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Nelle parole di Renzi e Fassino c’é tutta la supponenza e l’ignoranza della casta, se non addirittura il disprezzo, del proprio elettorato. Le dichiarazioni riportate in questi due articoli fanno venire i brividi. Da un po’ di tempo in qua sia il governo che il segretario del PD hanno dimenticato «pezzi d’Italia» dove c’é l’Italia  che lavora e muore non solo dove protesta perché la ci vanno pure DiMaio o Salvini e quindi bisogna parare il colpo mediatico. Renzi e il governo hanno dimenticato Pioltello Milano ma anche Macerata perché Minniti  è  andato in città ma non è andato a trovare i feriti in ospedale. Come non ci sono andati neppure dai feriti e ai funerali di Pioltello. A Macerata c’è arrivato  dopo 4 giorno il ministro della giustizia dopo che i giornali facevano fuoco e fiamme in merito.
Davanti a un evidente episodio di terrorismo interno al Paese protagonista un fascio-leghista  Renzi ha saputo solo balbettare di stare calmi. Classica sottovalutazione di stile democristiano da opposti estremismi malamente camuffata da «episodio».
Per fortuna  la base del PD ha vibrato con tutta la sua forza e non certo per fare passeggiate elettorali ma perché in casa tua un leghista spara trenta colpi contro degli immigrati adducendo a motivazione un delitto non ancora accertato, se non comprendi al volo la situazione, non sei all’altezza del tuo ruolo.
Renzi con questo volere silenziare e marginalizzare il problema s’è ormai giocato la segreteria: si tolga dalla testa che gli iscritti del PD lo rivotino al 60%. Gli iscritti al PD sanno che dovranno far fronte -lo stanno facendo da  un decennio ormai- alla coppia Berlusconi Salvini. E veniamo anche allo spilungone piemontese.
Cogliete il tono delle risposte dI Fassino  Giovanna Casadio. Torna il notissimo discorso per cui «il partito» ha sempre ragione  e tutti gli altri o si allineano o hanno torto. La scesa in piazza del popolo senza che ognuno chieda conta di quale tessera abbia l’altro diventa un episodio di cronaca mentre «solo» loro hanno la ragione:»non ci sono piazze antifasciste divise, ci ritroveremo tutti a Roma sabato 24 febbraio. L'antifascismo è un valore che unisce, non divide» nel senso che quel centinaio di manifestazioni che ci sono state ieri  non contano nulla. Persino nelle parole «non impicchiamoci alle parole... quello che trovo insensato è continuare ad attaccare il PD qualsiasi cosa faccia». Il problema è che oltre alla minaccia del «voto utile» non fa nulla.
Davvero Renzi e la sua corte si sono giocati le elezioni e la segreteria: siamo abbastanza convinti che molto del popolo piddino darà il voto alla Bonino pur di non scegliere un/una renziana.
 
L'amarezza di Renzi: tutto è usato contro di me
Maria Teresa Meli

«Imbarazzo? E perché mai? Mi sono stufato del fatto che tutto venga usato contro di me. Ora anche Macerata, questo è veramente troppo. Quel fascista ha sparato ad altezza d'uomo contro la sede del Pd e si contesta a me e al mio partito di non aver reagito in maniera adeguata. Adesso basta»: con i suoi collaboratori Renzi si sfoga così dopo le polemiche nei confronti dei dem per la mancata partecipazione alla manifestazione di ieri nella cittadina marchigiana.
In realtà il Pd aveva aderito all'iniziativa, tant'è vero che all'inizio, quando quell'iniziativa fu lanciata, avrebbe dovuto essere presente il vice segretario Maurizio Martina. Poi il sindaco di Macerata Romano Carancini ha chiesto di soprassedere e Anpi e Cgil, preoccupate per l'annuncio di cortei dei centri sociali e dell'estrema destra, hanno accolto l'appello del primo cittadino e il Pd si è subito accodato.
Alla fine ieri nella cittadina marchigiana non ci sono stati incidenti e adesso qualcuno rimprovera al Pd quella latitanza e, più in generale, il silenzio e l'imbarazzo del Partito democratico sul raid razzista di Macerata. Anche tra i dem c'è qualche perplessità: Gianni Cuperlo dichiara ufficialmente che se non avesse avuto altri impegni sarebbe andato senza dubbi al corteo, altri fanno sapere ufficiosamente ai giornali di non essere d'accordo con la linea del segretario.
Ma Renzi non ci sta: «Il Partito democratico ha seguito l'Anpi e parteciperà alla manifestazione del 24 a Roma, come ha fatto anche la Camusso. E dire che il Pd non c'era e non c'è a Macerata è assurdo e inaccettabile. Il Pd era lì con il suo sindaco, con il ministro dell'Interno, con il Guardasigilli e con il suo vice segretario, di che parliamo?».
Però le accuse a Renzi di aver voluto abbassare troppo i toni non si placano. La piazza di Macerata lo ha contestato, la base del suo partito ha fibrillato. Lui però la pensa in altro modo: «Io — ha spiegato ai collaboratori — non faccio passerelle elettorali e non butto in pasto alle polemiche della campagna questioni così delicate. C'è già chi sta soffiando sul fuoco e il Pd deve contrastarlo».
Perciò ai suoi accusatori Renzi replica così: «Continuino pure ad attaccarmi, ma quando si ritroveranno Salvini al governo, magari con l'appoggio di CasaPound, saranno fieri di aver speso più parole contro di me che contro i razzisti».
È amareggiato, il segretario, perché, dice, «ormai tutto viene usato contro di me». Ma è anche convinto, sondaggi alla mano, che l'atteggiamento del Pd alla fine pagherà: «Noi siamo contenti che non ci siano stati disordini alla manifestazione. Probabilmente questo è anche il frutto della decisione di non “caricarla” eccessivamente».
Quindi, neanche a sera, quando il bollettino degli incidenti segna uno zero spaccato, il segretario del Pd si rammarica di non aver fatto sfilare il suo partito per le vie di Macerata. «Ora l'Italia ha bisogno di tranquillità — è il suo ragionamento — per tornare a essere protagonista in Europa e per andare avanti con la ripresa. Non ha bisogno di te
Intervista a Piero Fassino
“Il 24 ci ritroveremo uniti contro il fascismo In queste elezioni un pericolo nuovo”
Giovanna Casadio

