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Bergamasca terra (s)fortunata. Di queste settimane la notizia che un film di Luca Guadagnino, «Chiamami col tuo nome» ha avuto quattro nomination agli Oscar: migliore film, canzone originale (Sufjan Stevens - Mistery of love), migliore sceneggiatura non originale (adattata da James Ivory) e Timothée Chalame migliore attore. "Chiamami col tuo nome", citando il suo titolo in italiano pubblicato da Guanda Editore, conquistò tutti, e non soltanto il mondo omosessuale dove – grazie ad un insistente passaparola – divenne un libro cult. La storia in esso raccontata,  è sicuramente una storia gaia, non ci sono dubbi, ma imprigionare quel libro in un genere apparrebbe riduttivo e scontato, perché "Chiamami col tuo nome" è prima di tutto la storia della scoperta di sé, dei propri dubbi ed incertezze, sessuali e non, ma soprattutto la scoperta delle difficoltà di stare al mondo che qualunque diciassettenne – etero o omo che sia – ha provato almeno una volta nella vita. Scrive Huffington Post It.
Il film è stato girato a Crema e a Valbondione, dalle parti di Maslana nota per le migliaia di foto cogli stambecchi pubblicate da L’Eco. Quale migliore occasione per un micro comune come Valbondione, noto per i sei spettacoli annuali di apertura delle cascate del Serio, di sfruttare il successo del film per farsi ulteriomente conoscere e quindi guadagnare? Il film a nostro mdoesto avviso è il tipico prodotto di un astuto regista italiano che ha bene appreso la lezione dei grandi registi USA per fare ottimi film «commerciali d’impegno» dove sfruttando un argomento serio lo combina un porno soft così che porta in sala buoni e cattivi. Guardoni e intelletuali.
Già, ma dicono gli abitanti di Valbondione, come fai a sfruttare un film gaio come pubblicità del nostro paese? Già. Come si fa ? ! .

Sempre in settimana é defunto un importante industriale bergamasco, erede di una antica famiglia cotoniera, talmente importante che non si comprende se la sua famiglia abbia preso il nome dal paese di primo insediamento dello stabilimento oppure il contrario. Una di quelle famiglie-imprese che assieme ad un altro cotoniero bergamasco hanno «inventato» un proprio «brand» di livello internazionale quando in Italia esistevano «solo» loro due in concorrenza con qualche inglese. Parliamo dell’800. Che sia stato un’ottima persona, un ottimo industriale, un uomo generoso: oltre che una persona molto intelligente è fuori dubbio. Nella sua categoria (gli industriali bergamaschi) brillava non solo per il marchio-prodotto. Il fatto è che era gaio. Per molti anni lo si é visto accompagnato dal moroso sudamericano col quale ha convissuto. Apriti cielo per i catto ipocriti bergamaschi!. Meno male che era un industriale quindi anche un cuscino di rose di finissimo cotone bianco sul feretro è stato sopportabile.
I martiri dell’Italia che fatica

Luigi La Spina

La tragedia di una realtà quotidiana, cruda e inaccettabile, piomba e scuote un’Italia disgustata dalla falsità di una campagna elettorale piena di vane promesse e di vecchi rancori. Come a scavare un baratro di insensatezza tra la pesante fatica di tante mattine, buie e fredde, stretti su vecchi e affollati treni e le nostre sere, dove inutili parole si sprecano sugli schermi delle tv. E nemmeno davanti ai morti e ai moribondi si ferma il vergognoso rimpallo di responsabilità, disperato e sciocco tentativo di approfittare di morti e moribondi per guadagnare un piccolo pacchetto di voti. 

Risparmi sulla manutenzione, usura dei mezzi, trascuratezza nei controlli, errore umano. Sarà dovere della magistratura, naturalmente, accertare le cause del disastro ferroviario alla periferia di Milano e punire i colpevoli. Ma la pietà e la commozione per le vite interrotte all’alba di quella che doveva esser solo una giornata di lavoro devono toccare anche le altre esistenze, troppo dimenticate. Quelle di chi lega il sonno interrotto del mattino a quello incombente della sera, perché non si può permettere il costo di una casa vicina alla sede della fabbrica, dell’ufficio, del negozio, dell’università.
 
Vite disperse nella febbrile ansia per il solito ritardo, per il solito rabbuffo del capo e, magari, per la minaccia di un licenziamento. Ore e ore di fatica in più, senza alcuna ricompensa, se non il frettoloso saluto del consueto compagno di viaggio. Qualche volta conforto di una parola amica, qualche volta noioso rituale di reciproci lamenti. 

Quando tragedie come queste squarciano di verità le rappresentazioni illusorie che facciamo di noi stessi, delle nostre esistenze, avvertiamo come siano false persino le certezze rassicuranti su cui abbiamo coltivato stupidi orgogli, stupidi confronti, stupide speranze. Quelle, ad esempio, di un pezzo d’Italia dove la modernità, l’evoluzione tecnologica, la ricchezza del territorio, la competenza professionale escludono catastrofi ferroviarie ammissibili, con qualche ipocrita compatimento, solo in qualche sperduta zona del nostro profondo Meridione.

