Quanto costano i figli: le spese dal primo anno all'università
I 12 mesi dopo la nascita gravano per 15 mila euro sulle casse di
famiglia. L'istruzione pubblica può superare i 50 mila. Pesa anche il
caro bollette. Ma si risparmia sui "vizi di coppia". I numeri, voce per
voce.
Carlo Terzano
Tra le tante promesse della nuova campagna elettorale ne spicca una che
avrebbe la finalità di risollevare la natalità. Arriva dal segretario
del Partito Democratico, Matteo Renzi, il quale, ritornato in
televisione, ha annunciato che «gli 80 euro al mese non vanno
cancellati e andrebbero semmai estesi alle famiglie con figli» perché
«dopo il secondo o il terzo bambino è facile cadere nella povertà».
Ottanta euro a bambino, insomma. Cioè 960 euro l'anno, pari all'importo
del bonus bebè già previsto. Ma questi soldi che, all'apparenza,
sembrano appena sufficienti a portare una volta al mese la famiglia in
pizzeria, possono davvero ridare ossigeno ai conti di mamma e papà?
Quanto costa, oggi, crescere un bebè?
Irlanda, miglior tasso di natalità europeo
1. Il primo anno costa 15 mila euro tra passeggino, pannolini e annessi
Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio di Federconsumatori, solo
nel primo anno di vita del bambino, le famiglie italiane spendono tra i
7 e i 15 mila euro in pannolini, tutine, calzine, bavaglini,
seggiolone, culla, e passeggino. In realtà, i bimbi iniziano a essere
una voce di spesa piuttosto importante nel bilancio famigliare già
prima di venire al mondo: arrotondando, le famiglie italiane in visite
mediche, controlli, abiti premaman e giocattoli per il nascituro
spendono sui 2 mila euro. Insomma, a seconda dei casi, in poco più di
12 mesi rischiano di volatilizzarsi tra i 10 e i 20 mila euro.
Tendenza al riciclo. Anche per questo motivo, sempre più mamme scelgono
i pannolini lavabili che, se da un lato costringono i genitori a
"sporcarsi le mani", dall'altro fanno risparmiare tanti soldi. Non
solo. Sembra infatti che i pannolini multiuso provochino meno
irritazioni di quelli usa e getta dato che mamma e papà, dovendoli
lavare, sono molto più propensi a effettuare di continuo il cambio.
Sempre la crisi pare avere riportato in auge un'altra usanza classica
delle famiglie italiane che stava scomparendo: quella di passarsi
corredi e giocattoli tra amici e parenti. Le culle e i vestitini,
insomma, non si buttano più ma, una volta smessi, se non passano al
fratellino (difficile, dato che in media ogni famiglia fa 1,34 figli)
vengono prestati al cugino, al nipote o alla collega di lavoro.
Spese Per Figlio
2. Con la crescita del figlio lievitano le bollette e si allungano gli scontrini
Secondo una analisi dei consumi delle famiglie elaborata da
italiani.coop su dati Istat e con la consulenza di Ref ricerche, una
coppia senza figli spende in media ogni mese 2.404 euro, con l'arrivo
di un bebè la spesa sale a 2.957 che diventano 3.150 euro se la cicogna
porta altri fratellini. Un fiocco alla porta cambia il bilancio
famigliare. Se le famiglie senza figli investono il 15% dei guadagni
per fare la spesa, con l’arrivo di nuovi figli si possono avere
incrementi superiori al 20% che, per i nuclei più numerosi, si traduce
anche in aggravi di oltre 1.000 euro. Aumentano le spese, ma cambiano
le voci di spesa: niente più hobby a due, meno gite fuori porta, cinema
e cenette romantiche, che calano dal 9% circa al 5 scarso. Scendono di
un punto percentuale i soldi destinati alla cultura, intesa come musei,
spettacoli, viaggi in città d'arte, che passano dall'8% a circa il 7.
Da 770 a 950 euro di utenze.
Andando nel dettaglio, l'analisi di italiani.coop stima che, mentre una
coppia senza figli spende, in media, 2,400 euro al mese, con un figlio
occorre metterne da parte almeno 3 mila, che possono sfiorare i 3,500
con tre o più bambini. Il grosso è rappresentato dalle nuove esigenze
alimentari, per le quali i coniugi senza figli destinano poco più di
340 euro al mese, che diventano già 550 per i nuclei di 3 componenti e
600 per quelli con due figli. Anche le utenze (luce, acqua, gas)
subiscono una impennata e passano da 770 euro per i conviventi senza
prole a circa 950 per i genitori con un figlio. Senza ovviamente
considerare i casi in cui la crescita di un figlio o l'arrivo di un
fratellino comporta la necessità di trovare un alloggio più grande.
Spese Tot Senza Università
3. Per il corredo scolastico se ne vanno 550 euro
E poi c'è il capitolo “scuola”, che si apre tra i 5 e i 6 anni del
pargolo ed è destinato a chiudersi, tra lauree di specializzazione e
master, ormai indispensabili per essere competitivi nell'asfittico
mondo del lavoro italiano, non prima dei 30 anni. Sempre l'Osservatorio
di Federconsumatori dice che, nel 2017, le famiglie hanno speso in
media 520 euro solo per il corredo scolastico, con un incremento dello
0,6% rispetto all'anno precedente. Per uno studente di prima media si
spende, solo di libri, una somma che si aggira attorno i 430 euro (cui
sommare i 520 euro di corredo). I genitori di un alunno di prima liceo,
invece, dovranno affrontare una spesa di circa 700 euro. Moltiplicando
le cifre date negli ultimi due paragrafi per gli anni necessari ad
arrivare all'età in cui il nuovo membro della famiglia sarà in grado di
mantenersi da sé (sempre più tarda, dicono i dati Istat), la spesa
totale che una famiglia italiana è costretta a sborsare per
Federconsumatori si aggira tra i 170 e i 200 mila euro. L'equivalente
di un'auto sportiva di lusso o di un piccolo appartamento in periferia.
