Insegnar la messa al Papa.
Due improbabili Sebastiàn e Claudia si interrogano sulLa Latrina di
Nusquamia “se non sia il caso di fare una preghiera nella
speranza che Bergoglio si converta quanto prima al cattolicesimo”. Alla
fatal domanda risponde il custode delLa Latrina di Nusquamia tale
Claudio Piga di origine sardAgnole ma abduano di Trezzo d'Adda con
ascendenze garibaldine in Valcamonica, uno che ha fatto il classico dai
preti nell'ex liceo di A. Gramsci, ingegnere laureato al Politecnico di
Milano dove ha appreso analisi matematica dalla Ajroldi Vasconi che
dopo la faticaccia dell'invenzione – si parva licet- del termine
“sicofobo” che tradotto manescamente vorrebbe significare “coloro che
nutrono astio per la fica, i “sicòfobi”” risponde sboronando
tutta la sua cultura classica.
Il custode delLa Latrina di Nusquamia risponde all'improbabile coppia
citando Cacciari il quale in un'intervista all'Huffington Post ha
rilevato come Francesco si inscriva nella tradizione ignaziana, dove
l'etica della fede si coniuga alla volontà di potenza e l'assoluta
dirittura morale ed etica si combina a una grande capacità di catturare
il mondo nelle proprie reti.
Insomma ragazzi, occorre essere intellettuali di prima grandezza per
coniugare la figa cogli anti-figa e con papa Franceso, Cacciari .
Poi il custode delLa Latrina di Nusqumia riflette che “su papa
Ratzinger, infine, l'impressione è che sia stato abbandonato da quelli
stessi che ne furono paladini calorosi e, più che calorosi, accalorati.
Posso dirlo per esperienza personale: ci fu un tempo in cui Nusquamia
era subissata di lodi nei confronti di papa Ratzinger, con annessa
trascrizione delle sue omelie, (…). Mi domando che fine abbia fatto
tanto entusiasmo (…) gli stessi “cattolici padani” sembrano essersi
dimenticati di papa Ratzinger: erano nemici dei “vescovoni” (per usare
la definizione di Bossi: ma Ratzinger non era nemmeno all'orizzonte e
dubitiamo che Bossi lo conoscesse, intelligente com'era e com'é) ma
papa Ratzinger pareva gli andasse a pennello. Che cos'è successo dunque
di tanto grave, da giustificare il loro silenzio?
Il custode delLa latrina di Nusquamia non é aggiornato: poche ore prima
della sua intemerata sul blog, Salvini aveva fessbuccato il 25
dicembre a mezzogiorno su papa Francesco: “il Papa anche oggi propone
accoglienza e cittadinanza per MILIONI di immigrati. Cristianamente
parlando, non penso che l'Italia possa offrire casa e lavoro a milioni
di immigrati, anche perché quasi cinque milioni italiani vivono in
povertà. Meglio aiutare tutti a vivere bene a casa loro, anche perché
l'intera Africa in Italia non ci sta. Come diceva Papa Benedetto, prima
del “diritto a emigrare” viene il diritto a NON emigrare. Sbaglio?”.
Non si sbaglia, e infatti il custode delLa latrina di Nusquamia non
manca di far notare (al Salvini) come a Cacciari non sfugga il pericolo
di un “aggiustamento” dell'etica cristiana alle esigenze di coloro che
vogliono dirsi cristiani, ma che assolutamente non hanno alcuna
intenzione di comportarsi da cristiani aggiustando i precetti di Cristo
alle esigenze degli uomini come se la regola di Cristo fosse un metro
duttile buono ad essere piegato al comodo degli uomini.
