Grasso
non lo conosce nessuno. La storia repubblicana ci dice che è meglio non
affidare mai ad un magistrato funzioni delicate come la
presidenza del consiglio. Nemmeno un ministero. Hanno la testa
troppo quadrata che è l’esatto opposto di quel che occorre in politica.
Abbiamo già provato il fiorentino, quanto a testa quadrata, benchè non
fosse magistrato. Oppure Casson per non dimenticare DiPietro.
Un conto è fare il magistrato ed ogni volta che apre bocca deve
manifestare certezza del dire/fare ed altro conto è possedere la
duttilità necessaria per essere PdC.
Letta e Gentiloni sono politici duttili accompagnati da incrollabile
fedeltà repubblicana ma al di la di una ottima abilità sopravvivenziale
non hanno uno straccio di idea politica sul futuro italiano. O meglio:
ce l’hanno cogli occhi rivolti al passato.
Volenti o nolenti la prossima legislatura dovrà affrontare temi
(interni) rilevanti come: l’abbattimento dell’evasione e
dell’elusione fiscale; gli indirizzi industriali e le conseguenti
politiche di sostegno; la sanità dove s’intrecciano diritti e
ruberie; la scuola dove c’è il tema della professionalità degli
insegnanti e dell’accesso all’università; la separazione
dell’assistenza dalla previdenza; una patrimoniale perlomeno
sulla ricchezza finanziaria per ridurre il debito (2-300 miliardi in
cinque anni?); la modernizzazione dello stato sia dal punto di
vista tecnologico che organizzativo (per esempio l’accorpamento
obbligatorio dei comuni sotto i 7.500 abitanti, l’abolizione delle
regioni e la rimessa in moto delle provincie); una decisa
infrastrutturazione ferroviaria e del trasporto locale; il ruolo
del turismo e della cultura nazionali per finire... all’abolizone
del Senato e una drastica riduzione dei parlamentari.
Se i sondaggi elettorali e le recenti elezioni s’approssimano al vero,
niente du tutto quello scritto sarà possibile: con nessuno dei tre
possibili raggruppamenti elettorali.
Del resto gli italiani sfuggono il voto: due su tre non ci vanno
neppure- proprio per non assumersi responsabilità scaricando la colpa
alla politica che non se ne preoccupa neppure.
Quando Bersani dice che «anche» nella sua Emilia Romagna nel 2014
(elezioni regionali) sono andati a votare solo il 37,71%perché nel PD
s’era rotto qualcosa che legava la gggente al partito legge solo
una piccola parte di verità che non è collegata solo alle politiche
renziane. Non solo in Emilia Romagna ma in tutte le regioni italiane
più inserite nel contesto europeo la gggente (non solo gli ex del PCI e
gli iscritti o gli elettori PD) si è resa conto che questa
interminabile crisi nessuna politica vuole e riesce a governarla perché
non ne possiede il bandolo culturale e politico. Non lo possiede il
centrosinistra MdP compreso come non lo posseggono i 5S e nemmeno il
centrodestra fascio-leghista. Se questa certezza la gggente la
possedesse si getterebbe nelle mani di uno dei poli -vada come
vada!- mentre invece ciascuno si è chiuso nel proprio pregiudizio
ideologico a difesa del proprio conticino e del proprio tinello marron
... probabilmente con la segreta speranza che crolli qualcun altro
prima di lui.
Del resto un paese che bene o male ha accumulato una ricchezza
finanziaria che ammonta al doppio del debito pubblico è un paese che
vive saccheggiando lo Stato: mors tua vita mea. Che è lo stesso
problema delle pensioni ieri ed oggi. Che è poi lo stesso calderone per
cui non separano le pensioni dalla spesa sociale.
Uno stato moderno appena appena organizzato ed ordinato non lo vuole
nessuno dei tre raggruppamenti perché oltre a perdere le elezioni
successive si spaccherebbero al loro interno quand’an che avessero
vinto le politiche col 40,1%.
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La
rottura è irreversibile. Prima delle elezioni non c'è vinavil che possa
incollare i cocci del centrosinistra. Roberto Speranza lascia solo «uno
spiraglio», attraverso il quale dovrebbero passare un Renzi
dimissionario e la reintroduzione dell'articolo 18, eventi lontani anni
luce dal cielo del Nazareno. E a sera Pier Luigi Bersani poggia la
«pietra tombale» su un dialogo mai nato: «Il rinvio in commissione
della nostra proposta sull'articolo 18 mette il suggello a mesi di
schiaffi».
Fine dei giochi. Per l'ex segretario il centrosinistra «ha tagliato il
ramo su cui era seduto» e Speranza, a CorriereLive , certifica il nulla
di fatto del l'incontro tra il pontiere dem Piero Fassino e la
delegazione della sinistra: «Se il Pd non cambia, l'unità è solo
un'alchimia elettorale». Una chiusura che spazza via ogni suggestione
di accordi di desistenza nei collegi. «Io ho rotto con Renzi perché
Renzi ha rotto con il suo popolo, lo ha tradito — spiega Speranza —.
