lega.
Non c'è stato quindi solo un grande calo di FI ma anche una enorme concentrazione della destra indigena sulla Lega.
Pessimo risultato anche per i 5Stelle perché sebbene
aumentino dal 18,01% al 18,08% in realtà perdono 13 voti materiali.
Infine se poi osserviamo la scomparsa del 14,1% della lista Monti del
2013 mettendola di fianco del tracollo di FI nonostante
l'insignificanza politica della lista della “zia d'Europa” Bonino al
2,5% non si può che pensare (per Curno-Camera 2018) ad una vasta
redistribuzione di voti nel contesto dei maggiori partiti perché prima
di tutto si è verificato che gli elettori piddini che s'erano rintanati
nel bosco (copyright by Bersani) non ce erano poi molti (LeU: 101 voti
e 2,25%...) così come il preventivato (dai son
IL CONFRONTO TRA LE AMMINISTRATIVE DEL 2017 E LE POLITICHE DEL 2018
E' interessante confrontare il risultato delle elezioni
amministrative del 2017 di Curno con le politiche del 2018. Prima di
tutto alle amministrative andò a votare SOLO il 57,76% ( 27
punti in meno!) con un numero abbastanza vicino di elettori (6.203 nel
2017 e 5.835 nel 2018) e questo potrebbe significare che quel 27% sia
costituito in gran parte dai voti penta stellati ma ne mancarono ancora
un 9-10% che non si sa dove chi abbiano scelto nel 2018.
I 1711 voti della lista Gamba 2017 (con 27% in meno di votanti)
sono 319 in più rispetto ai potenziali 1392 del CSX 2018 ma
teniamo presente che potrebbero mancare grandissima parte dei voti
penta stellati che non avevano lista nel 2017/comunali.
IL CONFRONTO TRA LE REGIONALI 2018 E LE AMMINISTRATIVE 2017
Alle elezioni regionali 2018 a Curno c’erano 6.200 elettori mentre i votanti sono stati 4.687 cioè il (75,59%).
Fontana ha preso il 49,25% con 2.249 voti; nella coalizione di
Fontana la Lega ha preso 1.359 voti col 31,67% mentre FI ha preso 499
voti coll’11,62%. Tre a uno, insomma. Non c’è grande differenza tra i
risultati alla Camera e quelli alla Regione.
Gori ha preso il 33,46% con 1.528 voti; Leu ha preso la bellezza ! dell’1,79 con ben 77 voti.
Violi ha preso il 13,25% con 605 voti.
L’area di riferimento del centrosinistra migliora nelle regionali (33,46) rispetto alle politiche della Camera (28,28).
Alle Amministrative del 2017 parteciparono al voto solo il 57,76% e la
lista Gamba prese 1711 voti corrispondenti al 48,92%; la lista di CDX+
Lega prese 1382 voti corrispondenti al 39,49%; la lista Carrara
prese 405 voti corrispondenti all’11,58%.
Parebbe quindi possibile leggere che la lista di CDX+Lega
guadagni nel 2018 sul 2017 circa 500 voti mentre la lista Gori perda
rispetto alla lista Gamba duecento voti.
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Credo
proprio che il fiorentino sia giunto alla meta oramai stracotto
fisicamente e politicamente. Basta osservare la foto che gli hanno
fatto ieri durante le “comunicazioni” che ha fatto alla stampa.
Comunicazione perché non si è trattato di una conferenza stampa.
Tutto il mondo che si era costruito per immaginare un futuro per
il paese è stata cancellato da un voto di conservazione sotto
l'apparente volontà di cambiare il mondo. Il paradosso di due leader
giovani (DiMaio 32 anni e Salvini 44anni) di pessima o nessuna
formazione scolastica ed esperienza lavorativa, perfetta immagine dei
fanigottone italico (copyright by Berlusconi per la parte negativa)
oppure dei bamboccioni (copyright by Fornero) o –se vogliamo un
aggettivo elegante- quello di essere stabilmente neet ed avere
intrapreso la carriera politica senza fare niente altro. Paradossale
che li votino pure gli anziani, cioè quelli che con la pensione e i
risparmi li mantengono. Oddio, adesso no: si fanno mantenere dallo
stato. Cioè da chi li vota.
L'idea renziana di cambiare l'Italia in una legislatura s'è sfracellata
non su proposte alternative ma sulla conservazione dell'esistente: la
Costituzione più bella del mondo fino all'atroce Rosatellum che come
accade in Italia – o nasce dall'inciucio sotterraneo e criminale oppure
se lo fanno fare con una sentenza ad hoc.Del resto le centinaia di
crisi industriali che si sono abbattute sul governo
Letta-Renzi-Gentiloni hanno ragioni strutturali ma –vedi Taranto-
nascono molto prosaicamente seguendo l'onda che con un governo del PD
si possono strappare condizioni migliori che col centrodestra e la
Lega. Vedremo se il giallo elettorale di Taranto resterà giallo per
cinque anni oppure non si arrugginirà esattamente come la furbizia
della protesta che è stata sollevata.Vedremo si il giallo eletorale e
il cappotto penta stellato siciliano resteranno gialli anche a Siracusa
Priolo così come vedremo che fine faranno i cento campi di accoglienza
migranti targati Alfano che stanno in Sicilia e dintorni. Vedremo se
scompariranno e se scomparirà il MUOS.
Ieri in buona sostanza Renzi ha ficcato una zeppa nel PD ma -non
dimentichiamolo- Renzi è l'unico segretario politico eletto
regolarmente da oltre 300mila iscritti e simpatizzanti non un pirla
qualsiasi che ha smesso l'altroieri di fare lo steward allo stadio. E
non se lo scordino neppure i giornalisti visto che poi andranno a
Canossa dai nuovi padroni gialli o verdi. E non lo scordi neppure
quello che ha cento TV e potrebbe restare con un solo canale. Cioè
nulla.
Renzi sa benissimo come chiunque approdi nelle fantastiche e pescose
acque del Parlamento la prima cosa di cui non vuole sentire parlare
sono le “elezioni anticipate”. Per non perdere cinque anni di lauto
stipendio i 950 parlamentari sono disposti ad ogni tipo di cambio
di casacca (oltre 500 nei cinque anni appena trascorsi). Il profumo dei
soldi. Il profumo del privilegio.
C'era finoieri il cavaliere che pensava più degli altri a delle
elezioni anticipate nel 2019 in modo che –passato il limbo della
condanna- potesse presentarsi a dio volendo (a 83 anni…?) ma dopo la
batosta subita dovrà reinventarsi una qualche alternativa (81
anni…). Ci pensa pure il celeste che adesso è rimasto appiedato e
potrebbe trovarsi i carabbbbinieri fuori casa una bella mattina per
portarlo a sanVittore.
Non credo ci abbia pensato (alle elezioni anticipate) pure il Renzi
perché ho tutta l'impressione che voglia dimostrare al paese che chi
vince non sa e non può governare, dando così ragione al suo progetto di
riforma istituzionale e costituzionale. Un sberla a tutti quelli che
–da Mattarella in giù passando per gli inciucisti domestici del pd a
quelli esterni ed alla suprema Corte che- meglio andiate tutti a casa a
coltivare l'orto o seguire gli stradini.
Ecco, quella zeppa che ha ficcato nel PD l'ha in realtà ficcata tra i
vincitori e le istituzioni i quali debbono adesso trovare il bandolo
della matassa. Pagandone il “giusto prezzo” che sarà stabilito dai
renziani. Che, non dimentichiamolo mai, sono li perché 300mila italiani
hanno eletto Renzi segretario. Non steward o fanigottone.
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