Insomma una scazzottatura ad ampio raggio da parte del custode delLa
Latrina di Nusquamia: Papa Francesco, Cacciari, Salvini, i giovini del
pd curnese e già che ci siamo, pure il gatto padano. Buona fine e
miglior principio politicamente corretti.Ch
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Chissà
come e perché nel giorno in cui Giualia Siviero pubblica un lunghissimo
articolo dedicato al “politicamente corretti in modo radicale è
(essere) sovversivo” che termina così: “Nel 1962 il filosofo e
linguista inglese John Langshaw Austin, nel libro “Come fare cose con
le parole”, sviluppò la teoria degli “atti linguistici”. Per lui – e
per molti altri pensatori e pensatrici – parlare non era solo
enunciare, ma anche e soprattutto agire. Parlando e scegliendo le
parole si compie dunque un’azione che ha delle conseguenze. Anche la
rivendicazione del “politicamente scorretto” ha a che fare con il
linguaggio come “atto linguistico”, nel senso che diventa il modo in
cui, attraverso le parole, pregiudizi sessisti, razzisti o omofobici
più o meno coscienti vengono normalizzati e replicati” nello stesso
giorno il custode delLa Latrina di Nusquamia, Claudio Piga se ne esce
con un post «per una critica razionale ed illuministica (sic) del
politicamente corretto, inventandosi pure il termine “sicofobo” che
tradotto manescamente vorrebbe significare “coloro che nutrono astio
per la fica, i “sicòfobi””. Cioè parla di se stesso dandone (e
confermandone) ampia documentazione pittorica e scribacchina.
Accompagnandolo dalla abituale «boldrinata» e da uno slinguamento
sessista verso la sindaca emerita Serra.
Dunque il custode delLa Latrina di Nusquamia, Claudio Piga di
origine sardAgnole ma abduano di Trezzo d'Adda con ascendenze
garibaldine in Valcamonica, uno che ha fatto il classico dai preti
nell'ex liceo di A. Gramsci, ingegnere laureato al Politecnico di
Milano dove ha appreso analisi matematica dalla Ajroldi Vasconi non ha
speso il Natale ad abbuffarsi di panettone, lui sardAgnolo di
origine, milanese d’adozione e bergamasco per via di qualche
garibaldino di scarto, oltre ad avere mollato due ceffoni alla Boldrini
ed alla Serra, ci ha redarguito in quanto non avremmo preso una
laurea in architettura visto che avremmo avuto tempo e soldi. Avremmo
immaginato che l’anziana maestrina abduana travestita da custode delLa
Latrina di Nusquamia, tra una citazione dei commi C e D del
dizionario Lewis and Short, una consultazione del lessico Liddell-Scott
non senza dimenticare Tommaso Moro (si parva licet) con la sua Utopia,
dicevamo, ci saremmo attesi il consiglio di frequentare il classico e
poi prenderci una laurea in ingegneria (pazienza se nel frattempo
l’Ajroldi Vasconi ha lasciato la cattedra alla figlia) ovviamente al
Politecnico di Milano nella sede di Milano e non certo nella
modesta dipendenza dalminese. Per via di una nostra fortissima carenza
lessicale su dei termini esistenzialmente fondamentali come
pedociclabile, pedonalciclabile nonché ciclopedonale (non andare a
piedi quando hai il ciclo).
In attesa che l’Accademia della Crusca metta in lista i termini
contestati, diciamo al custode delLa Latrina di Nusquamia che per
abitudine non esibiamo i nostri titoli perché non siamo in giro a
raccattare incarichi professionali da mezze cartucce sindaci per caso.
Nel caso gli ricordiamo che Charles-Edouard Jeanneret-Gris, Frank Lloyd
Wright così come Steve Jobs, Piero Angela, Dario Fo, Enrico Mentana,
Roberto Begnini (lo so che gli sta sulle balle), Eugenio Montale, Mark
Zuckerberg non erano nemmeno laureati e come loro parecchi altri.
Quindi c’abbiamo una speranza. In nessuno dei loro scritti troveremo la
sboronata di avere fatto il liceo classico dai preti e il Politecnico
di Milano: come li esibisce invece il custode delLa Latrina di
Nusquamia, Claudio Piga.
