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10, 100, 1000 Pulcinella .
- Come sono arroganti e prepotenti i padroni, i grandi ricchi con le tasche piene di soldi e le pance piene.
E come sono falsi!
Sempre con le stesse facce di bronzo, e dicono che a loro spettano diritti, privilegi e ricchezze, e che questa cosa non è sconveniente ma è naturale e giusto, perchè nel mondo c’è chi ha tutto e niente.
Fino a ieri dicevano che erano nobili, che avevano il sangue di un altro colore e che per questo potevano fare i loro porci comodi, con la chiesa sempre compiacente, a far passare tutto per la volontà dell’onnipotente.
Ed invece è stato soltanto sottomettendo altri uomini, con la forza e la prepotenza dittatoriale, che i non nobili sono diventati nobili ed incoronarsi re ed imperatori.
Oggi i conti e i marchesi non ci sono più, il sangue blu si è scolorito e le corone sono conservate nei musei.
Ma lo stesso non è cambiato niente: ci sono sempre i pochi che mangiano tutto il pane e i tanti che non arrivano a domani.
I padroni di oggi ci vogliono far credere che i miliardi li hanno fatti con il sudore della fronte e con l’intelligenza, ma sono tutte sciocchezze..ve lo dice Pulcinella!!
Sfruttando il prossimo..sì!
Con le guerre del petrolio, i furti autorizzati e gli imbrogli. Succhiando il sangue della gente..sì!
E se il popolo straccione non è più tanto pezzente, i padroni se ne vanno in un altro continente.
E’ questa la più grande invenzione e sapete come la chiamano? Globalizzazione!
Sono molto bravi i padroni, e i cani che hanno intorno, a vendere vino con foglie e la notte per il giorno.
E’ fatto talmente bene l’inganno che ti convincono che è naturale e giusto e che loro non possono farci niente.
Quando poi la fame morde così tanto lo stomaco, che le parole non bastano più a tenerlo buono, per lo straccione che alza la voce c’è sempre la cura di una bella lezione.
Una lezione che ha sempre funzionato, per questo sono stati inventati i capitani e i soldati.
I fetenti stanno molto attenti a scoraggiarti se cerchi di aprire gli occhi a la gente, subito sono pronti a dirti che è così che vanno le cose e che le parole se le porta il vento.
E che il servo deve essere riconoscente al proprio padrone, non è certo un caso, è grazie a lui che porta la pagnotta a casa.
Guai a te se poi cerchi di mettere in prosa queste cose, il corpo di Pulcinella ne sà qualcosa.
Per questo è per precauzione che si è mascherato, anche se bastonate e legnate lo stesso le ha pigliate:
“Pulcinella, quante volte ti ho detto che di certi argomenti non devi parlare?
La gente vuole ridere. La gente deve solo ridere, così almeno per un poco può scordarsi i problemi che ha.
A questo servono i teatranti e i buffoni come te.
Come castigo per quello che hai detto sarai incarcerato per tutta la vita.”
No, signor eccellenza, non volevo dire quelle cose.
Dovete sapere che ho la lingua cucita alla rovescia e quindi le parole mi escono al contrario. Per questo ho detto che siete una schifezza, eccellenza.
“Pulcinella, perchè vuoi ricordare alla povera gente le loro miserie?
La giustizia non è di questo mondo, e poi ricorda Pulcinella che gli ultimi su questa terra saranno i primi ad entrare in paradiso.
Siamo nati in questa terra solo per soffrire.”
Eminenza, voi però soffrite molto bene!
“Pulcinella, proprio tu che sei un asino di prima scelta, che non sai nè leggere nè scrivere, vorresti far capire alla gente perchè il mondo va alla rovescia?
Per punizione sarai frustato a sangue e poi cacciato dal paese.”
I padroni vogliono che Pulcinella debba essere il più analfabeta ed ignorante in modo che anche l’ultimo fesso che lo vede può sentirsi superiore e importante.
Disse bene zio Pasquale..chi ti fa piangere ti vuole bene, chi ti fa ridere ti vuole male.
Ridete, ridete. Pulcinella l’avete frustato e bastonato, torturato e incarcerato, ma sta ancora qua! Perchè il corpo lo potete uccidere, o fargli molto male, ma lo spirito di Pulcinella non muore mai…….

( testo di M.Guarino )
I giornalisti della carta stampata andando in TV hanno ammazzato il proprio quotidiano e contribuiscono a de-formare l’opinione pubblica.



Scriveva ieri  Padellaro a proposito del casino dentro e attorno a Repubblica che “De Benedetti evidentemente prova nostalgia per i bei tempi andati, di quando non solo Repubblica “faceva politica” ma si parlava apertamente di un “partito di Repubblica” che faceva e disfaceva governi. Eppure alla guida suprema di un giornale così temuto c'era quel medesimo Scalfari che ora egli così apertamente disistima, non cordialmente ricambiato. Le riunioni di redazione nelle quali il Fondatore metteva in viva voce le telefonate dei leader del tempo, da Ciriaco De Mita a Giovanni Spadolini, bramanti l'autorevole copertura di una corazzata che allora navigava in un mare di copie, sono diventate leggenda. Erano gli anni 80 e 90, quando ancora la grande stampa aveva l'ambizione di informare e formare la pubblica opinione. Testate temute dalle varie articolazioni del potere, e consapevoli del danno che avrebbe loro procurato presso i lettori l'apparirne invece i caudatari. Oggi la crisi galoppante dell'editoria è insieme la causa e l'effetto della crisi di credibilità e di “identità”. Soprattutto quando si scrive di politica e di politici nella (ex) grande stampa in genere si preferiscono le tinte sfumate, sfocate ai titoli forti magari faziosi ma decisi”.
