Messaggio di fine anno agli italiani del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi dal Palazzo del Quirinale 31 dicembre 1949
Nel rigoglio di intimi affetti suscitato da questa trasmissione mi è
caro interpretare con la mia parola il fervore di sentimenti che, come
sulla soglia di ogni anno, cosi nell'attuale vigilia tutti ci accomuna
in un palpito di mutua comprensione e di fraterna solidar1età.
Se ancor aspro è stato per molti il cammino percorso nell'anno, se i
riflessi della tragedia vissuta dalla patria non sono stati ancor tutti
rimossi e se gravi problemi tuttora attendono soluzione, giova
riconoscere che anche nel 1949 il popolo italiano ha perseguito
concorde e tenace l'opera della ricostruzione; sicchè è lecito guardare
con fiducia all'avvenire, che sarà quale noi stessi lo avremo maturato
e meritato.
Possa l'anno che sorge, con l'aiuto di dio, essere per tutti foriero
almeno di talune fra le soddisfazioni desiderate e possa il suo volgere
confortarsi di una atmosfera di pace in cui sia a tutti dato di
realizzare nuove tappe sulle vie del civile progresso.
Tale sono sicuro è il comune voto e tale è il mio personale augurio che
si rivolge fervido e affettuoso in quest'ora ad ogni italiano entro e
fuori dei confini della patria.
Se nel discorso di Enrico de Nicola che nell’ essere la prima volta che
un presidente della Repubblica parlava agli italiani, nel suo
testo manca una parola chiave: Repubblica, appunto. Uomo di poche
parole, Einaudi riuscirà ad essere anche più breve l’anno successivo e
non si allontanerà mai dalle venti righe in tutto.
Invece nel discorso di Mattarella manca la parola EUROPA. Il che
non è poco considerando che l’anno prossimo in Europa e dall’Europa
verranno non poche novità (sgradevo
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Curnesi,
cittadini ipersensibili. Hanno suscitato micro polemiche sia
l’interruzzione dell’illuminazione pubblica per la bufera acqua-neve
che gli addobbi natalizi del centro e della facciata del municipio.
Minimo minimo l’illuminazione pubblica del centro paese (quei panettoni
ribassati) risalgono a quando c’era il mitico «dentista urbanista» con
la consulenza dell’attuale assessore Conti. La faccenda è che se ad un
impianto ti limiti a cambiare le lampadine rotte, dopo trent’anni
sicuramente collassa. E meno male che si sono spente solo le luci e non
è rimasto fulminato qualche cittadino!.
La sindaca e i suoi gazzettieri hanno mandato un comunicato risolutivo
- meno male che ci siamo noi!- salvo dimenticare che quando fai certi
bilanci comunali per decenni, alla fine ti succede che devi svendere
l’impianto della pubblica illuminazione e rimediare con un...
cavallotto di rumena modernità. Gli addobbi illuminotecnici natalizi
sono stati realizzati in capitulo mortis per una ragione non spiegata.
Lo doveva spiegare il Comune non radio bar.
Quello che ci ha fatto ridere è l’addobbo applicato alla facciata del
municipio. Qui la ditta non c’entra. Spettava al Comune capire al volo
che non puoi addobbare la facciata del comune com’era addobbata la
facciata della chiesa parrocchiale quando, pochi mesi or sono, arrivò
il nuovo parroco. Se uno passa per la piazza travestito da prete, lo
legano e forse lo mettono anche al fresco.
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Mentre
l'Italia sarà nella bolla elettorale, a Bruxelles si discuteranno i
dossier cruciali: dalle banche ai migranti, dall'Eurozona ai conti
pubblici. E quella del premier non potrà essere ordinaria
amministrazione.
