ell'abbraccio tra Putin e Assad la fine della Prima guerra siriana
La situazione nel paese resta instabile. Domani il presidente russo
riceverà a Sochi Erdogan e Rohani per decidere che forma dare al futuro
della Siria. L'America di Trump relegata al ruolo di spettatore
di Daniele Raineri
La foto fatta circolare dal Cremlino dell’abbraccio tra il presidente
russo, Vladimir Putin, e il presidente siriano, Bashar el Assad,
sancisce la fine della guerra siriana. E’ stata scattata ieri
pomeriggio a Sochi, in Russia, dove domani Putin riceverà il presidente
turco, Recep Tayyep Erdogan, e quello iraniano, Hassan Rohani, per
decidere assieme che forma dare al futuro della Siria (i ministri degli
Esteri dei tre paesi si sono appena visti nel sud della Turchia per
discutere i dettagli). E’ vero che nel paese esistono ancora molte
sacche di resistenza contro il potere centrale di Damasco, ma è anche
vero che nessuna di queste enclavi rappresenta davvero una minaccia
esistenziale per Assad, come invece era negli anni scorsi. Il Cremlino
ha fatto sapere che oggi Putin telefonerà al presidente americano
Donald Trump e al re saudita per informarli dell’incontro con Assad. Ma
l’America è stata deliberatamente tenuta fuori da questo quadro. In
questi anni di conflitto civile, prima sotto il mandato di Barack Obama
e poi con Trump, ha tenuto al minimo il suo impegno politico sulla
questione e ora è relegata tra gli spettatori. L’impegno militare
americano invece è stato tutt’altro che marginale, anzi, senza le
migliaia di raid aerei americani che nel corso di tre anni hanno
distrutto, pezzo dopo pezzo, l’intera struttura dello Stato islamico,
oggi non si sarebbe alle battute finali della campagna contro il gruppo
terrorista.
Assad ha un doppio motivo per abbracciare Putin. La forza aerea dei
russi arrivata in Siria a fine agosto nel 2015 ha di fatto spostato
l’equilibrio della guerra a favore di Assad e lo ha salvato, cosa che
nemmeno gli iraniani erano riusciti a fare in tre anni di interventi
militari più o meno espliciti. Inoltre la Russia pone automaticamente
il veto alle Nazioni Unite contro ogni tentativo di accusare Assad per
crimini di guerra. Venerdì scorso il veto russo ha causato lo
scioglimento della commissione d’inchiesta che indaga sui massacri con
armi chimiche e che aveva provato la responsabilità di Assad. A questo
punto si conosce il colpevole, ma non ci saranno conseguenze.
Nel nord ovest della Siria la zona di Idlib è sotto il controllo di
quel che resta dei gruppi dell’opposizione armata, dominati però dalla
fazione islamista più pericolosa (conosciuta con la sigla HTS, è ostile
allo Stato islamico ed è legata ad al Qaida). Nel nord est ci sono i
curdi, che quando Assad governava per intero il paese erano trattati
male – a molti era negato il passaporto, e non era permesso insegnare
ufficialmente la lingua curda – e che ora vorrebbero un qualche grado
di autonomia da Damasco, anche perché sono tra i maggiori artefici
della vittoria contro lo Stato islamico. Sono curdi legati al Pkk, il
partito dei lavoratori del Kurdistan che è acerrimo nemico della
Turchia e questo spiega la facilità degli accordi fra fronte assadista
e governo turco. Vicino alla capitale c’è una robusta enclave ancora
fuori dal controllo del governo, che subisce ogni giorno bombardamenti
spietati, e infine a sud ci sono altri gruppi armati variamente
assortiti – si va dai nazionalisti moderati fino a una fazione filo
Stato islamico. Nessuna di queste zone ha la forza di prevalere contro
Assad, difeso da un doppio anello di milizie provviste dall’Iran e di
potenza di fuoco fornita dalla Russia, e nei prossimi mesi (anni?) ci
sarà una graduale campagna di riconquista ottenuta con la forza o
grazie ad accordi di tregua. La guerra è terminata a Sochi, ma si
combatterà ancora a lungo.
