questo
ovviamente importa a nessuno: ma lo diciamo visto che i nostri
consiglieri comunali hanno quasi tutti taciuto. Tantomeno sarà
dispiaciuto a Maroni. I lombardi, sornioni in mezzo ad un inquinamento
bestiale -mai come stavolta nonostante le poche gocce di pioggia-
sghignazzano ancora per il flop dei 6ablets elettorali e stanno
incazzati per i 50 milioni spesi per il referendum. Gli passerà anche
questa. Ci passerà anche questa: non abbiamo messo al rogo nemmeno
Formigoni, quindi...
Speranza MdP aveva lanciato la sua proposta bomba (per oscurare
il referendum?) al... Bomba che gliel’ha rilanciata in campo: prima
andate a Canossa a votare il Rosatellum due e poi ne parliamo.
Tutti fermi in attesa della pioggia, delle polveri sottili e dei tablet
che fanno cilecca prima dove normalmente fanno cilecca i gadget cinesi
(cioè non partono se subiscono qualche scossone di troppo) e poi si
inchioda tutto quando si versa una cisterna di vino dentro l’imbuto per
una bottiglia.
Tutti fermi nella notte ad attendere che le chiavette si scaricassero:
la «banda» costa soprattutto perché è non facilmente allargabile per la
mezzora necessaria. A meno che si paghi. E si paghi molto.
Così lo Zaia bei capelli stile anni ‘50 con brillantina linetti ha
battuto l’omologo lumbard andando ancora di carta matite
cellulari come calcolatrici. L’ha battuto come afflusso, , come
esito, come velocità. semmai toccherà a lui raccomandare il metodo al
Minniti.
Felpa (Salvini ) non ha cavalcato il palco nella giornata per
concludere: il popolo ha vinto 5 a zero i poteri forti che volevano far
fallire il referendum... Il risultato è linea con tutto quel che accade
in Europa: i populisti vincono dappertutto... sono due modelli
d’Itaòlia diversi. Quello della sinistra che parte dall’alto e si cala
in basso e quello della Lega che parte dal basso, dal popolo... il
silenzio di Renzi e Grillo in queste ore visto che parlano
sempre dappertutto è significativo... davanti al voto di
5milioni e mezzo di cittadini penso che la politica debba essere
felice... conto che gentiloni e il suo successore non
considerino questo referendum un sondaggio come qualcuno
asseriva... questa non è l’autonomia alla X Factor o Master Chef... è
chiaro e lo dico agli alleati di centrodestra che nel programma di
governo il tema dell’autonomia e della riferma nei territori debba
essere centrale... quindi se il prossimo PdC sarà di centrodestra o
leghista la trattativa stato regioni andrà chiusa nel più breve tempo».
Il Giannini su LaRepubblica in sintesi: «l’Italia ha dunque la sua
Catalogna». Poi si corregge e «il successo del referendum per
l'autonomia, soprattutto alla luce dei risultati ottenuti in Veneto,
riapre la questione settentrionale, ovvero la questione di un Nord
sempre più in linea con la ripresa economica di altri Paesi europei e
sempre più lontano, non solo economicamente, dal resto d'Italia. Spinta
non secessionista ma senz’altro rivendicazionista del nord che è più
lontano dal resto del paese. conferma che esiste una Lega a più facce
perché Lega di Bossi non è quella di Salvini ma nemmeno quella di
Maroni e Zaia sono esattamente quella del segretario. Per almeno un
anno non succederà nulla perchè passerà in trattive sulle 23 materie
dell’art. 117 della Costituzione. Vero vincitore è Luca Zaia che
rappresenta una Lega di governo , mentre Salvini - che può di certo
anche lui dirsi soddisfatto - deve però adesso fare i conti con
un governatore del Veneto rafforzato da questo referendum e
dall'accresciuto peso politico anche sulla scena nazionale- ha in mente
una Lega più di battaglia. Giannini sostiene che la vittoria di
Zaia rafforza anche Berlusconi in quanto il cavaliere prefersce
un tichet FI-Zaia ad uno FI- Salvini. Tra gli sconfitti, accanto a un
M5s praticamente assente da questa campagna, c'è senz'altro il Pd, che
esce indebolito dall'affermarsi di un Nord nettamente orientato su
posizioni di centrodestra. «.
