Nessuna
domanda sui processi, sulle condanne, sulle prescrizioni, sull’indagine
per le stragi di mafia. Nessuna domanda sul conflitto di interessi che
non è certo diverso dai decenni scorsi, quando era considerato
incompatibile con il ruolo istituzionale. L’incandidabilità, poi, è un
dettaglio quasi trascurato. Nessuna domanda sugli alleati di Lega e
Fratelli d’Italia in rapporti più o meno chiari con l’ultradestra (ma
campo libero sugli attacchi ai Cinque Stelle “che non hanno mai
lavorato”). Nessuna domanda sul Patto del Nazareno, nemmeno quando
l’eventuale alleanza post-elezioni con Renzi viene scacciata come la
cosa più innaturale del mondo. Insomma, mezz’ora di comizio. In prima
serata, su RaiUno. È un Silvio Berlusconi a ruota libera quello che
siede al tavolo con Fabio Fazio per Che Tempo che fa (ascolti sempre
sotto il 15%). Le domande partono morbide. E poi si perdono del tutto,
fino a un finale in cui il conduttore prova a inserirsi per chiudere e
viene redarguito perché il tempo è stato troppo poco. Si inizia con il
Milan, le aspettative che aveva da bambino e altre. I temi caldi
vengono fuori perché imposti dal canovaccio, non per domande. E allora:
i Cinque Stelle? “Peggio dei comunisti”. Il ravvedimento di Scalfari?
“Invecchiando si diventa più saggi”. Il programma? “Già c’è, l’ho
scritto io stesso ascoltando e pensando agli astenuti. E l’ho trasmesso
agli alleati”. Gli elettori, pure: “Siamo già al 38%” dice l’ex
presidente del Consiglio per convincere di avere una maggioranza
autonoma. Umberto Bossi? “Se non lo fa la Lega sono pronto a candidarlo
io”. Dell’Utri in carcere? “Condannato in seguito a un processo
politico”. E via con la storia del bibliofilo numero uno in Italia.
Sull’indagine per le stragi del ’93 in cui è coindagato, niente. E la
domanda sarebbe stata naturale e pertinente, non certo off-topic.
L’ex Cavaliere batte sempre su Grillo (“vecchio comico“) e i suoi (“non
hanno mai lavorato”). Su questo tema le domande non mancano: qualche
assist sulla personalità di Di Maio, sull’intervento di Scalfari. Fino
alla domanda sul “ritorno al futuro” cioè il rischio che gli italiani
non gradiscano un riedizione della discesa in campo Berlusconi. “Io
sono soprattutto il presente“. Sipario. Anzi no. “Non crede che i
grillini possano rappresentare quel ‘nuovo estraneo al sistema’ come
lei nel ’94?”, strizza l’occhio Fazio. “Nel 1994 scesi in campo contro
il rischio che la democrazia fosse messa in pericolo dalla presa del
potere dei comunisti, oggi siamo di fronte a un pericolo peggiore“.
Pericolo determinato dalla “mancanza di esperienza” e professionalità
dei grillini, certificata a detta di Berlusconi “dal fatto che l’87%
dei loro parlamentari non ha mai dichiarato redditi, perché non hanno
mai lavorato”. E dunque “non facevano nulla, è l’incompetenza al
potere”.
Sulla famosa risposta di Eugenio Scalfari, che avrebbe preferito al
loro leader lo stesso Berlusconi lui sorride e risponde: “La vecchiaia
rende saggi”. Chi può governare? “Solo una persona di grande esperienza
come un tal Berlusconi”. In alternativa fa il nome del generale
Leonardo Gallitelli, ma l’indicazione è subito stemperata con altri
fatti in passato, Marchionne compreso. Fazio avrà modo di compiacersi,
più tardi, con Luciana Littizzetto per “la notizia di cui si parlerà
molto nelle prossime ore”.
La serata trionfale sulla Rai è solo l’ultimo appuntamento di una
giornata da campagna elettorale. In mattinata B. si era cimentato
perfino in un “predellino”, il terzo nella storia di Silvio Berlusconi.