«L'appello a non scendere in piazza del sindaco di Macerata lo si poteva anche non condividere, ma il Pd certo non poteva contraddirlo». Piero Fassino, leader dem, ultimo segretario dei Ds, una storia familiare che viene dalla Resistenza - il nonno ucciso dai fascisti nel '44, il padre Eugenio comandante partigiano rilancia la mobilitazione.
Fassino, la sinistra si divide persino sulle piazze antifasciste?
«Non ci sono piazze antifasciste divise, ci ritroveremo tutti a Roma sabato 24 febbraio. L'antifascismo è un valore che unisce, non divide».
Perché non avete dato subito un segnale nella città ferita dal raid razzista? Perché non avete chiamato alla mobilitazione?
«Per noi la Resistenza e i suoi valori sono il fondamento della vita democratica del Paese. E di fronte a ciò che è accaduto a Macerata c'è stata la nostra condanna netta e immediata. Il vice segretario dem Maurizio Martina, i ministri Andrea Orlando e Marco Minniti sono andati a Macerata a manifestare l'indignazione e la solidarietà alla comunità. Voglio ricordare che Luca Traìni ha preso di mira anche la sede del Pd. Abbiamo molto chiaro che quanto accaduto non è l'atto di un esaltato, anche se Traìni lo è, ma quell'atto è figlio di un clima coltivato da chi semina odio, cavalca le paure e le ansie dei cittadini, incita all'intolleranza».
Sembra davvero che la sinistra rappresentata dal Pd abbia dimenticato la sua storia.
«La sinistra non ha dimenticato la sua storia. Non c'è stata e non c'è sottovalutazione della gravità di quanto successo a Macerata e del contesto di odio, rancore e violenza costruito in Italia».
Però avete disertato la piazza di Macerata e l'avete lasciata ai centri sociali.
«Non abbiamo lasciato la piazza.
C'è stato un appello di sindaco e vescovo per un atteggiamento di responsabilità. E certamente difronte a un invito di questo genere, il Pd non poteva assumere un atteggiamento diverso. Dopo di che Renzi sabato prossimo sarà a Sant'Anna di Stazzema insieme con tutti sindaci della Toscana in uno dei luoghi simbolo della Resistenza e del prezzo duro pagato dal Paese al fascismo. E il 24 alla manifestazione dell'Anpi a Roma ci saremo tutti. Ma quel che è accaduto indica un problema più profondo».
Quale?
«Queste elezioni sono diverse da tutte quelle che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Finora nelle competizioni anche aspre, valeva un principio da tutti riconosciuto e cioè che, chiunque vincesse, non sarebbero stati messi in discussione i fondamenti della convivenza civile e democratica del Paese. Per la prima volta non è più così. Ci sono forze che chiedono un voto per mettere in discussione i valori su cui si è costruita la coesione sociale in Italia. Dobbiamo denunciarlo e contrastarlo».
Salvini ha detto di vergognarsi del corteo di Macerata nel giorno in cui tre nigeriani sono accusati dell'omicidio di Pamela.
«Salvini dovrebbe vergognarsi di molte altre cose: in primo luogo, di alimentare un clima di odio, di rancore e di xenofobia. Nessuno ignora che l'immigrazione è un fenomeno che porta con sé paura e ansia. Ma proprio per questo ci sono due strade per affrontarla: una è cavalcare l'inquietudine e la paura alimentando una spirale sempre più acuta di tensione; l'altra è gestire il fenomeno e governare i flussi come fanno ogni giorno i sindaci del Pd, ma anche di altro colore politico, con politiche di accoglienza e integrazione, unico modo per garantire sicurezza. E naturalmente contrastando ogni forma di illegalità».
Nel corteo di Macerata sono stati molti gli attacchi a Minniti e al Pd.
«Ma non assumiamo per giusto e vero tutto ciò che si dice in un corteo. Gran parte degli italiani si riconosce nelle politiche di Minniti. Ed è una vergogna che là alcuni abbiano gridato “viva le foibe”, una offesa e un insulto alla memoria dei 350 mila italiani infoibati, perseguitati e cacciati dalle loro terre per il solo fatto di essere italiani. Una pagina tragica troppo a lungo dimenticata. Va detto però che la maggioranza di coloro che hanno partecipato al corteo di Macerata, l'hanno fatto per manifestare sinceri sentimenti anti fascisti. Nessun pregiudizio e con loro ci ritroveremo il 24 a Roma».
Renzi non ha voluto definire “terrorista” il raid di Macerata. E lei?
«Non impicchiamoci alle parole.
Quell'atto non è un episodio isolato, è la punta di un iceberg, espressione di umori e pulsioni che affondano le radici nella destra e in comportamenti fascisti. Quello che trovo insensato è continuare ad attaccare il Pd qualsiasi scelta faccia. Così apriamo le porte a una destra guidata dall'estremismo di Salvini e dalla furia demolitrice dei 5Stelle».
Il Pd non poteva non rispettare l'appello alla responsabilità del sindaco. Ma il 24 saremo tutti in piazza a Roma Per la prima volta ci sono forze che chiedono il voto per met
Giuseppe Pelizzoli da noi soprannominato «Ol Sighesù» (tradotto: la grande falce) in quanto per ventuno anni segretario del Pci e per almeno tre lustri segretario dei succedanei di quel partito ha reso pubblico sul settimanale del patron dell’Atalanta -lui milanista- il proprio coccodrillo (come si chiama, per chi non lo sapesse, l’articolo commemorativo che ogni giornale tiene pronto, nell’eventualità della sua scomparsa, per ogni personaggio di pubblica risonanza) lungo tre quarti di pagina. Anche se è  firmato da Monica Sorti più che un’intervista è un lunghissimo soliloquio dove ricostruisce pro domo sua la storia del paese. Mica che la Monica Sorti abbia fatto un’intervista in ginocchio: il fatto è se non conosci la storia non sei nemmeno in grado di porre qualche domanda. Del resto quest’operazione è il bigino che hanno somministrato ai pulcinotti della lista Vivere Curno, cachetizzandoli con la storia dalla parte dei padroni della dc e del pci, cioè di chi ha mandato in malora la sinistra. Altro che auto-rottamazione nel 2003  visto che fu assessore della giunta Morelli fino alla clamorosa sconfitta del 2007 dopo cinque anni di governo con un comune  pieno di soldi straripanti da ogni dove. Insomma un coccodrillo in piena regola ma noi speriamo che resti tale ancora per 23 anni, finché Sighesù diventi centenario.