E non vi rientrano le spese universitarie.
Spese Scuola
4. E l'università pubblica costa 10 mila euro all'anno
In questi giorni ha fatto discutere un'altra promessa da campagna
elettorale: la proposta del neo-leader di Liberi e Uguali, Pietro
Grasso, di prevedere una università gratuita per tutti. In realtà,
spulciando i dati di Federconsumatori, ci si rende conto che, tra spese
secondarie come vitto, alloggio, utenze, abbonamenti, libri, le cifre
necessarie per ottenere l'agognato “pezzo di carta” sono spaventose,
per paradosso paragonabili alle rette delle facoltà private
statunitensi e inglesi. Gli studenti fuori sede che rientrano nella II
fascia di reddito (pari o inferiore a 10 mila euro) spendono in media 8
mila euro annui solo d'affitto (e utenze) di una doppia, che diventano
oltre 9 mila in caso di singola, cui bisogna aggiungere altri 1.500
euro per il materiale didattico, i trasporti e le tasse universitarie.
Facendo un rapido calcolo, 5 anni universitari costano alle famiglie
più di 50 mila euro.
Spese Università
5. I figli so' pezzi 'e core... e di Pil
Ecco perché, alla luce di questi numeri, appare evidente che, mentre
gli 80 euro al mese promessi da Renzi rischiano di essere ininfluenti
rispetto alle ingenti spese affrontate dalle famiglie, la proposta di
Liberi e Uguali, se opportunamente modulata per non diventare
l'ennesimo regalo alle famiglie ricche e accompagnata da altre forme di
incentivo e borse di studio, può essere d'aiuto, anche se - come
dimostra un rapporto di Almalaurea - non sarebbe risolutiva. Inoltre,
visto l'indotto che gravita attorno a ciascun bambino, non
dimentichiamo che i figli sorreggono anche un pezzo importante del
nostro Pil in perenne difficoltà a causa della bassa natalità, con
pesanti ricadute sull'ind
|
In
un forum cui avevo contribuito a fondare -con idee e denari- e che
adesso dopo 15 anni assomma a quasi 40mila iscritti, a un certo punto
si iscrisse anche Roberto Burioni. Poiché nel forum era possibile
discutere di diversi argomenti (oltre quello fondante: la musica
ascoltata dal vero e riprodotta) Burioni aveva una particolare passione
per la fotografia e per... Berlusconi. Oltre che per il S.Raffaele
-dove era un altissimo ricercatore ed insegnante- quando ancora era
l’impero del suo fondatore don Verzè and company, tra cui quel
verginale ragazzone che risponde al nome di Formigoni. Nel forum c’era
una sezione dove «ovviamente» si discuteva di politica e Burioni
apparteneva a quella che era classificata come la «destra audiofila»
cioè quelli che non mancavano di accendere lumini candelieri comete al
cavaliere. Qualche volta anche più volte al giorno. Nei forum ci si
conosce e così si seppe che il Burioni era uno scienziato che lavorava
al S.Raffaele, ospedale che aveva alle spalle una storia di successi
scientifici e curativi assieme alle cattive ombre di un prete piuttosto
nistolone come padrone-fondatore e dei rapporti con la sanità pubblica
non esattamente corretti. Quando esplodono i vari bubboni che hanno
condotto alle dimissioni del virginale Formigoni, del pretone nistolone
e di tutto un gruppone di affaristi che avevano saccheggiato le finanze
regionali e -il pretone nistolone aveva condotto l’ospedale al
fallimento- in quel forum s’era sollevata una «questione morale» verso
il Burioni, cui si chiedeva conto se, come altissimo dirigente di un
settore, non sentisse responsabilità dei casini in cui l’importante
nosocomio era finito. Tu che moraleggi tutto e tutti, non hai mai visto
nulla di storto?
Accorciando bruscamente la storia il Burioni aveva la buona abitudine
di insultare pesantemente i forumisti in tutti gli argomenti mentre era
normale che lo prendessero ferocemente per i fondelli per il suo folle
innamoramento pro-Berlusconi proprio nei momenti in cui le vicende
escort si intorciavano col semi-fallimento dell’impero S.Raffaele.
Occhio croce nella sua discreta permanenza nel forum subì non
meno di due-tre sospensioni ogni anno proprio per gli insulti gratuiti
che dispendiava agli altri forumisti. Alla fine, due anni or sono, ne
fu definitivamente cacciato proprio per la sua pessima abitudine
ad offendere del tutto gratuitamente chiunque. Il forum era interamente
schierato pro-vaccini tranne un siciliano e un romano.
Cosa c’entrasse un destro destrissimo come il Burioni col Pd lo poteva immaginare solo un fiorentino.
Vaccini si o no?. Data la mia età l’unico vaccino che mi è stato
somministrato é avvenuto durante la leva. Nei miei tempi di infante
bambino e ragazzino nessuno veniva vaccinato: non esistevano vaccini.
Oggi ritengo che il mezzo migliore per difendersi dai malanni consista
nel vivere all’aria aperta con una discreta attività fisica-sportiva,
nel non frequentare centri commerciali e mezzi di trasporto pubblici
affollati. Detto questo sono d’accordo di vaccinare i bimbi
piccoli (che in genere fanno branco e non hanno una mobilità personale
all’aria aperta). Non sono d’accordo sui dieci vaccini dieci. Darei un
calcioinculo ai vecchietti e vecchiette che dopo la pensione si
incrodano sul divano davanti alla TV e si credono vispi e intelligenti
perché fanno le parole crociate.
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