Dopo gli 80 minuti di palco di Milano alla convention #IdeeItalia. La
voce del Paese, l’ex Cavaliere saluta così la folla che lo ascoltato
sui temi della campagna elettorale. Dai vincoli di mandato con un
governo con “dodici ministri dalla società civile, solo otto dalla
attuale politica”, alle pensioni. E poi: “Toglieremo l’Iva dai cibi per
cani per le persone che non possono economicamente. E non solo
aumenteremo la pensione minima ai mille euro ma adegueremo al valore
reale dell’euro anche le altre pensioni. Abbiamo fatto i conti e ce la
possiamo fare. Ma agli anziani daremo anche altre cose: come le cure
per l’odontoiatria, le cure per gli occhi, studieremo facilitazioni per
i trasporti, e tanto altro ancora. E dato che un anziano che ha un cane
vive più serenamente pensiamo anche a facilitazioni per mantenere un
cane, per esempio con un veterinario gratuito ogni quindici
giorni”. I fondi per riuscirci? “Abbiamo fatto i conti e ce la
possiamo fare” Berlusconi, dopo aver attaccato il M5s, si rivolge agli
altri avversari politici e al Pd di Matteo Renzi dice: “La Leopolda ha
chiamato a rapporto i giovani che sono sicuramente una parte su cui
dobbiamo intervenire. Noi invece abbiamo chiamato tutta l’Italia“.,
spiega l’ex Cavaliere. Però “agli anziani daremo anche tante altre
cose, come le cure per l’odontoiatria, le cure per gli occhi,
studieremo facilitazioni per i trasporti, e tante cose ancora”, dice
Berlusconi.
Insomma, l’ex Cavaliere a ruota libera e sempre senza contraddittorio.
Paradossalmente, domenica sera in tv, è andata peggio al regista
Giuseppe Tornatore, ospite dopo l’ex premier. Lui almeno una domanda
sull’accusa di molestie che lo riguarda l’ha ricevuta. Frettolosamente
e alla fine, ma qualcosa ha dovuto rispondere. Berlusconi invece ha
avuto campo libero, trattato come uno scrittore con un libro in
promozione e non come un leader politico con una serie di
contraddizioni e di guai economici e giudiziari. Per evitare il rischio
della seconda domanda scomoda, Fazio ha scelto di togliere anche la
prima.
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Persona,
con cui non sono entrato im argomento, ma che potrebbe fare bene»: così
Silvio Berlusconi descrive il generale Leonardo Gallitelli, 69 anni,
proponendolo come candidato premier per la coalizione di centrodestra
alle prossime elezioni politiche. Quando il 12 giugno 2009 Leonardo
Gallitelli è nominato Comandante generale dell’Arma dal Consiglio dei
ministri. Anche in questo caso plaudono sia dal centrodestra (l’allora
ministro della Difesa Ignazio La Russa che l’aveva suggerito a
Berlusconi parla di «scelta ponderata»), che dal centrosinistra (i
responsabili sicurezza del Pd, Roberta Pinotti e Marco Minniti,
commentano la nomina come una «scelta eccellente per competenza ed
esperienza» (siamo messi bene...)). Il generale Leonardo Gallitelli
presidente del Consiglio di una maggioranza di centrodestra? E’ un’idea
di Silvio Berlusconi, ma probabilmente solo sua. “Questa non l’avevo
mai sentita ad una riunione” dice il segretario federale della Lega
Nord Matteo Salvini a 24Mattino. “Quando ci siamo visti a Catania –
continua il leader del Carroccio rispondendo a Luca Telese e Oscar
Giannino – gli ho detto: ‘Scusa Silvio, ma non continuare a dire questa
cosa dei ministri. Perché non ne abbiamo mai parlato; e perché è
l’ultima delle cose che gli italiani sono interessati ad ascoltare'”.
Oscar Giannino a quel punto chiede se l’accordo sia vero e Salvini
risponde secco: «Ma figurati! Non abbiamo ancora sottoscritto il
programma comune! L’età pensionabile, l’aliquota fiscale, la legittima
difesa, la riforma della scuola. Secondo lei abbiamo sottoscritto il
numero dei ministri?».