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l Sud perduto dove i giovani sono bersagli
di Conchita Sannino /La Repubblica
Quanto durerà l'indignazione, stavolta? Piangere il dolore degli
incolpevoli non può essere esercizio natalizio, non si allestisce e si
smonta a tempo. È sensato scendere in piazza per testimoniare vicinanza
al destino di Arturo, diciassette anni, un polmone collassato e venti
coltellate inferte da una gang di feroci minori, in pieno pomeriggio
nel centro monumentale di Napoli. O per stare accanto all'agonia di
Luigi, appena quattordicenne, che a Parete, nel Casertano, è stato
centrato alla testa da un proiettile vagante.
Più scomodo, soprattutto utile, dopo un numero ormai impressionante di
casi, sarebbe prevenirla, la silenziosa strage degli innocenti.
Cacciando impietosamente lo sguardo nelle crepe delle famiglie, delle
scuole, dei servizi sociali, della giustizia, prima che sgorghi sangue.
Analizzando la sequenza per cui un adolescente uscito per una banale
passeggiata può finire in Rianimazione, preda di killer senza obiettivi
e finanche destinatari. Scenari su cui non si può apporre la firma, e
l'alibi, delle mafie, del terrorismo, dei disegni criminali.
No, gli assassini sono della porta accanto. Come ha detto un parroco,
don Antonio Loffredo, nell'omelia dalla Basilica del rione Sanità: "Non
sono i "soliti" camorristi, i mostri. Sono figli nostri che non
sappiamo educare né correggere. E non andrà tutto bene, non sarà mai
Natale, se non ci impegniamo".
Colpiva anche lo sfogo di una docente, in queste ore: "Dipende anche da
noi. Basta leggi speciali, basta attività extra. Torniamo a educare
alla normalità e al sacrificio".
Arturo e Luigi, in questo Natale al sud popolato di invisibili storie
toccanti ma anche di minuti ed efferati Erode d'ogni giorno, hanno
avuto dunque un'unica colpa: stare in strada. Cioè, fare quello che
riesce meglio ai ragazzi per conoscersi e conoscere il mondo.
Attraversare le vie, sostare al bar o ad una fermata, chiacchierare di
sport, di fidanzate o di niente che sia importante, eccetto che per
loro. Era in strada, sempre con amici, anche Genny Cesarano, 16 anni,
ucciso nel settembre 2015 durante un'azione dimostrativa, raffiche di
proiettili su piazza Sanità. Era in strada, incolpevole, anche Maikol
Russo, 27 anni, che si accasciò al suolo la notte di San Silvestro del
2015 per una pallottola vagante, a Forcella, mentre un commando provava
un'arma nuova, nella goliardia spietata dei senzacervello. Nello stesso
rione, era in strada e finì colpita a morte Annalisa Durante, 14 anni:
incrociò le pallottole di uno scontro a fuoco.
Un elenco molto parziale. Insufficiente, invece, è la consapevolezza
che pubbliche amministrazioni, classi dirigenti e politica assumono di
questa emergenza. Quei lutti non appartengono a singole famiglie. Sui
"non educati" - per povertà formative ed economiche - nessuno si
affaccia. Se non quando il gorgo di vite deviate prende la "forma"
penale di una gang, di giovani assassini. Sulle famiglie continuano a
mancare interventi profondi, per tempo: né di sostegno né di sanzioni -
a parte le meritorie iniziative dei Tribunali per i minori di Reggio
Calabria o di Napoli. Le scuole aperte fino a sera sono un sogno
annunciato ma mai realizzato. La prevenzione ha fallito. La repressione
non funziona. È da questo punto fermo, prima di ogni indignazione, che
lo Stato ha il dovere di ragionare sul dolore dei senza voce.