Non è in gioco un accordo tra Bersani, Fassino, Speranza e Renzi, sono
in gioco le politiche» .
Fassino si dice «rammaricato» e annuncia che continuerà a tessere la
sua tela per costruire una coalizione di centrosinistra. La delegazione
era formata da Cecilia Guerra e Giulio Marcon, il quale si è lasciato
scappare una frase che ha creato imbarazzo con Palazzo Madama: «Il 3
dicembre faremo un'assemblea della lista unitaria, Grasso ci sarà e
sarà il nostro leader». Una gaffe, che ha provocato un chiarimento del
portavoce Alessio Pasquini: «Grasso non ha sciolto alcuna riserva».
Nessuna frenata, quando la legge di Bilancio sarà al sicuro Grasso
comunicherà le sue decision
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Daga
föc! dagli fuoco! l’abbiamo sentita decine di volte da parte di
numerosi cittadini davanti a quella «bellezza» che era la giostra in
Piazza Vittorio Veneto. Una delle piazze più brutte e tristi
dell’intera città dopo Piazza Vecchia. Poi ci sono i banchetti
delle salamelle e dei dolcetti per i bambini nonché l’immancabile
capanna di Gesù bambino a Natale. Incendiata e svaligiata più volte
anche quella.
In sovrappiù c’era il maxibox di Piazza Dante (finalmente sloggiato
mandato in villeggiatura ad Astino) e negli ultimi tempi ci sono stati
gli svaligiamenti di due lussuosi negozi sotto i portici del cimitero.
In attesa che la giunta Gori decida che fare (senza soldi) per
svegliare un centro città ormai inutile rispetto alle ragioni che ne
determinarono la creazione.
Del resto ci vuol poco a capire come la città intende il Centro.
Basta vedere cosa «cola» dagli orologi della Torre dei Caduti: una
sbrodolata di ossidi lunga mezza altezza mai pulita dalla nascita
(della torre).
E che dire della fascinosissima bomboniera di legno (vedi in foto:
sfortunatamente risparmiata dal fuoco) che funge(va) da biglietteria
della giostra (che ci pare sia la medesima che veniva anche a infestare
Piazza Mascheroni). Un bigiù!. A tocass l’america.
Il centro di Bergamo è nato (purtroppo) nel periodo più nero della
storia patria (succede...) e la sua architettura (e funzioni) ne
rispecchiano i tempi. Per la funzione -negozi per ricchi ed uffici-
ormai non servono più perché -dei primi- ci sono posti più belli e
meglio serviti mentre per i secondi - gli uffici-c’è la fibra e
... la crisi.
Per colmare la misura -ovvero aggiungere del brutto al già brutto-
manca anche un minimo accettabile di verde e fiori. Una vergogna per
una città che andava orgogliosa del suo maxi vivaio.
Sull’altare dello «sviluppo» hanno bruciato tutto: quelli del
centrodestra e quelli del centrosinistra, e adesso ... brucia anche la
giostra: capito il messaggio? E la colonna sonora? «andiam
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Salvini a Berlusconi: "Dal notaio per un patto anti-inciucio»
Il segretario della Lega: "Liste pulite e niente larghe intese, lo
mettiamo nero su bianco". E si candida a guidare il Paese per i
prossimi dieci anni
Un patto anti-inciucio firmato dal notaio per contrastare ogni
eventuale ipotesi di un accordo fra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.
La proposta è di Matteo Salvini, che punta così a prevenire le larghe
intese tramite le vie legali.
"Chiederemo a Silvio Berlusconi e al centrodestra di fare un nuovo
patto con gli italiani - afferma il segretario della Lega, parlando con
i cronisti a Montecitorio - e chiederemo un impegno formale ai
nostri alleati di fare liste pulite, al di sopra di ogni sospetto. E
chiederemo l'impegno formale a chiunque venga eletto nelle liste del
centrodestra di non appoggiare mai un governo con il Pd o con il
centrosinistra, per evitare scherzi il giorno dopo del voto. Vogliamo
che il patto sia scritto nero su bianco e poi portato dal notaio".
Poi rilancia la sua candidatura a premier: "Prima si vota e meglio è,
io mi propongo di guidare un governo che starà in carica 10 anni, non
10 mesi o 10 giorni. Noi abbiamo una prospettiva per l'Italia per i
prossimi 10 anni e gli amici del Pd staranno alla finestra per 10 anni".
Quanto alla candidatura di Umberto Bossi, che si vocifera sia pronto a
passare a Forza Italia, Salvini risponde: "Noi candideremo tutti quelli
che condividono il progetto della Lega, che parla a
60 milioni di italiani, che sabato mi porta a essere a Cagliari, la
settimana prossima in provincia di Caserta, la settimana dopo ancora a
Foggia. E quindi è una battaglia nazionale di liberazione per 60
milioni di italiani. Chiunque condivida questo p
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