Nel
1906 fu indetto un concorso nazionale per la ridefinizione degli spazi
occupati dalla Fiera ma la commissione giudicò inadatti gli undici
progetti presentati i quali non proponevano alcuna soluzione idonea per
la ricostruzione del centro di Bergamo; per questo motivo il 4 Febbraio
1907 venne emesso un secondo bando.
Tra i ventisette partecipanti prevalse il progetto "PANORAMA" elaborato
dall'ingegnere Giuseppe Quaroni e dall'architetto romano Marcello
Piacentini che prevedeva il mantenimento dell'impianto stradale
ottocentesco con uno slargo diviso dall'antica Ferdinandea, la piazza
centrale con fontana, il porticato affacciato sul Sentierone ripreso
anche sul lato opposto con l'inserimento di una torre, la
riproposizione per le nuove costruzioni delle linee architettoniche e
delle altezze, pensate per non turbare la visione panoramica di città
alta.
Proprio quest'ultimo aspetto sembrò essere quello decisivo per la
scelta della commissione finale. Al progetto iniziale di Quaroni e
Piacentini fecero seguito notevoli cambiamenti dovuti a interessi
pubblici e privati, ai quali Piacentini fa fronte elaborando, sino agli
anni venti, nuove versioni e collaborando con noti ingegneri e
architetti operanti a Bergamo come Luigi Angelini, Ernesto Suardo e
Giovanni Muzio.
«lo vedo la nostra architettura in una grande compostezza e in una
perfetta misura. Accetterà le proporzioni nuove consentite dai nuovi
materiali, ma sempre subordinandole alla divina armonia che è la
essenza di tutte le nostre arti e del nostro spirito.»
(Marcello Piacentini - 1930)
L'opera congiunta di questi professionisti tra il 1912 e il 1927 e la
loro capacità di dialogare con le forze economiche e l'amministrazione
comunale produsse i tratti salienti di un'area più ampia di quella
occupata dal complesso fieristico, vissuta e percepita dalla
cittadinanza come centro effettivo di Bergamo, spazio per attività
politiche, amministrative, finanziarie, giudiziarie e artistiche
essenziali, snodo di congiunzione tra le diverse parti della città,
prospettiva panoramica sul monumentale abitato antico.
Acquistate le botteghe di Fiera tra il 1906 e il 1914, il Comune decise
di abbatterle e rendere esecutivo il progetto piacentiniano. Nel
periodo 1912-1914 venne costruito il primo edificio, destinato alla
Banca d'Italia
Ad esso fecero seguito la Torre dei caduti (1924), opera di Piacentini,
che disegnò numerose varianti prima di scegliere quella definitiva; il
Credito italiano (1924), anch'esso opera di Piacentini; la Camera di
commercio (1924). progettata e realizzata da Luigi Angelini; il blocco
di edifici sul Sentierone (1925), opera di Piacentini definita da Luigi
Angelini per le parti interne; la Banca bergamasca
(1926) , progettata da Piacentini ma affidata a
Giovanni Muzio per l'architettura e la decorazione interna; il Palazzo
di giustizia (1927), i cui lavori furono seguiti da Ernesto Suardo su
progetto di Piacentini; il palazzo a destra di quello di giustizia
(1927), progettato da Piacentini come nuova sede delle Poste e
telegrafi.
|
Come
ammazzarsi a Bergamo. Sabato pomeriggio decido di fare visita alla
mostra dei progetti concorrenti per la riqualificazione del centro
piacentiniano di Bergamo, esposti nel Palazzo di Piazza Libertà.
L' Area oggetto del concorso era individuata nell'ambi to urbano
centrale di Berga mo Bassa afferente il Centro Piacentiniano, compreso
tra le vie Francesco Petrarca (a nord), largo Porta Nuova (a sud),
contrada Tre Passi (a est) via XX Settembre (a ovest). Entro in città
da via XXIV Maggio, galleria Conca d'Oro, via Zelasco e cerco un
parcheggio disabili a quota zero all'aperto ma sono tutti occupati.
Decido di utilizzare il parcheg- gio interrato di Piazza Libertà.
Scendo e trovo il posto appena all'ingresso. Per l'uscita chiedo al
custode dove sia l'ascensore ma questi mi risponde che non esiste.
Handicappati cazzi vostri. Si esce dall'interrato per un ampio scalone
con un corri mano d'acciaio inox diametro otto centimetri cui si
attaccano le mani per il gelo. Assieme a me risalgo no lo scalone una
famiglia con carrozzina al seguito portata a mano mam- ma dietro
babbo davanti a solle- vare la carrozzina. Hanno pure un piccolo bobi
che prendo per il guinzaglio intanto che scarrozzano il pupo fino
in piazza. Attraverso la piazza caracollando una pavimentazione
maremossa ed entro nell'atrio del palazzo. Prima scoperta. Bergamo ha
gli uffici giudiziari in quattro posti differenti: Piazza Dante, Piazza
della Libertà, via Garibaldi e via Borfuro: ovvero la lobby degli
avvocati e dei CTU. Nell'antico palazzo mi aspettano una serie di
scalini sbrecciati, il tutto piuttosto malamente pulito o
malamente sporco. Altra serie di gradini per arrivare al piano mostra:
non c'è un piano monta carozzelle. Handicappati cazzi vostri. La mostra
è organizzata con telai e pannelli esposti da terra fino a quasi due
metri d'altezza. Per vedere la fila di pannelli in basso
bisogna buttarsi per terra o essere nani. L'illuminazione basta per i
pannelli superiori. Gli schermi hanno le immagini che corrono veloci e
non riesci a vederle. Disegni molto piccoli ma si riesce a immaginare
un po' il tutto.
