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all'avvicinarsi di ogni scadenza elettorale che si rispetti, la galassia della sinistra italiana decide, inevitabilmente, di convergere in un unico soggetto politico per far fronte alla deriva populista del Paese, proporre un progetto alternativo, intercettare i delusi, dare speranza ai giovani, puntare finalmente sulla ricerca e la scuola, garantire un salario minimo a tutti, spazzare via la borghesia tirannica e il capitalismo, nazionalizzare le banche, abolire l’ingiustizia e il cattivo gusto, cancellare il debito pubblico e sì insomma, come facciamo a sto giro a superare lo sbarramento del 4%?

All’avvicinarsi di ogni scadenza elettorale che si rispetti, la galassia della sinistra italiana deve poi mettersi a spiegare al suo elettorato il perché di questa nuova alleanza nel momento in cui fino a 20 minuti fa noi eravamo gli unici autentici a sinistra, mica come quelli di Sinistra Italiana che non capivano un cazzo, meglio morti che con Rifondazione, gli ex del PD sono indifendibili, mio nonno era partigiano, la classe operaia, i picchetti, la figa, la maremma maiala e via elencando.

All’avvicinarsi di ogni scadenza elettorale ecc., a sinistra avvengono, in pratica, sempre 5 cose:

1 - l’impulso irrefrenabile di costruire una lista unitaria che guardi ai cittadini, all’Europa, alle donne, agli immigrati, alla società civile, all’orizzonte futuro ma anche e soprattutto ai delusi della politica, della vita, del PD, della nazionale, della ex, degli amici e delle Macine senza olio di palma.

2 - la conseguente conferenza programmatica per scegliere nome e simbolo e il candidato unico e gli slogan e i colori ufficiali della nuova lista unitaria e i gadget biodegradabili con la promessa, solenne, di non essere una lista di cartello per passare lo sbarramento alle prossime elezioni, no no no, ma un vero e proprio soggetto politico alternativo a, nella misura in cui, alieno ad ogni compromesso, ahi lo stress…freud e il sex…è tutto un cess, ci sarà la ress… Salvo scoprire che il candidato, il nome e i colori sociali sono stati già scelti dal vertice.

2 bis - segue il prendere immediatamente le distanze dai tentativi precedenti e falliti miseramente, tipo l’arcobaleno e/o la lista Tsipras, con una serie di argomenti convincenti come “questa volta è diverso”, “non vogliamo ripetere gli stessi errori”, “sta volta l’alleanza sarà sui programmi”, “non bisogna guardare agli uomini ma al metodo”, “i sondaggi ci danno al 7% e a me ancora non m’hanno telefonato”, “ho smesso di andare in giro con il Manifesto arrotolato nella tasca posteriore dei jeans”, “ho cambiato pettinatura”, “ora mi stiro pure le camicie”, “mi rado la figa”, “uso la crema per le palle sudaticcie”, “guardo canale 5 e Netflix”, “ho già letto l’oroscopo del prossimo anno!”.

3 - l’utilizzo maniacale del genere femminile prima del maschile: care compagne e compagni, lavoratrici e lavoratori, amiche ed amici, mamma e papà, zia e zio, figa e cazzo, salvo poi scoprire come nel direttorio centrale del partito ci siano per lo più uomini perché alla fine sembra che siano rimasti solo loro a voler far politica.

4 - il famoso soggetto politico nuovo della sinistra riunificata potrà avere o meno il nome “sinistra” nel suo simbolo ma meglio di no o comunque, mai da solo che poi pensano siamo di sinistra e basta e potrebbe crearci degli imbarazzi. Per cui “La sinistra arcobaleno”, “Tsipras” e l’ultima “Liberi e Uguali”.

4 bis - il leader, di solito, è un vecchio politico con un alto incarico e/o qualcuno che rassicuri i mercati finanziari ma allo stesso tempo provi pietà per gli operai, soprattutto quando ci sarà da approvare il jobs act e altre porcate simili.

5 - infine, dopo messi di lotte senza quartiere tra i nuovi futuri dirigenti, la nuova lista a sinistra concorderà nel volersi dichiarare una formazione “responsabile e di governo”, come se essere di sinistra sia di per sé irresponsabile e che guarda anche ad un elettorato di centro, soprattutto perché con solo quello di sinistra non ci vinci manco più le elezioni del condominio di Civati. Importantissimo, una lista (che a differenza delle altre, ma questo si deve sott’intendere con il tono della voce) disposta a dialogare con chiunque voglia condividere un percorso di crescita insieme, un programma politico, una legge, pure un emendamento va bene purché non ci lasciate da soli.

