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Ujong Kareng beach in Aceh province, Indonesia, on November 13, 2017













































ell'abbraccio tra Putin e Assad la fine della Prima guerra siriana
La situazione nel paese resta instabile. Domani il presidente russo riceverà a Sochi Erdogan e Rohani per decidere che forma dare al futuro della Siria. L'America di Trump relegata al ruolo di spettatore
di Daniele Raineri

La foto fatta circolare dal Cremlino dell’abbraccio tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il presidente siriano, Bashar el Assad, sancisce la fine della guerra siriana. E’ stata scattata ieri pomeriggio a Sochi, in Russia, dove domani Putin riceverà il presidente turco, Recep Tayyep Erdogan, e quello iraniano, Hassan Rohani, per decidere assieme che forma dare al futuro della Siria (i ministri degli Esteri dei tre paesi si sono appena visti nel sud della Turchia per discutere i dettagli). E’ vero che nel paese esistono ancora molte sacche di resistenza contro il potere centrale di Damasco, ma è anche vero che nessuna di queste enclavi rappresenta davvero una minaccia esistenziale per Assad, come invece era negli anni scorsi. Il Cremlino ha fatto sapere che oggi Putin telefonerà al presidente americano Donald Trump e al re saudita per informarli dell’incontro con Assad. Ma l’America è stata deliberatamente tenuta fuori da questo quadro. In questi anni di conflitto civile, prima sotto il mandato di Barack Obama e poi con Trump, ha tenuto al minimo il suo impegno politico sulla questione e ora è relegata tra gli spettatori. L’impegno militare americano invece è stato tutt’altro che marginale, anzi, senza le migliaia di raid aerei americani che nel corso di tre anni hanno distrutto, pezzo dopo pezzo, l’intera struttura dello Stato islamico, oggi non si sarebbe alle battute finali della campagna contro il gruppo terrorista.

 

Assad ha un doppio motivo per abbracciare Putin. La forza aerea dei russi arrivata in Siria a fine agosto nel 2015 ha di fatto spostato l’equilibrio della guerra a favore di Assad e lo ha salvato, cosa che nemmeno gli iraniani erano riusciti a fare in tre anni di interventi militari più o meno espliciti. Inoltre la Russia pone automaticamente il veto alle Nazioni Unite contro ogni tentativo di accusare Assad per crimini di guerra. Venerdì scorso il veto russo ha causato lo scioglimento della commissione d’inchiesta che indaga sui massacri con armi chimiche e che aveva provato la responsabilità di Assad. A questo punto si conosce il colpevole, ma non ci saranno conseguenze.

 

Nel nord ovest della Siria la zona di Idlib è sotto il controllo di quel che resta dei gruppi dell’opposizione armata, dominati però dalla fazione islamista più pericolosa (conosciuta con la sigla HTS, è ostile allo Stato islamico ed è legata ad al Qaida). Nel nord est ci sono i curdi, che quando Assad governava per intero il paese erano trattati male – a molti era negato il passaporto, e non era permesso insegnare ufficialmente la lingua curda – e che ora vorrebbero un qualche grado di autonomia da Damasco, anche perché sono tra i maggiori artefici della vittoria contro lo Stato islamico. Sono curdi legati al Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan che è acerrimo nemico della Turchia e questo spiega la facilità degli accordi fra fronte assadista e governo turco. Vicino alla capitale c’è una robusta enclave ancora fuori dal controllo del governo, che subisce ogni giorno bombardamenti spietati, e infine a sud ci sono altri gruppi armati variamente assortiti – si va dai nazionalisti moderati fino a una fazione filo Stato islamico. Nessuna di queste zone ha la forza di prevalere contro Assad, difeso da un doppio anello di milizie provviste dall’Iran e di potenza di fuoco fornita dalla Russia, e nei prossimi mesi (anni?) ci sarà una graduale campagna di riconquista ottenuta con la forza o grazie ad accordi di tregua. La guerra è terminata a Sochi, ma si combatterà ancora a lungo.

