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un calzolaio 2017 sta sostituendo le suole di scarpe da running con altre ad alte prestazioni















































Questo Parlamento ha dato la luce a questa legge elettorale. Non diamo colpe o meriti a maggioranze o minoranze perchè è stata approvata con le manine  e le manone di tutti. E’ una legge che rappresenta l’ipocrisi alla massima potenza dei parlamentari e dei partiti.
Dunque abbiamo una legge elettorale omologa Camera e Senato che é stata approvata in mezzo al solito gran caos di questo Parlamento.
Voteremo con due sole schede: per la Camera e per il Senato.
Votando il candidato  unico del collegio (che sta a sinistra) si vota in proporzione tutte le liste e i capilista dei partiti elencati sulla destra.
Se votiamo uno di quelli indicati per ciascuna lista  (cioè uno che sta scritto sulla destra) votiamo per il partito di cui fa parte ed anche per  il candidato unico del collegio.
Un terzo sono eletti quelli  elencati a sinistra e due terzi quelli elencati sulla destra della scheda. Più o meno.
Qualche forza politica ha fatto grande chiasso perchè voleva il "voto disgiunto" o distinto vale a dire la possibilità di disporre di due schede per la Camera e due schede per il Senato.
Su una scheda voleva indicare il candidato unico del collegio.
Sulla seconda scheda voleva scegliere uno "anche" di un altro partito o coalizione differente da quello votato sulla prima scheda.
Gran bella idea (anzi: buona) peccato che (1) consegnare quattro schede a un elettore significa far un gran caos ed occorrevano cinque o sei o sette giorni tra votazione e scrutinio perché... siamo italiani. (2) contrariamente a quanto starnazzano le opposizioni di qualunque colore, il sistema approvato va bene per tutti, anzi!.
Ma non si può e vuole dire. 
Va benissimo a Renzi o Berlusconi o Salvini o DiMaio o Bersani perchè in questo modo controllano perfettamente chi mettere in lista e fare eleggere.
Non vanno bene a nessuno le doppie liste perchè dalla votazione  potrebbe venir fuori la delegittimazione del capo che ha fatto le liste.
Immaginate 100 voti per il candidato unico giallo e 70 voti per i preferiti nelle liste collegate: dove sono andati i 30 voti differenti? O viceversa.
I nominati. Questo é il punto più alto dell'ipocrisia da parte di tutti i partiti.
O si fanno liste di 30 o 50 candidati potenziali nelle preferenze inserendo i raccomandati di ciascuna corrente oppure se ne mettono quei pochi permessi dalla legge.
Che sono comunque TUTTI nominati dal segretario, nessuno dalla base degli iscritti a attraverso primarie.
Dice D’Alema che  «si tratta di una pessima legge, che inganna gli elettori perché si formeranno nei collegi delle ammucchiate elettoralistiche. In più c’è un meccanismo perverso delle leggi civetta». «non garantisce governabilità e non rappresenta il Paese». Peccato che D’Alma faccia finta di non sapere che in questo Parlamento su 960 eletti al 19 ottobre ci sono stati 529° cambio di casacca da inizio legislatura. Solo a Montecitorio sono stati 298. Inutilmente inviperito come al solito.
Noi la doppia scheda per il voto disgiunto comunque l'avremmo messa a costo di subire l'onta degli scrutini nel Meridione che sarebbero durati una settimana.
Il problema dei parlamentari adesso è che debbono tornare in banca a domandare il fido per le prossime spese elettorali e chissà quanti ce l’vranno senza impegnare la casa della nonna. Risate.
Adesso aspettiamo i programmi.
E quando andremo a votare sapremo che fine  ha fatto il QE.

Prodi e il futuro spiegato agli studenti “Servono ingegneri”
Confronto al Parenti tra generazioni molto lontane “L'Italia deve promuovere i grandi poli tecnologici”
Federica Vanni / La Repubblica

