Le
Ferrovie sono troppo avanti: dall'altoparlante della fermata dell'ospe
dale annunciano l'arrivo di un treno «sul binario 2». Che però non c'è,
e non ci sarà ancora per almeno quattro anni. Per fortuna non succede
sempre, e il più delle volte la voce che avverte i passeggeri della
nuova fermata di fronte al Papa Giovanni annuncia il convoglio «sul
binario 1». Appunto l'unico, sul quale da domenica si fermano 34 treni
al giorno, uno all'ora per senso di marcia tra le 6 e le 22.
La struttura è attiva e sarà ufficialmente inaugurata oggi, anche se i
lavori non sono del tutto terminati. Non è ancora arrivava la
controsoffittatura che sarà installata fra qualche giorno e in mancanza
delle relative canaline la pensilina lascia passare la pioggia, che
scroscia lungo i pilastri. Non è invece previsto niente per proteggere
le panchine, che, in caso di maltempo, come ieri, si coprono d'acqua.
«Per il progetto la pensilina dovrebbe bastare a proteggerle», si
giustificano i tecnici dell'impresa di Morbegno che, dall'apertura del
cantiere il 4 ottobre, hanno terminato l'opera in tempi record. Ieri
stavano livellando il terreno attorno alla roggia sotto il binario e
bruciavano resti di cantiere.
Non tutti sanno ancora della novità, e per ora i viaggiatori sono
pochi. Ma tra loro il commento più comune è «questo treno mi ha
cambiato la vita». Soprattutto a chi deve arrivare tutti i giorni in
ospedale. «Io vivo a Redona e oggi me la sono cavata con tre fermate di
tram e due minuti di treno: è come essere a Milano con il metrò — dice
l'infermiere Alberto Lilli —. Con il bus ci ho sempre messo una vita,
il 2A fa dei giri pazzeschi e si blocca sempre in via Verdi». Va ancora
meglio a Maria Meli, impiegata del Papa Giovanni che parte da Pianico
alle 6 per arrivare in ospedale alle 7.40: «Devo cambiare treni e
autobus e se succede come stamattina che l'Atb salta due corse mi tocca
anche aspettare mezz'ora al freddo. Adesso invece in sette minuti
arrivo da qui ad Albano».
Idem per la sua collega Alessandra Scaramuzza, che sale in treno a
Verdello: «Dalla stazione a qui sono 24 minuti di bus più 15-20 di
attesa, questo treno davvero mi cambia la vita». Federico Cattaneo fa
il pendolare da Milano e sta caricando in treno la bici: «La usavo per
arrivare qui dalla stazione di Bergamo, mi servirà ancora per arrivare
a casa, ma è molta fatica in meno». Poi c'è chi vive o lavora in zona.
Carola Cortez abita a Terno ma la ditta è a Treviolo: «Non devo più
arrivare fino in stazione a Bergamo e poi tornare qui, risparmio
tantissimo tempo». Lo stesso vale per la studentessa universitaria di
Curno Claudia Cortinovis: «Non devo fare lunghi giri dal centro di
Bergamo, mi sembra un ottimo servizio». Sempre ammesso che i treni
siano puntuali (ieri il display segnalava qualche ritardo) e si riesca
a comperare il biglietto: «Per due minuti di viaggio sono stato tre
quarti d'ora in coda alla biglietteria e alla fine ho preso il
biglietto dal giornalaio — si lamenta Luciano Signanini di Bergamo, in
visita alla moglie ricoverata —. È allucinante».
Sono contenti anche i pendolari, anche se il loro viaggio si allunga di
due minuti:«Sarebbe da folli criticare la fermata, visto che si tratta
di un servizio in più — dice Stefano Lorenzi, rappresentante dei
viaggiatori della Milano via Carnate —. Quindi è un bene che sia stata
fatta appena possibile, ma in un mondo perfetto sarebbe stato meglio
crearla dopo il raddoppio della linea, perché si tratta di un tracciato
che ha già molti problemi con ritardi medi di 10-15 minuti e
soppressioni di treni, com'è successo stamattina (ieri, ndr). Q uindi
si va a creare una possibile criticità in più».