Per essere precisi, si dovrebbe parlare di “Prima guerra siriana”,
perché la situazione è così instabile che potrebbe essercene presto una
Seconda. Israele ha detto più volte e in termini molto chiari che non
tollererà la presenza di forze militari iraniane in Siria – quindi nel
paese confinante – e nel fine settimana ci sono stati due giorni di
bombardamenti consecutivi con l’artiglieria da parte degli israeliani
contro l’esercito siriano, oltre, ovviamente, gli almeno cento raid
aerei lanciati a partire dal 2013 contro il gruppo Hezbollah e gli
iraniani installati in Siria. Inoltre c’è il problema del Kurdistan
siriano, il Rojava, che potrebbe non trovare un accordo con il governo
di Assad. In questo momento l’esercito siriano non è ai livelli di
quello iracheno, che ha soggiogato in pochi giorni i curdi iracheni. I
curdi siriani potrebbero essere tentati di “negoziare con le armi” un
accordo più favorevole con Damasco. Infine, è bene ricordare che tutte
le previsioni sulla Siria sono smentite con regolarità. Soltanto due
anni fa, la Turchia che oggi si siede al tavolo dei vincitori con
iraniani e russi era in rapporti tesissimi con Mosca – al punto da
abbattere un caccia russo che aveva violato il confine turco. Oggi quei
tempi sembrano lontanissimi ma sono un buon e
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Verrà
alfine il giorno in cui i governi occidentali saranno chiamati se non
davanti alla Corte Penale Internazionale almeno davanti al Tribunale
della Storia per rendere conto di quante morti hanno seminato negli
ultimi 25 anni nei paesi arabi del Mediterraneo e Medio oriente. Penso
che lo leggeremo prima sui libri di storia che non in un’aula do
giustizia perché svignarsela benissimo.
Il «nobile» intento dell’Occidente di portare la democrazia aiutando
alcuni pezzi di società civile in alcuni paesi del MENA e finanziando
gruppi di ogni risma -dai pacifisti a decine di gruppi terroristi (e la
definizione appare diminutiva rispetto al vero!) ha sortito l’effetto
di creare mantenere indefinitivamente un terrorismo che in quanto tale
si autoalimenta dal momento che la quantità di morti in quei paesi e il
saccheggio delle risorse sono talmente evidenti e noti che possiamo
davvero ringraziare Iddio se il terrorismo islamico ha fatto così pochi
morti nel mondo occidentale.
Abbiamo sentito nei mesi scorsi una «chiamata alle armi» contro
l’ISIS mentre abbiamo fatto finta di nulla della guerra che
combattevamo in quei paesi «FINGENDO» la difesa di una democrazia che
-appunto- era solo una finta.
Il risultato di tutto questo crimine è la totale instabilità politica
di quella regione, qualche milione di morti, un odio feroce contro di
noi che non smaltiranno e sopratutto la «calata» definitva della Russia
putiniana nel Mediterraneo in forma stabile e sicura e massiccia.
Criminalmente si
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Siria :iniente domande per un verminaio
di ilsimplicissimus
La domanda che mi faccio è quanti italiani o europei o americani
sappiano delle dichiarazioni esplosive dell’ex ministro degli esteri
del Qatar basate sulla dell’esperienza personale, ma con l’appoggio di
un documento piratato da Edward Snowden al più potente servizio segreto
statunitense, ovvero la Nsa. Quanti sanno che in quel documento viene
detto con straordinaria e inequivocabile chiarezza che l’opposizione
armata in Siria era sotto il diretto comando dei governi stranieri
(occidentali più Arabia Saudita, Qatar stesso e Turchia) fin dai primi
momenti e che in sostanza è stata artificialmente creata una guerra
civile che ha fatto al minimo mezzo milioni di morti all’unico scopo di
impadronirsi della Siria e di affermare una nuova cartina del Medio
Oriente?