«SONO scomparsi gli studenti delle scuole tecniche eppure sono gli unici che trovano lavoro». È questa la fotografia che Romano Prodi dà del connubio tra istruzione e mondo del lavoro davanti agli studenti delle università milanesi.
Uno scatto, lucido e a tratti impietoso, del Paese produttivo.
Una risposta alle riflessioni dei ragazzi che si interrogano sul loro futuro e su quello del Paese: sulla tecnologia di cui tutti usufruiamo ma che sta divorando posti di lavoro a causa della digitalizzazione dei processi produttivi, sulle disuguaglianze tra ricchi e poveri, sui temi della crescita e della decrescita.
Dalla platea del teatro Franco Parenti, dove nell'ambito dell'iniziativa “L'Italia che verrà” l'ex premier ha presentato il suo libro “Il piano inclinato”, i ragazzi hanno cercato le risposte al loro futuro. Giovanni, che studia economia, è preoccupato per una rivoluzione digitale che sta sottraendo moltissimi posti di lavoro. Cosa sta facendo, o cosa può fare, la politica per arginare questo fenomeno? Come si può stare dietro a questo cambiamento?
A “livello generale”, se ci fosse una sorta di grande decisore, la soluzione potrebbe essere quella di «diminuire l'orario di lavoro, portandolo a venti ore settimanali ». Un'utopia, sottolinea il professore, che dà l'idea di una difficile soluzione.
Per arrivare alla quale, però, l'Italia dovrebbe promuovere da una parte i «grandi poli tecnologici» perché il nostro Paese — e qui la denuncia — «è completamente fuori dalla grande innovazione: delle recenti scoperte o dei recenti fenomeni di mercato, l'iPhone è un esempio, non ce n'è uno che sia italiano ».
La ricetta è quella, se non di creare vere e proprie «comunità di scienziati», quantomeno di promuovere gli studi tecnici e scientifici: «Ormai — spiega Prodi — nessun genitore manda più il proprio figlio a studiare da perito industriale, vogliono tutti che si faccia il liceo». E allora, la provocazione: «Io pagherei tutti i ragazzi che decidono di intraprendere studi tecnici o di fare ingegneria perché sono queste le professioni che servono al nostro Paese».
Elisa, dalla prima fila, ha un altro cruccio, quello della disuguaglianza economica «legata soprattutto alla presenza di grandi patrimoni e a enormi divergenze salariali». Cosa farebbe Prodi se fosse ancora al governo? Intanto punterebbe i riflettori su quella che considera una piaga tutta italiana: «L'evasione fiscale e la fuga dei grandi capitali all'estero sono un problema che dura da un periodo infinito», così come la conseguente «accumulazione di immense ricchezze che generano appunto disuguaglianza». «Fra dieci anni ci sarà una tempesta e grandi multinazionali come Amazon e eBay diventeranno padrone del mondo. Serve una riflessione seria».
Ma queste disuguaglianze, si domanda un'altra ragazza in terza fila, non possono essere colmate «da un processo di non-crescita o di decrescita »?
La risposta di Prodi è secca: «No, distribuire una torta in modo equo è possibile solo quando si cresce».
Ed ecco qualche indicazione su crescita e lavoro: «Bisogna premiare chi assume a tempo indeterminato», bisognava utilizzare meglio ed evitare gli abusi su uno «strumento come quello dei voucher che per i lavori saltuari dava un'assicurazione e regole certe», è necessario mettere mano alla pubblica amministrazione che è «l'unico vero problema italiano che c
Valentina Santarpia
Corriere della Sera


Visco governatore di Bankitalia?
«Significa riportare le cose nel percorso istituzionale corretto», dice Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd, ora leader di Mdp, a #Corrierelive, accusando «il capo del maggior partito del Paese» di aver creato «una ferita che ora rimarginare non sarà facile: diamo l’idea di un’Italia un po’ sbragata». «Il capo del primo partito italiano non si può permettere un giudizio: un Parlamento non può contraddire se stesso», conclude l’ex segretario Pd in studio con il vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Polito, Tommaso Labate e Alessandra Arachi.

Le lenzuolate di Bersani
Dietro la mossa del Pd di presentare la mozione contro Visco c’era la voglia di togliere il caso Etruria dal mazzo? «Non c’è solo l’Etruria, ci sono anche le Banche venete. Sicuramente sono stati dati crediti facili a quelli a cui si voleva darli e questa cosa è stata pagata dai risparmiatori, è una cosa su cui indagare. Siccome esiste il regolatore ed esiste la magistratura, abbiamo un problema di norme: parliamoci chiaro, negli anni i colletti bianchi sono sempre intonsi. Se uno ruba la mela in un supermercato, va in commissariato; se uno distrae fondi a discapito dei risparmiatori, la passa liscia. Se io fossi ministro, anche solo per 15 giorni picchierei con una lenzuolata. Tra banche, compagnie telefoniche, stanno facendo di tutto, si vendono i numeri di telefonini, ci sono call center che fanno violenza sui consumatori, non abbiamo una legislazione adeguata».