Non ci sono morti innocenti di serie A e di serie B in un Paese come l’Italia d’oggi. Non ci sono differenze davanti all’egoismo criminale di chi risparmia sulla sicurezza, di chi trascura le regole e le leggi, di chi ignora il dovere di garantire la vita di chi lavora. Non ci sono differenze neanche tra chi specula sui morti innocenti per motivi che usano una parola, la politica, come un vessillo di ignominia. Oggi, per costoro, c’è una sola via di fuga, il silenzio.
Curno circolava da tempo in paese con versioni talmente contraddittorie che ci hanno indotto ad aspettare la pubblicazione della (poca o tanta) documentazione disponibile prima di tracciare le note.
Quando abbiamo letto il verbale della riunione del 5 dicembre  del Consiglio d'Istituto dell'Istituto Comprensivo di Curno che governa le scuole di Curno e Mozzo nella quale la proposta avanzata dalla dirigente scolastica vede 11 favorevoli, due contrari, un astenuto. Quindi con delibera n. 44 il Consiglio d'Istituto approva a maggioranza i nuovi moduli orari: per la primaria settimana corta con 2/3 rientri pomeridiani e per la secondaria solo settimana lunga di 30 ore, questo solo per i nuovi iscritti.
Il Consiglio d'Istituto dell'Istituto Comprensivo di Curno è composto da 17 membri ed alla riunione sono assenti un genitore e un  rappresentante del personale mentre un genitore uscirà prima della votazione.
Questa pressoché totale unanimità di pareri ci lasciò stupiti in quanto la soluzione  proposta, sebbene avanzata dalla dirigente scolastica, andava del tutto in direzione contraria agli interessi dei genitori mentre semmai era comprensibile da parte degli insegnanti.
La scelta quindi non era quindi frutto di una rimbambimento generale dei presenti o di una loro soggezione alla dirigenza ma aveva altri contenuti. Nasceva da altri fattori.
La scelta per la prima volta in 30-35 anni della storia di Curno vedeva da parte dei genitori (legittimamente eletti) e degli insegnanti IL rifiuto netto dello scambio tra comune e scuola in base a un contratto scritto ma non esplicitato per cui il Comune imbottiva di soldi col Piano del Diritto di Studio le scuole (…del regno…?) in cambio del consenso elettorale. Due milioni e mezzo gettati nelle scuole  in cinque anni a sostegno di molti soggetti: famiglie, cooperative, insegnanti e  (forse anche perfino) gli studenti sono un geniale investimento elettorale.
E' sempre stato così: le maggioranze politiche di governo del comune che stringessero i cordoni della borsa del piano perdevano le elezioni la tornata successiva.
Del resto basta leggere sia la lettera della sindaca al dirigente dell'ufficio scolastico provinciale con la richiesta  che provveda “per la sospensione  del cambio dell 'organizzazione degli orari di frequenza scolastica relativamente ai due plessi della Scuola Primaria Curno ell'Istituto Comprensivo “F. Gatti" ed il contemporaneo “comunicato stampa”  sempre della sindaca in cui ricorda che “l'Amministrazione comunale di Curno finanzia attività scolastiche ed organizza servizi a favore degli studenti e delle famiglie, sulla base di un Piano per il Diritto allo Studio che prevede annualmente impegni per oltre 500.000 Euro e che, per l'anno scolastico 2017/18 ha stanziato il trasferimento diretto all'Istituto di 68.200 euro, oltre ai 30.000 euro impegnati per l'acquisto di nuovi arredi per la scuola primaria Rodari. Queste risorse hanno sempre concesso ai docenti una piena autonomia di programmazione dei progetti e delle attività”.
Il nodo è semplicemente politico e la giunta Gamba (ed assieme a lei pure la minoranza ed i partiti che le sostengono) non hanno compreso che avere vinto le elezioni –quindi godere del la legittimazione a governare- non significa disporre della relativa autorità e maggioranza politica.
Come mai genitori e insegnanti hanno deciso all'improvviso, contro i loro interessi, di ridurre gli orari scolastici?
Una prima risposta la si può leggere nella prima figura che illustra un sondaggio IXE della  seconda settimana di gennaio 2018. Si vede come la “gobba” gialla degli elettori “in età riproduttiva: quindi quelli che hanno i figli alla primaria” è tutta orientata verso il voto penta stellato.
Se a questa ci aggiungiamo la panza blu del centrodestra ci si rende conto facilmente come la maggioranza dei genitori siano orientati NETTAMENTE contro un'idea di governo che non ammette compromessi o scambi.
Aggiungiamoci poi i “danni” provocati dalla “buona scuola” nei confronti degli insegnanti  da parte del governo Renzi per capire ancora meglio le ragione per cui nel consiglio d'istituto si è formata una sorta di alleanza per dismettere un costume consociativo e di scambio politico che durava da molti lustri.
La vittoria di Vivere Curno, guadagnata per merito dell'esistenza di un lista di centrodestra estrema, alla prova dei fatti più “politici” si appalesa come una sconfitta.
Il sistema di scambio soldi-voti che il centrosinistra e l'area cattolica aveva coltivato per trenta o quarant'anni è saltato esattamente com'è saltato a livello nazionale: sul mercato della politica è comparsa una terza forza che applica pedestremente l'autosufficienza.

L'avere affidato da parte degli eredi cattolici e comunisti, da mezzo secolo nel nostro comune alleati  sul peccato originale del centro commerciale,  agli insegnanti ed alle loro epigoni la gestione e la sfida politica amministrativa s'è rivelata numericamente vincente non per loro merito e politicamente perdente perché anche nei fatti locali torna in piena regola la “politica” che vari componenti della maggioranza fingono di non tenere presenti.
Non la considerano loro, mentre la considerano benissimo i genitori e gli insegnanti e li hanno bastonati.

Il sindaco e l'assessore alla pubblica istruzione hanno convocato il 22 gennaio i genitori interessati al nuovo assetto orario ad un incontro informativo sulle proposte educative dell'Amministrazione Comunale in merito ai pomeriggi per i quali non è prevista l'attività scolastica di cui tuttora non si sa nulla  anche perché occorrerà trovare il finanziamento (quindi una modifica del Bilancio) ed avviare tutta la pratica.