A seguire l’Antonio Polito sul Corriere :»il referendum nel
Lombardo-Veneto riapre la questione settentrionale e del federalismo
fiscale. Un tema esorcizzato dalla sinistra, e abbandonato dalla destra
con la Meloni che ha apertamente contestato i referendum. Difficile
negare dunque che chi oggi esce rafforzato da una partecipazione
sorprendente in Veneto e comunque significativa in Lombardia, non
prevista dalle antenne del sistema politico e mediatico, sia il
leghismo di governo, di Maroni ma soprattutto di Zaia, il quale si
conferma come uno dei pochi leader locali riusciti con un sano
pragmatismo a identificarsi così tanto col proprio popolo da diventare
più forti della loro stessa parte politica ... tanti anni di
disillusioni del sogno federalista, mai realizzato dal centrodestra
quando governava, non hanno sopito un sentimento profondo e radicato
che chiede di trattenere sul territorio almeno una parte del grande
gettito fiscale delle regioni più ricche... con la conseguenza che il
dossier federalismo finirà inevitabilmente al centro della prossima
campagna elettorale, cosa che nessuno avrebbe immaginato fino a pochi
giorni fa. ».
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«I
milanesi – taglia corto l'economista d'impresa Marco Vitale, fiero
astensionista in questa occasione – e i lombardi sono persone
intelligenti. Non amano essere presi in giro e si sono spesi oltre 50
milioni per un referendum non solo inutile ma anche dannoso. La vera
battaglia sarebbe dare più forza alle Città metropolitane e ai Comuni,
non alle Regioni che sono un altro pezzo di Stato con tutti i vizi di
quello centrale». Certo, lui avrebbe sperato in un vero flop, con meno
del 30 per cento di affluenza. Ma la distanza con il Veneto rimane. La
ragione, per il primo presidente della Regione Lombardia Piero
Bassetti, arriva da lontano: «I lombardi hanno sempre visto come più
vicine a loro le istituzioni della società civile. I veri principi
della Lombardia sono stati i cardinali alla Borromeo. Non è un caso che
Milano e la Lombardia si siano scelti il ruolo di capitale morale».
Anche se, ragiona Bassetti riportando le lancette all'oggi, «il mondo
che vuole l'autonomia in Lombardia non è di rottura e un contributo
alla frenata dell'astensione può averlo dato il timore di non finire in
un pasticcio simile a quello della Catalogna ». L'ultimo punto: «C'è un
rapporto tra disinteresse all'autonomia e disinteresse al voto. Qui il
resi
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Questa
legislatura ha ancora sei mesi di vita e un paio di mesi utili per
approvare qualcosa: sul banco ci sono la legge di stabilità 2018 e la
legge elettorale... belle o brutte che siano o saranno.
Pensare come hanno pensato Maroni e Zaia (in ordine alfabetico)
di arrivare a poche settimane di esistenza in vita del governo e del
parlamento per aprire una trattativa per l’inserimento di quanto verrà
chiesto ex art. 117 della Costituzione e quant’altro verrà aggiunto
(melius abundare... in sede di trattativa...) o è un semplice tattica
per imporre l’argomento nella campagna elettorale oppure é una
cavolata politica perché adesso come adesso tutti possono promettere
tutto senza problemi.
Sarà una corsa a chi chiede propone promette di tutto e di
più salvo poi dimenticarlo il giorno dopo le elezioni soprattutto se
passerà questa la rosatellum due che solo per un miracolo potrebbe
consegnare ad una lista quel fatidico 41% oppure chissà quali oscene
accoppiate verranno fuori.
Così dopo l’invasione dei «nigher» gli italiani avranno da
consolarsi con questo nuovo refrain: la maggiore autonomia delle
regioni. Immaginiamo il diluvio nel talkshow.
Questa affermazione di Zaia e il mezzo fallimento di Maroni (va
bene che è piccolo di statura, ma è anche piccolo come politico e come
tattico anche se sa fare benissimo il sughero con la scopa in
mano...) contentissimo della «tablettata» presa in faccia
nonostante il freddino appoggio di Salvini (ascoltarlo nella
dichiarazione da cui abbiamo tratto il testo riportato) crei maggiori
problemi nella Lega e nel centrodestra piuttosto che al fiorentino.
