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i testi sono stati scritti prima delle ore 16 del 06.11.2017



































I Siciliani faranno un solido auto-cappotto anche stavolta. C’è da scommetterci vista la loro eccellente capacità di farsi del bene.   Probabilmente il sistema elettorale siciliano con qualche aggiustamento sarebbe applicabile anche a livello del Parlamento italiano. Consente infatti il voto disgiunto; i collegi sono provinciali (a livello nazionale si potrebbero unire o dividere secondo le dimensioni); il numero dei candidati di ogni listino provinciale  varia in base alla popolazione (massimo 16 in Sicilia ma per il Parlamento bisognerebbe dimezzarle).
Sorvoliamo sullo scrutinio che inizierà solo di lunedì alle otto: giusto garantire il sonno riposante anche alle schede votate. Non discutiamo nemmeno sul «chi decide chi» mettere in lista visto che è dappertutto il solito bagno di sangue tra fratelli coltelli nei partiti.
Trattandosi di voto disgiunto il candidato presidente eletto riceve 'in dote' sette seggi, che vanno ai candidati inclusi nel suo listino, che gli possono servire per raggiungere una maggioranza. Ma la legge elettorale non garantisce che il presidente la ottenga. La soglia è 29 deputati eletti nella parte proporzionale, a cui si aggiungerebbero i 7 del listino per avere i 36 seggi che sono la maggioranza. Stavolta il consiglio regionale avrà solo 70 seggi ( piuttosto che i 90 precedenti).
In caso contrario il presidente - che risulta eletto comunque e con mandato diretto - dovrà trovare alleanze a sostegno della sua maggioranza.
Un deputato (i consiglieri regionali siciliani si sono auto denominati così...) oggi guadagna circa 8.300 netti a fronte dei vecchi 11.780 netti. Sono spariti vari bonus extra mentre solo per i presidenti di commissione, dello stesso Parlamento e della Regione è previsto un gettone lordo di 2.700 euro che comunque prima valeva quasi il doppio.
Le elezioni siciliane sono una quindi lotteria per vincere un lavoro a tempo determinato che ti fa riscuotere più di quel che prende Trump.
La Sicilia è tecnicamente fallita. «Dovrebbe portare i libri in tribunale — dice Pietrangelo Buttafuoco —. Le elezioni non servono a conquistare un potere che non c'è. Sono un concorso per assegnare posti pubblici».Gli sprechi sono tali che a un certo punto la Regione stabilì di potersi permettere un'orca marina vera, comprata e messa a pensione nei mari del Nord — «non si ha idea di quanto costi allevare un'orca» sorride Buttafuoco — in attesa di essere portata al parco marino di Sciacca, che non si è mai fatto.
Se i siciliani che abitano case abusive, fanno lavori precari, campano di sussidi, sono complici o non hanno scelta. «Ribellatevi, sono cent'anni che vi prendono in giro! — grida Grillo in piazza —. Dovreste essere i più ricchi d'Italia e invece siete i più poveri. Avete tutto, l'arte i vulcani le spiagge, e non avete nulla». In effetti a loro importa poco. A Grillo la Sicilia porta bene, qui ha avuto la prima affermazione, il 18% alle scorse regionali. Il grillino che tallona Musumeci nei sondaggi, Giancarlo Cancelleri, come molti candidati Cinque Stelle è quasi trasparente: l'elettore ha l'impressione di votare per se stesso. Geometra, ha cominciato come magazziniere, non ha un'esperienza amministrativa ma in compenso ha mandato in Parlamento la sorella Azzurra.
Una sorella parlamentare è «utilities» anche per chi voterà... il fratello geometra senza professione. Ma il disastro complessivo è tale che molti siciliani guardano ai 5 Stelle come a un grimaldello per far saltare la macchina di debiti della Regione, e liberare le energie della comunità. Cappotto insomma.
Ragazzi che magnata i prossimi cinque anni!.
Finita la tornata elettorale i seggi sono stati guardati a vista per tutta la notte dopo la chiusura delle urne alle 22 di ieri. Polizia, Carabinieri e finanzieri hanno controllato le urne contenenti le schede elettorali degli oltre due milioni su 4,5 milioni di siciliani andati ieri al voto. Perchè il primo dato certo di questa consultazione è quello dell'affluenza, ancora in lieve calo rispetto alle precedenti regionali e con riesce a raggiungere la metà del corpo elettorale. Il dato si è infatti fermato al 46,76 per cento (2.179.474 elettori su 4.661.111), in leggero calo rispetto a cinque anni fa, quando fu del 47,41. A Messina l'affluenza più alta con il 51,69%. Poi Catania con il 51,58%, Siracusa 47,55%, Ragusa 47,48%, Palermo 46,4%, Agrigento 39,6%, Caltanissetta 39,83%. In coda Enna con il 37,68%.
Le proiezioni di Piepoli e Noto per la RAI e La7 – alle h.14,00  su una copertura del 48% - vedono il candidato del centrodestra  Nello Musumeci in testa con il 38% delle preferenze, mentre la coalizione che lo sostiene è al 37,4%. 
Seguono l'esponente del M5S Giancarlo Cancelleri al 36% (28,2) .
Fabrizio Micari è al 18%, mentre la coalizione che lo sostiene è al 26,6%.
Claudio Fava è al 7% e la sua lista, i Cento Passi per la Sicilia, al 6,9%. 
Le liste  Secondo la proiezione sulle liste basata su un campione del 49%, il Movimento 5 Stelle è al 28,2%.
Per Forza Italia 13,1%
FI-Noi con Salvini 7,0 %,
Udc 7,0.
Quanto alla lista che sostiene Fabrizio Micari il Pd  sarebbe a 10,9%. 
La lista che sostiene Claudio Fava, I cento Passi per la Sicilia, è al 6,9%.