E conclude che oggi il consenso elettorale segue altri invisibili percorsi, solo minimamente influenzati da un commento in prima pagina di un direttore (o di un editore). Non si spiegherebbe altrimenti la crescita tumultuosa del M5S dove un giovanotto digiuno di congiuntivi e forse anche di economia (ma dalla fedina penale pulita) raccolglie il favore di alcuni milioni di cittadini italiani. Che non possono essere tutti degli ignoranti o degli sprovveduti o dei poveracci (anche se non leggono Repubblica).
Non saprei se davvero la stampa –quindi non solo Repubblica ma anche IlFattoQuotidiano di Padellaro- oggi conti quasi zero per un politico alla luce del successo dei 5S, perchè sono stati proprio i giornalisti, Padellaro compreso, a suicidarsi quando si sono trasferiti dal loro tavolo di lavoro in televisione.
Senza la gran massa di giornalisti della carta stampata che quotidianamente affollano gli studi televisivi per partecipare a decine di talkshow coi politici, non esisterebbe una TV a costo (quasi) zero che va in onda a reti unificate per 24 ore su 24.
Mazziati due volte i giornalisti che si sono fatti irretire dalla sirena TV dal momento che prima di tutto hanno contribuito al successo o all'insuccesso dei politici (salvo poi trovare qualche giornalista in lista…) e non è proprio detto che da questo non ne siano derivati vantaggi, tipo affidamenti bancari di fronte a bilanci non esattamente brillanti. Che poi sono cose che succedono ma non si dicono: i giornali hanno tutti UN padrone.
Il successo dei 5S così come la sconfitta referendaria del fiorentino sono nati in TV col contributo dei giornalisti della carta stampata e non per merito di un comico e di un giovanotto digiuno di congiuntivi e forse anche di economia ma dalla fedina penale pulita (il giovanotto).
Ma la cazzata peggiore che i giornalisti della carta stampata – da un Giannini fino a un Padellaro- a citare i più noti- hanno fatto  è che la loro costante presenza in TV ha  contribuito a fare crollare le vendite dei giornali in cui lavoravano.
La semplicità nella trasmissione della notizia  nel mezzo televisivo cancella sia il costo d'acquisto del quotidiano sia la fatica e il tempo per leggerlo.
Il quotidiano prevede che lo compri di mattina presto e  destini almeno un'oretta per leggerlo se lo vuoi leggere: ma questa è una operazione tipicamente intellettuale e non propria di quelli che debbono lavorare alla svelta su una macchina o sul desco.
Di peggio. La semplificazione del messaggio televisivo unitamente al caos che è proprio delle trasmissioni fa perdere buona parte dei contenuti così che si conferma l'assunto che gli spettatori-elettori possono essere abbastanza ignoranti o degli sprovveduti o dei poveracci (anche se leggono Repubblica e IlFattoQuotidiano).
Solo uno sfegatato oppure un perditempo decide di comprare al mattino uno-due quotidiani per RI-leggere Gianni e Padellaro che li hanno smarronati per due ore nel talkshow della sera prima.
C'é stata ed è ancora in corso una profonda e pericolosa mutazione nella trasmissione del pensiero e quindi nella formazione dell'opinione pubblica ragion per cui un Ainis piuttosto che uno Zagrebelski non reggerebbero l'audience della trasmissione TV mentre l'eloquio da caserma di Grillo oppure quello del DiMaio da ignorante delle coniugazioni e della geografia vengono sbolognati o come fatti estemporanei oppure come normale popolarità.
Non sono  peggiori i politici meno prepararti e dal linguaggio virulento ma sono la gran massa di giornalisti che irretiti e pagati dalla TV  se ne fanno portavoce o spin doctor lanciandoli nel firmamento TV come delle star. Biagi se un politico avesse sbagliato la coniugazione di un verbo in TV l'avrebbe corretto. Oggi invece diventa una spilla al merito con un quadretto sulla pagina del quotidiano.
Il risultato finale -comunque ancora transitorio- è che la carta stampata si trova in mezzo a due fatti. Da una parte non riesce a capire “come fare” un giornale  in rete che non riproduca un mezzo o intero giornale cartaceo e dall'altro canto la onnipresenza di giornalisti cartacei in TV fa perdere interesse nei lettori-compratori.
In mezzo ci sono i cittadini-lettori-spettatori-elettori che di fronte a queste plurime aggressioni televisive si ritraggono se non impauriti perlomeno perplessi o addirittura incazzati e non vanno a votare. Ragion per cui il risultato elettorale è del tutto falsato e infatti per il 5 mar