Liberi e Uguali con Piero Grasso è l’ultimo ritrovato elettorale della sinistra italiana, nato dalla fusione di Sinistra Italiana (Frattoianni), Possibile (Civati) e MdP-Articolo 1 (Bersani e D’Alema).

I precedenti:
La Sinistra Arcobaleno, elezioni del 2008: 3.08% alla camera, 3.21% al senato.
L’Altra Europa con Tsipras, elezioni europee del 2014: 4.03% (3 seggi).
Rivoluzione Civile, elezioni del 201
Eco di Bergamo del 05 dicembre ha pubblicato due articoli che riproduciamo qui di fianco nella serie «non sappia la mano destra quel che combina la mano sinistra». Non facciamo polemica  col quotidiano (23mila copie vendute ad ottobre) ma vogliamo solo cogliere la contraddizione del politico di turno rispetto a una realtà complessiva che politica e stampa «faticano» a cogliere nella sua complessità: che poi ogni famiglia INVECE vive nella propria quotidianità. Prima di tutto le cifre che da l’ass. Aprea: 150 milioni in cinque anni per 7800 studenti (ogni anno) significano una spesa pro capite di 770€. Ci pare pochissimo: praticamente pagano luce gas telefono pulizia delle aule. «Ergot le mei che negot» s’accontentano a Bergamo ma poi nell’articolo di lato si scoprono che vi sono laureati che concorrono per fare i bidelli o gli impiegati nelle scuole. Vero che le 30mila candidature pervenute alle scuole bergamasche vengono da tutta Italia (magari pure dall’estero: perché ma no?) ma questi due quadri ci danno l’idea che il sistema funziona poco.
Prima di tutto perché chi frequenta i Centri di formazione professionale (Cfp) e 16 istituzioni scolastiche che propongono istruzione e formazione professionale (Iefp) sussidiaria vi approdano in buona parte dopo il fallimento in altre scuole e quindi partono già in condizione di «debolezza».
L’impressione che si ricava è che ragazzi e famiglie dopo le scuole medie -nelle scuole dell’obbligo i Comuni ci buttano moltissimo!- siano piuttosto abbandonate a se stesse sia sotto il profilo scolastico che quello relazionale con mondo del lavoro.
Così assistiamo a un «incrocio» di percorsi  in cui un laureato insegue un posto di bidello e un giovane poco seguito si deve accontentare e arrangiare.
Questo caos va prima di tutto a vantaggio di un sistema produttivo arretrato che lo sfrutta per pagare salari inferiori e nel contempo non seleziona tra le imprese quelle ferme all’800 rispetto a chi è arrivato alle pagine digitali . I quali in questo modo si mantengono  in posizioni di vantaggio avendo intorno minore concorrenza: il tutto in danno dei consumatori e del mitico Pil.
Per capire le «immagini» del mondo del lavoro che si prospettano ai giovani basta porsi  all’ingresso di un Liceo, di un ITIS e di un CFP e osservare quei coetanei nella loro intierezza e complessità. li vedi già il loro destino da adulti.
In 30mila per fare il bidello
E anche i docenti ci provano
I drammatici numeri delle domande nella Bergamasca, tra precari, disoccupati, giovani e lavoratori in crisi.
Secondo Cisl Scuola sarebbero oltre 30 mila (20mila per lo Snals) le candidature arrivate nelle scuole bergamasche per l’inserimento nelle graduatorie triennali d’istituto del personale tecnico e amministrativo (Ata). Entro il 30 ottobre infatti, gli interessati all’inserimento nelle graduatorie degli Ata, che vengono compilate ogni tre anni dai singoli istituti, avevano la possibilità di presentare la propria candidatura alla posizione, non solo a quella di bidelli, ma anche a quella di assistenti tecnici e amministrativi, cuochi, guardarobieri e infermieri.
Le domande sono state presentate da una fetta molto eterogenea di popolazione. In parte ci sono giovani diplomati che cercano lavoro per la prima volta e tra le altre opzioni provano anche nel mondo della scuola, ma ci sono anche persone che semplicemente rinnovano la propria candidatura. E ci sono insegnanti precari che cercano collocazione altrettanto precaria. Una buona fetta di richieste è stata fatta anche da chi già lavora, magari in aziende private in crisi, e cerca una nuova opportunità.
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«Oltre l’80% dei diplomati ha lavoro»
La Regione Lombardia: a Bergamo il lavoro c’è.
