Come
previsto sul numero scorso la «soluzione autarchica» alla riduzione
degli orari scolastici nella primaria è rimandata al prossimo anno,
sempre che ci siano i numeri minimi necessari. Con elegante
disinvoltura il terzetto delle donne-facciamo-tutto-noi pare siano
orientate a creare una sorta di scuola elementare comunale. Ovviamente
occorre il debito tempo soprattutto per individuare «il privato
sociale» che possa gestire il tutto coll’equo ritorno politico.
Bisognerà anche vedere che aria tirerà dopo il 4 marzo perché ci sono
sempre in ballo quegli 7-8-900mila euro necessari per costruire la
palestra della new Rodari. E non è detto che arrivino se cambia il
vento a Roma ed a Milano.
Il tragicomico è che quando si è suggerito alla giunta Serra di
provvedersi almeno dell’edificio della scuola materna ci è stato
risposto che di scuola materna comunale non se ne parlava nemmeno di
striscio. Fingendo di non avere compreso che noi suggerivamo di
trasformare un edificio comunale per ricavarne l’edificio della
materna (e non di avere una materna con dipendenti comunali) adesso il
trio Gamba Rota Serra vorrebbero mettere in piedi nientemeno che un
pezzo di scuola primaria «con un servizio che sarà a pagamento ma con
una compartecipazione alle spese per i residenti da parte
dell'Amministrazio
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Straziante
pagina: ”dai pulcini ai capretti l'appello dei veterinari “Salvate i
maschi”” che di questi tempi a prima vista appare
assai politicamente scorretta. Poi leggendo meglio l'articolo di
Jenner Meletti si alza l'allarme: “Certo, si sapeva che un
pulcino, un capretto da latte, un bufalo neonato e anche, in misura
diversa, un vitellino o un maialino — se nati maschi — non possono
certo dirsi fortunati. “Controsessi”, li chiamano. In un allevamento di
galline ovaiole, di capre da latte o in una stalla, la femmina è quella
che produce reddito, il maschio no e per questo suo “contro sesso”
viene eliminato. Ma adesso, a denunciare questa strage nascosta, è per
la prima volta la Federation of veterinarians of Europe che in un lungo
documento ( Fve position on killing unwanted offspring in farm animal
production) accende i riflettori su questa «uccisione della progenie
indesiderata nell'allevamento animale». Amen. Maschi attenti, inZomma.
Prosegue l'articolo: trecento milioni i pulcini maschi di galline
ovaiole eliminati ogni anno in Europa. Ma negli allevamenti non possono
valere soltanto le ragioni economiche ma anche l'etica. I
cittadini-consumatori debbono essere informati del costo etico degli
abbattimenti di animali sani, perché solo così si può generare un
interesse pubblico alla ricerca di soluzioni». C'è poi la proposta di
«stimolare la domanda dei consumatori nei confronti di carni di animali
maschi (ad esempio bufali o caprini da latte) che siano state allevati
humanely, umanamente». Gli abbattimenti, anche se «intrapresi solo
riducendo al massimo la sofferenza» hanno comunque un “costo etico” che
i veterinari devono ricordare sia ai consumatori che agli allevatori.
Di fronte a questo autorevole grido di dolore c'è venuta in mente
una pagina del blog del custode delLa Latrina di Nusquamia che portava
anche una mega immagine di un allevamento di polli a
illustrazione dell'avvento in paese di “KFC, la multinazionale
del pollo, già presente in oltre 116 paesi in tutto il mondo, con più
di 19.000 ristoranti. Ma Curno potrebbe essere l'unico punto KFC che
somministra pollo politicamente corretto, allevato a km 0. Com'è noto,
i polli nascono dalle uova e per fare le uova ci vogliono le galline.
Compreso quindi il collegamento col documento FvE? Tutto dovrà essere
naturale, compresa la tecnica di accertamento delle uova nell'apparato
oviparo delle galline. Le quali non saranno più sottoposte ad
accertamenti mediante raggi X. Si tornerà a Curno all'antica tecnica
delle nostre nonne, quando la massaia infilava un dito nel culo della
gallina. Un corso ad hoc di Enérgheia insegnerà ai curnensi come fare,
all'insegna del ricupero delle antiche tradizioni contadine e del
benessere economico garantito dal “boom” del pollo. Correzione: della
gallina.
In effetto se badiamo al pollaio comune –c'era una foto panoramica su
qualche giornaletto- ci accorgiamo che abbiamo il pollaio pieno di
ottime galline e dagli inizi dell'anno ne arriveranno altre
due. Una c'era già stata dal 19 gennaio 1996 al 28 dicembre 2007, date
fatidiche per il passaggio del pollaio locale dalla prima alla seconda
repubblica.
Chissà se le cose accadono per caso o il caso viene fatto accadere: Dio solo lo sa.
Il pollaio locale vedeva nel 1996 il consolidarsi dei nuovi padroni
della polleria, succeduti ai vecchi padroni della prima repubblica
quando era arrivata a Curno la mangiatoia nazionale. Non è un
caso (oppure è proprio IL caso?) che proprio nel momento in cui decolla
–anno domini 2018- una totale trasformazione della mangiatoia
nazionale, torna a dirigere la polleria proprio la gallina che aveva
raccolto post tangentopoli gli esiti o i resti della prima repubblica
coniugati con la relativa polleria e i benefit goduti per quella dai
galli galline e capponi nostrani. Come non è una caso che a presiedere
il pollaio de quo ci sia ancora quello che nel 1990 fu l'erede e
garante dei padroni del pollaio nella prima repubblica.
Hanno ragione quelli di FvE: bisogna dare più spazio ai maschi
piuttosto che alle galline. Nel pollaio: ai galli galline e capponi
nostrani. Speriamo arrivi qualche branco di volpi assai affamate che
svuoti il pollaio.
