Al
tempo delle elezioni del 2013 frequentavo per un cappuccino mattutino
il c.d. «bar dei comu nisti». Affittato da pochi mesi a una famiglia
cinese. Lungo la campagna elettorale, mentre mi pareva che la
smacchiatura del gia guaro da parte di Bersani susci tasse brutti
pensieri sulla sua salute (e infatti gli sarebbe capitato un brutto
coccolone) coglievo da parte di molti «compagni» un lento scivolamento
verso i pentastellati. Tipo: proviamo anche questi. Compagni che si
rivela rono contentissimi a risul tato ottenuto sperando in un
bell’inciucio tra Bersa ni e Grillo. Non ci sarebbe mai stato e non vi
racconto le madonne che tirarono addosso al povero Bersani dopo il
mitico streaming coi grillini.
In fondo al bar -addossato alla parte con la maxi-sky-tv sedeva come un
re mai dimesso il mitico Sighesù attorniato dal plotone di fedelissimi
che arringava. Lettore degli ultimi numeri de L’Unità.
Così come allora i sondaggi non seppero intravedere il risultato dei 5S
nel PD di oggi ci sono quelli che spe rano un esito simmetrico: che i
sondaggi di oggi non riescano a prevedere un buon risultato del PD.
Che in effetti dovrebbe e potrebbe meritarlo benis simo visto che
nonostante tutti i limiti ormai evidenti del fiorentino e del suo
giglio magico il Paese non è certo nella palta come allora.
Personalmente i sondaggi non mi intriscono ne mi fanno felice più di
tanto e nemmeno spero che siano errati per una evidente furbizia degli
italiani: ormai scocciati da queste telefonate ad ogni ora del giorno e
della notte.
Se si verificheranno i risultati pros pettati dai sondaggi attuali, il
5 marzo ci saranno molti orfani nel PD con addosso -oltre
la sconfitta- la responsabilità di cercarsi e darsi un nuovo segretario.
Mica facile anche perchè se cadi dal primo al terzo posto, la botta è
fortissima. Senza contare lo scenario che si apre con lo spread che
farà un balzo in alto di cento punti fin dalla prima settimana.
Lo scenario che si apre sarà molto complesso perché se si confer masse
il tripartitismo dei sondaggi una fetta dentro ciascuna delle tre
compagini (PD, FI+Lega, 5S) badando sostanziosamente a cinque
anni di potere e stipendi (per pagare il debito elettorale... e non
solo...) andranno verso una soluzione talmente tattica e impasticcata
(letteralmente!) da far dissotterrare anche i defunti. Una cosa è
certa: nessuno vorrà andare a nuove elezioni e non ci sarà nemmeno una
maggioranza per fare una nuova legge elet torale... e quale poi???.
L’unica speranza che davvero accada che uno dei tre contendenti
abbranchi il 40,01% dei voti ed abbia automaticamente la maggio ranza
numerica (speriamo in entrambi i rami del Parlamento).
E pensate invece se accadesse che quel 40,01% provenisse da una
partecipazione al voto al di sotto del 50% degli aventi diritto.
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La
giunta Serra & Conti & Gamba arrivarono all’approvazione della
prima Variante del PGT sul filo del rasoio tanto é vero che la
minoranza non sapeva nemmeno che quella delibera di approvazione
poteva essere approvata non come forzatura ma come normale prassi
legislativa di un consiglio comunale a poche giornate dalle elezioni.
Poi ci fu la scemeggiata dell’assessore regionale bergamasca Terzi che
aveva approvato il PGT in giunta e che venne a Curno a
contestarla. ‘Na roba che solo dei leghisti potevano combinare: infatti
adesso la mandano a Roma e non è detto che diventi sottosegretaria nel
prossimo governo Tajani.
La prima variante del PGT inventata dall’ass. Conti assieme alle menti
fervide del duo Serra e della sua successora Gamba doveva essere la
chiave di volta del futuro del commerciale delle vie Fermi ed Europa ma
adesso arriva la doccia fredda dello smantellamento di uno dei nomi più
prestigiosi, quale esito della ormai sprofondata crisi del settore
elettronica di consumo che adesso proviene in massima parte dagli
acquisti in rete da parte dell’utenza finale.
Del resto -l’abbiamo già detto- il piano Ts1 che dovrebbe essere la
chiave di SVOLTA dell’intero comparto per condurlo fuori dalla crisi è
talmente «grosso e insignificante» che a distanza di quasi un anno non
hanno mosso un mattone (se non le rotonde: che potevano benissimo
ristrutturare anche prima).
La realtà è che agli operatori, stante la perdurante crisi che andrà
avanti all’infinito in quanto sta cambiando del tutto il settore del
commercio, ad essi non interessa investire ma interessa solo
disporre di metri cubi e quadrati che valorizzano (rispetto alle
banche) l’investimento esistente ma del cui futuro agli stessi importa
poco o nulla.
