Torna il lavoro, mancano i profili. Un Paese senza periti e ingegneri
Sono 880 mila le occupazioni per le quali le aziende faticano a trovare
candidati Il problema è più marcato nell'industria: difficile coprire
un posto su quattro
Paolo Baroni Ù
Servono periti e ingegneri, e servono tanti operai. Le nostre imprese
hanno ripreso ad assumere ma faticano a trovare personale perché non ci
sono i profili professionali giusti o non ce ne sono a sufficienza. Un
vero paradosso se si pensa alla disoccupazione, soprattutto quella
giovanile, che resta sempre a livelli record.
Quest'anno su quasi 4,1 milioni di posti di lavoro offerti dalle
imprese ben il 21,5%, ovvero quasi 880 mila posizioni, è risultato di
difficile reperimento. L'aumento rispetto al 12% del 2016 è netto ma è
ancora più marcato nel settore dell'industria dove il mismatch tra
domanda e offerta di lavoro è addirittura raddoppiato (passando da
13,3% al 26,6% con ben 317.300 posizioni difficili da coprire. In
totale quest'anno le imprese italiane hanno cercato 467mila dottori e 1
milione 415 mila diplomati, segnala l'ultimo rapporto
Unioncamere-Anpal.
Ma una fetta consistente delle professionalità richieste, sia per un
gap di offerta che di competenze, risulta di difficile reperibilità:
parliamo di un posto su tre destinati ai laureati e di un posto su 5 ad
appannaggio di diplomati. In tutto sono ben 441mila posti che risultano
introvabili o quasi.
Solo nel comparto industriale, stima Confindustria, di qui al 2021 le
imprese avranno bisogno di 272mila addetti in più da impiegare nei
settori chiave della nostra manifattura (meccanica, chimica, tessile,
alimentare e ict), nel 60% dei casi si tratta di periti e laureati
tecnico scientifici. E visto che già ora si può dire che molto
difficilmente il nostro sistema formativo sarà in grado di soddisfare
questa domanda, dato che solo nella meccanica a fronte di 40mila posti
di perito richiesti ci sono appena 15mila studenti iscritti ai corsi, è
evidente la “grave emergenza formativa” che denuncia il vicepresidente
di Confindustria per il capitale umano, Giovanni Brugnoli.
Nel corso del 2017, stando ai dati presentati all'ultimo
Job&Orienta di Verona, le imprese hanno fatto fatica a trovare 1
laureato su 3, cioè 151mila figure complessive. I laureati a indirizzo
linguistico sono in assoluto la merce più rara: 8mila figure su 15mila
previste in entrata comportano problemi di reperimento (il 57%). Quasi
la stessa difficoltà (55%) riguarda i laureati dell'indirizzo
ingegneria elettronica e dell'informazione. I numeri in gioco, in
questo caso, sono più rilevanti, perché si parla di 25mila ricerche
problematiche (su un totale di 45mila). Anche i laureati in ingegneria
industriale sono tra i più “introvabili”, tanto che le imprese faticano
a reperire quasi metà di quelli previsti in entrata. Seguono poi i
laureati in campo scientifico-matematico-fisico (il 40% dei quali
difficili da reperire), e quelli in ingegneria gestionale e altri
indirizzi minori di ingegneria (un po' più di un terzo “introvabili”).
Se si passa ai diplomati la musica non cambia: in questo caso sono
infatti ben 290mila i posti difficili da coprire o rimasti poi
scoperti. In cima alla graduatoria ci sono i diplomati in informatica e
telecomunicazioni (il 45% delle ricerche presenta questa problematica).
A seguire i diplomati in elettronica-elettrotecnica (37%), quindi i
diplomati con indirizzo meccanica-meccatronica-energia (35%). Per
ridurre il gap numerico, spiegano gli esperti, occorre agire
sull'orientamento, in modo da convincere un maggior numero di ragazzi
ad iscriversi alla scuola secondaria superiore, e soprattutto
all'università, tenendo conto della disponibilità di posti di lavoro,
oltre che dei propri interessi e attitudini: l'orientamento è
importante anche per ridurre il numero di persone con caratteristiche
poco adatte. Per ridurre il gap di competenze occorre invece agire
sulla scuola e sull'università, in modo che i programmi siano più
rispondenti alla richiesta del mercato.