Perché da questo risultato referendario viene fuori che il popolo
leghista e non, sta su una linea non propriamente salvinesca ma molto
più al centro e quindi molto più governativa e forzaitaliota.
Salvini non perderà la segreteria ma se la prossima campagna elettorale
avrà tra i punti dirimenti l’appliazione a fondo dell’art. 117 della
Costituzione i «negretti» potranno morire tranquilli nei campi di
concentramento libici oltre che sulle navi che ancora ce li portano.
In sostanza con questi referendum l’Italia mostra di spostarsi verso il «centro».
Gentiloni e il fiorentino potrebbero giocarsi Berlusconi Salvini Zaia e
DiMaio: con un decreto dare alle regioni una ventina dei poteri
segnalati nell’art. 117 della Costituzione e abolire nel contempo le
regioni a statuto speciale.
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RENZI
DIXIT. Il risultato in Lombardia e: soprattutto, in Veneto non va
minimizzato. Certo: i quesiti erano banali, la gestione lombarda dei
dati dell'affluenza è stata sorprendentemente goffa, la pubblicità
referendaria ingannevole.
Ma la sostanza è che tanta gente, soprattutto in Veneto, ha votato per
dare un messaggio. E il messaggio non è la deriva catalana o la
secessione padana come chiedono pochi invasati. Il messaggio è serio:
si chiedono più autonomia e più efficienza, maggiore equità fiscale,
lotta agli sprechi a livello centrale e periferico.
Non è un caso che nel solo Veneto ieri abbiano detto Sì 900mila persone
in più di quelle che hanno votato Lega Nord e partiti autonomisti alle
regionali del 2015.
Il modo corretto per affrontare il futuro, per me, non è solo la
procedura ex art. 116 Costituzione come chiedono i governatori (anche
dell'Emilia Romagna, peraltro), ma prendere atto che in Italia esiste
una gigantesca questione fiscale.
Questo è il punto.
Ridurre la pressione fiscale: questa è la vera priorità. E noi che
abbiamo iniziato con Imu, Irap, Ires, 80€, incentivi JobsAct sappiamo
che ancora non basta.
Ecco perché mi piacerebbe che la prossima legislatura cominciasse con
un accordo delle forze politiche per un progetto come quello che
abbiamo lanciato noi (»Tornare a Maastricht») che permetterebbe la
riduzione annuale delle tasse per una cifra che può variare tra i 30 e
i 50 miliardi di euro.
Hanno spesso ironizzato dicendo che ridurre le tasse non è cosa di
sinistra, io penso al contrario che oggi la riduzione delle tasse sia
un'esigenza di tutti, specie dei ceti più deboli.
Farlo nei primi mesi della prossima legislatura è il nostro assillo perché è la vera strategia necessaria al Paese.
Con la prima operazione sulla flessibilità, quella del 2014, abbiamo
fatto uscire l'Italia dalla crisi. Con la prossima, quella del 2018,
potremo dare gambe alla ripresa. Ma potremo anche rispondere a una
domanda di autonomia che non va sottovalutata e che va presa sul serio.
Avanti, ma insieme.
Matteo Renzi
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E
Dio decretò la fine della sezione piddina : «Semplificando: il Pd
dovrebbe chiudere la sede di Curno, per mancanza di passione politica»
conclude il custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ing. Claudio Piga da
Trezzo sull'Adda, uno che ha fatto il classico dai preti e il
Politecnico di Milano piuttosto che la modesta succursale orobica, un
abduano con ascendenze garibaldine in ValCamonica. Questa lapidaria
conclusione in un'algida risposta ad un lettore che sembra una voce
interna o parallela al PD curnese che aveva recitato il compitino
elencando tutta una serie di successi elettorali ed amministrativi
della Serra e la Gamba, dimenticando la figuraccia della giunta Morelli
Bellezza Conti Pelizzoli Serra del tempo che fu.
Il compitino dell'algido lettore ha fatto incazzare il custode delLa
Latrina di Nusquamia che l'ha bastonato: «mi limito a osservare che se
l'algido credesse veramente a quello che dice, sarebbe ancora più
grave».
Il custode delLa Latrina di Nusquamia copia informazioni altrui e le
usa a scopi poco nobili, quelle che il suo padrone «sibilava» in
consiglio comunale all'ass. Conti fingendo di suonare il violino
della politica. Vi conosciamo mascherine.
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