 

Per essere precisi, si dovrebbe parlare di “Prima guerra siriana”, perché la situazione è così instabile che potrebbe essercene presto una Seconda. Israele ha detto più volte e in termini molto chiari che non tollererà la presenza di forze militari iraniane in Siria – quindi nel paese confinante – e nel fine settimana ci sono stati due giorni di bombardamenti consecutivi con l’artiglieria da parte degli israeliani contro l’esercito siriano, oltre, ovviamente, gli almeno cento raid aerei lanciati a partire dal 2013 contro il gruppo Hezbollah e gli iraniani installati in Siria. Inoltre c’è il problema del Kurdistan siriano, il Rojava, che potrebbe non trovare un accordo con il governo di Assad. In questo momento l’esercito siriano non è ai livelli di quello iracheno, che ha soggiogato in pochi giorni i curdi iracheni. I curdi siriani potrebbero essere tentati di “negoziare con le armi” un accordo più favorevole con Damasco. Infine, è bene ricordare che tutte le previsioni sulla Siria sono smentite con regolarità. Soltanto due anni fa, la Turchia che oggi si siede al tavolo dei vincitori con iraniani e russi era in rapporti tesissimi con Mosca – al punto da abbattere un caccia russo che aveva violato il confine turco. Oggi quei tempi sembrano lontanissimi ma sono un buon e
Verrà alfine il giorno in cui i governi occidentali saranno chiamati se non davanti alla Corte Penale Internazionale almeno davanti al Tribunale della Storia per rendere conto di quante morti hanno seminato negli ultimi 25 anni nei paesi arabi del Mediterraneo e Medio oriente. Penso che lo leggeremo prima sui libri di storia che non in un’aula do giustizia perché  svignarsela benissimo.
Il «nobile» intento dell’Occidente di portare la democrazia aiutando alcuni pezzi di società civile in alcuni paesi del MENA e finanziando gruppi di ogni risma -dai pacifisti a decine di gruppi terroristi (e la definizione appare diminutiva rispetto al vero!) ha sortito l’effetto di creare mantenere indefinitivamente un terrorismo che in quanto tale si autoalimenta dal momento che la quantità di morti in quei paesi e il saccheggio delle risorse sono talmente evidenti e noti che possiamo davvero ringraziare Iddio se il terrorismo islamico ha fatto così pochi morti nel mondo occidentale.
Abbiamo sentito nei mesi scorsi una «chiamata alle armi» contro l’ISIS  mentre abbiamo fatto finta di nulla della guerra che  combattevamo in quei paesi «FINGENDO» la difesa di una democrazia che -appunto- era solo una finta.
Il risultato di tutto questo crimine è la totale instabilità politica di quella regione, qualche milione di morti, un odio feroce contro di noi che non smaltiranno e sopratutto la «calata» definitva della Russia putiniana nel Mediterraneo in forma stabile e sicura e massiccia.
Criminalmente  si
Siria :iniente domande per un verminaio
di ilsimplicissimus


La domanda che mi faccio è quanti italiani o europei o americani sappiano delle dichiarazioni esplosive dell’ex ministro degli esteri del Qatar basate sulla dell’esperienza personale, ma con l’appoggio di un documento piratato da Edward Snowden al più potente servizio segreto statunitense, ovvero la Nsa. Quanti sanno che in quel documento viene detto con straordinaria e inequivocabile chiarezza che l’opposizione armata in Siria era sotto il diretto comando dei governi stranieri (occidentali più Arabia Saudita, Qatar stesso e Turchia) fin dai primi momenti e che in sostanza è stata artificialmente creata una guerra civile che ha fatto al minimo mezzo milioni di morti all’unico scopo di impadronirsi della Siria e di affermare una nuova cartina del Medio Oriente?

