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Bergamo news -14 dicembre 2017
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta indirizzata al vescovo di Bergamo Francesco Beschi e al sindaco Giorgio Gori da parte di una guida turistica.

Sono un bergamasco, cattolico praticante ed anche guida turistica.
Inevitabilmente partecipo al dibattito relativo all’applicazione del biglietto di ingresso in Santa Maria Maggiore riservato ai soli visitatori accompagnati da una guida.
La scelta è sorprendente perché in realtà non danneggia le guide, semmai le offende, ma penalizza il turismo culturale e l’immagine della città di Bergamo.
Certamente la chiesa è in primis un luogo di culto, anche se è facile notare un sensibile calo delle presenze alla Messa domenicale e, diciamolo, dei fedeli che si recano in chiesa per pregare… Ma proprio per rispetto di costoro sarebbe semplice creare un ingresso “riservato” (ed ovviamente gratuito) ed un luogo più appartato per la preghiera.
Vorrei anche sottolineare che le Guide non sono dei marziani e quando entrano in una chiesa non credo parlino della rivoluzione francese, ma la presentazione dell’arte e della storia è inscindibilmente legata alla Cultura Cristiana. Alcune guide sono anche catechisti e/o volontari nei musei ecclesiastici diocesani…
Inoltre i visitatori in gruppo sono molto più motivati a seguire la guida piuttosto che vagare per la chiesa utilizzata spesso solo per una breve sosta, piuttosto che far fotografie o chattare con il telefonino e, non ultimo, ad usare la chiesa come scorciatoia per spostarsi da un lato all’altro…
Santa Maria Maggiore Museo della Città? Certamente! E’ uno scrigno di arte e storia che è un peccato non visitare. Giusto anche chiedere un contributo… ma mi risulta che nei musei paghino tutti. Anzi, i gruppi hanno agevolazioni…
Mi è veramente incomprensibile la scelta della MIA (il vescovo ed il sindaco sono stati consultati?) di far cassa solo con i gruppi guidati, inimicandosi le guide che dovrebbero essere interlocutori privilegiati e che, anzi, potrebbero suggerire anche la visita alle tarsie ed al museo nei matronei (che sono a pagamento…).
Questa scelta non risponde neppure all’esigenza di “far cassa” e denota una scarsa conoscenza dei flussi turistici. Se ci fosse una biglietteria, o un semplice tornello come in altre chiese, dove a tutti i visitatori venisse richiesto un contributo anche solo di un euro, sono certo che si avrebbero risultati economici maggiori e tutti sarebbero più felici. I turisti, i fedeli, le guide, ed anche le casse della MIA.
Grazie per l’attenzione
Bruno Pirola
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Scrive wiki che il Gruppo Guide Turistiche Città di Bergamo è attualmente formato da una quarantina di guide che svolgono la loro attività con passione e competenza. Sono frequenti gli aggiornamenti fatti attraverso studi, ricerche e seminari di approfondimento. Grazie alla lunga esperienza, il gruppo svolge la sua attività sia nella città sia nella provincia di Bergamo. Con le Visite Guidate promuove la conoscenza del territorio. Le guide turistiche appartenenti alla nostra associazione sono regolarmente autorizzate dalla regione Lombardia e dalla Provincia di Bergamo, per lo svolgimento di questa professione.
Indubbiamente l’errore compiuto dalla MIA è quello di introdurre il biglietto d’ingresso nell’arco di un mese: deciso a settembre 2017 per ottobre. Non era necessario essere un’acquila per sapere che chi organizza i viaggi ha bisogno di almeno un anno per allestire le offerte e quindi una decisione del settembre 2017 andava semmai in applicazione dall’1.1.2019.
Del resto sappiamo come la MIA sia sostanzialmente in balia della politica e quindi... basta vedere cosa hanno combinato e quanto hanno speso ad Astino per capire che forse un riflessione o una messa a punto è ormai necessaria e improcastinabile. Oltracciò sarebbe stato ragionevole e necessario allestire un cartello  all’ingresso della chiesa- per avvisare delle nuove regole (con tanto di data di entrata in vigore).
Detto questo il ragionamento di Bruno Pirola fa venire il latte alle ginocchia: monsignor Piagnina.
Prima di tutto ci risulta che in base a una legge europea può succedere che p.e. un bus di polacchi si porti appresso una guida polacca per la visita di Bergamo Milano ecc. ecc.... il che ci fa pensare alla qualità del servizio reso. Pure una  «guida regionale» ci pare una eccessiva attribuzione di carico ma tanto vale.
Seconda osservazione è che con un giro di due ore finisci per risultare solo un consumatore inquinatore piuttosto che un gradito ospite e turista di livello sufficente.
Terzo aspetto siccome abbiamo la cattiva abitudine di seguire abusivamente  delle guide... ci siamo fatti delle crasse risate per la loro ignoranza e totale incapacità. Non tutte ma moltissime. Basta ascoltare cosa dicono delle Mura (i veneziani hanno costruito il Viale delle Mura? hanno fatto il setto di Colle Aperto?.... ) e del gruppo architettonico religioso attorno a Piazza Duomo (chissà perché sulla stessa piazza si affrontano due chiese principali e il Palazzo della Ragione con di fianco la torre campanaria ecc. ecc.?) e le ghignate circa quella chiesetta-villetta da giardino che sarebbe il Battistero?. Finiamola sennò c’impiccano.
Frequentiamo città alta almeno due-tre ore al giorno e diamo atto che è una città pulitissima assediata dalle auto. Dove l’amministrazione ODIA le bici.  Il problema è che le segnalazioni turistiche sono da analfabeti, mancano verde, aiuole, panchine, posti per le bici e perfino le cartine le comprendono solo gli autori e non i turisti. Visto che città alta è ormai «uai-ifizzata» dappertutto ormai le Guide di Bergamo potrebbero-dovrebbero allestire una illustrazione della città in tre versioni (lunga media breve)  multilingue che si possa scaricare ed ascoltare man mano i turisti girano per la città. Un euro per ogni scarico e non ci sarebbe più bisogno di allestire pellegrinaggi ottocenteschi tra pizzerie d’asporto, tarsie del Capoferri e biglietti d’ingresso.
Biotestamento, Ignazio Marino: «Una vittoria per la libertà e la dignità delle persone»
«E' stato il mio primo atto da senatore, nel 2006: scrivere una legge sul fine vita. Eravamo in enorme ritardo . E mi fu subito chiaro che gli italiani la pensavano esattamente come me». L'intervento del chirurgo e politico