Ma poi c'è un secondo ordine di problemi che impatta meno col sistema
formativo, riguarda i lavori più gravosi e disagiati o meno pagati. Se
si guarda infatti alle occupazioni operaie si vede che in cima alla
lista delle professioni più difficili in assoluto da trovare ci sono
macellai e pesciaioli (31% di difficoltà di reperimento) seguiti da
saldatori e tagliatori a fiamma, attrezzisti e operati addetti alle
macchine utensili tutti al 24%.
Per quanto riguarda poi in particolare gli under 29, solo lo scorso
novembre ben il 62% dei posti di operaio specializzato, il 57% dei
posti di tecnico informatico o di produzione ed il 40% dei posti di
operaio metalmeccanico sono risultati di difficile reperimento. Perché
capita sempre più spesso che il lavoro in fabbrica, coi suoi orari ed i
suoi turni, sia percepito più come un disagio che come un'opportunità.
ÙPaolo Baroni scrive per La Stampa.
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I
bambini funzionano sempre. Usali nelle pubblicità e aumentano le
vendite. Mettili nei film e nei libri e la storia si fa più
coinvolgente. Citali nei comizi e diventi più convincente. Falli
apparire in tv e aumenti l'audience. Che siano teneri, o furbi, poco
importa: i bambini vendono. Possono essere eroi o vittime: avranno
sempre la nostra attenzione, la nostra compassione.
Ci siamo commossi per il bambino affogato a inizio novembre nel
naufragio del barcone sul quale viaggiava con la famiglia, causato
dello sconsiderato comportamento della Guardia costiera libica. Non
sappiamo il suo nome, ma ci sono tornati alla mente tanti bambini che
nel Mediterraneo hanno perso la vita. Ed erano poco più che bambine la
maggior parte delle 26 ragazze arrivate morte al molo “3 gennaio” di
Salerno, sempre a inizio novembre. “Una tragedia dell'umanità” l'ha
giustamente definita il prefetto della città. Non conosciamo i loro
nomi, ma sulla stessa imbarcazione viaggiavano 375 persone, tra cui
nove donne incinte. A metà del mese un bambino di 5 anni della Sierra
Leone è stato trovato solo, in stato di ipotermia, su un treno merci al
Brennero. Solo giorni dopo è stata ritrovata la sua famiglia. Di lui
sappiamo il nome: Anthony.
A Natale festeggiamo la nascita di un bambino. Un profugo, tra l'altro.
Quando crescono i bambini però non vendono più. Tutt'altro. Ci sarà
anche dietro una ragione antropologica o chissà: fatto sta che la loro
sorte non ci interessa più molto. L'Alto commissario per i diritti
umani dell'Onu, il giordano Zeid Raad al-Hussein, ha definito
“disumana” la collaborazione tra Unione europea e la Libia per la
gestione dei flussi migratori. “La sofferenza dei migranti detenuti in
Libia è un oltraggio alla coscienza dell'umanità” ha aggiunto. Non va
bene però neanche ai bambini che non si vedono, quelli che non
finiscono nei telegiornali. Ad esempio in Italia -dove i minori in
povertà assoluta sono quasi un milione e trecentomila, il 14% in più
rispetto a un anno fa- sei bambini su dieci sono tagliati fuori dalle
attività culturali, a causa dell'indigenza delle loro famiglie. Un
nucleo familiare di origine straniera con bambini su tre vive in
povertà assoluta.
Quale futuro li attende, quando non saranno più bambini?