Mi chiedo ancora quanti siano quelli che a tutti i costi non vogliono
né sapere di quel documento e delle decine che affiorano ogni settimana
dal un vergognoso carnaio occidentale, comprese le mail di appoggio di
Hillary Clinton, per non dire del fatto che fu proprio il governo
saudita in accordo con gli Usa a scatenare, sotto il comando
diretto del principe Salman bin Sultan, l’assalto missilistico
sull’aeroporto di Damasco e sui quartieri civili della città , che
doveva costituire quasi l’atto finale della caccia alla “preda” ossia a
ad Assad che invece si è rivelato un osso più duro del previsto e con
l’appoggio della Russia, oltre che sul consenso popolare è ancora la
suo posto.
Il caos provocato in medio oriente dal fallimento dell’impresa,
spacciata come l’ennesima esportazione di democrazia, sta oggi
favorendo l’emersione degli arcana imperii e facendo venire alla luce
tutto il terribile verminaio della vicenda. Quello che del resto ha
dato origine all’ Isis come derivazione dell’ esercito di liberazione
siriano e che ha continuato ad essere in qualche modo preservato perché
la confusione era comunque funzionale alla manipolazione del Medio
Oriente. Eppure ad ascoltare i main stream di tutto questo si ha
solo qualche equivoco accenno, mentre la narrazione ufficiale non
cambia sostanzialmente di una virgola rispetto agli anni passati e non
propone nemmeno un dubbio sul fatto che il regime arcaico di Riad, oggi
sottoposto a purga, pare dopo intensi colloqui tra il principe Salman
Bin e il genero di Trump, possa davvero avere così a cuore la
democrazia in Siria. Anzi ogni tanto sugli speciali spazzatura che
vengono generosamente offerti dalle televisioni, si hanno annunci
trionfali sui gli immesi progressi del sultanato saudita e viene citato
il fatto che oggi le donne saudite possono guidare. Peccato che vengano
omesse le stragi di civili in Yemen o il rapimento del primo ministro
libanese nella speranza di creare un cuneo di Al Quaeda al sud della
Siria, tutto naturalmente sotto suggerimento, consenso e copertura
americana.
L’informazione occidentale è insomma per qualche verso un’informazione
di guerra che arriva a negare l’evidenza con la differenza che durante
un conflitto vero e proprio è normale dubitare delle notizie che
vengono fornite, mentre nella situazione attuale non ci si accorge
nemmeno di essere presi letteralmente in giro. Del resto l’assuefazione
alle narrazioni deformi è vitale più per scopi interni, per nascondere
i massacri sociali o a per enfatizzare sedicenti crescite, per
rendere omaggio alle elites e a mettere sotto il tappeto le evidenti
manovre per abolire la democrazia reale. Comunque sia tutto questo è
reso possibile dall’addestramento ormai quarantennale a non porsi mai
domande, ma ad accettare le risposte che vengono fornite anche quando
sono palesemente contradditorie, insufficienti, prive di fonti
credibili che non siano autoreferenziali: se si arriva ad accettare
l’incoerenza persino quando si tratta di della propria esperienza
reale, arrivando a colpevolizzarsi per la propria condizione, figurarsi
cosa si può ottenere quando si parla di avvenimenti del tutto al di
fuori degli orizzonti comuni.
E’ per questo che il totale ribaltamento cognitivo riguardo al
medio oriente, anche quando riesce a penetrare l’opacità informativa,
può essere ignorato o ancor peggio accettato senza alcun problema, dopo
una strage inutile e ininterrotta da sette anni che tra l’altro ha reso
anco
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Andrea
Moltrasio è l’attuale presidente della spa che possiede la clinica
Castelli. Andrea Moltrasio detiene la maggioranza con il 51,78%
(ripartito tra il 31,3% della Icro Didonè, l’azienda chimica di
Chignolo d’Isola e il 20,48% detenuto personalmente) e che ha nella
struttura, fondata nel 1933, le radici della sua storia famigliare.