«Il lavoro in Lombardia c’è, e a Bergamo abbiamo saputo costruire casi di successo con le filiere professionalizzanti». Così l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Valentina Aprea .
«La formazione professionale in provincia di Bergamo - ha spiegato l’assessore Aprea - è erogata da 18 istituzioni accreditate (tra queste rientrano i Centri di formazione professionale, Cfp) e 16 istituzioni scolastiche che propongono istruzione e formazione professionale (Iefp) sussidiaria».
«Per la formazione professionale - ha ricordato l’assessore - Regione Lombardia ha destinato circa 150 milioni di euro nel corso della legislatura. Bergamo è una delle nostre punte di diamante, in quanto ogni anno si iscrivono a questi percorsi 7.800 studenti. Basti pensare che per l’anno formativo 16-17 la Provincia di Bergamo si è distinta per i 374 apprendisti di primo livello attivati nei percorsi di Iefp».
«Oltre ai percorsi di Iefp - ha aggiunto l’assessore con la delega a Istruzione e Formazione - l’altra eccellenza è rappresentata dagli Istituti tecnici superiori (Its) che a Bergamo può contare su tre Fondazioni e 18 percorsi nelle aree ”Nuove tecnologie della vita”, “Nuove tecnologie per il made in Italy” e “Mobilità delle persone e delle merci”».
«Proprio a Bergamo - ha sottolineato l’assessore Aprea - abbiamo creato i primi apprendisti di ricerca. Siamo soddisfatti dell’altissima percentuale di inserimento lavorativo dei diplomati di questi corsi, pari a oltre l’80% e, in alcuni casi, con punte del 100%».
Non ci fossero di mezzo quattro ammazzati e oltre 250 feriti nei disordini in corso in Israele-Gerusalemme a seguito della folle decisione trumpiana di spostare l'ambasciata USA da TelAviv a Gerusalemme, i due post del custode delLa latrina di Nusquamia potevano essere presi per l'ennesima virgola di merda sulle pareti della sua latrina. Ma come insegnano –ultimi-  Como e Roma, certi segnali non solo non vanno presi sotto gamba ma occorre rispondergli con un'adeguata legnata politica.
Il custode delLa Latrina di Nusquamia, Claudio Piga di origine sardAgnole ma abduano di Trezzo d'Adda con ascendenze garibaldine in Valcamonica, uno che ha fatto il classico dai preti nell'ex liceo di A. Gramsci, ingegnere laureato al Politecnico di Milano non poteva mancare di commentare i tragici avvenimenti di Gerusalemme combinando in un'unica pastone “la Boldrina e le boldrinate”, la ministra Fedeli (rea di non essere laureata  e di essere ex sindacalista)  assieme alle due donne più mirate della sua (del custode delLa latrina di Nusquamia) esistenza: la sindaca emerita Serra amica della ex collega betlemmita Baboun, che fu ospite anche a Curno in uno dei suoi numerosi tour europei di promozione della causa palestinese  e delle fortune (anche economiche: ergo turistiche) di quel popolo.
Ecco la prosa del custode delLa latrina di Nusquamia: “Dove fallisce la diplomazia, può riuscire una sindachessa emerita determinata. La missione della dott.ssa Serra in Palestina si rende sempre più necessaria. Mi sembra evidente, la missione della dott.ssa Serra in Palestina è l'ultima speranza di tornare all'equilibrio precedente, che prevedeva il ricorso abbondante a salamelecchi, ipocrisia, e discorsi d'apparato, “a schiovere”. Adesso però Trump, per rivitalizzare il suo bacino elettorale a medio termine del mandato elettorale, ha deciso di rompere il passo e porre fine al cazzeggio per cui gli Usa dicevano di voler riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, ma rimandavano il pronunciamento ufficiale di sei mesi in sei mesi.(…) Ebbene, noi sappiamo che la dott.ssa Sera molto si è data da fare, nel periodo in cui era sindachessa, perché si accreditasse l'immagine di uno Stato d'Israele “cattivo”, che impediva con il suo muro lo sviluppo turistico di Betlemme, che era il piatto forte dell'operato politico della sua collega, la sindachessa Vera Baboun.