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Claudio, Amarilli, Marco: tre giovani vite spezzate a Natale
Tre ragazzi bergamaschi hanno perso la vita in tre incidenti a ridosso
della festa più attesa: Claudio Scarpellini, 26 anni, Amarilli Elena
Corti, 22, e Marco Ciufferi, solo 15 anni
di Mauro Paloschi / Bergamo news
Quello di quest’anno sarà ricordato come un Natale tragico in
Bergamasca, con tre giovani ragazzi che hanno perso la vita in
circostanze drammatiche. Claudio Scarpellini, 26 anni, Amarilli Elena
Corti, 22, e Marco Ciufferi, solo 15 anni, sono deceduti a ridosso
della festa più attesa dell’anno per incidenti in montagna, in bici e
in scooter.
La prima tragedia nella mattinata della vigilia. Domenica 24 dicembre
Claudio Scarpellini, 26enne di Parre, ha perso la vita in Presolana. Il
giovane stava facendo un’escursione in compagnia della fidanzata
Simona, originaria di Gromo, quando – per cause ancora in fase di
accertamento – è scivolato nella zona tra il Bivacco Città di Clusone e
il canale delle Corzene.
A lanciare l’allarme è stata proprio la sua compagna, la quale è
rimasta illesa ed è stata accompagnata a valle dai soccorritori.
Claudio lascia nel dolore la mamma Anna, il fratello maggiore Ivan, la
fidanzata Simona, i tanti amici e l’intera comunità di Parre. Il
funerale del 26enne sarà celebrato a Parre mercoledì 27 dicembre alle
15.
Qualche ora più tardi un’altra giovane vita spezzata. Intorno all’una
della notte di Natale Amarilli Elena Corti, 22 anni, originaria di
Lecco, stava rientrando a casa, in via Moroni, dopo una serata in Città
Alta con alcuni amici. Ha perso la vita investita da un’auto mentre con
la sua bicicletta elettrica stava percorrendo via Tre Armi.
È stata travolta da una Citroen Cactus guidata da un 41enne. In fase di
accertamento le cause dell’incidente: i carabinieri stanno cercando di
capire chi ha sbagliato in quella strada stretta, con il limite di
velocità di 30 km/h.
È stato l’uomo al volante della Citroen a chiamare i soccorsi, ma
quando i sanitari sono arrivati non c’era già più niente da fare per
Amarilli Elena, che è morta sul colpo. La ragazza aveva compiuto 22
anni lo scorso 22 dicembre. Aveva studiato al liceo musicale Secco
Suardo.
Il pm di turno ha dato il nulla osta per i funerali che saranno celebrati a Lecco, città di origine della famiglia Corti.
Nella mattinata di Santo Stefano il terzo giovane deceduto. Marco
Ciuferri, 15enne di Predore travolto da un’auto a Villongo mentre stava
spingendo il suo scooter, è spirato dopo due giorni di agonia
all’ospedale Papa Giovanni. L’incidente nella tarda serata di domenica
24 dicembre, lungo la strada provinciale, via Quarenghi.
La dinamica è ancora al vaglio dei carabinieri, che stanno cercando di
far luce su quanto successo intorno alle 23.30 della vigilia di Natale.
Quel che è certo è che la Ford Focus guidata da un uomo di Sarnico ha
travolto il 15enne che si trovava sulla banchina della carreggiata di
via Quarenghi. Pare che il ragazzo stesse attraversando la strada. Non
è chiaro se lo scooter si fosse fermato per un guasto o perché era
finita la benzina.
Sul posto un’ambulanza e un’auto medica arrivate da Sarnico, che hanno
rianimato il ragazzo sul luogo dell’incidente e l’hanno trasportato in
condizioni disperate al Papa Giovanni di Bergamo, dove è spirato dopo
due giorni di agonia. I genitori hanno autorizzato l’espianto degli
organi.
Grande appassionato di pesca, Marco era molto conosciuto a Predore, dove era anche educatore del Cre.
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