RICHIAMATA
la deliberazione di Giunta Comunale nr. 55 del 17.04.2014 con la quale
veniva approvato la proposta presentata dall’associazione PAGUS di
Bonate Sopra di contratto per la concessione di comodato gratuito di un
mezzo da destinarsi all’ufficio servizi sociali per le necessità di
sorta attualmente utilizzato dall’Associazione Trasporto Amico per il
servizio di trasporto sociale;
VISTA la comunicazione pervenuta in data 22.11.2014 prot. Nr. 13232 con
la quale l’associazione Pagus di Bonate Sopra comunica il mancato
raggiungimento della quota minima del 80% di copertura del mezzo con
spazi pubblicitari e pertanto il dovere per il Comune di Curno di
rimborsare all’asso ciazione i costi per la copertura assicurativa e
per il bollo, oltre alle ordinarie manutenzioni dei mezzi già a carico
dell’Ente;
PRESO ATTO del prot. nr. 16924 del 04.12.2017 con il quale
l’Associazione Pagus ha comunicato il cambio di sede, ora in via dei
Cabrini nr. 3 a Bergamo;
VISTA la comunicazione pervenuta dall’associazione Pagus in data
23.12.2017 prot. nr. 17896 nella quale sono indicati gli importi da
rimbor sare ovvero euro 1.616,53 per quota assicu rativa e bollo a
carico del comune;
RITENUTO pertanto necessario assumere un impegno di spesa a favore dell’associazione Pagus di
Bergamo per un importo pari ad € 1.616,53 e che la somma indicata trova
copertura sul cap. 3370 cod. 12.07-1.04.04.01.001 avente ad og getto
«Contributi a istituzioni varie per servizi sociali» del bilancio anno
2018;
VISTI i sottoriportati pareri dei Responsabili dei Servizi espressi ai
sensi dell'art. 49 – 1° comma del T.U.E.L. appro vato con D.Lgs. n. 267
del 18/08/2000;
VISTA la sottoriportata attestazione di copertura finanziaria espressa
ai sensi dell' art. 151 – 4° comma del T.U.E.L. approvato con D.Lgs. n.
267 del 18/08/2000;
D E T E R M I N A
1. di dare atto che il Comune di Curno deve rimborsare all’associazione
Pagus di Bergamo le spese per l’assicu razione e del bollo per il mezzo
dato in comodato gratuito per le motivazione meglio esposte in premessa
e nelle comunicazioni agli atti.
2. di impegnare la somma pari ad € 1.616,53 sul cap. 3370 cod.
12.07-1.04.04.01.001 avente ad oggetto «Contri buti e rimborsi a
istituzioni varie per servizi sociali» del bilancio 2018 assumendo
l’impegno di spesa a favore dell’associazione Pagus.
3. di liquidare con successivo provvedimento la somma di cui sopra
all’associazione Pagus, previa acquisizione delle pezze giustificative,
come previsto dal contratto del comodato d’uso.
4. di inviare copia del presente provvedimento all’associa zione Pagus (...)
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Dopo
la decisione del consiglio d’istituto di ridurre l’orario scolastico
settimanale della primaria a Curno con tutto quello che il Comune
spende e investe col piano del diritto allo studio, sarà mai possibile
avere dei dati affidabili per capire se quell’investi mento serve a
ridurre (almeno) l’abbandono scolastico da parte dei ragazzi curnesi
oppure stiamo anche noi sopra o sotto la media delle
migliori regioni?
Se non altro per capire cosa occorre migliorare visto che buona parte di quella spesa è mero consumismo.
Dice la direzione scolastica: Questo orario ad avviso della direzione
scolastica permetterebbe ai ragazzi di avere tempi più idonei per
favorire la concentrazione e lo studio, considerando che dopo la 5 A
ora difficilmente i ragazzi hanno quella capacità di concentra zione
che viene loro richiesta per poter seguire le lezioni. Lei questo lo
riscontra nei ragazzi della scuola superiore e pensa che per un ragazzo
delle medie possa essere ancora più difficile, con il rischio poi che
si arrivi alle superiori già demotivati.(...) Questo permetterebbe ai
bambini di vivere il tempo mensa come un ulteriore occasione educativa
e di abituarli gradualmente allo studio. Inoltre togliendo il sabato i
genitori avrebbero la possibilità di godersi i propri figli un giorno
in più.
L’impegno dei 5 pomeriggi lo trova eccessivo per i bambini della
primaria, ai quali deve essere lasciato anche il bisogno di potersi
“annoiare” per poter sviluppare creatività, interesse e motivazione in
quanto la scuola primaria deve essere vissuta come un viaggio
avventuroso, un luogo di piacere e non di sofferenza.(...)