Giovanna Faggionato
·Dice Paolo Gentiloni che «il governo governerà», che non tira i remi
in barca. E a chi invece che guarda l'agenda europea verrebbe da dire e
ci mancherebbe altro. Mentre in Italia si discuterà solo di campagna
elettorale, seggi e alleanze, del ritorno del centrodestra, dello
streaming o di neo patti del Nazareno, in sei mesi da gennaio a giugno,
a Bruxelles, dovrebbero decidersi molti dei dossier cruciali per il
nostro Paese. Si comincia con la battaglia sull'Unione bancaria e si
potrebbe chiudere con l'accordo tra i leader di governo sulla riforma
del regolamento di Dublino – due capitoli su cui il governo e la
diplomazia italiana hanno lavorato di più - passando per le proposte
sull'Eurozona di Angela Merkel ed Emmanuel Macron e per il verdetto
finale sui conti pubblici italiani (atteso per fine aprile/inizio
maggio). Il tutto in un anno, il 2018, che è l'ultimo prima della fine
del Quantitative easing, che vedrà grandi trattative per i più alti
incarichi in Europa e soprattutto il passaggio di testimone alla guida
della Banca centrale europea. Ecco, mese per mese, l'agenda di fuoco
dell'Italia a Bruxelles.
Gennaio: comincia la battaglia sulle banche
La prima riunione dell'Eurogruppo, il consesso informale dei ministri
delle Finanze Ue, è fissata per il 22 gennaio. Sul tavolo c'è il
dossier dell'Unione bancaria, ma sarebbe meglio dire della riduzione
dei rischi nei bilanci degli istituti di credito. L'Italia è osservata
speciale, ma è anche il Paese che ha fatto più progressi finora per la
riduzione degli Npl (non performing loans). L'Olanda, che guida il
gruppo di lavoro che prepara le riunioni dell'Eurogruppo (Eurogroup
working group), ha già presentato ufficialmente all'ultimo eurosummit
la proposta di regolamentare anche la concentrazione sui titoli di
Stato. L'Italia nel suo position paper ha invece richiesto la creazione
di una task force sugli asset di terzo livello,, i prodotti finanziari
complessi e assolutamente opachi che riempiono i bilanci delle banche
francesi e tedesche. La posta in gioco è la creazione di una garanzia
comune dei depositi, tassello necessario per stabilizzare le banche
dell'Eurozona, ma che deve essere affrontato con estrema cautela quando
di mezzo ci potrebbero essere le obbligazioni sul debito sovrano
italiano.
Da Padoan al suo successore.
La discussione insomma si annuncia non facile e potrebbe protrarsi fino
a giugno, coinvolgendo quindi prima Pier Carlo Padoan e poi il suo
successore. Intanto a Roma la Commissione banche dovrebbe inviare al
governo la conclusione dei suoi lavori. E anche se Gentiloni l'ha
giustamente definita non utilissima, una reazione è necessaria. E non
solo per tappare le falle nel coordinamento tra Consob e Bankitalia
emerse durante le audizioni. Ignazio Angeloni, membro italiano della
Vigilanza europea, ha fatto notare che la Bce nelle sue verifiche sul
rispetto dei criteri di onorabilità e competenza del management
bancario italiano è stata limitata dalle leggi nazionali. Per dare
credibilità al sistema si potrebbe cominciare da qui.
Febbraio: tra elezioni europee, Nato e Ucraina
Nell'agenda stilata dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, a
febbraio è prevista una riunione informale per discutere della
possibilità di creare liste transnazionali per le elezioni europee del
2019 per riempire i posti lasciati liberi dagli eurodeputati britannici
soprattutto per discutere dell'associazione delle liste con candidati
per la presidenza alla Commissione. Insomma, sarà la prima occasione
per capire gli equilibri politici che regoleranno lo spoilsystem Ue. Il
18 febbraio invece a Bruxelles è attesa la ministra della Difesa
Roberta Pinotti per un vertice Nato in cui si deciderà la
ristrutturazione del comando dell'Alleanza atlantica, compresa la
nascita di un nuovo comando generale in Germania o in Polonia, in
chiara funzione anti russa. Nell'incontro potrebbe essere anche
discussa la questione del conflitto in Ucraina. Al termine del
Consiglio europeo di dicembre, il premier Gentiloni aveva anche
anticipato la possibilità che l'Europa presenti una propria iniziativa
a giugno. L'Italia potrebbe essere anche coinvolta nel suo ruolo di
presidente di turno dell'Osce.