Il fatto è che la scelta o la proposta di Berlusconi è tutt’altro che
campata per aria. Anzi! è furbissima perché l’elettorato di
centrodestra e leghista se da un lato non può invocare «l’uomo forte»
che susciterebbe immediatamente reazioni dappertutto in Italia e
all’estero (tranne Putin e Trump e i molti leader dell’est europeo fino
ad un nord coreano), con la scelta di un generale dei carabinieri
(suggerito dai fascisti, però...) a capo del governo -un generale dei
carabinieri che ha giurato fedeltà alla repubblica, quindi criticamente
inappuntabile- andrebbe incontro a quella voglia di «mettere le cose a
posto» che una larga parte del Paese invoca da tempo e di cui abbiamo
continuamente prova.
Siamo all’avverarsi del sogno del vecchietto e della nonnina che
assieme alla dentiera nuova, ai mille euro di pensione senza avere
(quasi) mai versato un euro di contributi, alla messa in galera di
quelle «masse di negri fannulloni col melafonino da mille euro che
rapinano gli anziani e violentano le ragazzine».
Insomma l’uomo giusto, con la pensione giusta così non gli paghiamo lo
stipendio da PdC, che finalmente metterà in riga tutti che in questo
paese fanno tutti i cazzi loro. Insomma la scelta o la proposta di B. è
tutt’altro che una mossa spiazzante l’ometto in felpa (che B.
mazzuolerebbe esattamente come mazzuola i pentastellati: un fanigottone
incapace di fare nulla: ma non lo può dire di un «alleato») e che
-basta stare stamattina al bar ascoltanto le petoneghe presenti per
farsi il cappuccino di ritorno dalla consegna di quell’amore di pargolo
alle maestre fannullone- ha suscitato un orgasmo nemmeno troppo celato.
Una goccina soltanto.
Da oggi al dopo elezioni ne scorreranno moltissime di balle sotto
i ponti e quindi meglio che le persone di buonsenso spostino la
loro tenda (copyright by Romano Prodi) un più in alto possibile
e in zona niente affatto in pendenza. Intanto la prima botta
elettorale, complice quel fatuo e falso di Fazio (c’è o ci fa?) il
cavaliere l’ha piazzata. Con la faccia che pare una maschera di gesso
creata da una stampante in 3d, coi suoi occhietti infossati; la
dentatura palesemente artificiale che fa sognare tutti i suoi anziani:
ce l’avrò anch’io!; la storiella del padre riparato in Svizzera e
la sua famiglia a fare la fame durante la guerra; con le movenze
di un baccalà appeso ai banchi del mercato, eccolo di nuovo.
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Nasce
il Fondo per il sostegno dei caregiver familiari. La Commissione
Bilancio del Senato ha dato via libera all’unanimità all'emendamento (a
prima firma Laura Bignami, ma poi sottoscritto da tutti i gruppi e da
centinaia di senatori singolarmente) che stanzia 20 milioni di euro per
ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020 per «la copertura finanziaria di
interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale
ed economico dell'attività di cura non professionale del caregiver
familiare». L'emendamento definisce quindi il caregiver come «la
persona che assiste e si prende cura del coniuge, di una delle parti
dell'unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di
fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, anche di
un familiare entro il terzo grado, che a causa di malattia, infermità o
disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in
grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto
bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata, o sia
titolare di indennità di accompagnamento». 160 milioni stanziati in tre
anni saranno attinti dal fondo speciale di parte corrente, utilizzando
in parte l'accantonamento del Ministero dell'economia.
Domanda a caso. Dalla culla alla bara tutto è gratis nel Belpaese.
Vero: con 200 miliardi di evasione fiscale, cosa volete che siano 160
milioni in tre anni di debito pubblico aggiuntivo? Ma agli anziani non
è il caso di chiedere di vendere la nuda proprietà della casa e pagarsi
il/la badante? Non è il caso che sia lo Sato a comprare questa
casa e cogestire coll’anziano il problema? No, non è il caso.