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Rotaia
Marcia - Trenord si tiene 74 milioni in cassa ma i pendolari viaggiano
su carri bestiame, i treni sono inadeguati e non si fa manutenzione -
il bilancio della società lombarda è in piena salute, crescono gli
utili e pure le riserve…
Con quel pezzo di 20 centimetri di binario
collassato che hanno trovato gli investigatori due chilometri prima del
deragliamento del treno che collega Cremona a Milano delle Trenord ti
aspetti di trovare nei conti della società ferroviaria partecipata al
50% da Ferrovie nord Milano e per l' altro 50% da Trenitalia dei buchi
altrettanto clamorosi. Non si fa manutenzione, o se ne fa poca perché
mancano i soldi. La Trenord, pensi, ha i bilanci scassati come quel
binario lasciato lì, pericolosamente divelto.
E invece la sorpresa è che l' azienda lombarda è
tutto fuorché una società disastrata. I soldi ci sono eccome e anche
tanti.
Solo di liquidità in cassa la società lombarda Trenord aveva a fine 2016 la bellezza di 74 milioni di euro.
Una cifra imponente di liquidità lasciata lì a
giacere nelle casse. Tra l' altro cresciuta a dismisura nel tempo. A
inizio del 2015 la cassa era di soli 27 milioni. Quasi triplicata in
soli due anni di esercizio. Cosa ci faccia tanta liquidità parcheggiata
in un' azienda di trasporto locale non è dato sapersi. Di solito la
cassa si usa per gli investimenti. Già.
Ma quanto spende Trenord per gli investimenti di cui
la manutenzione di treni dovrebbe essere la voce principe? Ebbene nel
2016 su un attivo di bilancio totale di oltre 600 milioni la società
lombarda presieduta da Barbara Morgante e amministrata da Cinzia Farisè
ha investito risorse su beni materiali per 36 milioni. Il 6% del
bilancio dedicato agli investimenti.
Al contrario appare elevata la cifra che va sotto la voce dei debiti
nei confronti di Rete ferroviaria italiana, l' azienda controllata da
Ferrovie dello Stato che si occupa della gestione della rete. Ovvero,
dei binari. Trenord, sempre nel bilancio, segnala un debito di circa 76
milioni nei confronti di Rfi a cui deve per contratto i costi
energetici e il pedaggio lungo i binari.
Motivo in più per aprire un capitolo sul denaro che
finisce effettivamente nella manutenzione, una voce non certo
secondaria visto che le società ferroviarie sono capital intensive per
definizione. Ma Trenord sta così bene in salute da riuscire a produrre
un utile doppio già nel 2016 rispetto all' anno prima.
Nel 2016 infatti (ultimo bilancio approvato) la
società ha chiuso i rendiconti con un guadagno netto di oltre 8
milioni. Ne produceva solo 3,68 nel 2015 e superava a malapena i 2,5
milioni di profitti netti nel 2014. In due anni l' utile di Trenord è
più che triplicato. E questo non perché il fatturato sia cresciuto.
Al contrario i ricavi complessivi sono di fatto
fermi a poco più di 750 milioni. Di questi oltre 400 milioni sono la
parte del contratto di servizio. Cioè i soldi pubblici che Regione
Lombardia riconosce alla società per il servizio fornito. Gli altri 350
milioni di incassi sono i ricavi da biglietti. Difficile trovare una
società del trasporto ferroviario locale che viaggi con conti così
brillanti. Di solito accade il contrario.
Chapeau, verrebbe da dire quindi sul piano
gestionale agli amministratori, ma «la cura e la manutenzione sono
stati lasciati in disparte in nome della ricerca del profitto forse?».
A chiederselo in queste ore sono i pendolari che al di là del tragico
incidente lamentano da anni un trattamento - su alcune linee - che
ricorda quello dei carri bestiame. Così come si chiedono come sia stato
possibile mettere il turbo ai guadagni. Per triplicare l' utile negli
ultimi anni a parità di ricavi si è forse intervenuti sui costi?
Bene in un' azienda del tutto privata che sta sul
mercato e deve guerreggiare ogni giorno con la concorrenza, meno bene
per un' azienda pubblica di servizio che non ha al primo posto come
priorità fare profitti a tutti i costi. E che Trenord sia una vera
gallina dalle uova d' oro, una cash machine con i suoi oltre 70 milioni
di cassa, lo dimostra anche la capacità di remunerare bene i suoi due
soci.
Sempre a fine 2016 a fronte di quegli 8 milioni di
utili generati dalle efficienza da taglio dei costi, Trenord ha
staccato un bel dividendo di 3,8 milioni, la metà del ricco utile. Sono
finiti per 1,9 milioni cadauno ai due grandi azionisti: le Ferrovie
nord Milano e Trenitalia. Tutti contenti a livello manageriale. Si
fanno soldi e bene anche con i treni dei pendolari. Non solo. Basta
vedere quanta ricchezza Trenord valga nei conti del suo socio lombardo
quelle Ferrovie nord Milano quotate in Borsa.
Di fatto per l' intera galassia della società
presieduta da Andrea Gibelli, Trenord produce metà dei profitti di Fnm.
E vale a bilancio come la punta di diamante dell' intero gruppo Fnm. Se
si fosse in presenza di un gruppo privato attento alla redditività come
faro-guida forse non ci sarebbe da stupirsi più di tanto. Anzi i
vertici sarebbero portati in palmo di mano come grandi manager capaci
di fare utili anche in un settore difficile come il trasporto pubblico
locale. Ma quei 20 cm di binario collassato sono un monito importante
dal quale non si può prescindere.
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