Percorso all'inverso per recuperare l'auto a fine visita. Raggiunto il
piano meno uno uscendo dalla hall dove si paga nella zona parcheggio
c'è uno stretto marciapiedi dipinto d'azzurro separato da un gradino di
dieci centimetri profilato giallo dal piano parcheggio pure dipinto
dello stesso azzurro del marciapiedino. Indistinguibile il piano del
marciapiedi rispetto a quello del parcheggio. Lo stesso colore del
marcipiedino e del piano garage assieme alla modesta illuminazione
complice l'indistinguibile scalino mi fanno ruzzolare per terra. Mi
protegge il giubbino di piuma. Respiro profondo mentre sono steso a
terra. Resto fermo per capire se sanguino dalla faccia. Inizio a
muovere le gambe per vedere che non ci sia un femore rotto. Muovo le
braccia: spalle a posto. Mi giro prono per alzarmi. Mentre mi punto per
rialzarmi vengo investito da una massa indistinta e becco
qualcosa in testa. Una giovane signora è ruzzolata pure lei non avendo
visto il gradino graziandomi di una borsettaia sul melone. Che fa lei.
Mi scusi lui. S'è fatta male lei. S'è fatto male lui. Mi scusi non ho
visto il gradino. Ci aiutiamo a rialzar ci. Spolveriamo gli abiti. La
signora ha perso una scarpa e la recuperiamo. La signora, prudente mi
chiede di scambiarci il numero di telefono “se per caso domani salta
fuori qualco- sa di rotto, mio marito é avvocato”. Pure l’avvocato. Che
cacchio di città.
Che cacchio di gente. Che cacchio di mostra. Che cacchio di parcheggio. Che cacchio di…
|
La
Cooperativa Legler é nata nel 1901 mentre Media World arriva a Curno
nel 1991 partendo dalla tedesca Mediamarket del 1979. Sono ovviamente
due realtà differenti che si approssimano alla fine della loro storia
autonoma per ragioni in parte identiche e in parte differenti. L'unica
ragione comune della crisi è che i consumi privati sono moderati (per
la crisi economica e forse anche per una buona dose di buonsenso dei
consumatori) mentre i negozi che vendono (negozi inteso in
senso lato) aumentano di numero senza alcuna ragione logica. Nel
settore inoltre il mondo s'è capovolto per cui non sono i produttori e
porre il prezzo ma sono è la GDO a imporre i prezzi. Peraltro come i
consumatori possono ben leggere in gran parte degli scontrini, la GDO
emette “scontrino non fiscale ai sensi dell'art.1, comma 429, legge
311/2004” ragion per cui quel pezzettino di carta serve solo a
giustificare l'IVA che il magazzino deve versare allo stato (rispetto a
quegli acquisti) mentre i profitti… sono dispersi dal “padrone” in
chissà quante quali e dove alloggiate società semplicemente per
ridurre la tassazione e disporre per alcuni mesi (la GDO paga con molti
mesi di ritardo i fornitori) di contante da giocare in borsa. Basta
fare pochi conti e vedere come una Esselunga disponga di almeno un
miliardo di contanti da giocare sulle piazze di tutto il mondo. Oltre a
vendere tre scatole di polpa di pomodoro “italiana” a 1,40 euro per
1200 grammi di prodotto.
Va detto che la cooperativa Legler doveva muoversi prima ad affrontare
il proprio futuro visto cosa stava crescendo attorno a lei nell'ultimo
decennio ma presumibilmente i suoi dirigenti, ragionando come i
negozianti di una volta, credevano che il piccolo avrebbe battuto il
grande mentre invece l'ipercoop di Mapello è riuscita a sottrarre
clienti perfino alla Esselunga di Curno così come l'aggressiva politica
dei prezzi del nuovo supermercato alle Ghiaie di Bonate Sopra hanno
messo in ginocchio la Legler.
Altrettanto è successo in Borgo Palazzo dove l'apertura della Esselunga
ha mandato in tilt il negozio Legler vicino ma sul territorio di
Seriate.
Presso MW la qualità del servizio al cliente non appare (allo stesso)
superiore a quella che NON trova acquistando un prodotto in rete,
ragion per cui… va dove il prezzo è minore a prescindere.