Marzo: la proposta franco-tedesca sull'Eurozona
Mentre l'Italia sarà in tutt'altre faccende affaccendata,
presumibilmente nella nomina dei nuovi presidenti delle Camere, Macron
e Merkel dovrebbero presentare la proposta franco-tedesca sulla riforma
della Zona Euro. Il summit europeo del 22 e 23 marzo vedrà quasi
certamente la partecipazione di Gentiloni, che ha portato a Bruxelles
le proposte del governo italiano già a dicembre. Il clima nell'Unione
non è però più quello degli slanci lirici del Macron della prima ora,
né tanto meno del Macron lodato dall'ex ministro delle Finanze ellenico
Yanis Varoufakis. Il nuovo assetto economico europeo sarà fondato sul
compromesso tra Parigi e Berlino con una conseguente abbassamento delle
ambizioni riformiste.
VERSO UN FONDO DI STABILITÀ. L'obiettivo più alla portata è la
creazione del fondo di stabilità europeo, che dovrebbe essere il
garante del fondo per le risoluzioni bancarie ma anche il prestatore
agli Stati in cambio di programmi di riforma. Difficile che venga
accettata la proposta di Padoan di utilizzarlo anche per una
assicurazione europea contro la disoccupazione. Il vertice dovrebbe
essere dedicato anche all'approvazione di numerose misure sul mercato
digitale. E Macron ha già fatto capire che il patto con la Germania
potrebbe sfociare in un programma di investimenti su questo fronte. Sul
tavolo restano in ogni caso anche le proposte della Commissione,
compresa la direttiva che assume le regole del Fiscal compact.
Aprile/Maggio: la verità sui conti pubblici
Il mese più caldo per Gentiloni o eventualmente per chi gli succederà è
aprile. A questo punto non è ancora chiaro se l'Italia sarà riuscita a
formare un nuovo governo. Ma è certo che a metà del mese dovrà essere
presentato il nuovo documento di programmazione economica e finanziaria
e soprattutto che alla fine di aprile l'Eurostat metterà la parola fine
alla diatriba tra il ministro dell'Economia Padoan e la Commissione
europea. E cioè sulle cifre della crescita italiana, sul livello del
debito del 2017 e su quello del deficit nel 2018. I numeri su cui Roma
e Bruxelles divergono vanno dalla spesa per la risoluzione delle banche
venete alle entrate per le privatizzazioni, dalle spese che rientrano
nei capitoli della flessibilità all'aumento del Pil. Da questi numeri
dipenderà il giudizio su conti italiani atteso per metà maggio e quindi
anche la necessità di un'eventuale manovra correttiva. Anche la Francia
di Macron è attesa all'esame dopo 10 anni di violazione costante delle
regole sul deficit. Ma se Parigi supererà l'esame, il debito italiano
rischia di essere considerato il problema numero uno, soprattutto in
una situazione di possibile instabilità politica.
Giugno: quale accordo sui rifugiati?
A giugno il governo appena insediato potrebbe raccogliere i risultati
del lavoro realizzato finora dal ministro dell'Interno Marco Minniti e
dal corpo diplomatico italiano. In teoria è il mese delle scadenze:
quello delle decisioni sulla riforma dell'Area euro e su quella delle
regole di asilo e di accoglienza dei rifugiati. Sui migranti,
l'attivismo di Roma è costante. Le iniziative dell'ultimo mese,
l'annuncio della missione in militare in Niger e l'apertura del primo
corridoio umanitario dalla Libia sono strumenti con cui il governo
vuole mostrare la propria ricetta agli altri Paesi europei, sperando di
ottenerne in cambio appoggio su Dublino. Tuttavia, la nostra posizione
sui ricollocamenti automatici dei rifugiati, pienamente appoggiata dal
parlamento europeo, è considerata estrema all'interno del Consiglio. A
dicembre si è avuto un assaggio del conflitto in corso. Se non si
troverà un accordo a giugno, dovrà necessariamente essere raggiunto
nella seconda metà dell'anno. E cioè sotto la presidenza austriaca del
governo di Sebastian Kurz, non proprio di buon auspicio.
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