Mi chiedo ancora quanti siano quelli che a tutti i costi non vogliono né sapere di quel documento e delle decine che affiorano ogni settimana dal un vergognoso carnaio occidentale, comprese le mail di appoggio di Hillary Clinton, per non dire del fatto che fu proprio il governo saudita in accordo con gli Usa a scatenare,  sotto il comando diretto del principe Salman bin Sultan,  l’assalto missilistico sull’aeroporto di Damasco e sui quartieri civili della città , che doveva costituire quasi l’atto finale della caccia alla “preda” ossia a ad Assad che invece si è rivelato un osso più duro del previsto e con l’appoggio della Russia, oltre che sul consenso popolare è ancora la suo posto.

Il caos provocato in medio oriente dal fallimento dell’impresa, spacciata come l’ennesima esportazione di democrazia, sta oggi favorendo l’emersione degli arcana imperii e facendo venire alla luce tutto il terribile verminaio della vicenda. Quello che del resto ha dato origine all’ Isis come derivazione dell’ esercito di liberazione siriano e che ha continuato ad essere in qualche modo preservato perché la confusione era comunque funzionale alla manipolazione del Medio Oriente.  Eppure ad ascoltare i main stream di tutto questo si ha solo qualche equivoco accenno, mentre la narrazione ufficiale non cambia sostanzialmente di una virgola rispetto agli anni passati e non propone nemmeno un dubbio sul fatto che il regime arcaico di Riad, oggi sottoposto a purga, pare dopo intensi colloqui tra il principe Salman Bin e il genero di Trump, possa davvero avere così a cuore la democrazia in Siria. Anzi ogni tanto sugli speciali spazzatura che vengono generosamente offerti dalle televisioni, si hanno annunci trionfali sui gli immesi progressi del sultanato saudita e viene citato il fatto che oggi le donne saudite possono guidare. Peccato che vengano omesse le stragi di civili in Yemen o il rapimento del primo ministro libanese nella speranza di creare un cuneo di Al Quaeda al sud della Siria, tutto naturalmente sotto suggerimento, consenso e copertura americana.

L’informazione occidentale è insomma per qualche verso un’informazione di guerra che arriva a negare l’evidenza con la differenza che durante un conflitto vero e proprio è normale dubitare delle notizie che vengono fornite, mentre nella situazione attuale non ci si accorge nemmeno di essere presi letteralmente in giro. Del resto l’assuefazione alle narrazioni deformi è vitale più per scopi interni, per nascondere i massacri sociali o a per enfatizzare sedicenti crescite, per  rendere omaggio alle elites e a mettere sotto il tappeto le evidenti manovre per abolire la democrazia reale. Comunque sia tutto questo è reso possibile dall’addestramento ormai quarantennale a non porsi mai domande, ma ad accettare le risposte che vengono fornite anche quando sono palesemente contradditorie, insufficienti, prive di fonti credibili che non siano autoreferenziali: se si arriva ad accettare l’incoerenza persino quando si tratta di della propria esperienza reale, arrivando a colpevolizzarsi per la propria condizione, figurarsi cosa si può ottenere quando si parla di avvenimenti del tutto al di fuori degli orizzonti comuni.