(…) Chi meglio della dott.ssa Serra, che si prestò a proiettare una luce sinistra sul muro d'Israele che avrebbe impedito lo sviluppo turistico di Betlemme, potrebbe adesso convincere i palestinesi a recedere dall'Intifada? Sia detto fra parentesi: a volerla dire tutta, nonostante il muro, le cose non andavano male per Betlemme, sotto il profilo turistico. L'anno scorso fu innalzato un albero di Natale alto 17 m, la città brulicava di turisti, 34 alberghi registravano il tutto esaurito (e ben tredici erano stati costruiti nel 2016, in una cittadina di 30.000 abitanti), alla faccia di quel che Vera Baboun e le dott.ssa Serra volevano farci credere.(…) Anche quest'anno l'abero di Natale è stato allestito, ma per protesta contro la decisione trumpettista rimarrà spento: forse — dicono — sarà acceso giusto il giorno di Natale. Grazie tante, ormai i turisti sono fuggiti. Ora, dico io, che cosa aspetta la dott.ssa Serra a prendere l'aereo per Tel Aviv e accendere l'albero insieme a “sorella” Vera Baboun? Potrebbe fare un bel discorso, “determinato” e tutto da “condividere”. Gli occhi del mondo saranno rivolti a lei e a Vera Baboun, loro che insieme, grazie a sinergia cattoprogressista e femminista, potrebbero avere la chiave per sbloccare la situazione. Se posso permettermi un consiglio,(…) , lasci a casa anche MarcoBattaglia, che farà il diavolo a quattro per farsi nominare ambasciatore segreto dell'asso ciazione bergamasca “Il criptoportico di Iside”, in rappresentanza degl'impren ditori “istituzionali” che vorranno stabilire rapporti di collaborazione economica nei “territori”.
Che il custode delLa latrina di Nusquamia sia un ammiratore del  decisionismo trumpiano non ci meraviglia (lo sono tutti i saiotti fascisti sparsi per il mondo); che la Serra e la Baboun gli stiano sulle palle perché oltre non essere laureate al Politecnico sono donne ed hanno avuto maggiore fortuna politica di lui (finora semplice consulente disoccupato di un sindaco disarcionato); che le due (ex) sindachesse si siano permesse di promuovere i propri territori pure gli sta sulle palle. Ma che si permetta di fare ironia su dei morti e dei feriti, forse merita davvero un TSO.
Nel lago di Como di granchi non ce ne sono più per via dell'inquinamento ma l'Antonio Polito sul Corriere deve averne preso uno. Ecco cosa scrive: “stabilito che il pericolo rappresentato dai fascisti esiste e va tenuto a bada, forse è un errore di prospettiva credere che ci sia anche un pericolo fascismo. Che cioè quel coacervo di idee e sentimenti che nel 1919 sfociò a Piazza San Sepolcro a Milano nella fondazione dei Fasci di Mussolini, ad opera di militanti provenienti dalla sinistra, possa oggi ripresentarsi nelle stesse forme politiche e con lo stesso messaggio. Ai nostri giorni la xenofobia e l'odio trovano differenti canali per trasformarsi in politica, molto più subdoli e complessi, per esempio sulla Rete; e così anche la rabbia dei giovani per la condizione economica cui temono di essere destinati sta in realtà provocando più astensione che mobilitazione politica. Ecco perché manifestazioni come quelle di ieri a Como, pur nobili nei loro intenti, rischiano di non cogliere nel segno del tempo. Bella Ciao e Calamandrei sono patrimonio della nostra Repubblica, ma in assenza del fascismo contro cui quelle bandiere furono alzate rischiano di essere usati come strumenti di una battaglia politica partigiana sì, ma non nel senso buono. Prova ne sia che questo nuovo antifascismo non fa più l'unità del cosiddetto arco costituzionale, e anzi viene osteggiato da forze come il M5S e la Lega, le quali sanno benissimo di avere nel loro elettorato pulsioni anti-politiche e anti-immigrati, ma che hanno trovato forme diverse, e bisogna ammettere pacifiche e democratiche, di esprimersi”.
Dunque il fatto che Lega, Forza Italia e 5S non si siano presentati significa che sono “automaticamente” in un nuovo arco costituzionale dal quale non farebbero parte quelli che avendo organizzato e partecipato alla manifestazione comasca, cantano ancora Bella Ciao e citano Calamandrei?
Polito ci pare non abbia compreso come queste assenze – fintamente politiciste- segnano davvero il ritorno del fascismo nel nostro Paese, esattamente come tornano in onda personaggi di ottanta e più anni che il fascismo l'hanno fatto ministro: la Lega fece il primo governo Berlusconi con Fini ministro. A Como mancava qualcuno altro: una delegazione del Corriere della Sera. Ieri è toccato a Repubblica e domani potrebbe toccare al Corriere.