Quella dei Castelli, appunto. La mamma Luciana, scomparsa un anno fa,
figurava infatti nella compagine azionaria, così come la sorella (zia
del presidente Moltrasio) Maria Teresa Castelli, defunta all’inizio del
mese all’età di 96 anni. Una delle figlie (Luciana) del fondatore Carlo
Castelli della clinica (un ebreo pavese) andrà moglie di un
Moltrasio bergamasco e quindi i destini delle due famiglie si
incrociano ormai da oltre 70 anni.
Due aspetti che si conoscono poco o nulla sono che i Moltrasio sono
ebrei e il fondatore della dinastia industriale fu socio del Pesenti
creatore dell’Italcementi in quanto ai tempi quel Moltrasio
essendo importatore di impianti e macchinari industriali dalla Germania
fu il fornitore della prima cementeria creata dal Pesenti.
Marco Moltrasio presidente della spa Cliniche Castelli si é laureato in
chimica al Politecnico milanese e in Business Administration negli
USA.Notizie di questi giorni dicono che gli immobili delle cliniche
Humanitas Gavazzeni di Bergamo potrebbero passare dal Gruppo Techint al
gruppo assicurativo Axa.
Lo scrive il quotidiano Il Sole 24 Ore annunciando che per l’ospedale
di Rozzano, il campus a Pieve Emanuele, le Gavazzeni di Bergamo appunto
e due cliniche a Torino (Cellini e Fornaca) il gruppo presieduto da
Gianfelice Rocca sarebbe in trattativa esclusiva per cedere gli asset
immobiliari, valutati intorno ai 300 milioni di euro. In tutto
passerebbero di mano 150mila metri quadrati per un totale di 1.200
posti letto.
L’obiettivo è trovare liquidità per crescere ulteriormente nel settore ospedaliero.
Secondo altre indiscrezioni la cessione degli asset immobiliari
(ricordiamo che in passato quelli delle Gavazzeni appartenevano alla
Reale Mutua Assicurazioni) potrebbe servire per l’acquisizione della
Clinica Castelli, la struttura sanitaria di via Mazzini 11, nel centro
di Bergamo, sorta nel 1933 dall’iniziativa di due medici, Carlo
Castelli e Battista Marconi.
La Clinica Castelli come la vicina S. Francesco (delle Suore
Cappuccine) e la casa di cura Palazzolo (Istituto delle Suore delle
Poverelle) sono buoni ospedali ma hanno un grande difetto: sono
piazzati nel centro città e sono (quasi) del tutto privi di
parcheggi. Probabile che non vedano un grande futuro davanti a
loro rispetto a quello che è il futuro della sanità dal punto di vista
ospedaliero e l’idea che la Castelli sia assorbita dalla Gavazzeni e il
sito attuale liberato è senza dubbio ottima (a meno che non facciamo lo
stesso errore «volumetrico» commesso col vicino ex centro Enel...). Lo
stesso ragionamento è applicabile alle altre due case di cura: con
quelle dimensioni e in quella posizione
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Una
delibera di consiglio comunale (n.57 del 2017) avente come oggetto
l'approvazione del documento unico di programmazione 2018-2020
approvata il sette settembre viene pubblicata il 20 novembre (e NON il
16 come scritto nell'A.P.). Una presa per i fondelli visto che il
materiale era già TUTTO pronto per quel giorno (cosa leggevano i
consiglieri, allora?) e bastava un copia-incolla. Ma va bene lo stesso:
per finire in Calabria non c'è fretta. Mancano chissà come e perché le
dichiarazioni di voto dei capigruppo che sono le vere chicche del
tutto. Forse le pubblicheranno nel novembre 2018?