Bonus bebè e figli a carico
La coperta comunque è corta. Nella maggioranza c'è l'accordo politico
per rifinanziare il bonus ai neonati da 960 euro l'anno per tre anni,
voluto con insistenza da Ap, ma mancano i soldi. O meglio ci sono, ma
«pescano» nello stesso forziere che doveva servire ad aumentare la
platea dei familiari a carico dal punto di vista fiscale. Con la legge
di Bilancio, sia il Pd che Ap, come segnale di attenzione verso i
redditi più bassi, avrebbero voluto elevare la soglia di reddito che
devono avere i figli o il coniuge per essere considerati fiscalmente a
carico, ferma da decenni a 2.840 euro annui lordi. L'innalzamento della
soglia però costa molto, e nel frattempo è arrivata l'intesa per la
proroga del bonus bebè. Doveva scadere quest'anno, ma sarà prorogato
per almeno tutto il 2018. E si aggiungerà al bonus per le mamme da 800
euro, e a quelli per gli asili nido
L'intesa c'è, ma non si è ancora tradotta in un emendamento, vista la
difficile quadratura dei conti. A disposizione del Senato ci sono non
più di tre o quattrocento milioni di euro per «integrare» la manovra,
forse anche di meno. Mentre la lista della spesa si allunga. Ora che
c'è finito dentro anche il Milleproroghe, oggetto di un classico
decreto ogni fine d'anno, la legge di Bilancio è l'ultimo «treno» buono
sul quale far salire un provvedimento da portare ad approvazione entro
la fine di legislatura.
Bonus bebè, bonus mamme, bonus nidi: cosa non si fa per aiutare le
famiglie più povere e la crescita demografica (sic!). E provare a
inserire tutto questo in una soluzione mista tra welfare pubblico e
welfare aziendale ragion per cui parte di questo welfare sia finanziato
anche dalle imprese (cui si possono dare dei benefici. Ah! già ci sono
i disoccupati. Si. No. Forse.
Spese sanitarie
La prima proposta era arrivata dallo stesso ministro della Sanità,
Beatrice Lorenzin, di Ap. Adesso anche i renziani del Pd appoggiano
senza riserve l'abolizione del superticket di 10 euro sulle ricette
sanitarie per la diagnostica e le prestazioni specialistiche,
introdotto da molte Regioni. «Ha avuto il risultato di rendere meno
competitive le strutture pubbliche a favore di quelle private e ha
contribuito solo in parte all'aumento delle entrate», e dunque «il
superticket va abolito» si legge in una delle proposte emerse ieri dai
fedelissimi del segretario Pd riuniti alla Leopolda.
L'operazione è impegnativa, perché l'eliminazione della «tassa fissa»,
che colpisce molto più duramente i redditi più bassi, costerebbe non
meno di 800-900 milioni di euro. Che, inutile dire, al momento non ci
sono. Il superticket è stato introdotto nel 2011, e viene applicato nel
modo più diverso dalle Regioni (alcune delle quali lo ignorano, come
Lazio e Campania), che potevano introdurre forme di prelievo sui
cittadini differenti, ma che garantissero lo stesso gettito. È
probabile che la sua modifica, se non adesso in Senato, emerga nel
corso dell'esame della legge di Bilancio alla Camera, dove è attesa
dalla prossima settimana. Per le risorse con cui finanziare lo sgravio,
eventualmente parziale, qualcuno pensa alla nuova, imminente, tassa sul
fumo.
Già adesso in parecchi casi a molti cittadini conviene servirsi della
sanità privata anziché pagare il supertichet a quella pubblica. La
prima mossa da fare sarebbe quella di cominciare a far pagare il 10%
del costo dei medicinali per le patologie derivate da «cattive
abitudini» esattamente come succede con le assicurazioni private
avvisando che entro 10-15 anni dovranno pagarsi il 100% dell’intera
spesa. La seconda mossa da fare è di applicare in tichet di 50€ ai
codici bianchi (e 25 ai codici verdi) nei pronto soccorso. La terza
mossa da fare è accreditare tutti i posti letto negli ospedali
pubblici. Il rischio imprenditoriale nella sanità se lo accolli il
privato.
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