Ci
deve essere sfuggito qualcosa e nel frattempo in Italia hanno cambiato
qualche regola sulla cittadinanza. Leggiamo sul sito web del Comune che
per venerdì 19 gennaio 2018 è convocata una seduta del consiglio
comunale in cui verrà proposta la deliberazione del conferimento della
cittadinanza onoraria al carabiniere che comanda da quarant’anni la
stazione di Curno.
Noi ingenui abbiamo sempre pensato che quando una persona si
trasferisce ad abitare e lavorare in un comune, diventa automaticamente
cittadino di quel comune e invece pare non sia così.
La cittadinanza bisogna approvi la cittadinanza (onoraria) con
delibera del consiglio comunale con tanto di allocuzione sindacale
nonché quella delle varie associazioni che sono pregate di «
comunicarlo alle Segreteria del Comune di Curno entro il giorno 18
gennaio alle ore 12". Segue ovviamente rinfresco analcolico in
bottiglie di PET.
Già immaginiamo quanto sia-sarà gasata la consigliera Carrara che tanto
ha a cuore il destino della benemerita indigena (cui dedica una
interrogazione ogni seduta consigliare) ovviamente accompagnata dai
salamecchi della concorrenza che non si vuole vedere scippare
l’operazione di sponsorizzazione.
LA STORIA
Come sono arrivati i CC a Curno? Per un quarto di secolo ai tempi
dei governi DC esisteva un consorzio intercomunale di 25 comuni per
costruire una nuova caserma al posto di quella di via san Clemente a
Ponte san Pietro. Il problema era che la costruzione si doveva
finanziare proporzionalmente da parte di ciascuno dei 25 comuni e
quindi tutti nicchiavano mentre apertamente tiravano le fila
perché sorgesse in casa propria.
Nel 1993 col crollo dello strano e arruffato governicchio dc-pci-psi
che più o meno aveva retto gli ultimi vent’anni sale un sindaco
leghista e in poco tempo viene decisa l’uscita del comune dal
consorzio, l’acquisto di una vecchia casa (che c’era al posto
dell’attuale caserma) e la costruzione «a spese dei curnesi» della
caserma.
Casualmente siamo stati noi a svelare per primi «dove» sarebbe sorta la
caserma sulla base di una semplice riflessione: nella piazza del comune
ci deve stare la chiesa, l’oratorio, l’OMNI (opera nazionale maternità
e infanzia: adesso abolito) e la caserma dei CC secondo i «razionali»
principi dell’architettura fascista. L’oratorio era stato appena
abolito e stava nei giardini di via Marconi, la chiesa c’era già
e... l’unico edificio in vendita era quello vicino a passaggio a
livello.
Al tempo i Verdi per Curno ritenevano che la caserma intercomunale
dovesse essere messa nella ormai abbandonata Caserma di Presezzo.
L’idea di dove piazzare la caserma era stata di quella parte di Lega
(Bianchi, Manzoni, Domenghini) che poi sarebbe stata dispersa dall’iper
attivismo di Pedretti. E così nel 1998, con un progetto di un
architetto che poi sarà in lista nel partito di Casini, la caserma è
ultimata (tutta coi soldi curnesi: terreno ed edificio) e i primi sei
mesi di affitto sono «abbuonati» dal sindaco Bianchi ai nuovi ospiti.
Che poi avrebbero dovuto versare 80 milioni l’anno ma lo
dimenticheranno spesso pagando (quasi) sempre in ritardo.
La minoranza dc-psi (si chiamava Intesa Democratica) ovviamente era per
mantenersi nel gran mazzo intercomunale se non altro perché non
riusciva a mettere le mani ne sul progetto ne sull’impresa e quindi
niet.
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Bisogna
essere davvero dei grandi urbanisti e costruttori per concentrare nel
più bel quartiere della capitale -pardon: di Curno- la serie di
nefandezze urbanistiche e stradali qui sotto illustrate. Varrebbe la
pena che venissero pubblicati i nomi delle varie maggioranze che hanno
creato questo caos stradale, chi l’ha progettato, chi l’ha costruito e
chi non c’ha messo mano per non toccare evidenti interessi che definire
«contrastanti» è adottare un aggettivo inconsistente.
Da solo il caos stradale in totale violazione prima ancora del codice
della strada del buonsenso della massaia dovrebbe bastare a cacciarli
per sempre dall’albo dei politici (pare che in zona ci abitino tre
assessori o ex assessori), dei progettisti, dei costruttori.
Tragicomico è il danno che si sono inflitti da soli perché quello che
poteva essere un quartiere dove insediare un’edilizia di altissimo
pregio (e quindi lucrare una rendita altissima) l’hanno trasformato in
una sorta di discarica con residenziale in villette operaie, capannoni
dai mille mestieri il tutto collegato... dal caos stradale.
Del resto la faccenda è semplice. Se io sono un politico di grande
razza e di mestiere progetto e costruisco villette milionarie ad
Treviolo, basta che casa mia a Curno abbia davanti un giardino pubblico
-quindi mantenuto dal comune- e sono a posto. Col mio lavoro
professionale guadagno a Treviolo e con la mia attività politica a
Curno «evito» che sorga dell’edilizia di sicura concorrenza con quel
che progetto costruisco vendo a Treviolo. A Curno posso perfino
permettermi di fare il «verde».
Basta percorrere il quartiere ed avere minima contezza della buona
norma urbanistica per domandarti come siano accaduti certi miracoli
stradali. Non c’è bisogno di essere laureati allo IUAV veneziano.
Una cosa è certa leghisti forzisti sinistra arancioni c’hanno messo
mano o hanno Omesso mano (gli arancioni e la sinistra) per correggere
in qualche modo la situazione.
La casa costruita a destra del numero 2 esisteva da prima del 1945. Man
mano che la DC nella prima Repubblica e poi la Lega amministravano, ad
ogni rilascio del PRG ed alle sue mille varianti abbiamo osservato la
necessità che quella strettoia fosse allargata in maniera che fosse
possibile tracciare una strada di adeguata larghezza coi marciapiedi.
Infatti è accaduto il contrario per merito della mano di molti
politici.
Questo perché all’incrocio della via Marconi con via Fermi si creasse
una rotonda in modo che l’uscita da Curno non avvenisse su uno STOP
come accade adesso in via Donizetti. E da questa rotonda partisse una
bretella da via Ruffilli con quella dell’ospedale in modo che la via
Fermi fosse il collegamento tra la Dalmine-Almè e la circonvallazione
Leuceriano della città. Ma le tre giunte arancioni Morelli Serra Gamba
proprio non gradiscono questa soluzione. Cogli anni a venire la gggente
capirà il perché.
Lateralmente al tutto, quando una giunta va a fare un sopralluogo,
«perlomeno» PRIMA emette un comunicato in cui spiega le ragioni e POI
illustra il risultato del sopralluogo. Questa è trasparenza. Punto! mi
viene da dire.
In Italia si conosce l’agenda dei ministri e del PdC ma non si conosce perché giunta decide un sopralluogo... ...
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