La liberalizzazione del mercato tanto decantata dal Bersani and company
non ha portato granche bene ai consumatori (che sono ANCHE lavoratori…)
perché la crescita abnorme del commerciale grande e piccolo distrugge
ricchezza, non distribuisce migliori salari e stipendi, riduce alla
fame i produttori, fa crescere un tipo di occupazione di bassissimi
salari, genera licenziamenti a getto continuo. Insomma una sfilza di
tragedie l'una dietro l'altra cui collaborano egregiamente i Comuni nel
rilasciare “atto dovuto” decine di autorizzazioni commerciali e
permessi di costruzione di centri e centrini commerciali con la
doppia presa per il culo per cui ¾ (circa) delle tasse locali sui
capannoni vanno a Roma mentre inquinamento e disoccupazione restano in
groppa agli enti locali.
E per i soci della cooperativa Legler se ne involeranno -dio non
voglia- anche quei 9,4 milioni di euro di prestito sociale che hanno
dato alla “LORO” cooperativa.
Non si sa se ridere o piangere ma anche il commercio è diventato
una pedina di operazioni che della vendita delle cose frega zero. Basta
osservare anche Curno la quantità di edilizia commerciale sia
sostanzialmente da buttare e rifare sia perché inutile (in
bergamasca presumibilmente il 40% del commerciale è del tutto inutile)
mentre si aprono continuamente nuovi negozi e in parallelo si ne
chiudono di vecchi. Un enorme spreco di ricchezza senza alcun
governo che non sia una logica di mercato che ha altrove i propri
obiettivi: non la vendita delle scatole dei pelati ma disporre di una ma
|
Risposta
al cus- tode delLa Latrina di Nusquamia, l'ingegnere Claudio Piga, un
sardAgnolo abduano con ascendenze garibaldine dalla Valcamonica che ha
fatto il liceo dai preti a Cagliari (felicemente annusando le puzzette
lasciate sui banchi da Antonio Gramsci) e il Politecnico di Milano con
la mitica Ajroldi Vasconi a insegnargli analisi matematica, “vigilante”
del nostro blog che si è esercitato nottetempo nella sua specialità
combinare falso su falso per costruire la propria verità.
1 - Il pezzo che cita non è sul n.623 ma sul n.619.
2 - Una grande immagine sul 619 illustra la copertina del libro da cui
abbiamo tratto il pezzo. Il volume è un terribile e divertente
documento che spiega come mai i cristiani siano stati indotti a credere
che le malattie siano una disgrazia del divino per le loro colpe.
L'unico intervento che abbiamo fatto è stato quello di pulire dal
disegno alcune scritte di qualche bibliotecario del tempo. Piuttosto il
testo che lui cita NON ha niente a che fare con quello in nostro
possesso (in fotocopia).
3 – Il testo originale è scritto in italiano dall'auto- re e non abbiamo fatto nessuna traduzione dal latino.
4 – L'autore del testo non è un giudice della corte di cassazione vista
la data di edizione del volume ma un famoso pretone visto che gli hanno
stampato decine di edizioni dell'ope- ra.
5 – Il testo è riportato tal quale e quindi crematici c'è scritto e
crematici è stato trascritto. Se avessimo trascritto Grammatici
il custode delLa Latrina di Nusquamia ci avrebbe contestato il
contrario. Conosciamo la profonda disonestà del personaggio.
6 – Il quale personaggio pretende di fare il professorino che corregge
perfino quell'ignorante di Tommaso Moro!- ma non ha la… “patente” visto
che non ha uno straccio di laurea ne in greco ne latino e quant'altro
del genere.
7 - Il testo che abbiamo riportato è esattamente lo stesso originale
tranne alle righe 12-13. Questo il testo riportato: Quella era la
rifpo- ftapiù diritta, ch'egli rènder potcfl'c. Questo il testo
corretto: Quella era la risposta più diritta, ch'egli render
potesse. Quindi nessuna traduzione abusiva e nessun cambiamento
del contenuto.
8 - Pure sull’uso della effe e della esse il custode delLa
Latrina di Nusquamia racconta una cazzata. Lo stampatore dell’opera
(Baglioni) NON scambia la effe con la esse secondo gli usi allora
correnti ma il carattere della effe ha un suo preciso disegno mentre
quando si sostituisce alla nostra esse (minuscola) ha un disegno
diverso: vedi disegno.
9 - Al custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ingegnere Claudio
Piga, abbiamo chiesto di rendere noto cosa ci sia scritto nei
registri indicati (1) PP N. 551/18 RG TRIS. e (2) PP N. 47697/13 RG NR.
c/Piga Claudio dal momento che SOLO lui come persona imputata dei fatti
può rivelarli e noi no. Non abbiamo chiesto di anticipare la difesa di
cui ci importa uno zero.
10 - Scrive il custode delLa Latrina di Nusquamia: «scansione, e non
scannerizzazione: cazzo!». Si faccia piuttosto una TAC, o una risonanza
magnetica, un’angiografia e gli esami del sangue visto che deve
aver subito un TIA.
Ciao stammi bene e lasci
|