E’ per questo che il totale ribaltamento cognitivo  riguardo al medio oriente, anche quando riesce a penetrare l’opacità informativa, può essere ignorato o ancor peggio accettato senza alcun problema, dopo una strage inutile e ininterrotta da sette anni che tra l’altro ha reso anco
Andrea Moltrasio è l’attuale presidente della spa che possiede la clinica Castelli. Andrea Moltrasio detiene la maggioranza con il 51,78% (ripartito tra il 31,3% della Icro Didonè, l’azienda chimica di Chignolo d’Isola e il 20,48% detenuto personalmente) e che ha nella struttura, fondata nel 1933, le radici della sua storia famigliare. Quella dei Castelli, appunto. La mamma Luciana, scomparsa un anno fa, figurava infatti nella compagine azionaria, così come la sorella (zia del presidente Moltrasio) Maria Teresa Castelli, defunta all’inizio del mese all’età di 96 anni. Una delle figlie (Luciana) del fondatore Carlo Castelli della clinica (un ebreo pavese) andrà moglie di un  Moltrasio bergamasco e quindi i destini delle due famiglie si incrociano ormai da oltre 70 anni.
Due aspetti che si conoscono poco o nulla sono che i Moltrasio sono ebrei e il fondatore della dinastia industriale fu socio del Pesenti creatore dell’Italcementi  in quanto ai tempi quel Moltrasio essendo importatore di impianti e macchinari industriali dalla Germania fu il fornitore della prima cementeria creata dal Pesenti.
Marco Moltrasio presidente della spa Cliniche Castelli si é laureato in chimica al Politecnico milanese e in Business Administration negli USA.Notizie di questi giorni dicono che gli immobili delle cliniche Humanitas Gavazzeni di Bergamo potrebbero passare dal Gruppo Techint al gruppo assicurativo Axa.
Lo scrive il quotidiano Il Sole 24 Ore annunciando che per l’ospedale di Rozzano, il campus a Pieve Emanuele, le Gavazzeni di Bergamo appunto e due cliniche a Torino (Cellini e Fornaca) il gruppo presieduto da Gianfelice Rocca sarebbe in trattativa esclusiva per cedere gli asset immobiliari, valutati intorno ai 300 milioni di euro.  In tutto passerebbero di mano 150mila metri quadrati per un totale di 1.200 posti letto.
L’obiettivo è trovare liquidità per crescere ulteriormente nel settore ospedaliero.
Secondo altre indiscrezioni la cessione degli asset immobiliari (ricordiamo che in passato quelli delle Gavazzeni appartenevano alla Reale Mutua Assicurazioni) potrebbe servire per l’acquisizione della Clinica Castelli, la struttura sanitaria di via Mazzini 11, nel centro di Bergamo, sorta nel 1933 dall’iniziativa di due medici, Carlo Castelli e Battista Marconi.
La Clinica Castelli come la vicina S. Francesco (delle Suore Cappuccine) e la casa di cura Palazzolo (Istituto delle Suore delle Poverelle) sono buoni ospedali ma hanno un grande difetto: sono piazzati nel centro città e sono (quasi) del tutto privi di parcheggi.  Probabile che non vedano un grande futuro davanti a loro rispetto a quello che è il futuro della sanità dal punto di vista ospedaliero e l’idea che la Castelli sia assorbita dalla Gavazzeni e il sito attuale liberato è senza dubbio ottima (a meno che non facciamo lo stesso errore «volumetrico» commesso col vicino ex centro Enel...). Lo stesso ragionamento è applicabile alle altre due case di cura: con quelle dimensioni e in quella posizione
Una delibera di consiglio comunale (n.57 del 2017) avente come oggetto l'approvazione del documento unico di programmazione 2018-2020 approvata il sette settembre viene pubblicata il 20 novembre (e NON il 16 come scritto nell'A.P.). Una presa per i fondelli visto che il materiale era già TUTTO pronto  per quel giorno (cosa leggevano i consiglieri, allora?) e bastava un copia-incolla. Ma va bene lo stesso: per finire in Calabria non c'è fretta. Mancano chissà come e perché le dichiarazioni di voto dei capigruppo che sono le vere chicche del tutto. Forse le pubblicheranno nel novembre 2018?