La direzione scolastica chiede a tutti i genitori di fare lo sforzo di
pensare prima al bene dei propri figli e mettere in secondo piano le
varie esigenze familiari, ribadendo come a suo avviso al centro del
sistema formativo deve esserci l’alunno, altrimenti il rischio che si
corre è quello di considerare i docenti non degli educatori bensì dei
semplici “babysitter”.
La situazione è che a livello comunale non esiste un’ideo o un progetto
per avviare al meglio i ragazzi -anzi: per aiutare i genitori a
indirizzare al meglio- della media alle superiori se non per pochi euro
di rimborso e premi. Per questo siamo in piena compagnia col resto del
mondo dal momento che i c.d. piani del diritto allo studio come tutte
le riforme italiane mentre formal mente mirano ad un obiettivo
concretamente ne soddisfano un altro. Nati quando le A. C. erano
formate in gran parte degli amministratori che non aveva frequentato
nemmeno la media obbligatoria iòl maggior tempo di permanenza dei
ragazzi a scuola serviva per consentire il lavoro femminile (che in
Italia è sempre stato comunque poco indipendentemente dalla presenza
del tempo pieno o meno) ma soprattutto consentiva una maggiore
occupazione di insegnanti ed altri occupabili seguendo l’onda sindacale
affluente del momento.
Il paradosso era che mentre gran parte dei docenti e dei genitori e
degli amminis tratori s’erano formati tutti SENZA tempo pieno, questi
erano diventati tutti fautori della prova che poi avveniva SENZA
che vi fosse alcuna verifica se i risultati fossero positivi o che si
trattasse davvero di sfruttare insegnanti e scuola come baby sitter
(pagati dal cittadino) e parcheggio (in onere al comune: quindi al
cittadino).
Tra le altre cose quando nacque il tempo pieno e tutta la serie di
attività scolastiche che allungavano a dismisura la permanenza dei
ragazzini a scuola, la TV era l’unico mezzo di distrazione di massa ed
era articolata su pochi canali. Mentre oggi (purtroppo) la televisione
ed altri media -peggiori o migliori secondo il momento e l’utilizzo-
sono stabilmen te in tasca ai ragazzini anche di pochi anni.
In compenso oggi ai ragazzi è quasi del tutto impedito il rapporto col
mondo esterno atteso come scoperta individuale. La valle delle
biodiversità non è scoperta singolare ma un’ora di lezione. Lo sport
non è un momento di confronto singolare col resto del mondo ma un’ora
di lezione. Il pranzare non è l’abitudine al rapporto ed alla
discussione democratica nella famiglia dove si imparano ruoli
rispetto ed organizzazione piuttosto che casino. Lo studio personale
non è leggere apprendere ripetere recitare il riassunto davanti a se
stessi.
Per quel che può valere quando frequentavo la scuola primaria dei miei
anni -pur con ottimi risultati leggendo le pagelle color braghe
militari del tempo- era normale che con mia sorella facessimo un
paio d’ore di cavalcate lungofiume sulle nostre cavalle. Era normale
che manomettessimo qualche nido arrampicandoci sugli alberi. Era
normale fare il bagno nel fiume. Era normale andare in giro col
tirasassi in saccoccia. Era normale mangiare la frutta colta sui
selvatici nei boschi. Non avevamo la TV ma se ci avessero costretto
alla scuola a tempo pieno saremmo scappati fin dal primo giorno.
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Ventisette
miliardi e mezzo di euro: ecco quanto ci è costato negli ultimi anni
l'abbandono di studenti nella scuola pubblica. Sono tantissimi, 27,5
miliardi. Due volte e mezzo il costo del tunnel della Manica. Eppure il
tema, che dovrebbe far tremar le vene a ogni uomo di governo, è quasi
assente in campagna elettorale. Un milione e ottocentomila ragazzi
hanno mollato? Vabbè …
Certo, è tutto il sistema scuola a essere trascurato. Lo denunciava
giorni fa, sul Corriere , Marco Imarisio: «In campagna elettorale c'è
anche lei, ogni tanto fa qualche fugace apparizione, ma sempre in
secondo piano. Non si vede, non si sente. Dal rumore di fondo che ci
accompagnerà fino al 4 marzo emerge un dato chiaro. La scuola non è una
priorità». Come se «investire maggiore attenzione e risorse nella
scuola non significasse investire sul nostro futuro».