Se da un lato abbiamo appreso l’auto-coccodrillo del Sighesù, dall’altra parte stiamo patendo da molte settimane l’assenza dei caghevoli post della custode delLa Latrina di Nusquamia, tale ingegner Claudio Piga, un sardAgnolo abduano con ascendenze garibaldine dalla Valcamonica che ha fatto il liceo dai preti a Cagliari (felicemente annusando le puzzette lasciate sui banchi da Antonio Gramsci) e il Politecnico di Milano con la mitica Ajroldi Vasconi  a insegnargli analisi matematica. Ma va be, mica si può avere tutto!. In effetti siamo preoccupati perché amiamo flagellarci nel leggere le stronzate che il custode delLa Latrina  ci getta contro e getta contro a camionate contro i Curnesi, cattivissimi colpevoli di avergli fatto perdere due mesi di stipendio come spin doctor quando dimisero anticipatamente il suo sindaco. Da almeno un mese e passa non posta più. Mica si sarà ammalato!. Magari c’ha qualche problema alla prostata!?. Lui che  era una delle nostre muse ispiratrici, come faremo adesso? Non ci resta che piagnere.

Da un coccodrillo anticipato alle condoglianze pure quelle anticipate perché tra i due -Ol Sighesù- e il Custode delLa Latrina di Nusquamia Claudio Piga ci sono affinità e differenze che li fanno somigliare più che differenziare. Indubbiamente il custode delLa Latrina di Nusquamia è abbastanza gemello del Sighesù (parlo di età) mentre la distanza scolastica è siderale: una laurea in ingegneria al Politecnico dopo il liceo classico dai preti contro una normale scuola elementare in Largo Vittoria. Dove d’inverno oltre ai quaderni dovevi portare le tape di legna per riscadare le aule. E il latinorum? Vogliamo dimenticare latinorum e greco del custode delLa Latrina rispetto al modesto dialetto del Sighesù? 
In un unico aspetto s’assomigliano Pelizzoli e Piga: la difesa degli interessi dei bottegai nostrani e il continuo serrato delegittimare chiunque racconti la storia del paese al di fuori dei canoni della «storia dei padroni della dc e del pci». Chiunque faccia domanda. Chiunque chieda conto. E se uno nato nel 1940 cerca di accreditarsi come co-autore del miracolo economico sociale curnese, l’abduano cerca di vendersi come  novello Mitch Stewart. Forse eccessivi entrambi.