Approvazione Documento unico di Programmazione (DUP) 2018-2020 Verbale di deliberazione del Consiglio Comunale
(…) Il Cons. Battaglia relaziona sugli obiettivi programmatici in
materia di comunicazione indicando come 4 gli obiettivi principali che
saranno realizzati e che sono la realizzazione della diretta del
Consiglio Comunale in streaming, la valorizzazione di strumenti di
comunicazione quali pagine istituzionali facebook e altri social media,
implementazione dei servizi tramite attivazione di una app, e la
redazione di due bilanci sociali a metà ed a fine mandato. Interviene
il Cons. Carrara la quale condivide molto la possibilità di
registrazione delle sedute consiliari considerando che ad oggi la
chiavetta con le sole registrazioni non è pubblica. Il Cons. Paolo
Cavagna chiede quali siano i costi della app. L'Assessore Curto
risponde che si tratta, secondo la migliore offerta che è stata
presentata e valutata, di circa 500 euro oltre al canone, per un totale
di circa 750 euro. L'Assessore Conti interviene per chiarire che per la
diretta streaming la cosa è più complessa perché con il servizio
professionale, dunque quello senza pubblicità, il costo si aggirerebbe
intorno ai 3.000 euro annui. Il Sindaco evidenzia che sarà comunque
proposto un incontro con i capigruppo per sottoporre una bozza di
regolamento per lo streaming. Per il servizio e relativi costi si
valuteranno poi anche altre proposte. (…).
Sarebbe il caso di mandare Battaglia Curto e Conti a qualche lezione
per vedere come senza spese e con le attrezzature disponibili e con dei
programmi liberi sia possibile mettere in onda le sedute consigliari a
costo zero (corrente elettrica a parte...). Ma volete che perdano
l’occasione per NON fare un qualche appalto tanto i «solcc de comù,
solcc de negù». Hanno speso una caterva di soldi per un impianto di
videoregistrazione (oltre alla caterva di soldi che spendono
inutilmente per i collegamenti internet) che poteva costare 1/3 e
adesso estraggono dal cappello che occorrono altri appalti.
Il consigliere forzista Locatelli lamenta il danno subito dagli
operatori della ristorazione locale dall’avvento dall’eccessivo numero
food aperti e in apertura.
Il Sindaco replica chiarendo che il problema dell'eccessiva
ristorazione c'è, ma è una realtà. Di fronte a tale realtà la strada è
o lamentarsi o trasformarla in opportunità. Il marketing territoriale è
un'attività molto complessa ma Curno potrebbe diventare un punto di
riferimento strategico per l'offerta di ristorazione in quanto già ad
oggi chi viene qui ha moltissime tipologie di ristorazione tra cui
scegliere. Un piano di marketing territoriale aiuta e comprende anche i
piccoli ristoratori al fine di valorizzarne il posizionamento, la
presenza, l'offerta e così via.
La risposta della sindaca è: quando piove non c’è il sole. Qualche
volta quando la sindaca parla di certi argomenti abbiamo l’impressione
che -nonostante la sua laurea- non capisca un’H (maiuscola) di economia
e di territorio. Siamo lontani anni luce da un Arnoldi. Risposte di
questo tenore non le ascoltavamo nemmeno quando c’erano sindaci con la
terza elementare o la terza media. Già perché paese in cui è bello
vivere meglio abbia a disposizione cento greppie perché:»un piano di
marketing territoriale aiuta e comprende anche i piccoli ristoratori al
fine di valorizzarne il posizionamento, la presenza, l'offerta e così
via» .
Oppure tutto questo food non è per caso la greppia che la giunta Gamba
sfrutta -via oneri di urbanizzazione- per distribuire bonus a tutta una
sequela di elettori alla faccia di quei cittadini che al posto di «un
paese in cui è bello vivere» si ritrovano senza lavoro, col mutuo da
pagare e perennemente immersi nella giostra del traffico?
A quando un bel programma di cura dei piedi e delle unghie incarnite
dei nonni e delle nonne con tanto di bonus comunale? Infondo di fronte
a tale realtà la strada è o lamentarsi o trasformarla in opportunità.
Chissà che non si sia già fatta avanti una Onlus specializzata
nella cura delle unghie inacrnite ai nonnini: potrebbero ospitarla
nella palazzina asl.
Altro che il cavaliere con le sue dentiere gratis!.
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