C'è un bel video della campagna “EarthHour” su internet: una donna
anziana ripercorre a ritroso la sua vita, a partire da quando -nel
2090- l'innalzamento delle temperature globali è stato contenuto in 1,5
gradi (come previsto dall'Accordo di Parigi che compie in questi giorni
due anni). Nel 2060, ricorda la donna, il Pianeta è divenuto “carbon
neutral”, nel 2040 è stata chiusa l'ultima miniera di carbone, nel 2030
gli oceani sono tornati alla vita perché sono stati finalmente protetti
da inquinamento e sfruttamento.
Al termine del video quell'anziana è tornata bambina, nel 2017: dipende
tutto da quel che accade oggi. Da cosa decidiamo di fare del mondo che
quei bambini riceveranno in eredità. Da che cosa sogniamo per i bambini
di oggi, che saranno gli adulti del futuro.
Il 30 dicembre 1997, 20 anni fa, ci lasciava Danilo Dolci. Impossibile
riassumere la vita e il valore di quello straordinario sociologo,
educatore e attivista della nonviolenza, che ancora oggi ha tanto da
insegnarci. Danilo Dolci fu anche un poeta, e questo è uno dei sui
testi: “C'è chi insegna / guidando gli altri come cavalli / passo per
passo: forse c'è chi si sente soddisfatto / così guidato. C'è chi
insegna lodando / quanto trova di buono e divertendo: c'è pure chi si
sente soddisfatto / essendo incoraggiato.
C'è pure chi educa, senza nascondere / l'assurdo ch'è nel mondo, aperto
ad ogni sviluppo ma cercando / d'essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato
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Gentiloni: “L’Italia accoglie i migranti. Proporrò invio truppe in Niger per fermare gli schiavisti”
Lo ha detto il premier parlando a bordo della nave Etna che opera
nell’ambito di Eunavfor Med Operazione Sophia. «Una missione per
sconfiggere il traffico di esseri umani e il terrorismo»
«L’Italia accoglie, è in prima linea nello sconfiggere il traffico di
essere umani, lavora per i diritti umani aprendo addirittura per la
prima volta un corridoio umanitario diretta per i rifugiati dai campi
in Libia all’Europa e in Italia». Lo ha detto il premier Paolo
Gentiloni, parlando a bordo della nave Etna che opera nell’ambito di
Eunavfor Med Operazione Sophia. «Proporrò al Parlamento di inviare i
nostri militari in Niger - ha aggiunto -. Una missione per sconfiggere
il traffico di esseri umani e il terrorismo. L’Italia ha l’obiettivo di
costruire dialogo, amicizia e pace nel Mediterraneo e nel mondo».
«Il 2017 è stato l’anno della sconfitta militare del Daesh che non
controlla più un territorio come Stato. In questa battaglia l’Italia ha
svolto un ruolo rilevante - ha spiegato il presidente del Consiglio -.
Con 1400 militari siamo la seconda forza in Iraq. Ora che Mosul è stata
liberata, ci sono le condizioni perchè il nostro contributo in Iraq
diventi un contributo al consolidamento di quel Paese». Sulla scelta di
inviare i nostri militari in Niger, Gentiloni ha affermato: «Noi
tuteliamo il nostro interesse nazionale e lo facciamo sempre in
amicizia con gli altri paesi, mai in contrapposizione. Il compito dei
nostri militari non è mai stato quello di trovarsi un nemico. Noi
vogliamo costruire dialogo, amicizia e pace nel Mediterraneo e nel
mondo».
«Dobbiamo continuare a lavorare concentrando l’attenzione e le energie
sul mix della minaccia del traffico di essere umani e il terrorismo nel
Sahel. Per questo - ha aggiunto il premier - una parte delle forze in
Iraq verrà dispiegata nei prossimi mesi in Niger, è questa la proposta
che il governo farà al Parlamento, per una missione per sconfiggere il
traffico di essere umani e il terrorismo».
Alla fine hanno vinto loro. La assurda lobby degli ambulanti l'ha fatta
franca. Come al solito di notte, una pillolina avvelenata nella Legge
di Bilancio ha prorogato a babbo morto l'applicazione in Italia della
direttiva Bolkestein sul commercio ambulante.