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Il treno guarda oltre l'ospedale «Ora la fermata in Università»
Rossi: anche in via dei Caniana e tra Curno e Mozzo per le valli. E il Policlinico la vuole a Ponte
Una fermata c'è, di un'altra si parla da tempo, e ora se ne stanno
studiando altre due, forse tre. Se il treno da domenica si ferma
davanti all'ospedale di Bergamo, si moltiplicano i progetti per farlo
sostare in molti altri punti. Sono spuntati proprio ieri, nel corso
dell'inaugurazione ufficiale della struttura che permette di fare
arrivare al Papa Giovanni 37 treni al giorno. L'idea è del presidente
della Provincia Matteo Rossi: vorrebbe creare una nuova fermata
all'altezza di via dei Caniana per dare un servizio all'Università e
una fra Mozzo e Curno che possa servire da punto di interscambio per
chi arriva da Isola, Val Brembana e Valle Imagna. In più, la Regione è
stata contattata dal Gruppo San Donato che vorrebbe una fermata
all'altezza del Policlinico di Ponte San Pietro. E che si
aggiungerebbero a quella, già approvata, davanti all'ospedale di
Seriate. L'idea di via dei Caniana, vista la scarsità di spazio e la
posizione soprelevata della ferrovia, ha fatto alzare un sopracciglio
perplesso all'assessore alla Mobilità di Bergamo Stefano Zenoni. Per la
seconda, invece, Rossi ha incontrato ieri sera il sindaco di Mozzo
Paolo Pelliccioli e l'assessore di Curno Perlita Serra. «Noi abbiamo
pronto uno spazio dietro l'Esselunga, ma è piccolo e defilato, forse
sarebbe meglio una soluzione in zona municipio — spiega Serra —. A
Mozzo potrebbe esserci un'altra fermata, magari alla Dorotina. Quando
ci saranno due binari, uno potrebbe essere riservato al treno, e
l'altro potrebbe convivere con una linea di metrò leggero». Per
entrambi i progetti, spiega Vincenzo Macello, direttore produzione
Lombardia di Rfi, «si sta lavorando a un tavolo congiunto con Regione e
Comune per trovare la quadra con i requisiti funzionali del servizio
metropolitano e la compatibilità del progetto. I costi rientrano nei 70
milioni dell'attuale contratto di servizio». L'idea di Ponte San Pietro
è invece complicata dalla presenza della stazione a un solo chilometro
di distanza: «Noi abbiamo dato la nostra disponibilità a contribuire
economicamente — conferma Francesco Galli, ad delle strutture
bergamasche del Gruppo San Donato —. Se si vuole una linea
metropolitana bisogna dare più servizi possibile».
Nel frattempo taglio del nastro alla fermata del Papa Giovanni,
realizzata in 65 giorni e dotata per la prima volta in Italia di
marciapiedi e scale riscaldate contro il ghiaccio. E con uno stile, ha
ricordato Macello, «che riprende i viali dell'ospedale. È il primo
passo di un cammino da fare insieme». Rosso il nastro tagliato alla
fermata, verde quello per il vicino parcheggio, mezz'ora dopo.
«Gli unici difetti di questo ospedale erano legati all'accessibilità —
ricorda Gori —. Oltre al treno, da fine gennaio, con un investimento da
8 milioni dell'Atb, qui ci sarà il capolinea della linea C, che
collegherà tutti i quartieri con l'ospedale. E arriverà un mezzo
pubblico ogni 7 minuti e mezzo: se la gente smetterà di venire in
macchina sarà un investimento ben speso. In più ci sarà anche
l'eliminazione dei passaggi a livello di via King con 5 milioni di Rfi
e poi di quelli di via Pizzo Recastello e via Moroni. E visto che Rfi è
al lavoro sulla progettazione del collegamento con l'aeroporto, direi
che la “Cura del ferro” fa un passo avanti».
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Leggere
gli articoli di Paravisi in parecchi punti ci pare di rileggere quello
che abbiamo da sempre scritto di questa operazione. Vale a dire:
( ) doveva essere fatta contestualmente alla realizzazione dell'ospedale .
( ) si creava una interconnessione su ferro tra gli ospedali più
importanti della città e del circondario (Ponte san Pietro, Papa
Giovanni, Hamanitas, Seriate) e quindi occorre creare “un senso” a
questo fatto (cosa non facile visto che tocca ai politici
quinquennali…). Adesso c'é anche l'Università anche se il prode
assesore comunale storce il naso.
( ) gli attuali mezzi ferroviari non sono più adatti allo scopo: occorre pensare a treni come le metropolitane
( ) la sindaca emerita Serra di Curno nel fare la variante
del PGT ha dimenticato lo spazio per la fermata a Curno centro (non
serve alla Esselunga…)
( ) cominciano a capire che la ferrovia ovest da Bergamo verso
Ponte intercetta “ANCHE” la strada per la Valle Brembana e quindi
varrebbe la pena di sfruttare l'interconnessione per lo scambio
passeggeri dalle parti della Dorotina.
( ) varrebbe al pena –una volta realizzato il raddoppio della
linea - che la linea ferrata dall'aeroporto Caravaggio a Bergamo verso
ovest diventasse una specie di metropolitana che arriva alla Malpensa
con treni propri.
( ) Già che c’erano, non potevano dare una ripulita di tutto la cessosa boscaglia che sta attorno?
( D)etto questo non resta che sottolineare come queste idee non
sono “nostre” ma di chi ci mette soldi tempo e rischio personale
(costretto a viaggiare con la propria auto…) mentre politici ed
amministratori cantano soltanto il coro : ghè mia i solcc!!!”.
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