Approvazione Documento unico di Programmazione (DUP) 2018-2020 Verbale di deliberazione del Consiglio Comunale
(…) Il Cons. Battaglia relaziona sugli obiettivi programmatici in materia di comunicazione indicando come 4 gli obiettivi principali che saranno realizzati e che sono la realizzazione della diretta del Consiglio Comunale in streaming, la valorizzazione di strumenti di comunicazione quali pagine istituzionali facebook e altri social media, implementazione dei servizi tramite attivazione di una app, e la redazione di due bilanci sociali a metà ed a fine mandato. Interviene il Cons. Carrara la quale condivide molto la possibilità di registrazione delle sedute consiliari considerando che ad oggi la chiavetta con le sole registrazioni non è pubblica. Il Cons. Paolo Cavagna chiede quali siano i costi della app. L'Assessore Curto risponde che si tratta, secondo la migliore offerta che è stata presentata e valutata, di circa 500 euro oltre al canone, per un totale di circa 750 euro. L'Assessore Conti interviene per chiarire che per la diretta streaming la cosa è più complessa perché con il servizio professionale, dunque quello senza pubblicità, il costo si aggirerebbe intorno ai 3.000 euro annui. Il Sindaco evidenzia che sarà comunque proposto un incontro con i capigruppo per sottoporre una bozza di regolamento per lo streaming. Per il servizio e relativi costi si valuteranno poi anche altre proposte. (…).

Sarebbe il caso di mandare Battaglia Curto e Conti a qualche lezione per vedere come senza spese e con le attrezzature disponibili e con dei programmi liberi sia possibile mettere in onda le sedute consigliari a costo zero (corrente elettrica a parte...). Ma volete che perdano l’occasione per NON fare un qualche appalto tanto i «solcc de comù, solcc de negù». Hanno speso una caterva di soldi per un impianto di videoregistrazione (oltre alla caterva di soldi che spendono inutilmente per i collegamenti internet) che poteva costare 1/3 e adesso  estraggono dal cappello che occorrono altri appalti.

Il consigliere forzista Locatelli lamenta il danno subito dagli operatori della ristorazione locale dall’avvento dall’eccessivo numero food aperti e in apertura.
Il Sindaco replica chiarendo che il problema dell'eccessiva ristorazione c'è, ma è una realtà. Di fronte a tale realtà la strada è o lamentarsi o trasformarla in opportunità. Il marketing territoriale è un'attività molto complessa ma Curno potrebbe diventare un punto di riferimento strategico per l'offerta di ristorazione in quanto già ad oggi chi viene qui ha moltissime tipologie di ristorazione tra cui scegliere. Un piano di marketing territoriale aiuta e comprende anche i piccoli ristoratori al fine di valorizzarne il posizionamento, la presenza, l'offerta e così via.

La risposta della sindaca è: quando piove non c’è il sole. Qualche volta quando la sindaca parla di certi argomenti abbiamo l’impressione che -nonostante la sua laurea- non capisca un’H (maiuscola) di economia e di territorio. Siamo lontani anni luce da un Arnoldi. Risposte di questo tenore non le ascoltavamo nemmeno quando c’erano sindaci con la terza elementare o la terza media. Già perché paese in cui è bello vivere meglio abbia a disposizione cento greppie perché:»un piano di marketing territoriale aiuta e comprende anche i piccoli ristoratori al fine di valorizzarne il posizionamento, la presenza, l'offerta e così via» .
Oppure tutto questo food non è per caso la greppia che la giunta Gamba sfrutta -via oneri di urbanizzazione- per distribuire bonus a tutta una sequela di elettori alla faccia di quei cittadini che al posto di «un paese in cui è bello vivere» si ritrovano senza lavoro, col mutuo da pagare e perennemente immersi nella giostra del traffico?
A quando un bel programma di cura dei piedi e delle unghie incarnite dei nonni e delle nonne con tanto di bonus comunale? Infondo di fronte a tale realtà la strada è o lamentarsi o trasformarla in opportunità. Chissà che non si sia già fatta avanti una Onlus  specializzata nella cura delle unghie inacrnite ai nonnini: potrebbero ospitarla nella palazzina asl.
Altro che il cavaliere con le sue dentiere gratis!.