Verdini? L’azionista di maggioranza
«Se mettono la fiducia sullo Ius soli noi la votiamo», annuncia Bersani. Anche con Denis Verdini? «Ah fatti suoi - ha risposto - non è da un po’ che lo diciamo». «Verdini rappresenta il rischio di un Paese, il fatto che non si percepisca più che è l’azionista principale di questa nuova maggioranza», sottolinea l’ex leader Pd. E ancora: «Io chiedo ai deputati del Pd com’è successo, dove ho sbagliato se siete entrati con Bersani e ora uscite con Verdini?», aggiunge. Se serve un passaggio al Quirinale, «valuti il Colle su cosa fare, quello che è certo è che c’è nella maggioranza una novità grossa», dice il rappresentante di Mdp. «Ormai siamo a un governo di minoranza...A me non l’hanno fatto fare», aggiunge.

Legge elettorale? Credo sia incostituzionale
Perché Mdp è fuori dal circuito della maggioranza? «L’alternanza alla scuola lavoro? È una barzelletta in tutta Italia. L’accesso alla salute? È in crisi. Noi abbiamo chiesto due- tre cose, ci hanno detto di no, siamo usciti dalla maggioranza», dice Bersani. Che non ritira i parallelismi Pd-Mussolini: «Neanche con Mussolini abbiamo avuto una doppia fiducia in tutte e due le Camere. Loro realizzano il capolavoro dell’antiparlamentarismo. Una legge inemendabile, è anticostituzionale secondo me, anche se non sono un costituzionalista».

Le alleanze per le prossime elezioni
Bersani è netto: nessuna alleanza col Pd, al lavoro per creare una forza progressista. «Mdp cercherà di lavorare, allestire una forza progressista.- dice in diretta- In queste condizioni non vedo possibilità di allearsi col Pd, se non quelle di discutere dopo. Noi con la destra non ci andiamo. Il macigno lo hanno messo loro, se si faceva un altro discorso si poteva arrivare ad un’altra cosa. Se negli ultimi mesi della legislatura fai una legge elettorale con Tizio Caio e Sempronio, allora immagini un futuro con loro. Pensano di allearsi con la destra? Questa legislatura è partita con l’illusione di assorbire la destra e stremare i 5 stelle con un populismo a bassa intensità. Ora ci ritroviamo con la destra in auge e i 5 stelle in spolvero».
Il leader di questa forza?
«Ci stiamo ragionando, non stiamo pettinando le bambole, però cambia il film: quel meccanismo elettorale che viene posto ha uno stampo proporzionale, il capo è un’esigenza del maggioritario. Quando vai verso altri lidi, è più importante il profilo programmatico. Entriamo in una psicologia in cui dobbiamo pensare di mettere su un collettivo, c’è stata una smentita dell’uomo solo al comando. Ci vuole qualcuno che unisca politica e civismo».

Enrico Letta, Romano Prodi...?
«Anche, chiamiamo tutti quelli che non si riconoscono in questa maggioranza». E le alleanze con gli altri partiti di sinistra, come Sinistra Italiana, Civati, Anna Falcone, etc.? «Spero che riusciremo a fare una forza che comprenda tutti i partiti progressisti. Con alcuni paletti. Cosa fare con l’Europa, col debito, con le regole sul lavoro, non possiamo fare deroghe. Non chiudiamo le porte a nessuno, ma qualcuno si selezionerà da solo».

Le barricate? Le ho sempre fatte
Nuova veste barricadera? «Io lo ero anche quando governavo, non ci vedo grande differenza: devi cambiare, con le forze che hai devi fare quello che puoi, anche al governo cambiavo le cose. Non si governa galleggiando».

Renzi? Scappato col programma
«Renzi è scappato con il programma. A furia di inseguire la modernità è arrivato a Verdini. La vera novità di Renzi è che ha mostrato all’establishment che poteva avere a Palazzo Chigi uno con il guinzaglio corto. Questo è lo spirito del renzismo».

Ci metto la faccia
Bersani dunque si ricandiderà, e farà tutto quello che è necessario per lottare. «Se gli altri pensano di metterci la faccia, lo farò anche io: ci vuole impegno, bisogna a questo punto non rassegnarsi. Lo dico al mondo di centrosinistra, c’è una destra incombente. Non vogliamo reagire? L’unico modo per riprendere la gente è quello di candidarsi, il voto utile è il voto libero, devi rappresentare quello che dice la gente, non posso accettare che ci siano milioni di persone che sono nel bosco e vogliono votare».

26 ottobre 2017