Niente concorrenza, niente merito, niente sana competizione, porte
sbarrate a chi vuole entrare nel settore e privilegi totali per chi ci
sta già dentro. Lo stato continua a regalare i suoi beni più cari (il
suolo pubblico è il primo) in cambio di nulla, come merce di scambio di
voti e consenso. Chi sta dentro al settore può continuare a starci, chi
sta fuori (anche se magari offrirebbe qualità, progetti e idee molto
migliori) non può mai entrare. Corporativismo medievale e fascista. Non
c'è dispetto più atroce che una nazione può fare ai propri
concittadini.
In Italia poi paghiamo quattro volte.
In primis paghiamo perché l'ambulantato, pur avendo grande impatto sul
paese, non paga nulla in cambio. Le tasse per l'occupazione del suolo
pubblico sono semplicemente risibili.
In secundis paghiamo per la concorrenza sleale. Io ho il negozio pago
tasse, affitto, imposte comunali, insegna, utenze, dipendenti, mutui. E
di fronte ho la bancarella che magari vende i miei stessi prodotti a
prezzo dimezzato non avendo questi costi. E mi impalla anche l'insegna
su cui pago fior di tasse.
In terzo luogo paghiamo per il degrado delle nostre città. Chiaramente
questo non avviene dappertutto è chiaro, Milano, Torino o Bologna non
hanno la situazione della capitale, ma per quanto riguarda Roma
l'impatto di questa proroga è devastante.
Il quarto punto è sulle sanzioni europee: il nostro paese regala ad una
lobby un bene che potrebbe fruttargli molto (permettendogli di
abbassare le altre tasse), ci fa concorrenza sleale se facciamo i
commercianti, ci obbliga a vivere in città degradate deprimendo il
valore dei nostri immobili e in più, non applicando puntualmente una
direttiva europea, ci espone a sanzioni e multe. Che pagheremo con le
nostre tasse. In altri paesi questi affronti del potere ai cittadini
determinano rivoluzioni. In Italia il silenzio.
E' stato il PD a proporre e approvare l'emendamento alla manovra. Marco
Donati (ricordatevi questo nome) è felicissimo nel suo comunicato
stampa annunciando che nonostante le indicazioni dell'Unione Europea
tutto resterà imbalsamato fino al 2021 (chiaramente nel frattempo ci
sarà modo di smontare ulteriormente la cosa, la scadenza è puramente
strumentale). E anche dopo si provvederà a fare in modo che chi
dimostra di avere solo la bancarella come sua fonte di sostentamento
sarà tutelato. Si parla di decine di migliaia di posti di lavoro
salvati (ovviamente un falso), ma non si parla di quante decine di
migliaia di posti di lavoro si perdono in un mercato dove non gira la
concorrenza e dove le categorie sono protette e arroccate in se stesse.
Lorenzo Becattini, l'altro firmatario, è ancora più sincero: vogliamo
far uscire gli ambulanti dalla Bolkestein, per farlo intanto dovevamo
bloccare le gare in essere. Non hanno idea quanto il paese pagherà cara
questa mossa. Anzi ne hanno idea alla perfezione.
Ad oggi il quadro politico italiano, per quanto riguarda questo genere
di libertà economiche, è raggelante. La destra è su posizione
impiccettare vetero corporative, da sempre dalla parte di chi già ha e
distante da chi potrebbe avere in virtù del suo talento o del suo
impegno. Il Movimento 5 Stelle è la quintessenza del partito populista:
l'unico loro obbiettivo è raggiungere e mantenere il potere costi quel
che costi. Se è necessario si alleano con il diavolo in persona,
figurati con gli ambulanti. E così hanno fatto. E poi c'è il PD che si
è comportato come abbiamo raccontato in occasione di questa Legge di
Bilancio.
Uno scenario che umilia le persone per bene e che toglie qualsivoglia
speranza e prospettiva di futuro per il paese. I capaci, quelli in
gamba, quelli competenti, quelli intenzionati a misurarsi col mercato e
a investire in nome del merito e della qualità seguiteranno ad andare
via. Qui rimarranno solo i
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