Più che probabile che metà del commerciale che ruota attorno alla città
debba scomparire nei prossimi 5-10 anni e quindi l’unico interesse
degli operatori è quello di accumulare metri cubi o metri quadri ...
poi vedranno che ciliegie maturano. Semmai ne matureranno oppure
scivolerà tutto verso un deserto a metà.
L’errore principale della prima Variante del PGT per il commerciale di
via Fermi-Europa è stata da un lato un eccesso di volumetria NON
accompagnata da un progetto di tale portata architettonica che
poteva-doveva contenere aspetti talmente attraenti da mettersi in
concorrenza coll’OrioCenter.
Il problema del reinserimento del commerciale di quella zona in un
contesto nuovamente vivo ed attraente a di livello provinciale e
regionale è affrontato come fosse la riterritorializzazione di un
villaggetto. Dimenticando il «supporto» che il Caravaggio fornisce
all’OrioCenter assieme a Città Alta. Una visione complessivamente miope
del tutto priva di coraggio che ... alla fine lascia tutto come prima.
Cioè serve a nulla tanto è vero che il principale insediamento
commerciale internazionale se ne va altrove nel processo di mutare
modello. Semmai sopravviverà prima di essere assorbito da qualche
mostro oltre oceano.
Il problema è che adesso il primo esempio diventerà in un certo
qual modo «virale» nel senso che «se scappa lui, scappo anch’io!» e la
diga collasserà nell’abbandono via via.
Occorreva fare un concorso internazionale di idee e cercare allo
stesso tempo un fondo sovrano disposto a investire anziché
rincorrere i singoli operatori.
Non è andata così. Ci fosse stato qualcuno che metteva nero su bianco
l’idea che se non alzi il tiro e lo sguardo chiudi e scompari,
sicuramente la reazione sarebbe stata migliore. Ma quando una giunta
Serra&Conti & Gamba per una ragione assolutamente
cervellotica che NESSUNO ha compreso, approva la perimetrazione imposta
all’espansione della Freni Brembo, allora non siamo più nel campo della
politica ma altrove. E infatti la Brembo non ha fatto una pratica
edilizia ma industriale bypassando i piccoli geometri laureati indigeni.
E gli altri.... scappano.
Bene, bravi Serra Conti Gamba.
Per tacere delle minoranze.
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Non
era morto: meno male!. Abbiamo faticato sette paia di occhiali a
cercarlo in lista coi grillini ma nisba. Ci riferiamo al custode delLa
Latrina di Nusquamia, l'ingegnere Claudio Piga, un sardAgnolo abduano
con ascendenze garibaldine dalla Valcamonica che ha fatto il liceo dai
preti a Cagliari (felicemente annusando le puzzette lasciate sui banchi
da Antonio Gramsci) e il Politecnico di Milano con la mitica Ajroldi
Vasconi a insegnargli analisi matematica. L'abbiamo evocato a
seguito di una prolungata assenza ed eccolo ricomparire non dico a
tracciare una virgola di merda ma addirittura spennella l'intera
latrina:
«a proposito della propensione alla bestialità identitaria, della quale
sono facile preda i minus habentes, mi corre l'obbligo rilevare che
ultimamente mi sono recato più volte a Curno, ma ancora nessuno ha
mosso un dito per dare inizio alla lapidazione proclamata dalla fatwa
del gatto padano: «Noi i maestrini sardAgnoli li prendiamo a plocade».
I Curnesi non tirano sassi nella merda: sanno che potrebbero schizzarsela addosso.
Per la seconda virgola di merda si fa dare un aiutino del suo sodale
Algido: Capito. Vuole lasciare campo libero al Gatto cui il custode
delLa Latrina di Nusquamia risponde tutto acchittato: Non credo
che la cosa vada vista in questi termini. Però, secondo lei, forse che
Curno si merita qualcosa di meglio del gatto? Sarebbe come gettare
perle ai porci. In ogni caso, la prego di non mettermi sullo steso
piano del gatto: lui fa di tutto perché si sappia che io sono un suo
avversario, perché così salirebbe di una spanna nella considerazione
dei paesani, ma io non lo ritengo degno di potersi dire un mio
avversario. Pere con le pere, mele con le mele.
Calma calma perché non sono così razzista da prenderla coi custodi
delle latrine. Ci vado pure io a cagare ogni tanto pagando 30
centesimi. Mica disprezzo chi fa un così importante lavoro: figurarsi
che una volta il contenuto delle latrine (delle osterie) veniva
addirittura distillato per cavarne grappa!.
A proposito della sua (del custode delLa latrina di Nusquamia)
assenza nelle ultime settimane ci hanno fatto avere copia di un foglio
di carta di cui riproduciamo la parte iniziale. Ci pare altro che: Eh,
sono stato impegnato questi giorni. Diciamo dunque che la navicella ha
gettato l'ancora e che per qualche tempo non ha solcato il pelago della
politichetta.
Come mai non ne parla? Cosa c'è da nascondere?
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