Domani gli istituti daranno meglio le tracce degli spostamenti dei voti tra le liste e i candidati ma di primo acchito si legge che il candidato piddino Micari è al 18%, mentre la coalizione che lo sostiene è al 26,6%. Invece il 5S Cancelleri al 36%  mentre  il partito becca solo il 28,2%.
Siccome dentro il centrodestra (38%-37,4%)e l’estrema sinistra chiamiamolo così Fava (7%-6,9%) le differenze tra candidato e lista sono modestissime, ci pare di poter leggere un forte e nettissimo spostamento di voti presidenziali dall’area piddina ai pentastellati.
Questo rivela un macroscopico errore sia nella scelta del candidato che nella scelta della coalizione  e, se vogliamo ghignare o piangere meglio, vediamo come l’UDC abbia preso un 7% esattamente come... Fava. E il pelato Alfano sta al 4,3%. Auguri che gli crescano voti e capelli altrimenti non entra in consiglio.

Si è parlato di tutto: autonomia regionale, tasse, lavoro, immigrati asiatici ed africani, burocrazia, opere pubbliche, ambiente, mafia. Ma non si è parlato del dramma del Sud. Più esattamente: qualcuno all'inizio ha annunciato un piano per il rilancio del Mezzogiorno, ma nessuno alla fine ha elaborato ed illustrato un progetto di sviluppo, insieme economico, civile e sociale. Eppure il Sud, in testa la Sicilia, è la parte più povera e più sofferente dell'Italia, quella che ha subìto il colpo più duro della Grande crisi economica internazionale cominciata nel 2008, la più grave dopo quella causata dalla Seconda guerra mondiale.
Come arriva la Sicilia e il Meridione a queste elezioni? Messa male.
Il Mezzogiorno è stato devastato. È ripartita l'emigrazione di massa conosciuta alla fine del 1800 e nella prima metà del 1900. Dal 2008 al 2015 più di 380.000 meridionali si sono trasferiti, secondo l'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, dalle regioni del Sud a quelle del Centro-Nord. E oltre 500.000 italiani, in gran parte del Mezzogiorno, hanno varcato le Alpi per andare a lavorare, in particolare, in Germania, Regno Unito e Francia. Partono tutti: soprattutto i giovani e i lavoratori più qualificati.
La fragile struttura produttiva del Mezzogiorno ha subìto un colpo micidiale. Hanno chiuso molte grandi fabbriche come la Fiat di Termini Imerese e tante piccole e medie aziende manifatturiere e dei servizi. Perfino l'Ilva di Taranto, il più grande centro siderurgico d'Europa un tempo dell'Iri e poi privatizzato, ha rischiato di chiudere i battenti per ragioni ambientali e tecnologiche ed ora la sua salvezza è legata ad una multinazionale che ha annunciato un taglio all'occupazione e alla produzione.
La Sicilia, cinque milioni di abitanti, una delle più importanti regioni italiane e del Mezzogiorno, potrebbe avere un ruolo trainante nel rilancio del Sud. È una delle cinque regioni a statuto speciale con un'ampia autonomia decisionale su tutte le materie più importanti. La Sicilia, ponte di cultura tra l'Europa, il Medio Oriente e l'Africa, avrebbe tutte le carte da giocare in campi come l'industria digitale, il turismo, la cultura, la ricerca, l'ambiente. Invece niente, dalla campagna elettorale non è emerso alcun disegno di sviluppo per l'isola e per il Mezzogiorno.

Bugiardo e imbroglioncello come al solito. Esserci ma far finta di non. Metterci lo zampino (e magari riscuotere anche li una parcella senza esporsi troppo: manovrare nella palcia come fanno appunto i custodi delLe Latrine). Oltre a far finta di non capire le più elementari dinamiche (anche) della  micro politica curnese (quando l'hanno cacciato facendo finta di non cacciarlo ma proibendogli di continuare a fare il giornaletto comunale) adesso scodella una paginetta in cui cerca di far passare o far credere che la Biblioteca di Alzano Lombardo organizzi delle serate di lettura e commento dell'Utopia di Tommaso Moro. Peccato che l'iniziativa non sia contemplata nel programma della biblioteca  e che l'accesso al “corso” avvenga previa iscrizione ad un indirizzo privato del custode delLa Latrina di Nusquamia. L'avevamo invitato o sfidato ad organizzare tale poderoso corso  presso la biblioteca di Curno (i comuni danno in uso le sale, anche gratuitamente, per le iniziative di associazioni e singoli) ma invece ha preferito  -forse per pararsi dei pomodori o delle plocade?- ha preferito ritirarsi in quel di Alzano Lombardo comune retto da una maggioranza Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Alleanza Nazionale.
Peccato egregio custode delLa Latrina di Nusquamia che lei abbia privato i cittadini di Curno di cotanta iniziativa culturale. Ci avrebbe finalmente insegnato che ai fini di una discussione proficua, l'ambiente non è competitivo, la discussione è aperta, la “determinazione” non è una virtù.
Ciapela!.