Si può misurare, quel prezioso investimento. Si tratta, come spiega
un'inchiesta di Tuttoscuola in uscita oggi, di quasi settemila euro
(per l'esattezza 6.914,31) che lo Stato impegna ogni anno (la fonte:
Education at a glance OECD ) per ogni studente delle «secondarie
superiori». C'è chi lascia subito, un anno dopo essersi iscritto, chi
dopo due o tre o quattro... Per non dire dello spreco di chi butta via
tanti soldi e tanta fatica alla vigilia della maturità. Come lo
sciagurato Gigio Donnarumma che mesi fa, dando un pessimo esempio a
tutti i ragazzi della sua età, scelse di rinunciare al diploma di
ragioniere per volare alle spiagge di Ibiza con un aereo privato messo
a disposizione dal suo cattivo maestro, Mino «Lucignolo» Raiola.
Fatto sta che, tirate le somme, i ragazzi che hanno mollato gli studi
nell'ultimo decennio nel sistema scolastico statale, stando ai calcoli
di Tuttoscuola su dati del Miur sono stati 1.744.142. Un 28,5%
«disperso, non pervenuto, “fumato” dal sistema di istruzione statale».
Quelli che hanno abbandonato, dice il dossier, hanno lasciato in media
dopo poco più di due anni: per l'esattezza 2,3. Risultato: hanno
gettato tutti insieme l'equivalente di 27.438.139.345 euro. Una somma
immensa.
(...)
La realtà è così pesante che gran parte della campagna elettorale
dovrebbe essere centrata lì. È vero, sono problemi complessi, «ma
almeno parlarne, vivaddio, spiegare come si intenderebbe
affrontarli...». Macché. Dice tutto una ricerca nell'archivio
dell'Ansa, che non sarà la Bibbia ma aiuta a capire. Nell'ultimo anno,
speso in gran parte da tutti per preparare l'Armageddon della campagna
elettorale, sapete quante volte Matteo Renzi ha parlato della
dispersione scolastica? Risposta dall'archivio: zero. E Silvio
Berlusconi? Zero. Matteo Salvini? Zero. Giorgia Meloni? Zero. Luigi Di
Maio? Zero. Pietro Grasso? Una volta: «Il problema delle baby gang
nelle città e nelle periferie viene dalla disattenzione al fenomeno
della dispersione scolastica». Evviva. Sarà stata una coincidenza, ma
era proprio la mattina in cui il Corriere aveva sollevato il tema...
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Cuneo, gli indus triali scrivono ai genitori dei ragaz zi delle medie: "Servono tecnici e operai".
Lettera aperta del presidente Gola invita le famiglie a iscrivere i
loro figli a istituti che preparino personale qualificato: "Non ne
troviamo, pronti a assumere i ragazzi appena finiti i corsi di
studio"imprenditori
di Paolo Griseri
Cari genitori, attenti alla scelta della scuola peri vostri figli. Noi
industriali vi aiutiamo a scegliere. Mauro Gola, presidente degli
imprenditori cuneesi, scrive una lettera aperta alle famiglie dei
ragazzi che in queste settimane devono scegliere il corso di studi dopo
la scuola media. E ricorda che nell'ultimo anno le imprese della zona
hanno assunto soprattutto "addetti ali impianti, operai specializzati,
tecnici".
"Nel 2017 - scrive Gola - le aziende cuneesi nel loro complesso, hanno
manifestato l'intenzione di inserire circa 40.000 nuovi lavoratori. Di
questi, il 19% sono addetti agli impianti e ai macchinari, il 18%
operai specializzati, l'11% tecnici specializzati. Queste sono le
persone che troveranno subito lavoro una volta terminato il periodo di
studi, di cui le nostre imprese hanno estremo bisogno e che spesso
faticano a reperire".
Naturalmente ogni famiglia compierà la scelta in base a molte
considerazioni ma il rappresentante degli imprenditori ricorda ai
genitori quali sono le priorità del sistema economico locale di quella
zona: "Riteniamo che la cosa più giusta da fare sia capire quali sono
le figure che le nostre aziende hanno intenzione di assumere nei
prossimi anni e intraprendere un percorso di studi che sbocchi in quel
tipo di professionalità. Un atteggiamento che potrete definire
squisitamente razionale, ma che sicuramente denota responsabilità, sia
nei confronti dei nostri figli, che del benessere sociale e del nostro
territorio. Ebbene, servono operai specializzati, tecnici specializzati
nei servizi alle aziende, addetti agli impianti e ai macchinari. Il
nostro dovere è quello di evidenziarvi questa realtà.
Perché queste sono le persone che troveranno subito lavoro una volta
terminato il periodo di studi. Poi la scelta sarà vostra e dei vostri
ragazzi e qualsiasi percorso scolastico individuerete, avrete fatto una
buona scelta perché tutte le scuole della nostra provincia sono
eccellenti e qualificate. Ad ogni modo, gli uffici di Confindustria
Cuneo sono a disposizione delle famiglie per fornire loro maggiori
informazioni sul mercato del lavoro in provincia di Cuneo".
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