di Ignazio Marino

Ci sono voluti dodici anni, tre legislature, un percorso lungo e tortuoso ma alla fine anche l'Italia ha una legge sul fine vita. Da oggi ognuno di noi può indicare quali terapie intende accettare o non accettare se arriverà un momento in cui non sarà più nelle condizioni di decidere e di esprimersi. Da oggi ognuno è libero di scegliere, esercitando, attraverso il testamento biologico, un diritto inviolabile della persona, sancito dalla Costituzione. Un diritto che vincola i medici al rispetto delle volontà di ogni paziente e, allo stesso tempo, garantisce loro la tranquillità necessaria per operare secondo le regole della deontologia professionale ma anche secondo le regole dello Stato.

La legge approvata oggi al Senato non è perfetta, se non altro perché non mette a disposizione le risorse economiche affinché il provvedimento possa essere applicato, ma rappresenta in ogni caso un momento importante per la nostra democrazia.

Nel 2006, appena rientrato in Italia dopo molti anni passati negli Stati Uniti, scelsi come primo atto da senatore eletto di scrivere una legge proprio sul testamento biologico. Non riuscivo a capire come il mio Paese potesse avere un enorme ritardo su una materia che in molte altre democrazie era una realtà consolidata da tempo. E nel percorso a ostacoli per tentare di fare approvare quella legge mi fu subito chiaro che gli italiani la pensavano esattamente come me.

Nel 2017 non è cambiato poi molto nel pensiero degli italiani che, allora come oggi, si sono sempre dichiarati favorevoli alla libertà di scelta nelle terapie e interessati ad avere uno strumento, il testamento biologico, che garantisse il rispetto delle volontà di ognuno, in ogni momento.

Quello che invece è cambiato in dodici anni, e che ha permesso di arrivare all'approvazione della legge, sono state le sentenze della magistratura che, come spesso accade, si è sostituita al legislatore rendendo possibile ciò che la legge vieta.

C'è stato anche un cambiamento nell'atteggiamento della Chiesa se pensiamo che un mese fa Papa Francesco ha dichiarato “moralmente lecito rinunciare all'applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico definito proporzionalità delle cure”. Ci sono stati tanti amministratori locali che, nei loro comuni o regioni, hanno istituito i registri del testamento biologico, ci sono state tantissime associazioni impegnate nell'informare e sensibilizzare. E non dimentichiamo le battaglie condotte in questi lunghi anni da tante persone che hanno contribuito, con la loro testimonianza, ad interrogare le nostre coscienze e a fare emergere in modo plateale le conseguenze del vuoto legislativo.

Un impegno incredibile di tanti che hanno lottato per un diritto e per far fare un passo avanti all'Italia, primo fra tutti Beppino Englaro che va ringraziato per il suo contributo determinante a favore del testamento biologico, grazie alla sua personale battaglia civile in nome della sua adorata figlia Eluana.

Alla fine la politica si è adattata, con i suoi tempi biblici, con la sua scarsa attenzione alla vita reale e alle sofferenze delle persone, con le sue discussioni infinite e i compromessi sempre giustificati. Ma oggi non è il giorno della polemica, perché hanno vinto la libertà e la dignità delle persone. Oggi è il giorno che premia tanti sforzi fatti.

Da domani di nuovo al lavoro, per fare sì che la legge trovi presto applicazione, risorse economiche e impegno. Penso soprattutto a medici e infermieri che, con umanità e responsabilità professionale ogni giorno assistono gli ammalati e da domani avranno anche il dovere di rispettare il loro testamento biologico.